26 - Il mondo degli umani
Aprendo gli occhi, compresi subito di trovarmi in uno spazio chiuso. Il pavimento sotto di me era perfettamente regolare e la luce piuttosto scarsa, mentre mille oggetti di colori diversi sembrarono rubarmi improvvisamente tutto l'ossigeno a disposizione, come se non fosse bastata la forte nausea dovuta al trasferimento tra i due mondi.
Tieni duro, Azalee. Questo è il momento più importante della tua vita, mi incoraggiai mentalmente.
Feci un respiro profondo per incamerare più ossigeno possibile e mi concentrai sulla figura umana davanti a me. La immaginavo spaventata, magari con le spalle al muro, in cerca di spiegazioni o di una rassicurazione, e io sapevo già esattamente cosa avrei fatto e detto per tranquillizzarla... se non fosse che davanti ai miei occhi si presentò tutt'altra scena.
Occhi di un incredibile color terra che mi guardavano con aggressività; nella mano destra stringeva con decisione un oggetto di forma allungata e... non si trattava di una ragazza spaventata, anzi, era l'esatto opposto.
Un ragazzo. Pronto ad attaccarmi per difendersi.
Nella stanza c'era solo lui, non potevo sbagliarmi. Facevo parte dell'infinitesima percentuale di angeli che avevano un protetto di sesso opposto al proprio.
*
Seriamente? mi trovai ad ironizzare, trattenendo a stento una risata amara. Dopo tutto ciò che già mi era accaduto, anche questo?
Quel ragazzo, intanto, si stava avvicinando a me. Impugnava quell'oggetto come se fosse... un'arma, ed io iniziai ad avere paura. Uriel ci aveva sempre messi in guardia da quei pericolosi artifici umani, così indietreggiai istintivamente da quella cosa spaventosa - che poi avrei scoperto essere un semplice ombrello - ritrovandomi, contro ogni previsione, ad essere io quella con le spalle al muro. Ora comprendevo finalmente quel modo di dire che avevamo ereditato dagli umani: ero bloccata tra lui e una parete artificiale alta e resistente, che mi dava un fortissimo senso di claustrofobia.
Sapevo che noi angeli, se lo desideravamo, potevamo renderci inconsistenti agli oggetti di quel mondo, e fui molto tentata di farlo per fuggire da quel ragazzo e dalla sua camera. Lui mi stava squadrando con aria sempre più aggressiva, ma... sembrava anche spaventato. Ma certo.
Tornai a ragionare e mi costrinsi a non trapassare il muro, nemmeno quando sentii la sua arma addosso. Mi stava attaccando solo per difendersi da un essere che sfuggiva alla sua comprensione e se si fosse sentito impotente nel vedermi attraversare la parete, sicuramente dopo avrebbe avuto troppa paura di me per starmi a sentire. Non potevo permetterlo, a costo di lasciarmi ferire. Le parole erano la mia unica arma e, se lui era davvero il mio protetto, non potevo assolutamente perderlo.
«Chi diavolo saresti?» mi chiese a denti stretti.
Si era infervorato subito, ma quando si accorse che tremavo di paura si calmò altrettanto velocemente, lasciò cadere la sua arma e alzò le mani per tranquillizzarmi. Lui voleva tranquillizzare me dopo che io ero inspiegabilmente comparsa dal nulla nella sua stanza. Quasi mi venne da ridere nell'accorgermi che il mio protetto aveva lo stesso carattere del ragazzo che mi aveva appena lasciata.
«Mi chiamo Azalee. Non voglio farti del male, lo giuro, e non potrei nemmeno volendo» iniziai, mostrandogli a mia volta le mani nude.
Gli spiegai tutto senza mai muovermi dall'angolo in cui ero relegata: chi ero, come ero arrivata lì, qual era il mio scopo e quali i miei desideri. Lui restò ad ascoltarmi fino alla fine, senza mai interrompermi, inginocchiato davanti a me come per studiarmi da vicino.
«Cioè vuoi restare con me solo perché io ne ho bisogno?» si stupì. I suoi occhi color terra guizzavano tra le mie ali e il mio viso.
«Lo vorrei, se tu mi accetti».
«Ma... io non ho più nulla da darti in cambio».
Lo rassicurai con un leggero sorriso. «Non voglio altro che la possibilità di guadagnarmi il tuo affetto».
Dopo qualche secondo di puro stupore, il mio protetto si lasciò andare ad un sorriso talmente dolce che mi fece finalmente provare il desiderio di restare al suo fianco.
«Se questo ti è sufficiente, allora, ehm... benvenuta» accettò. «Se davvero nessun altro può vederti, qui puoi fare ciò che desideri».
Dovetti tenere a bada la gioia che provai in quel momento per non sembrargli pazza. Da quanti anni non provavo un tale senso di realizzazione? Avrei voluto mettermi a piangere di felicità e sollievo.
Lui, intanto, stava indietreggiando per lasciarmi alzare, pur restando a fissare le mie ali con aria meravigliata. Capivo il suo stupore, mentre lui nemmeno immaginava quanto apparisse incredibile a me, con quegli occhi di un colore che non avevo mai visto prima e i vestiti così particolari rispetto ai nostri, cuciti per un corpo senza ali. I capelli corti e scompigliati erano della stessa tonalità delle iridi e aveva un fisico asciutto che, tuttavia, non lo faceva sembrare debole. Era sicuramente diverso da ogni mia immaginazione, ma sembrava gentile, e il suo temperamento così simile a quello di Abel mi piaceva già moltissimo.
*
La mia apparizione capitò in un momento fortunato, perché Christian - questo era il suo nome - era da solo in casa e poté farmi visitare il luogo in cui sarei vissuta di lì a un tempo indefinito. Non me lo disse, ma si capiva che era tornato a viverci da poco. Viveva solamente con suo padre, con cui chiaramente non poteva avere un buon rapporto, dato che aveva avuto bisogno di me. Beh, significava che il mio primo obiettivo sarebbe stato quello di aiutarlo a costruire un legame con lui.
Il mio protetto aveva una camera tutta sua, che al momento era invasa da grossi scatoloni color argilla. Il resto della casa, però, sembrava conforme a tutte le descrizioni che avevo sentito nel mio mondo e aveva perfino una stanza adibita a studio. Quando me la mostrò restai esterrefatta: una stanza dalle pareti tutte, completamente ricoperte di libri. Non potei fare a meno di pensare che Abel sarebbe impazzito davanti a una vista simile. Quanto avrei voluto poter parlare con lui, in quel momento... di sicuro se la sarebbe cavata molto meglio di me con un protetto come lui e con tutto quel tempo da passare da solo mentre Christian stava con suo padre, avendo tutti quei libri a disposizione.
Adorai subito il mio protetto, ma in più di un'occasione, ripensando a tutte le premesse, mi sentii totalmente inadeguata al mio compito.
*
Christian, che da tutti si faceva chiamare Chris, mi parlò di una stanza in cui avrei potuto vivere senza temere che qualcuno mi vedesse interagire con gli oggetti umani, perché era perennemente chiusa a chiave. Non sembrò volermi dire altro, se non che fosse adiacente alla sua, e io mi guardai bene dal dirgli che sarei stata meglio all'aperto anche in pieno inverno, così da non rischiare di accrescere il nostro distacco. Perché il distacco c'era, anche se non ne capivo il motivo: non ero assolutamente in grado di percepire le sue emozioni, così come lui non sembrava riuscire a percepire le mie. Era un problema non indifferente... Nella mia vita sembrava non esserci una sola cosa che andasse per il verso giusto.
Conobbi suo padre la sera stessa, scoprendo con sollievo che era una persona buona e gentile. Nonostante ciò, lui e Chris si parlavano a malapena: mantenevano la stessa freddezza che mostravo io per Uriel quando temevo di infastidirlo, e questo mi diede molto da pensare sul loro affetto reciproco.
Trascorremmo la nostra prima giornata insieme a tirar fuori dagli scatoloni centinaia di piccoli oggetti da sistemare nella sua nuova stanza. Naturalmente ero curiosissima di tutto ciò che non conoscevo e Chris mi spiegò pazientemente la funzione di ogni oggetto, eppure mi accorsi che c'erano dei limiti oltre i quali si bloccava. Non disse una sola parola sulla diffidenza verso suo padre, sulla stanza vuota uguale alla sua dall'altra parte del muro, sugli album di foto che non mi permise di aprire o sul motivo del suo recente trasferimento.
Quando tirò fuori i suoi libri di studio, però, mi parlò della scuola, così scoprii la triste verità: oltre che con suo padre, avrei dovuto dividere il mio protetto con un'intera classe.
«Ma oggi e domani non ci vado» mi aveva rassicurata subito. «Mio padre mi ha già dato l'ok, è contento che mi sia finalmente messo a sistemare la stanza». Non mi spiegò che si era deciso a farlo solo per poter restare accanto a me un po' di più.
«Non è importante se non vai?».
«No, non cambia nulla. Mi dispiace solo per un'amica che potrebbe aver bisogno di sfogarsi, ha una pessima situazione familiare».
«Pessima come la tua?».
Lo provocai apposta. Se io ero lì significava per forza di cose che Chris aveva perso tutto ciò che aveva di importante, invece lui continuava a dire solo di non conoscere molto il padre e di non preoccuparmi perché "andava tutto bene". Ma non avrei potuto aiutarlo se non mi permetteva di conoscere le sue preoccupazioni.
«La mia non è poi così brutta» sminuì, per l'appunto.
«Certo che lo è, per questo sono qui. Deve avere qualcosa a che fare con la tua nuova casa e la tua famiglia. La stanza in cui dormo era di tua madre? O magari di un altro parente?» tentai di indovinare.
Naturalmente si guardò bene dall'incrociare il mio sguardo. «Quella stanza è vuota da tanto tempo, Azalee. La situazione di questa mia amica è molto peggiore della mia: suo padre è morto in un incidente stradale. Sai, con la macchina... quei mezzi con le ruote che hai visto dalla finestra».
Lasciai che deviasse la mia domanda sulla sua amica, temendo che, se avessi forzato le cose, il mio protetto si sarebbe chiuso ancora di più in se stesso. In effetti non invidiavo quella ragazza, e visto che sembrava molto preso da lei volli approfondire. Scoprii che lui e questa Sarah erano amici d'infanzia che si erano appena ritrovati dopo anni di separazione e mi resi conto che la cosa migliore per entrambi sarebbe stata di riavvicinarsi l'uno all'altra. In fondo, avendo appena cambiato città, Chris doveva rifarsi un gruppo di amici da zero, e agendo con un po' di criterio avremmo potuto incastrare tutto affinché lei fosse in quel gruppo. Me l'ero sempre cavata bene con questo genere di cose e l'idea di avere degli obiettivi ben definiti mi tranquillizzò. Ragazza o ragazzo che fosse, Chris era il mio protetto, e finché ero nel mondo umano sarebbe stato la mia priorità assoluta.
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