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27 - Ritrovarsi

All'inizio non fu facile abituarmi al mondo umano. La mia vecchia vita mi mancava, Abel mi mancava, ed essere nello stesso mondo di Uriel non mi stava aiutando a sentirlo più vicino. Il mio protetto era molto bravo a comprendere lo stato d'animo altrui e purtroppo se ne accorse in fretta; quando inevitabilmente mi perdevo nel pensiero di Abel e di Uriel, lui si preoccupava sempre molto per me e scavava nel mio passato con le domande insistenti che lui invece non accettava. Ma in fondo, pensai, se volevo creare con lui un rapporto di fiducia non mi restava che aprirmi, nella speranza che questo spingesse lui a fare lo stesso. Decisi di raccontargli la mia storia fin dal mio primo incontro con Uriel, e dopo avergli aperto il mio cuore il nostro legame divenne molto più forte di prima.

Scoprii presto che il Chris era così buono da preoccuparsi sempre per gli altri, ma che non riusciva in alcun modo a lasciar crollare la barriera dietro la quale nascondeva il suo dolore. Venni a sapere della morte di suo fratello solo grazie al padre, in un discorso capitato per caso a pranzo mentre ero presente anch'io. Quando il padre ne parlò, Chris sembrò sentirsi molto a disagio, disse subito di voler tornare in camera e lì sembrò aspettarsi domande scomode in qualunque momento. Ma io non gli chiesi nulla. Non sarebbe stato costruttivo tirargli fuori la verità controvoglia.

Come speravo, alla fine le cose vennero da sé. C'era un momento della giornata, quando nella mia vita di angelo di solito già dormivo, in cui il mio protetto si ritirava abitualmente nella sua stanza e il padre gli dava la buonanotte senza più entrare. A quel punto non c'erano più lezioni, compiti o amici; Chris accendeva una piccola luce calda che mi ricordava quella che un tempo Uriel aveva creato nel bosco per me, e dedicava quel tempo solo e soltanto a noi due.

«Si chiamava Jeremy» iniziò una di quelle sere, cogliendomi di sorpresa. «Lui non era solo mio fratello, era... tutta la mia famiglia».

Mi diede le spalle non appena si accorse di avere gli occhi lucidi. Proprio come Abel, Chris cercava sempre di mostrarsi forte, anche quando stava male.

«Mi dispiace di non avertelo detto prima. Non volevo che lo scoprissi così, è che devo ancora... abituarmi all'idea. Puoi perdonarmi?».

Andai a sedermi sul letto accanto a lui, tenendo lo sguardo basso per rispettare il suo desiderio di non guardarci.

«Non devo perdonarti nulla, Chris. Vorrei conoscere il tuo passato perché ti voglio bene e desidero aiutarti, ma tu non hai alcun obbligo nei miei confronti».

Finalmente accettò di voltarsi a guardarmi, e nella penombra della piccola lampada iniziò a raccontarmi di quando era felice in quella stessa casa con i genitori e il fratello. Poi però mi raccontò della separazione dei suoi e del conseguente trasferimento nel paese di sua madre, di tutte le cattiverie che lei diceva ai figli a proposito del padre - che lui temeva per questo - e infine del disturbo psichiatrico di lei, che aveva portato i due fratelli ad andare a vivere da soli. Almeno fino a che anche suo fratello non se n'era andato, stavolta per sempre.

«Tutto ciò che ha fatto Jeremy è stato per proteggere me dai nostri genitori. Lui era forte e avrebbe saputo come difendersi dagli scatti d'ira di nostra madre, mentre io ero solo un quattordicenne gracile e spaventato. Appena è diventato maggiorenne ha lasciato gli studi ed ha accettato un lavoro pericoloso in un cantiere per poter mantenere entrambi, e alla fine è morto proprio per questo, in un incidente sul lavoro di cui tutti si sono lavati le mani».

Mentre ancora cercavo le parole giuste per confortarlo, Chris mi stupì posando il viso sulla mia spalla. Non si era mai mostrato tanto vulnerabile quanto in quel momento.

«E' tutta colpa mia, Azalee... Jeremy era su quell'impalcatura per colpa mia».

Quel giorno compresi che a logorarlo, più della solitudine stessa, era il senso di colpa. Vederlo soffrire a quel modo senza riuscire a fare nulla mi fece così male che ci ritrovammo a piangere insieme, l'uno accanto all'altra, mentre il mio protetto riusciva ad affidarsi a me per la prima volta. Ignorai le mie lacrime e lo abbracciai, accarezzando i suoi capelli fino a che non lo sentii calmarsi, almeno un'ora dopo. Finalmente adesso capivo... Chris non riusciva a parlare di suo fratello perchè si sentiva responsabile della sua morte, nonostante fosse un pensiero del tutto irrazionale. Dovetti lottare per mesi interi, prima di riuscire a farglielo abbandonare.

Più imparavo a conoscere il mio protetto, più mi accorgevo che aveva una forza d'animo ammirevole. Chris sentiva il bisogno costante di porsi come sostegno delle altre persone: con me che soffrivo per amore, con la sua amica rimasta sola, persino con suo padre che aveva appena perso un figlio. Rinchiudeva il dolore dentro di sé e fingeva di stare bene, perché l'unica persona alla quale era riuscito ad affidarsi totalmente, ormai, non c'era più.

Mi ricordava così tanto Abel da farmi star male.

*

Non passò molto tempo prima che incontrassi anche lui nel mondo umano. Tutto avrei potuto immaginare, tranne che Abel potesse essermi così vicino, per di più in una situazione così simile alla mia.

La prima volta che lo vidi restai così scioccata che fuggii prima che mi notasse. Ero sola, di ritorno dalla scuola di Chris dopo averlo accompagnato a lezione, e impiegai tutta la mattina per riuscire a calmarmi e a ragionare lucidamente.

Cosa avrebbe comportato avere qualcuno di tanto caro nel mondo umano, con i nostri protetti accanto? Questo era ciò che mi preoccupava di più. Chiaramente non avremmo potuto comportarci come una volta, ma gli umani non potevano dedicarci tutto il loro tempo, quindi magari avremmo potuto passarne una parte insieme senza che questo gli pesasse in alcun modo. Abel forse non mi avrebbe voluta come ragazza, ma come amica non mi avrebbe mai ignorata e io, da parte mia, ero disposta a lottare per riconquistarlo. Ora che le nostre premesse erano state stravolte avrebbe potuto funzionare. Avrei potuto perfino aiutarlo con il suo compito, se non fosse riuscito a fare le scelte giuste nemmeno in questo mondo.

Decisi di cercarlo. Anche il suo protetto doveva frequentare qualche liceo nelle vicinanze e sperai che grazie a quella routine avrei potuto incontrare di nuovo Abel nella stessa zona. Il giorno seguente lasciai Chris a scuola e iniziai a cercare senza sosta. Non ebbi successo per tutta la mattina, ma quando ormai mancava poco alla fine delle lezioni, tornai nel luogo in cui lo avevo visto e lo aspettai, sperando di incontrarlo mentre percorreva lo stesso tragitto a ritroso.

Stavolta ebbi successo.

Quando i suoi occhi incrociarono i miei, Abel rimase scioccato. Sembrava davvero stanco... i primi giorni nel mondo umano non dovevano essere stati semplici nemmeno per lui. Al momento eravamo entrambi soli, ma a quell'ora avrei dovuto essere già con Chris e questo mi scocciava, perché il tragitto verso casa era uno dei pochi momenti che poteva dedicarmi in tranquillità.

Abel sembrò seguire i miei stessi pensieri: si voltò in direzione della scuola e spostò improvvisamente l'attenzione su un umano che stava arrivando. Compresi dalla sua espressione che doveva essere il suo protetto, ma quando mi girai... non capii.

Al posto del ragazzo allegro e spigliato che avevo sempre immaginato al suo fianco, trovai... una ragazza! No, non una semplice ragazza, lei era diversa da qualunque altro umano; la forza delle sue emozioni si sprigionava come un'onda, fino a raggiungermi: era spaventata, imbarazzata e preoccupata.

Quelle sue emozioni mi travolsero non appena lei mi guardò. Non sbagliavo, quella ragazza poteva vedere gli angeli, non riuscivo a crederci!

«Scusami, Abel. Stavo tornando da scuola e vi ho visti, ma sono arrivata adesso, non...».

Stava tremando. Mentre io cercavo ancora di reagire, Abel prese le sue mani con la sua tipica dolcezza, riuscendo a dileguare le sue paure in un istante.

«Calmati, è tutto a posto. Beh, l'avrai capito, lei è Azalee».

I suoi occhi così simili a quelli di Chris si voltarono a fissarmi, inondandomi di nuovo di emozioni non mie.

«Quindi lei è... la tua protetta» dovetti arrendermi all'evidenza.

«Sì, sono io».

Il mio protetto era un ragazzo di cui non riuscivo a percepire le emozioni, e ora scoprivo che a pochi minuti di volo esisteva una ragazza che mi investiva con la sua empatia e che avrebbe dovuto essere... la protetta di Abel? Possibile che...?

Chris arrivò mentre facevo questi pensieri, con lo zaino in spalla e l'espressione scioccata. Naturalmente poteva vedere tutti e tre.

Fu impressionante guardarlo parlare con Abel per la prima volta. Tutte quelle somiglianze tra loro... mi resi conto con un sussulto che non erano solo una coincidenza.

Strinsi i denti per non far trapelare il mio sgomento. Come... come avrei potuto accettare una cosa simile? Avevo già perso l'amore della mia vita dopo anni di dolore, per lui avevo dovuto rinunciare ai miei amici d'infanzia, avevo perso il mio fidanzato ed era venuta a mancarmi perfino l'empatia necessaria al mio compito di angelo. Dopo tutto ciò... come potevo accettare anche che l'essere umano per cui ero venuta al mondo era legato a qualcun'altro? E soprattutto... come potevo accettare che Chris non fosse realmente il mio protetto?

In qualche modo, riuscii ad impedire alla mia mente di definire quella consapevolezza. Tornai a concentrarmi solo su di Chris, sul mio protetto così come avrei dovuto, e mi accorsi che anche lui sembrava molto preso da quella ragazza. Sembravano avere confidenza, e infatti la chiamò con un nome che avevo già sentito.

Sarah.

Lei era la compagna di classe che aveva perso suo padre, alla quale Chris era molto legato.

Ed era la protetta di Abel.

*

Come avevo potuto non pensarci prima? Chris stesso mi aveva detto che quella ragazza era rimasta sola! E per quanto fossi felice di rivedere Abel, tutto questo non andava bene. Sentivo di provare già affetto per quella ragazza a causa di un istinto naturale che con Chris non avevo sentito, ma se mi fossi avvicinata troppo a lei avrei rischiato di non riuscire ad essere per Chris l'angelo che lui meritava. E Abel, come stava vivendo tutto questo? Lo osservai e mi accorsi che lui aveva occhi solo per Sarah, non si era fatto distrarre né da me né da Chris. Non riuscivo quasi a crederci, pensavo di doverlo aiutare ad essere un buon angelo e invece lui si era rivelato più bravo di me, che al momento non avevo proprio idea di come reagire a tutto questo.

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