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Si svelano le leggende

Una delle dame riuscì a rintracciare la principessa Esperia che raggiunse velocemente Alyah nella grande sala del concilio. Le loro voci riecheggiavano in questi ambienti spogli. Non rimaneva più nulla della sfarzosità del castello, per sopravvivere erano stati costretti a vendere persino il mobilio in cambio di cibo.

Il grande tavolo era stato sostituito con delle assi appoggiate a dei barili. Due panche erano sistemate ai lati.

Il Mago si sedette. Chiuse momentaneamente gli occhi per poi riaprirli fissando le due principesse.

«Mie care fanciulle. Sono una persona assai pratica e di poche parole. Mi scuso anticipatamente per questo. La situazione è grave. Ho disegnato nuovi sigilli per poter mantenere l'illusione del castello ma non resisteranno a lungo. Dopo la vostra fuga Borea sta radendo al suolo la foresta pur di trovarci. Presto ci raggiungerà. Dobbiamo prepararci ad un contro attacco.»

«Non abbiamo i soldati necessari»  notò allarmata Esperia.

«Per questo vi ho convocate. È giunto il tempo che voi svegliate il Re dell'Esercito dei Morti»

Esperia tacque sconcertata. Aveva promesso ad Emantus che avrebbe fatto di tutto per la liberazione del regno. Ma risvegliare un cadavere? Questa era una richiesta assurda e poco "pratica", ma preferì non farlo notare.

«Si riferisce alla vostra leggenda?» Alyha in cuor suo non voleva che venisse fatto loro carico dell'ennesima profezia.

«La conoscete? Ottimo!» il Mago gioì alla notizia.

Alyah percepì il pavimento scomparire sotto i suoi piedi. Aveva riposato, mangiato e persino passeggiato in un parco, eppure si sentiva più spossata ora di quando risiedeva nei cunicoli. Cercò con lo sguardo la rassicurante presenza di Teti, per abitudine, e si pentì subito di tale gesto. Il cuore le doleva nel petto e faticava a respirare. Chiuse un secondo gli occhi cercando di concentrarsi su cosa dire, ma la testa improvvisamente le si svuotò. Era sola. Infinitamente sola. L'unica persona che le era sempre stata accanto lo aveva fatto per dovere, non per affetto.

«Scuserai la mia sfrontatezza» si intromise Esperia «non potete pensare di andare in battaglia con un esercito immaginario.»

«È immaginario quanto la vostra esistenza» rispose questi risoluto «i vostri cuori uniti risveglieranno il Re»

Cuori uniti? Ad Alyah scappo una risata nervosa che si spense subito. Si erano appena conosciute e non si fidavano l'una dell'altra, erano proprio le persone adatte a tale compito.

«Ma se abbiamo appena scoperto di essere sorelle!» esordì Esperia esasperata «Inoltre non sappiamo combattere. Come possiamo salvare tutti?»

«Ora vi racconterò l'origine di questa leggenda, così che anche voi possiate capire.» il Mago non si scompose davanti alle parole di Esperia «in un'epoca lontana i due Continenti erano uniti in un'unica terra. Tre erano i sovrani che li governavano con giustizia. Erano figli degli Dei e i loro cuori erano puri, immacolati da sentimenti come invidia e rancore. Un giorno furono scacciati dall'avidità degli uomini e scomparvero senza lasciar traccia del loro passaggio. Tranne uno di loro che, durante il suo regno ,si innamorò di una fanciulla umana generando un erede. Quando fu costretto a fuggire non poté portare il figlio con sé, né l'amata, in quanto sarebbero morti lontano da questo mondo. La sua compagna, in un gesto estremo, decise di porre fine alla sua vita piuttosto che abbandonarlo. Il re, affranto dal dolore,  addormentò il figlio e lo nascose in un luogo segreto. In una terra nata nel vento ed invisibile ad occhio umano. Solo chi possiede lo stesso cuore della sua amata potrà raggiungerlo e risvegliarlo.  La leggenda narra di due fanciulle, sorelle e dotate di uno speciale potere, che posseggono tale cuore. Le due fanciulle nasceranno quando le due lune saranno piene e verranno divise dalla nascita... »

«E se non fossimo noi?»  intervenne Alyah «Non possediamo alcun potere»

«E poi» continuò Esperia «Anche se siamo nate con le lune piene, questo non significa proprio nulla! In più siamo venute al mondo in anni differenti!»

«Non sappiamo se siete veramente voi» ammise il Mago «Ma siete l'unica speranza che ci resta»

Le due principesse tacquero. 

Entrambe si domandavano come fosse possibile che tutti scaricassero su di loro tale responsabilità, senza sapere se le leggende avessero realmente un fondo di verità.

«A prescindere dalle leggende, dobbiamo organizzare la difesa del castello» il Mago spezzò il silenzio.

«Il drago» Alyah si ricordò dell'enorme creatura apparsa nel cielo «quando i vostri soldati ci vennero incontro... io vidi un drago precederli»

«Quel drago non può fare nulla di male» ammise il Mago «lo creo utilizzando delle semplici goccioline d'acqua. È utile per spegnere gli incendi e far scappare i piromani»

«Però riesce a tenere impegnati dei soldati in un combattimento inutile» fece presente Esperia «in aggiunta possiamo difendere le mura con olio bollente. I soldati di Afrantus sono abili arcieri. Non saremo però in grado di resistere a lungo ad un assedio»

«Possiamo usare anche più di un drago» continuò il Mago «Sei stata educata da Crise, vero Alyah? Perciò non ti sarà difficile imparare la tecnica»

Alyah annuì dubbiosa. Un drago d'acqua e quattro frecce come difesa? Persino ad una fanciulla sprovveduta come lei tutto ciò appariva insufficiente.

«Bene!» disse Esperia mentre uscivano dalla sala «Piangeremo quando saremo morti!»

«Non è un bell'incoraggiamento» le fece notare Alyah.

«Però è la verità» 

la regina della leggenda creata con IA

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Alyah lasciò la sorella nel corridoio che portava alle camere e si diresse verso il salone da pranzo con la speranza di ritrovarvi ancora Altea. Ebbe fortuna. 

Altea cercava di mettere insieme i pensieri dopo quanto le aveva riferito la principessina. La difesa del castello non era un compito così semplice. Molti erano i feriti e pochi i guerrieri. Doveva studiare i disegni della struttura e parlare con i soldati che risiedevano in questi luoghi. Non c'era tempo da perdere. Assegnò a ciascuno dei sotto comandanti un compito e lei stessa si recò dal Mago per pianificare i dettagli.

Alyah rimase nella stanza improvvisamente deserta.

Per la prima volta, dall'inizio di questa interminabile giornata, si ritrovò a fare i conti col suo cuore spezzato.

Rimase a fissare il buio fuori dalla finestra mentre le prime lacrime scendevano sulle gote.

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Esperia si coprì le spalle ed uscì sul balcone della propria camera. Lenti iniziavano a scendere i primi fiocchi di neve.

Emantus le si avvicinò, dolcemente l'abbracciò posando il petto alla schiena di lei. Le sfiorò il collo col proprio viso. Esperia gli prese le mani e gliele strinse forte. Lui la baciò sul collo. Lei rabbrividì al contatto delle sue labbra.

«Rientriamo, fa freddo»  le disse Emantus.

Lei gli ubbidì. Chiuse la finestra. Lo abbracciò e posò la sua testa sul suo petto. Sentiva il battito ritmato del cuore. 

«Ho paura» ammise infine «solo questo pomeriggio credevo di essere una donna forte pronta a superare qualsiasi ostacolo. Mi è bastato scontrarmi con la realtà per crollare»

«Sei semplicemente un essere umano. Credi che noi guerrieri non tremiamo di paura prima di una battaglia?»

Dolcemente le spostò una ciocca di capelli che le copriva l'occhio. Abbassò il volto fino a sfiorare le labbra con le sue. Esperia chiuse gli occhi mentre la lingua di Emantus si insinuava nella bocca. Stretti, l'uno nelle braccia dell'altro, si lasciarono cadere sul letto travolti dalla passione. Emantus si fermò a prendere fiato e iniziò ad armeggiare coi lacci del vestito. Esperia amò quei movimenti impacciati e a sua volta tentennò nello slacciargli la camicia. Non sapeva esattamente quello che stava facendo. In realtà nessuno dei due lo sapeva. Il fuoco, che ardeva nei loro cuori, comandò ogni singolo gesto di quella notte. 

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Vi piace l'idea della Bella Addormentata al contrario?

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