Prima della battaglia
Eos entrò in infermeria e rimase sulla porta trattenendo il respiro. Un uomo imponente era in piedi accanto al letto e la sua risata spezzata riecheggiò tra le pareti. La fanciulla fece un paio di passi versi di loro. Araxe non la notò, il suo sguardo era perso in quello dell'amico. Eos si fece coraggio e si avvicinò, Tmolus le rivolse un'occhiata incendiaria mentre si asciugava velocemente una lacrima accanto all'occhio. Quando la riconobbe il suo viso si distese e le regalò un caldo sorriso.
«Avete ripreso conoscenza, finalmente» il cuore di Eos batteva come come un uccellino impaurito al primo volo.
«Questa adorabile fanciulla è rimasta sempre al tuo capezzale» Tmolus appoggiò la grande mano sul piccolo capo di Eos.
«Sono felice che non ti sia accaduto nulla di male» Araxe l'esaminò con cura, sotto quello sguardo Eos arrossì «e mi sembrate in salute ora, come se foste rinata a nuova vita»
Eos si stupì di tale affermazione e di quanto fosse vera. Fuggendo dal castello aveva trovato un luogo sicuro e delle persone che l'avevano accolta senza chiederle nulla in cambio. Nessuno le aveva ordinato di fare delle pulizie, di cucinare o quant'altro. Aveva scelto, di sua spontanea volontà, di stare accanto ad Araxe e l'avevano lasciata fare.
«Devo andare ora» disse Tmolus scompigliando i capelli dell'amico. Araxe chiuse gli occhi come un cucciolo desideroso di altre coccole «presto dovremo combattere nuovamente»
Araxe si irrigidì e fece per muoversi. Tmolus intuì immediatamente cosa volesse fare, lo bloccò «non ci provare nemmeno. Devi prima riprenderti. Hai perso molto sangue. Ti lascio alle cure della piccola Eos e guai a te se ti ritrovo a camminare per il castello!»
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Alyah aveva passato una terribile nottata e ora le risultava faticoso salire la lunga scalinata che portava alla torre. Le gambe erano rigide ad ogni passo. Il cuore in affanno. Non poteva permettersi di cedere ora. I suoi sentimenti potevano aspettare, c'era una guerra in corso. Delle vite da salvare. E poi, dopotutto, ciò che provava non era così importante.
Raggiunse la cima con un evidente fiatone. Il Mago osservava l'orizzonte corrugando la fronte.
«Si stanno avvicinando»
Alyah non comprese se fosse un'affermazione o una domanda. Osservò con molta attenzione il panorama ma non scorse nulla di anomalo, in lontananza le parve di vedere un'aquila solcare il cielo.
«Bene! Non perdiamo altro tempo e iniziamo!» il Mago batté le mani facendola sussultare «devi riuscire a condensare l'umidità»
Alyah lo fissò perplessa.
Il Mago indicò l'arco sopra la loro testa, diverse goccioline erano posate sulla pietra «questo è il punto più a nord del castello, se guardi lungo la torre noterai del muschio in diversi punti»
La fanciulla si affacciò per verificare, diverse macchie verdi coloravano le mura.
«Vedi le goccioline intorno a noi? Devi riuscire a muoverle. Unirle tra di loro»
Alyah non aveva la più pallida idea di come riuscirci.
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Altea, con in mano la cartina del castello, dettava ordini «Gli arcieri si posizioneranno qui intorno» indicò le guglie del castello «Asteria, voi e le vostre dame, farete bollire l'olio ed anche dell'acqua nel caso questo non fosse sufficiente. Ammalati e i bambini verranno portati nei sotterranei. Eos affido a te e ad Araxe la loro incolumità» rimase pensierosa a fissare i volti di coloro che aveva intorno. Aveva bisogno di più soldati. Di persone preparate.... «per il momento questo è tutto»
Altea si avvicinò ad Esperia «vostro padre vi ha fatto prendere lezione di scherma. Fatemi vedere cosa sapete fare. Seguitemi, in armeria troveremo qualcosa che si adatti a voi»
Spade, lance, scudi ed armature occupavano tutto lo spazio libero del buio locale. Altea soppesò diverse spade e ne mise da parte una. Poi dedicò la propria attenzione agli archi.
«Altea, non duello con la spada da anni» si vergognò Esperia.
«Lo so benissimo. Vediamo come te la cavi con l'arco. Danae aveva detto che eravate abbastanza brava.»
Esperia non osò ribadire che, anche in questo caso, l'ultima volta in cui aveva impugnato l'arco risaliva a quando aveva undici anni. Prese in mano l'arma, si stupì di riuscire a tendere ancora la corda e scoccò. Guardò sconsolata Altea. Aveva mancato il bersaglio.
«Meglio di quanto sperassi! Ora proviamo con la spada»
Esperia si sentiva impacciata e presto iniziarono a dolergli i muscoli, Altea non faceva altro che sgridarla e a dettare ordini. Il desiderio del capitano era quello di insegnare alla principessa il necessario per difendersi durante un probabile corpo a corpo. Non potevano di certo occuparsi della sua incolumità in questa penosa battaglia.
Nel frattempo Aron, Michael, Kahel e Fides avevano preso il comando di almeno dieci uomini a testa per prepararli alla lotta.
Eos si fece coraggio e chiese a Teti di insegnarle a maneggiare una spada. La guerriera non si stupì della richiesta, avendo ormai intuito l'indole della ragazza, ma il tempo a disposizione era talmente poco che non sarebbe riuscita ad imparare granché. Non glielo disse. Si premurò invece di essere più severa possibile nell'istruirla.
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«Brava. Continua così» la voce del Mago le giunse ovattata dal rumore del proprio cuore. Era pomeriggio inoltrato e Alyah ormai era sfiancata dai tentativi non riusciti. «Vedi? Quelle goccioline d'acqua... chiudi gli occhi, bene. Fissa l'immagine nella tua testa. Si muovono rotolando su sé stesse, si avvicinano tutte in un punto. Ora tu sei il vento che le plasma, le dà forma. Apri gli occhi»
Alyah obbedì e vide una lunga serpe trasparente contorcersi nel prato sottostante la torre. Ci era riuscita! Finalmente!
Proprio in quel momento sopra le loro teste passò una creatura orribile che col suo grido di terrore bloccò tutti nel castello.
Alyah perse la concentrazione, si tappò le orecchie doloranti e il suo drago si disintegrò sparendo tra i fili d'erba.
Esperia urlò dal terrore riconoscendo il mostro che l'aveva rapita. Persino Altea fu costretta a tapparsi le orecchie.
La bestia tacque e finalmente sparì all'orizzonte.
«Ci hanno trovati!» gridò il Mago.
Nel giro di pochi minuti ogni uomo era nella propria postazione.
La notte calò su di loro senza che si vedesse traccia dei nemici.
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I muscoli dei guerrieri erano tesi, pronti all'imminente lotta. Ogni piccolo fruscio, proveniente dal bosco, li faceva irrigidire e mettere sull'attenti. La foresta intorno era divenuta così silenziosa. Gli animali erano ritirati nelle loro tane presagendo l'avvicinarsi di uomini armati.
All'interno delle mura i bimbi si stringevano alle madri. Araxe impugnava la propria spada per proteggerli.
Il Mago era accanto ai suoi uomini, tentava di tranquillizzarli e di infondergli coraggio.
Altea e Fides, posti vicino al ponte levatoio, osservavano l'orizzonte dai piccoli spioncini, in silenzio. Nei polmoni era già pronto il grido di battaglia.
Emantus, tra gli arcieri, sembrava una statua del castello: fermo e impassibile. Esperia, accanto a lui, guardava la foresta sempre più nera. Le sue braccia tremavano e l'arco, che teneva fra le mani, diveniva sempre più pesante. Cercò invano di controllarsi, ma la paura prese il sopravvento e la sua mente fu offuscata dalle emozioni.
Alcuni contadini tenevano pronte le calate di olio bollente, altri stavano accanto ai soldati per attaccare chi riuscisse a poggiare una scala alle mura.
Aristea, pietrificata, rimase nell'ombra vicino all'infermeria.
Alyah era ancora sulla torre, tremava, ma riusciva a tenere in vita il drago che le volteggiava intorno al castello.
La Luna Grande venne coperta dalle nuvole e la notte divenne nera, il buio li avvolse nel suo abbraccio.
Eos uscì dal nascondiglio e si sedette accanto ad Araxe impugnando la spada, lui la guardò con quei suoi occhi limpidi. Eos si domandò se invita sua avrebbe mai incontrato uno sguardo più bello.
«Voglio combattere. Si sono impossessati delle nostre vite come se fossero cose inutili»
Lui non le rispose.
Araxe conosceva bene quella sensazione. Se non avesse incontrato Tmolus la rabbia l'avrebbe divorato. Quando era stato catturato, e spedito all'accademia, era poco più che un teppistello di strada. Non voleva fare il soldato. Lo avevano obbligato. Solo quando comprese che quella via era l'unica percorribile per rimanere accanto a Tmolus, si arrese al destino imposto.
Le accarezzò, con la mano ancora bendata, i suoi lucenti capelli biondi. Eos abbassò il capo.
Michael ed Aron, vicini come sempre, osservavano il silenzio palpabile della foresta.
Le nuvole passarono e la Grande Luna rischiarò momentaneamente l'orizzonte. Poi fu di nuovo buio.
«Pioverà» disse Teti osservando il cielo. Kahel alzò lo sguardo, "Addio frecce infuocate" pensò sospirando.
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