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Mostri

Chimera adorava giocare con le sue piccole prede. Aveva recentemente perfezionato un antico incantesimo in grado di creare Golem. I suoi piccoli sorgevano dal terreno grazie alle gocce di sangue che cadevano durante la lotta. Doveva rivedere qualche dettaglio, come ad esempio le dimensioni di quelle deliziose, e malformate, creature. Al momento la più grande, che si aggirava per il campo di battaglia, giungeva quasi al ginocchio degli avversari. Il lato positivo invece era che se ne formavano di continuo grazie alle ferite.  Sorvolando la zona poteva vedere il terreno ribollire come una pentola d'acqua e riversare Golem sui cavalieri. Altro punto da rivedere dell'incantesimo era inserire un briciolo di intelletto nelle creature, attualmente aggredivano qualsiasi cosa si muovesse. Non sapevano riconoscere esseri umani o animali, nemici o amici.

Non che le importasse, le piaceva  il caos che poteva ammirare dall'alto. Il terrore dei suoi stessi cavalieri quando si accorgevano che il Golem mirava a loro. Cerbero però non l'avrebbe apprezzato.

Un piccola figura luminosa apparve davanti alla sua vista: sul campo di battaglia correva, scartava e lanciava fendenti, un cavaliere circondato da un'area particolare.

Sorrise. Solo l'Oracolo di Muir poteva donare quel tipo di Benedizione. Probabilmente il giovane non era consapevole di aver ricevuto tale dono. Chimera comprese all'istante che ciò poteva giocare a suo favore. Cerbero era ossessionato dalle due principesse, le voleva catturare vive per donarle a Re Arge. Grazie a quel cavaliere poteva batterlo sul tempo. Sicuramente l'Oracolo avrebbe fatto di tutto per proteggerlo, anche offrirsi come ostaggio al suo posto.

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La nebbia si diradò,  il marinaio di vedetta avvisò l'intero equipaggio di aver scorto terra. La flotta di Muir, guidata da Re Atamante in persona, aveva affondato ben due navi nemiche per giungere in soccorso delle principesse.  Per arrivare all'insenatura d'attracco  era necessario passare per le Colonne: imponenti strutture rocciose che si ergevano quasi a toccare i cielo, celando così il porto di Afrantus alla vista.

Superarono gli scogli prima di imbattersi nell'ammiraglia di Austro, in attesa tra le enormi rocce. I guerrieri si rilassarono appena scoprirono che era una nave solitaria, la loro flotta era composta da ben tre velieri carichi di guerrieri pronti a combattere. 

Caricarono i cannoni, appena la miccia venne accesa un'onda anomala travolse la flotta. I colpi sfiorarono la nave nemica. Nel fragore non poterono sentire le urla di terrore provenire dalla nave compagna che li seguiva.

Demetra e Danae si trovavano sull'imbarcazione che chiudeva la fila, e assistettero inermi allo scempio compiuto dall'enorme mostro marino che si era abbattuto sul vascello centrale. Divorò chiunque gli capitasse a portata di fauci e sbriciolò il ponte col suo peso. Fu solo quando una palla di cannone lo colpì che, alzando il muso verso il cielo ed emettendo un orribile verso, attirò l'attenzione della nave ammiraglia. La quale, ristabilito l'equilibrio causato dall'onda, si ritrovò imprigionata da ganci e cime. Austro aveva abbordato la nave.

Il mostro marino caricò tutto il proprio peso sulla nave, che già aveva iniziato ad imbracare acqua. L'equipaggio si tuffò cercando di fuggire alle tre teste dell'orribile creatura.

Danae spronò un gruppo di marinai ad aiutare i fuggitivi a salire sulla loro imbarcazione, mentre Demetra gestiva il bombardamento della creatura. Le onde generate dall'inabissamento del veliero impedivano ai guerrieri di caricare con continuità i cannoni. Il mostro scomparve dalla vista immergendosi.

Demetra osservava il mare improvvisamente tornato tranquillo, lontano sentiva le urla dei suoi compagni che combattevano sulla nave ammiraglia. Pregò che il suo Re fosse al sicuro.

Danae la raggiunse sul ponte di comando, le disse qualcosa, ma il fragore di uno schianto coprì la sua voce. La nave si impennò e Demetra vide la compagna cadere all'indietro e sparire alla sua vista.

Il mostro a tre teste era riemerso e ora stava cercando di salire sul veliero, la barca era piegata pericolosamente verso destra. Alcuni soldati rotolarono tra le fauci aperte.

La creatura, col suo unico occhio color sangue incastonato come un rubino nel cranio centrale, guardava quegli insetti dimenarsi cercando di fuggire. Era stata tenuta prigioniera e a digiuno per molto tempo, la fame le oscurava ogni pensiero. Nonostante fosse un animale timido, abituato per lo più alle profondità marine,  ora si trovava costretta a cacciare su un terreno non consono alla sua natura. Il desiderio di placare la fame era più importante della sua incolumità.  Divorò con piacere alcuni di quegli strani esseri e spalancò le fauci per emettere un ruggito soddisfatto. Individuò una preda, che a fatica tentava di rialzarsi,  e si scagliò con decisione su di essa. 

Prontamente i guerrieri scagliarono le frecce colpendo una delle sue teste, frenando così il suo impeto. Tre cavalieri si concentrarono sulla seconda, infilzandola con le spade. Demetra assestò un fendete alla gola della testa centrale, impedendole così di ingoiare Danae che faticosamente riuscì a rimettersi in piedi.

Ora la creatura si dibatteva e si contorceva dal dolore gettando sangue sulla nave. Si gettò in mare e scomparve tra le onde. Demetra sperò che le ferite inflitte le fossero fatali.

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Austro saltò dal ponteggio alla nave nemica con un ampio sorriso disegnato sul volto. I combattimenti corpo a corpo lo eccitavano, nel momento stesso in cui colpiva a morte l'avversario poteva scorgerne il viso.

L'adrenalina si impossessò del suo corpo. L'unica cosa che percepiva, mentre uccideva uno dopo l'altro gli avversari, era l'erezione sempre più prominente.

Scorse una macchia bianca che appariva e scompariva tra la massa di corpi senza volto. Il messaggio ricevuto da Cerbero diceva "uccidi il vecchio coi capelli bianchi", sicuramente era lui.

Accontentare Cerbero era una delle sue priorità. Grazie a lui ora possedeva un luogo sicuro dove esercitare le proprie passioni, lo riforniva di nuove vittime e gli permetteva di essere violento in battaglia. Cerbero soddisfaceva ogni suo desiderio, a patto che lui portasse a termine i compiti che gli venivano assegnati. 

Fu più facile del previsto avvicinarsi di soppiatto. Dei cavalieri, immaginò essere del suo reggimento, cercarono di attaccare il Re ma prontamente i nemici lo difesero.

Re Atamante li ringraziò usando un tono di voce così alto che superò il clangore delle spade, si voltò verso Austro nell'esatto momento in cui lui gli giungeva accanto.

Austro vide il suo viso. Gli occhi chiari spalancati, la bocca aperta per lo stupore, il rivolo di sangue  sulle sue labbra. Un gemito soffocato e, in un istante, il re si accasciò al suolo.

La risata di Austro si levò alta sopra le urla di dolore dei cavalieri di Muir.

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Chimera stava giocando come un gatto col topo. Riuscì a manovrare alcuni Golem, obbligandoli a far indietreggiare il cavaliere dell'Oracolo fino al limitare del bosco. Ora era abbastanza lontano dai suoi compagni, aveva però bisogno di testimoni che notassero il suo rapimento. Ne individuò un paio che potessero fare al suo caso. Inscenò un delizioso teatrino scatenando un paio di fulmini, giusto per avere la loro attenzione, e infine colpì il cavaliere con un incantesimo pietrificante.

I due testimoni videro diventare il compagno una statua e pochi secondi dopo fluttuare nel cielo.

Aron ed Emantus chiamarono inutilmente l'amico. Osservarono con orrore Chimera cingere Michael in un abbraccio e scomparire.


Avete notato che Chimera cerca ancora (come quando era ragazza) di emergere a discapito dei compagni? In questo caso vuole surclassare Cerbero. Ci riuscirà?

Invece Austro si dimostra un cagnolino fedele, si accontenta di trovare la ciotola piena.  

(╥﹏╥) Ho provato tristezza nello scrivere del mostro marino,  catturato per esser trasformato in un'arma da guerra.

Come procede la battaglia a Whok?

Re Atamante è realmente morto?

(•﹏•;) Lo scopriremo nel prossimo capitolo.

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