"Is the Miller family in trouble?"
"MY ANNE WITH AN E"
Guidati dal pallido bagliore della luna e della luce che proveniva dalla finestra posta sul davanti, Anne e Gilbert si avvicinarono alla residenza dei Miller. Nello stesso momento, videro un calessino fermo proprio lì e si guardarono allarmati.
Quel calessino lo conoscevano bene, come del resto gli abitanti di Avonlea.
Apparteneva al dottore di Charlettetown e la sua presenza non era mai un piacere, sopratutto a un'ora così tarda. Non si poteva di certo dire si fosse recato lì per una visita di cortesia.
La logica avrebbe voluto che, appurato questo, i due tornassero indietro, pensando che qualsiasi motivo avesse portato il dottore a quella casetta desolata nel bel mezzo della notte fosse privato e non li riguardasse.
Di certo, l'indifferenza era comune nelle grandi città come Charlottetown, i vicini se ne importavano ben poco dei problemi altrui. Ma questa era Avonlea, una realtà completamente diversa.
Con la consapevolezza che un vicino bisognoso fosse anche affare loro e senza pensarci più di una volta, Anne e Gilbert si avvicinarono al portico, dimenticando il fatto che si stessero tenendo per mano e fosse un dettaglio facilmente fraintendibile.
Mentre erano in procinto di bussare, la porta si aprì di scatto rivelando una figura a loro familiare: Anne Bedoe.
Era una specie di vicina, lavorava dai Thompson, che abitavano proprio accanto ai Miller.
Sussultò sorpresa quando vide due figure nell'ombra della porta e rovesciò l'acqua dalla bacinella che aveva in mano, di fianco a sé e sul grembiule. Però si ricompose subito dopo aver capito di chi si trattava.
"Gilbert Blythe! Anne Shirley-Cuthbert!" esclamò la donna con la voce ridotta ad un sussurro e la mano poggiata sul petto.
"Buona sera, Hannah." esordì il ricciolo, sentendosi un po' in colpa per aver provocato quello spavento. "Stavamo tornando dal ballo a White Sands. Abbiamo visto la luce ancora accesa e ci siamo chiesti se fosse successo qualcosa." si affrettò a spiegare grattandosi la nuca con la mano libera.
Hannah esalò un lungo sospiro.
"Certo ch'è successo qualcosa. La signora Miller ha avuto un altro dei suoi attacchi ed il dottore è molto preoccupato. E ha tutte le ragioni per esserlo..." spiegò con aria saputa, poi si diresse verso il corrimano per svuotare il contenuto della bacinella nei cespugli. Nel ricevere quella notizia sconfortante, i due si scambiarono lo stesso sguardo malinconico e nella testa di entrambi balenò il presentimento che presto Avonlea avrebbe dovuto accogliere una nuova perdita.
Si sapeva che la signora Miller non fosse in buona salute da quando il marito era morto più d'un anno fa, e si sapeva che le loro finanze non permettevano il servizio sanitario.
La gente di Avonlea li aiutava, per quanto possibile, infatti Anne solamente la settimana prima aveva portato cibo e vestiti da parte di Marilla.
"Sono venuta prima, oggi." continuò la donna girandosi verso di loro mentre stringeva a sé la bacinella.
"La signora Miller ha mandato la piccola Lizzy dai Thompson a cercarmi. Sono venuta prima che ho potuto, quando posso vengo a dare una mano, a tenere in ordine la casa e cose del genere..." ecco perché si trovava lì, pensò Gilbert. "Mentre facevo il bucato mi sono trovata davanti Lizzy. All'inizio non mi ha fatto caldo né freddo, pensavo volesse giocare come fa' sempre, però dopo ho capito che qualcosa non andava. Quando sono arrivata, ho visto che la signora Miller stava male, per cui ho mandato Jerry Monaghan a prendere il dottore. Sono stata qui tutto il tempo e sono distrutta." sospirò asciugandosi la fronte con il dorso della mano.
Doveva essere pesante, lavorare per i Thompson durante il giorno e poi trascorrere il resto della serata ad accudire una vicina ammalata e gestire due bambini piccoli.
"È stata gentile a prestare il suo aiuto. La signora Miller gliene sarà grata." disse Anne.
A questo gentile segno di apprezzamento, Hannah sorrise compiaciuta. Il suo aiuto alla famiglia era, fino a quel momento, passato inosservato.
Era un'anima gentile, Hannah. Un'anima misericordiosa racchiusa in un corpo tozzo, di ragguardevoli dimensioni, le sue guance rosse tinte da un vivido color rosa e le mani screpolate ma forti di duro lavoro.
"Possiamo fare qualcosa?" domandò Anne, inconsapevole di aver offerto anche l'aiuto di Gilbert, oltre al suo.
"Siete come una manna dal cielo, cara." dichiarò di fronte all'offerta di aiuto dell'insegnante. "Se riuscireste a mettere a letto quei due bimbetti, sarebbe un grosso aiuto! Io non ho avuto tempo, visto che stavo aiutando il dottore." continuò, la voce velata dell'orgoglio di essere stata investita di un prestigioso incarico. "Mi sono stati tra i piedi tutta la notte e non mi ascoltano per niente. Forse voi due avrete più fortuna della sottoscritta."
Anne sorrise. Se c'era una cosa in cui era esperta meglio di chiunque altro era trattare i bambini, specie se piccoli ed esuberanti. D'altronde, aveva passato la maggior parte della sua vita prima di arrivare ad Avonlea a prendersi cura dei bambini delle famiglie a cui veniva affidata ed ora, in qualità di maestra, aveva un'intera classe di studenti da seguire.
Quindi per lei non sarebbe stata un'impresa difficile, e sicuramente neanche per Gilbert dopo aver fatto pratica con la piccola Delphine.
"Non è un problema." rispose Anne, avanzando di un passo per sottolineare la sua disponibilità.
Fu solo in quel momento che si rese conto con sommo imbarazzo di essere ancora attaccata a Gilbert Blythe.
Si rese conto brutalmente che la sua mano era ancora stretta alla sua e lo era stata per tutto il tempo della conversazione.
Arrossì vistosamente nell'accorgersi di ciò. Cosa avrebbe mai pensato Hannah di un tale spettacolo?
Quale stupido e sciocco pettegolezzo avrebbe circolato per Avonlea questa volta? Si erano pubblicamente presi per mano e questo valeva più di una proposta di matrimonio.
Volendo cancellare qualsiasi idea scabrosa dalla testa di quella donna, Anne lentamente spezzò quel contatto, mentre a Gilbert non era passato inosservato che fosse arrossita.
"Non sarà affatto un problema." si affrettò ad aggiungere, cercando di ignorare il momento d'imbarazzo, anche se il suo comportamento né stava creando un altro.
Si schiarì la voce. "Voglio dire, abbiamo esperienza tutti e due in fatto di bambini, vero Gil?" si voltò verso il ricciolo, e si pentì di non averlo prima consultato.
Il ragazzo sorrise, capendo al volo dal suo sguardo quanto fosse pentita di averlo coinvolto. Ma Gilbert non era arrabbiato, piuttosto il contrario: era compiaciuto di poter svolgere questo compito assieme a lei.
"Certo." fu la sua risposta. "Dove sono?"
"In cucina." rispose la donna con un altro sospiro, più esausto del primo. "Svegli come grilli, nonostante sia così tardi. Venite con me."
Hannah fece loro strada. Il piano principale consisteva in un'unica camera con una cucina da una parte e due camere di letto dall'altra. Lo spazio era ristretto e non vantava di molti mobili o gingilli, notò Anne, guardando l'ambiente con curiosità.
Era meno della metà rispetto ad ogni modesta abitazione di Avonlea.
Una volta entrati nella stanza ben riscaldata grazie al piccolo caminetto, Gilbert diede un colpetto sulla spalla ad Anne mentre si accingeva ad entrare in cucina dopo Hannah.
La ragazza si voltò rivolgendogli uno sguardo interrogativo. "Che c'è?"
"Magari vuoi togliere la tua... ehm la mia giacca?" sussurrò facendo arrossire nuovamente la ragazza nel ricordare che la indossava ancora.
Il piccolo dono che le aveva fatto per proteggerla dal freddo ancora appoggiato sulle spalle. E ci sarebbe rimasto volentieri se Gilbert non gliel'avesse detto.
"Sì, scusa, grazie..." balbettò sprofondando nuovamente nell'imbarazzo, mentre la toglieva per restituirla al legittimo proprietario. Poi, si girò velocemente per seguire Hannah.
Gilbert lanciò l'indumento su una sedia nelle vicinanze e seguì le due donne, preparandosi mentalmente ad affrontare la sfida che li aspettava.
"Il dottore è con la signora Miller." bisbigliò la vicina, accennando con la testa alla porta chiusa. "E qui ci sono i bambini." disse, fermandosi alla soglia della cucina, controllando la situazione con occhi stanchi.
Alla luce della lampada che illuminava la stanza, non fu difficile vedere Lizzy Miller, di sette anni, ed Henry di quattro sotto al tavolo della cucina che stavano sistemando pentole, piatti smaltati e persino un coccio di legno attorno a mo' di...
Beh, agli adulti non riuscì capire cosa stessero combinando esattamente.
Anne, pensò, però che giocare stesse aiutando i bambini in qualche modo a non capire in che tragica situazione si stessero trovando quella sera.
Era un bene che la fantasia creasse l'opportunità di una realtà distorta, dove sarebbe stato più semplice vivere e dove non esisteva dolore e povertà. In qualche modo, a distanza di anni, quella situazione si rifletteva nella mente di Anne Shirley-Cuthbert come il più amaro dei ricordi.
Ma almeno Henry e Lizzy avevano ancora una madre... non come lei che non aveva mai conosciuto i suoi genitori biologici. L'unica cosa che aveva scoperto era che erano due insegnanti scozzesi, poveri, ma felici di quel che avevano. Del poco che la vita gli aveva dato e poi sottratto.
"Ciao Lizzy, ciao Henry." lì salutò, e dopo aver alzato leggermente la gonna si accucciò accanto a loro per partecipare al gioco. Gettò uno sguardo curioso alla struttura fabbricata dai bambini.
"Cos'è?" chiese educatamente.
"Stiamo costruendo un fortino." spiegò Lizzy, entusiasta del progetto, ignara della situazione come solo un bambino poteva esserlo, in questi casi.
Un'anima pura e innocente - si trovò a pensare Anne - mentre un sorriso indugiava sul suo volto, che di bambino non aveva più nulla.
"Si, un... ottino!" tentò di dire il più piccolo, scuotendo la testa verso Anne, la bella signora che portava loro tante cose buone, quando veniva a farli visita.
Anne amava i bambini e la loro spensieratezza. Si era sempre presa cura di loro con affetto, cosa che lei non era stato concesso fin dai primi mesi di vita.
Non era MAI stata una bambina, non aveva avuto un'infanzia felice... anzi era cresciuta così in fretta e faceva fatica a ricordare quante volte avesse mai giocato in orfanotrofio.
Era come essere stata una bambina che doveva mostrarsi donna di fronte alle avversità e, con il passare degli anni, lo era diventata mettendo da parte anche i suoi sogni per prendersi cura di una Marilla malata.
La vita di Anne adesso ruotava attorno alle responsabilità verso Green Gables e il suo ruolo d'insegnante, anche se a volte la bambina che albergava in lei chiedeva di sgusciare fuori.
Henry e Lizzy non sembravano turbati dalla presenza di Hannah o del medico, probabilmente erano abituati al fatto che la loro madre non stesse bene.
Forse era positivo che nulla che in quella casa stesse accadendo potesse ricadere come un peso sulle loro teste.
"Hannah dice che l'ora di andare a letto è passata da un pezzo." Anne approcciò l'argomento con molto tatto. Se c'era una cosa che aveva imparato, in anni di esperienza, era che i bambini tendevano a non ubbidire se una cosa la si imponeva. "Non siete stanchi? Neanche un pochino?"
"No, io no!" ridacchiò la maggiore.
"Neacche io!" rispose Henry, a sua volta.
L'insegnante non aveva ottenuto granché, ma di certo non avrebbe mollato tanto facilmente.
Cosa avrebbe potuto escogitare per convincerli? Il compito non era facile, ma lei non aveva nessuna intenzione di rinunciare alla prima difficoltà.
Poi, però ebbe un'idea che Diana avrebbe definito "geniale".
"Sentite..." esordì, strofinandosi il viso mentre contemplava il fortino. "Io so tante cose su fortini, castelli. Castelli magici, sapete. Castelli antichi abitati da principesse, minacciate da draghi che sputano fuoco... E da principi coraggiosi disposti a salvarle..." s'interruppe notando con piacere di aver catturato l'attenzione dei bambini. "Magari se volete posso raccontarvi la storia della principessa Cordelia, dopo che vi siete messi il pigiama. Cosa ne dite?" si offrì.
"Va bene." Lizzy colse al volo quell'offerta così allettante strisciando da sotto il tavolo mentre il fratellino faceva lo stesso.
Si girò nella direzione di Hannah e Gilbert, compiaciuta per la piega che stava prendendo la missione.
Fu ancora più contenta quando Lizzy le si avvicinò e fece scivolare la sua manina nella sua.
Quella bambina era un angelo, le ricordava un po' lei. Chissà se alla fine di quella storia avrebbe dovuto crescere in fretta per potersi occupare del suo fratellino. Se fossero davvero diventati orfani come lei e Gilbert? Anne non riusciva a pensare a quell'idea orribile, anche se la vita non era clemente con nessuno.
Il cuore di Anne traboccò di paura mista a dolcezza quando incrociò gli occhi della bambina. Non riusciva a pensarla come un'orfana... e preferiva non farlo, almeno fino a quando fosse esistito un briciolo di speranza.
Quando il piccolo le passò davanti, lo spinse gentilmente verso il ricciolo. "Vai con lui. Sa combattere i draghi." informò Henry e nel suo tono c'era una velata presa in giro nei confronti di Gilbert, mentre ripeteva le parole di quel giorno, del loro primo incontro.
Henry fece come gli era stato detto e si avvicinò a Gilbert. Quest'ultimo si schiarì la gola, non sapendo come approcciarsi al piccolo che ancora lo fissava.
Era abituato grazie a Bash che l'aveva lasciato a casa a prendersi cura di Delphine quando era una neonata, perché avrebbe dovuto imparare a fare il genitore.
Gilbert non negava di volere dei figli, e molti anche, ma ciò che più lo spaventava, era che aveva smesso di essere un "figlio" solo qualche anno prima e non si sentiva pronto. Invece il ruolo di madre sembrava calzare a pennello ad Anne Shirley-Cuthbert. Lei si che era dolce, gentile...materna, ed era un lato di lei che aveva visto sgusciare in varie occasioni.
Anne prese la lampada ad olio da sopra il tavolo e condusse la piccola fuori dalla stanza.
Vedendo che Gilbert era fermo sul posto da qualche minuto, Anne si fermò. "Dagli la mano e seguici."
Gilbert si riscosse prontamente, volendo essere all'altezza della situazione mentre leggeva sopra le righe una nuova competizione, che Anne gli stava proponendo.
"Ti raggiungo. Vai per prima." le gridò alle spalle, poi si inginocchiò per raggiungere l'altezza del bambino. "Bene, Henry, andiamo?" chiese, offrendogli la mano.
Il bambino allungò la manina per afferrare quella di Gilbert ed entrambi seguirono gli altri fuori dalla stanza.
***Spazio autrice***
Ecco a voi il nuovo capitolo di "MY Anne with an E", e sono felice che abbiate apprezzato le precedenti letture.
In questo sequel verrà dato spazio alla famiglia Miller che ricoprirà un ruolo essenziale per la nuova fase di Anne.
Per chi ha letto il libro ispirato alla serie tv lo avrà già capito, ma preferisco non dare spoiler.
Henry e Lizzy sono due dolcissimi bimbi dal futuro incerto, non credete? E mi è piaciuto immaginare di queste prove di genitorialità di Anne e Gil (considerando che dovranno impegnarsi parecchio in vista del loro futuro) e vi confesso che mi piacerebbe avere questa scena in AWAE con Lucas e Amybeth.
Infatti l'immagine di sopra mi ha totalmente liquefatto il cuore.
Dai prossimi capitoli, Anne si troverà ad abbracciare una causa per lei molto importante... di che si tratterà?
Come sempre, invito tutti gli amanti del fandom e coloro che sono in possesso di un abbonamento a Netflix di vedere le puntate della terza stagione di "Chiamatemi Anna" e sopratutto attivate i vostri tweet con l'hashtag #RenewAnnewithanE e #SaveAnnewithanE per poter avere da Netflix e CBC per un'altra stagione!
Noi non ci arrendiamo. Siete pronti per combattere?
Non dimenticate di lasciare un commento e una stellina per farmi sapere cosa ne pensate dello sviluppo del sequel. E non dimenticate di farmi sapere le vostre opinioni in merito.
Al prossimo capitolo!
(Forse aggiornerò tra tre giorni...)
- Love ❤
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