22. Una seconda opportunità (Final)
𝑀𝑦 𝐵𝑟𝑎𝑣𝑒 𝐾𝑛𝑖𝑔h𝑡
Twenty-two
Intravedo un bagliore dietro le palpebre chiuse. Forse, sono morta? Forse, sono già in paradiso. Riesco a sentire qualcuno sussurrare vicino a me, ma faccio fatica ad interpretare le parole. Confusa a causa degli antidolorifici e dalle ferite riportate, ricordo distintamente i miei ultimi istanti di lucidità.
Bryan che mi attacca, mi si avventa contro per prendersi ciò "che gli spetta" e León che improvvisamente mi salva.
Il suo viso è tra i miei ricordi, anche se i pensieri sono un po' annebbiati. I suoi occhi terrorizzati, la sua voce che mi implora di non lasciarlo sono indelebili nella mia mente.
Non l'avrei lasciato… Non ho mai voluto nessun altro. È lui che mi ha allontanato per l'amnesia…
Ma stava cercando di sistemare le cose. D'improvviso, tra incertezze e confusione, avverto una fitta alle tempie. Il dolore che mi attanaglia è atroce.
"Si sta muovendo."
"Vado a chiamare l'infermiera."
Le voci di Leòn e mio cugino mi tranquillizzano. Gli occhi si aprono per un secondo e poi si chiudono un'altra volta. La stanza è troppo luminosa e mi risulta difficile mettere a fuoco.
"Penso che stia cercando di aprire gli occhi." Informa il riccio interpretando il gesto.
"Abbasso la luce, allora. Deve farle male agli occhi."
"Sto bene… Dove sono?" Biascico. Ho la gola riarsa che quando sento una cannuccia avvicinarsi alle labbra sì che mi sembra di stare in paradiso.
L'acqua fresca scivola giù per la gola alleviando il bruciore.
"Sei in ospedale. Quattro costole rotte, un polso rotto, una commozione cerebrale… E hai avuto un'emorragia interna."
"Quanto tempo ho dormito?"
"Solo un giorno. Ho chiamato Adam dall'ambulanza. Abbiamo fatto a turno per tenerti d'occhio." Spiega León.
"E Bryan?"
I due ragazzi si scambiano un'occhiata. Sembrano comunicare silenziosamente fra di loro e quella complicità mi innervosisce un po'.
"Bryan è l'ultima cosa di cui dovresti preoccuparti in questo momento, Sierra."
"Ascolta, io…" Pronuncio a fatica. "Voglio solo sapere se è in prigione."
Il riccio si strofina la faccia e annuisce. "Sì, è dietro le sbarre. E ci rimarrà per molto tempo, te lo assicuro." Dichiara, furibondo.
"Bene. Sono felice che tu non l'abbia ucciso. L'arancione delle divise non ti donerebbe, León."
"Non saprei." Si picchetta il dito contro la guancia e solleva lo sguardo. "Penso che sarei sexy con quell'arancione fluorescente. Che ne pensi, Adam?"
Il diritto interessato alza un sopracciglio, poi grugnisce con un'alzata di spalle. "Non sopravviveresti a lungo in prigione, sei troppo delicato."
"Oh…" Faccio una smorfia. "Non fatemi ridere. Mi fa male tutto."
Il riccio è al mio capezzale e mi prende la mano. Anche la sua faccia non è messa benissimo, i lividi delle percosse si notano. "Mi dispiace che ti abbia ferito. È scioccante quanto poco lo conoscessi. Non l'avrei mai creduto in grado di fare una cosa del genere."
"Me la caverò. Sono più preoccupato per te. Sierra, mi dispiace tanto."
"Perché sei tornato?" Chiedo.
Scuote la testa come se fosse confuso. "Ho solo avuto la sensazione che se ti avessi lasciata andare mentre eri così arrabbiata, me ne sarei pentito per il resto della mia vita. Ma non sono stato abbastanza veloce. Lui ti ha quasi…" Si interrompe.
"Ricordo di aver visto anche John prima di svenire. Dov'è? Sta bene?" Cambio argomento perché non voglio parlare di ciò che mi ha fatto quel bastardo.
León inizia a massaggiarsi la nuca mentre risponde.
"È venuto a trovarti un paio di volte. Sta bene, ma è davvero furioso per quanto è successo."
"Sierra, vorrei che restassi con me per qualche giorno dopo che ti avranno dimessa. Voglio assicurarmi che tu stia bene e non abbia problemi." Propone mio cugino.
"No. È meglio che stia con me." Replica in tempo zero il riccio. "Casa mia ha un sistema di sicurezza all'avanguardia."
Adam è uno che mostra raramente le emozioni, eppure eccolo che quasi ringhia contro León. "Ti assicuro che sono perfettamente in grado di prendermi cura di mia cugina."
"Ragazzi… andrò a stare con i miei genitori."
Adam sbuffa. "Non sono d'accordo, ma almeno sarai al più sicuro con loro che in altri posti. L'unico motivo per cui tua madre non è qui a fare la guardia come un falco in questo momento è perché tuo padre l'ha portata a casa a riposare."
Gli rivolgo un sorriso addolorato. Mia madre a volte non mi capisce affatto, ma è sempre protettiva e amorevole quando sto male.
"Penso ancora che tu debba venire a stare da me." Obietta il riccio.
"León, non sarai nemmeno qui. Dovevi tornare a New York, no? È meglio così."
"Perché devi sempre…"
Le parole di Leòn si trasformano in un gemito di dolore. I suoi occhi si ribaltano all'indietro e cade a peso morto sul pavimento.
"Adam! Aiutalo!" Mi agito nel letto anche se ogni movimento è un dolore atroce all'altezza del busto. Premo l'allarme sul lato del mio letto, mentre cerco di liberarmi di tutti i fili attaccati al mio corpo. "Respira?!"
Mio cugino è accovacciato accanto al suo. Mette due dita sul collo per sentire il battito e lo gira su un fianco.
"Sì, respira. Sierra, tu resta a letto. Sarai solo d'intralcio quando arriverà il personale medico."
Mentre Adam è calmissimo, io non posso dire altrettanto dato che sono un fascio di nervi.
Non provavo così tanta paura dall'incidente. Finalmente arrivano i soccorsi e il personale carica il riccio su una barella.
Un dottore gli controlla i segni vitali, impartisce ordini a destra e a manca alla sua équipe.
"Oh, ti prego, fa' che stia bene. Che gli è preso? Perché… è svenuto?"
Adam nel frattempo mi stringe in un abbraccio confortante, mormorando parole rassicuranti mentre gli infermieri portano via il suo corpo inerte.
"Andrà tutto bene. Resta qui e non muoverti, vado a vedere se riesco a scoprire cos'è successo…"
~~~
Ci vuole più di un'ora perché mio cugino torni finalmente nella mia stanza. E l'ansia non fa altro che tormentarmi.
"Sta bene?" Chiedo immediatamente.
"León ha avuto una piccola crisi epilettica. La buona notizia è che l'ha avuta mentre era qui in ospedale."
"E la cattiva? Conosco quello sguardo. Non mentirmi."
"La cattiva notizia è che ha quasi avuto un aneurisma. Nessuno si era accorto di un assottigliamento della parete di un vaso sanguigno nel suo cervello."
No! Non è possibile…
"E tutta colpa mia!"
"Non essere ridicola. Non è affatto colpa tua. Non sei in alcun modo responsabile delle azioni di Bryan. Nessuno tranne lui è responsabile di quello che è successo."
"Ma…" Tento di dire.
"Ma cosa? Credi di essere Dio, forse? Adesso mi dirai che sei anche responsabile per quegli stupidi adolescenti che hanno fatto un frontale con León?" Mi rimprovera sempre più irritato.
Con la fronte aggrottata, scuoto il capo. "No. Ma sento che se non mi avesse mai incontrata, non sarebbe in questa situazione."
"Tesoro, tu non ti rendi affatto conto dell'effetto positivo che hai sulla vita delle persone. Devi smetterla di prenderti la responsabilità per cose che non ti riguardano."
Le sue parole mi colpiscono duramente e scoppio in un pianto liberatorio. Dopo un cenno d'assenso riluttante, gli concedo di stringermi in un abbraccio.
"Devo chiamare la sua famiglia, vorranno stargli accanto."
~~~
Dopo aver informato i suoi parenti dell'accaduto, esco dalla mia stanza per stare al capezzale del riccio. Si trova esattamente come me: circondato da tubi e fili, apparentemente dormiente in un letto d'ospedale.
"Probabilmente non puoi sentirmi, e va bene così. Mi basta essere qui e poterti dire quanto ti amo. E quanto mi dispiace che tu ti sia fatto male per colpa mia. Le cose…" Tiro su con il naso, trattenendo un singhiozzo. "Tra di noi sono state così dannatamente complicate. Ma ogni momento che ho passato con te è stato una benedizione. Voglio soltanto che tu stia bene. Per favore, continua a combattere. Se non per me, fallo almeno per te stesso, per la tua famiglia, per il tuo futuro. E speriamo che un giorno il destino decida di darci una tregua, da tutto questo dolore."
Un'infermiera con il caschetto scuro si affaccia nella stanza per avvisare che l'orario delle visite è terminato. Asciugo le lacrime e gli afferro la mano. "Guarisci. Ti chiedo solo questo. Ho bisogno che tu stia bene. Non andartene."
~~~
Sono passati quattro giorni dalla mia dimissione. Ho trascorso ogni minuto al capezzale di Leòn, aspettando e sperando nel suo risveglio. Ma sembra non avvenire mai…
~~~
Un pomeriggio, mi ritrovo a fare una passeggiata sulla spiaggia e a rimuginare con le lacrime agli occhi. Mi ritrovo così a sognare un mondo perfetto, una dimensione in cui León non ha mai perso la memoria e in cui abbiamo avuto il nostro tanto agognato lieto fine.
Ma sembra proprio che non fosse quello il nostro destino. È così. León ha perso la memoria, tutti i suoi ricordi, e io ho perso l'uomo che amavo.
Il destino potrà anche non volerci insieme, ma questo non vuol dire che non mi concesso avanzare qualche richiesta.
Alzo gli occhi al cielo e li chiudo, inspirando profondamente l'aria salmastra. "Dio? Se ci sei, se stai ascoltando, ho bisogno che tu faccia stare bene León. Perché lo amo e mi ucciderebbe se soffrisse anche solo per un altro secondo…"
"Dici sul serio?"
Spaventata, sobbalzo e mi giro di scatto, trovando il ragazzo a cui stavo pensando e per cui chiedevo un miracolo divino. Sollievo e shock mi travolgono, poi finisco per scoppiare in una fragorosa risata.
"Ricordami di regalarti un collare con un campanellino. Mi prendi sempre di soppiatto. Prima o poi il mio cuore non reggerà."
Poso infatti la mano sul petto, cercando di calmare il battito selvaggio.
Mi fa un sorrisino e scuote la testa. "Non hai risposto alla mia domanda, Sierra. Mi ami ancora?"
"Sì, ma non credo che dovremmo stare insieme."
"Non stai dicendo sul serio."
"Sì, invece. Se fossimo stati fatti per stare insieme, per invecchiare insieme, León, non avremmo dovuto affrontare tutto questo."
"Sierra, l'amore non è sempre una passeggiata. Funziona così solo nelle favole. Questa è la vita vera. Lo sai?"
"Non è così semplice. Ci tengo a te, e c'è una parte di me che mi sta dicendo che dovremmo dare alla nostra storia un'altra occasione. Ma devi essere paziente."
"So che non puoi darmi una risposta certa, specie dopo quello che hai passato. Sono solo felice che tu stia bene. Ed è tutto ciò che conta, adesso."
Mi guarda negli occhi come se stesse cercando qualcosa dentro di me.
"Ti ricordi? Voglio dire, ti ricordi di noi, di come eravamo prima che perdessi la memoria?"
È silenzioso e mi osserva per qualche istante, immergendosi nelle mie iridi prima di rispondere. "È questo il problema? Se non ricordo, non puoi stare con me?"
"Penso che l'universo ci stia suggerendo di prendere strade separate."
"Be', l'universo, il destino… può andare a quel paese." Sbotta.
Due mesi dopo…
"Ehi, Sierra? Dove hai messo la cartella del matrimonio McClosky-Hatch?"
Mi volto verso Nicole. "Mhm… prova nell'armadietto, vicino alla mia scrivania."
"Sai, sarei in grado di trovare tutto se non avessi deciso di riorganizzare completamente questo posto." Borbotta, con le mani ai fianchi.
"Be', era tutto chiuso negli scatoloni. Mi sembrava un buon momento per fare ordine. Ho ancora un sacco di scatole da disfare."
Mi lancia uno sguardo impassibile e torna a cercare la cartella in questione.
Due giorni dopo l'incontro con León in spiaggia, il mio caro cugino si è presentato a casa dei miei con un plico di carte.
Nel pacchetto, inoltre, c'era una ricevuta bancaria pari all'importo di due anni di stipendio, accompagnata dall'atto di acquisto dell'edificio.
Ho provato a far restituire tutto da Adam, ma lui si è rifiutato e mi ha detto che l'affare era ormai concluso. Da quel momento, non ho più parlato con il riccio.
"Aspetta, no, è l'armadietto rosso… vicino alla cucina."
"Hanno di nuovo cambiato idea sulla torta. Ti avevo detto di non dare ad Aubrey troppe opzioni. Non può gestire più di tre scelte." Mi fa notare la mia amica, alternando uno sbuffo.
"Lo so. Lo so. Sto lavorando con un fornitore che sta creando un'app per i wedding planner e che restringe le possibili scelte in base a un questionario."
Nicole si blocca, con la bocca totalmente spalancata per la sorpresa. "Wow, è un'idea geniale. La useremo tantissimo."
"Lo so, vero? Ci semplificherebbe la vita. Di questi tempi, abbiamo così tanti matrimoni da organizzare che ogni piccolo aiuto fa' comodo." La porta d'ingresso si apre e il sensore emette un piacevole scampanellio, segnalando l'arrivo di qualcuno. Vado da quella parte senza smettere di chiacchierare con Nico.
"Aspetta, forse so dove si trova. Se non è nell'armadietto, prova…" Quando vedo chi è all'uscio, non termino la frase.
Sembra più spettinato del solito, i suoi ricci sono sempre molto indomiti mossi dal vento. Indossa occhiali catarifrangenti e ha la barba un po' lunga. Eppure, è stupendo come sempre.
"León… ehm… Ciao."
"Ciao." Risponde con quella voce soave e sensuale.
"Vuoi entrare?" Mi giro e gli faccio strada nell'ufficio. "Ti trovo bene… Comunque." la goffaggine che ho nell'esprimermi mi fa rabbrividire.
Sono così tesa nelle sue vicinanze che i tempi in cui ci completavamo le frasi a vicenda sembrano lontani anni luce.
Un sorriso malizioso gli illumina il volto, quando mi porge la mano. "Ciao. Sono León Van Woodsen. Possiedo diverse attività e, be', sono schifosamente ricco."
Alzo un cipiglio, sorpresa della sua presentazione.
Che cos'ha in mente?
"Ciao?"
"E… tu sei?"
Una breve risata esplode dalle mie labbra quando capisco dove vuole andare a parare. "Sono Sierra. La proprietaria di Even After, la mia attività."
"Sono molto felice di conoscerti, Sierra. Ho saputo del grande talento che hai e speravo di rubarti qualche minuto del tuo tempo."
"Penso di poterti dedicare qualche minuto, sì. Ho un appuntamento tra circa…" Guardo l'orologio al polso. "Trentacinque minuti. Basteranno?"
"Lo spero." Fa un cenno verso una sedia e mi vado ad accomodare, completamente sbalordita per le sue doti recitative. "Come ho detto, possiedo diverse attività. Un paio di queste, credo, sono adatte per ospitare grandi ricevimenti."
Per un attimo resto di sasso.
Possibile che sia venuto qui per parlare d'affari?
"Aspetta… Dov'è la fregatura?"
"Che vuoi dire?"
"Voglio dire, dov'è il trucco? Qual è il vero motivo dietro questa visita?" Riformulo.
Si toglie gli occhiali e mi mostra i suoi occhi, le iridi screziati di verde, piene di desiderio.
"Non c'è trucco e non c'è inganno, Sierra. Penso che stabilire una relazione commerciale tra noi sarebbe vantaggioso per entrambi."
"Una relazione… commerciale?" Ripeto, confusa.
Mi rivolge il suo tipico sorrisetto smagliante. Per un attimo, il mio cuore perde un battito.
"Hai detto che non dovremmo stare insieme. Hai aggiunto che l'universo ci vuole lontani…"
"Sì, e tu hai detto che l'universo o il destino poteva anche andare a quel paese. Ma non ho avuto più tue notizie da allora. Pensavo fossi d'accordo."
"Be', sconfiggere l'universo richiede molta pianificazione. Non puoi immaginare quante scartoffie vadano compilate."
Roteo gli occhi. "Non fare lo scemo, avanti. Fai il serio."
"Sono serissimo, Sierra. Se questo è l'unico modo per averti nella mia vita, allora è quello che farò."
"Mi stai dicendo che vuoi che usi l'Oil Rig e il Rig Style per organizzare i miei ricevimenti?"
"Addii al nubilato, cene di prova… puoi usarli per organizzare quello che ti pare." Aggiunge.
"E… perché mai pensi che questo abbia senso?"
"Ammetto che suonava meglio nella mia testa."
Distolgo lo sguardo, così da nascondere un sorriso. "In che modo aumentare il tuo giro d'affari dovrebbe mandare un messaggio di guerra all'universo?"
"Ecco… io…" Tartaglia, incerto.
Non l'ho mai visto praticamente così prima d'ora, per cui scoppio a ridere. "Geniale, León. Davvero, sei proprio un genio."
"Stai ridendo di me."
"Eccome! Non posso farne a meno."
"Bene. Mi sembra un inizio."
"Un inizio per cosa? Si può sapere dove vuoi andare a parare con questa storia?"
Il campanello suona di nuovo, interrompendo la conversazione, segno che sono arrivati nuovi clienti.
"Ho pensato che ripartendo dall'inizio e cominciando a conoscerci per bene, forse le cose finiranno per andare diversamente. Voglio davvero imparare a conoscerti, Sierra. Voglio poterti riscoprire."
"Non so chi sia il più masochista tra noi due."
Nicole, intanto, fa capolino nella stanza. Sbatte poi le palpebre e poi si tira indietro, urlando. "Mi occupo io dell'appuntamento!"
"Grazie!" Le grido di rimando.
León continua a fissarmi come un disperato nel deserto che vuole bere l'acqua della prima oasi che ha incontrato. "Chiedi ai tuoi avvocati di contattare il mio. Ti inserirò nell'elenco delle sedi dopo la firma dei contratti."
Alza un sopracciglio.
"Tutto qui?"
"Sì. In genere, è questo quello che succede quando qualcuno viene da me con una proposta d'affari. Dì al tuo team di parlare col mio. Siamo d'accordo. Inserirò i tuoi locali nella rotazione delle proposte per i miei clienti."
"Ah…" Sembra incupirsi. "Pensavo sarebbe andata diversamente."
"Cosa ti eri immaginato? Che mi sarei lanciata tra le tue braccia, eternamente grata per l'opportunità di lavoro che mi hai offerto?" Sollevo le mani e gli indico la stanza. "Mi hai già dato tutto questo. E, a proposito, grazie."
"No. Ti sbagli. Hai lavorato sodo per ottenere tutto questo. Io ho solo fatto la cosa giusta."
"Ne abbiamo passate tante per fingere di ricominciare daccapo come se niente fosse."
"Non ti manco?"
"Ogni giorno. Ma non ha importanza quanto mi manchi."
Lui fa scorrere la mano sulla nuca. "Se vuoi sapere la verità, stavo per innamorarmi di nuovo di te quando mi hai cacciato dalla tua vita."
"Dopo il tuo incidente, le cose tra di noi si sono complicate. Più di quanto il mio povero cuore fosse in grado di sopportare. Ci siamo detti tante cose… e abbiamo sofferto molto in quel periodo."
'"Forse potremmo trarre una lezione da quello che ci è successo. Magari potremo agire meglio in futuro."
"Forse…"
"Verresti a cena con me, Sierra? Senza impegno, possiamo solo vedere dove va a finire."
Gli rivolgo un sorriso raggiante e lo conduco alla porta.
"Mhm… Sì, verrò a cena con te."
"Si?"
Allontanandomi un po', soffoco una risata coprendomi le labbra. Quando riesco finalmente a ricompormi, torno a guardare il ragazzo come un angioletto. "Perché sei così sorpreso? Ci ho pensato, ho ascoltato la tua arringa e mi hai convinta."
"È solo che di solito dici sempre di no. Mi aspettavo di dover lavorare di più per avviare il mio piano diabolico."
Stavolta è impossibile trattenere le risate. "Non so se ho voglia di scoprire cosa intende León Van Woodsen per 'diabolico'..."
"Ora possiamo andare?"
"Adesso?"
"Sì, ho paura che se ti perdo di vista un attimo, finirai per cambiare idea."
"Okay, dammi un minuto per avvisare Nicole."
~~~
Dopo un enorme pollice in su da parte della mia amica, seguo il riccio fuori dall'ufficio e raggiungiamo la sua macchina.
"Dove stiamo andando?"
"Non ne ho la minima idea. Non ero preparato per un Sì. Vado con il vento."
"Ah. Penso proprio che me lo farò andare bene." Mentre la luce del giorno svanisce, León entra nel vialetto di casa sua e parcheggia lì. "Ehm… siamo a casa tua… questo non è quello che io…"
"Vai verso la spiaggia, ti raggiungo subito."
"Non credo che sia…"
"Shh…" mi interrompe premendo un dito sulle mie labbra. "Sto cercando di fare le cose in maniera diversa. Perciò… niente più costosi ristoranti a cinque stelle per te. Ti chiedo solo di… fidarti."
"Se hai deciso di darti ai fast food, posso avere un doppio frullato alla fragola?"
Lui ride di cuore e strofina il dito sul mio naso.
~~~
Impiega meno di cinque minuti per raggiungermi sulla spiaggia dietro casa sua. Ha con sé una coperta e una grande borsa di tela. Mi chiedo, dove le abbia prese…
Tira fuori la coperta e mi fa cenno di sedermi prima di offrirmi due bottiglie di vino.
"Che cosa desidera, mia signora? Del rosso o del bianco per la cena di stasera?"
"Quindi niente frullato alla fragola?"
Mi strizza l'occhio. "La prossima volta."
"Qualcuno ti ha mai detto che saresti un ottimo barista?"
"Sai, in effetti, mi è stato detto. Se le cose si mettono male, è bello sapere che ho una carriera di riserva."
"Prendo il rosso, per favore." Rispondo alla domanda precedente.
"Ottima scelta." Storce il naso. "Non si abbina per niente al pollo freddo e al pane al formaggio che ho portato con me, ma… Non riuscivo a ricordare quale ti piacesse di più." Fa spallucce e arrossisce prima di mettersi accanto a me.
Gli accarezzo delicatamente il viso, solleticandogli la barba. "Non è un problema se non ricordi. Possiamo sempre creare nuovi ricordi."
La sua mano si posa sulla mia e con un sorriso mi bacia il palmo.
"Bene, allora brindo ai nuovi ricordi, amore mio."
Facciamo scontrare i nostri bicchieri e dopodiché accosta la mia fronte alla sua.
Ad un nuovo inizio.
FINE
Sierra - Amybeth McNulty
León - Lucas J. Zumann
Adam - Louis Partridge
Danny - Cory Gruter Andrew
John - Timothée Chalamet
Nicole - Dalila Bela
Bryan - Christian Martyn
Lea - Milly Bobby Brown
Helen, madre di Sierra -
Rachel McAdams
Grazie per aver letto, commentato e stellinato questa storia. Mi sono divertita a scriverla e credo proprio che León e Sierra mi mancheranno da morire.
Chissà se, alla fine, riusciranno a stare insieme e magari ad avere quel futuro tanto agognato.
Be', ci resta immaginare che accadrà visti i presupposti.
Nel frattempo, continuate a seguire il mio profilo per altre novità. Se volete una storia "facsimile" c'è "Sposati per Sbaglio" con Daniel e Court.
Questa ormai ha avuto la sua fine. Ancora grazie per l'appoggio e avermi spronato a concludere questo viaggio.
~❤️~
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro