Morte e Vita
Re Atamante era stato portato al sicuro nella camera a prua, i soldati lo avevano sottratto dalle mani di Austro e ora combattevano per difenderlo.
Danae e Demetra avevano raggiunto l'ammiraglia. Si lanciarono sul ponte con altri guerrieri, attaccando di spalle i nemici ,mentre la loro nave avrebbe tentato di passare tra gli scogli per poter colpire l'avversaria coi cannoni.
Nella cabina si sentivano solo i gemiti del morente. Due soldati con capo chino, piangevano già il loro Re.
Sua Maestà passava da momenti di lucidità, nei quali chiedeva delle figlie, al delirio ed infine a brevi sonni agitati. I suoi occhi erano rossi, il viso pallido.
No. Non voleva credere che Alyah ed Esperia avessero fallito! Sicuramente tra poco giungeranno al suo capezzale, le avrebbe riviste ancora una volta prima di raggiungere la sua amata moglie.
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Esperia era terrorizzata da questa sensazione di impotenza. L'Altra era forte, e non provava pietà. Per fortuna l'ascoltava, quando aveva visto Emantus in pericolo le aveva permesso di aiutarlo. Ora era consapevole di volare. Ricordava chiaramente ogni secondo della battaglia, gli occhi di Borea che la fissavano increduli erano scolpiti nella sua mente. Eppure la realtà sembrava così lontana. Ecco cosa stava vivendo: un lungo ed emozionante sogno.
Alyha era consapevole che un potere più grande aveva avvolto la sua coscienza e quella di Esperia. L'Altra le comandava, i loro corpi e le loro menti agivano come se fossero una cosa sola. Non provavano emozioni forti. Sì, ogni tanto un poco di paura affiorava ma quella forza potente e sconosciuta la scacciava. Ora stava ascoltando uno strano suono che accompagnava il suo battito cardiaco. Sembrava quasi che un cuoricino piccolo battesse in sintonia col suo.
Il drago aveva lanciato contro Chimera una lingua di fuoco ma lei era scappata. Aveva abbandonato il campo di battaglia. Perché? Non la voleva affrontare? Aveva le orecchie ovattate a causa del ruggito del drago e quindi non si accorse immediatamente di Michael che la chiamava per nome. Il cavaliere era riuscito a mettersi a cavalcioni del drago e ora cercava di attirare la sua attenzione. Alyah voleva dirgli che andava tutto bene, che ora era al sicuro, ma non poteva parlare. La bocca non si muoveva.
Michael era avvolto da una strana luce azzurra, lì per lì non comprese ciò che poteva vedere grazie ai poteri dell'Altra. Fu proprio lei a comunicarle, tramite immagini, cosa fosse.
Era la Benedizione dell'Oracolo. Lei aveva già incontrato il guerriero, da bambina. Quel giorno lo aveva abbracciato e lo aveva benedetto. Sentì il suo cuore colmarsi di gioia, se non gli era accaduto nulla di male tra le grinfie di Chimera era solo grazie a quel gesto innocente che aveva compiuto quel lontano giorno.
Samael le apparve davanti «Chimera sta attaccando le navi. Andiamo al porto»
«Alyah! Alyah mi senti? Portami con te al porto. Portami dal nostro Re!»
Alyah avrebbe voluto annuire per confermare che "sì lo stava sentendo, e sì l'avrebbe portato con sé". Ma non riuscì a muovere un solo muscolo.
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Nell'istante esatto in cui Chimera ea apparsa in cielo dalle acque del mare erano fuoriuscite bizzarre creature di alghe. Demetra pensò che ormai fosse finita anche per loro. Il sogno di trasferirsi in una baita, e di vivere una vita serena con Danae, l'avrebbe portato nella tomba.
Danae cercava di intravedere Demetra tra quegli ammassi verdi che puzzavano di pesce, ma era inutile. Il cuore le si strinse in una morsa dolorosa. Non poteva perderla così. Alzò gli occhi al cielo per maledire Chimera e vide tre puntini luminosi apparire dietro le sue spalle.
Michael aveva nausea. La velocità con cui si stavano spostando era inumana. Appena il drago si fermò in aria si sporse di lato e vomitò quel nulla che teneva nello stomaco. L'animale stava planando verso una nave, riconobbe i suoi compagni lottare contro delle creature verde marcio. Intuì cosa volesse da lui l'essere che comandava Alyah. Non si fece pregare e saltò sul ponte.
Austro fissò l'enorme creatura e scoppiò a ridere.
Il drago gonfiò il petto e scagliò una lingua di fiamma contro i mostri che spuntavano dal mare, disintegrandoli sul nascere.
Samael si scontrò con Chimera, lei cadde in acqua incapace di resistere al suo potere.
Le creature si dissolsero.
Esperia volò accanto ai suoi guerrieri fino a comparire nella camera di suo padre. A questo punto l'Altra si ritrasse. Si sentì improvvisamente svuotata da ogni forza vitale.
Quando riconobbe l'uomo sdraiato nel letto sentì il cuore creparsi. Vi era odore di sangue nell'aria, i soldati avevano usato le coperte per tamponare la ferita, ma era evidente quanto fosse grave.
«Padre ... padre sono qui» lo chiamò con lo sguardo offuscato dalle lacrime.
«Figlia mia! Ah! Sei salva! Sei salva... tua sorella... oh amor mio ti vedo già... Silice moglie mia... mi dispiace, mi dispiace veramente tanto... non volevo dividerle, ma la leggenda! Oh Silice come sei bella!» Re Atamante tentò di rialzare la mano per toccare un'immagine che non esisteva, ma questa cadde pesantemente sul lenzuolo.
«Padre state calmo. Troveremo un modo...» disse Esperia stringendo la sua mano.
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Alyah sanguinava da una ferita alla spalla. Austro, il folle, aveva lanciato la spada con tutta la forza che aveva in corpo. L'Altra in quel momento era stata distratta da Chimera, che era apparsa dalle acque proprio sotto la pancia del drago. Il colpo magico di Chimera era stato intercettato da Samuel ma nessuno si aspettava un attacco diretto dalla nave.
I colpi di cannone cancellarono per un secondo le urla dei guerrieri. L'altra nave della flotta di Muir era riuscita a spostarsi accanto al veliero nemico e lo stava affondando.
Chimera urlò stizzita e fuggì velocemente da un attacco di Samuel, si diresse verso la nave dove l'attendeva a braccia aperte Austro. Il suo viso distorto da un ghigno fu tutto ciò che Alyah vide prima che entrambi scomparissero dalla sua vista.
Chimera era fuggita nuovamente.
L'Altra abbandonò il corpo di Alyah nel momento stesso in cui lei toccò il legno del ponte. Ferita, e sfinita dalla battaglia, si accasciò al suolo priva di conoscenza.
Nel frattempo i guerrieri di Muir avevano disarmato i superstiti dell'esercito di Austro, la loro nave stava cadendo a picco. Le due navi di Muir arrivarono al porto con rilevanti danni, ma ancora in grado di viaggiare per mare.
Ad attenderli trovarono i ribelli di Flumes che li accorsero tra le urla di gioia, inconsapevoli dello stato di salute di sua Maestà.
Nella camera Esperia era inginocchiata accanto al corpo senza vita del padre. Re Atamante era spirato senza poter dare l'ultimo saluto alla figlia minore.
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Sui castelli riconquistati volteggiavano le bandiere nere di lutto e nessuno riusciva a gioire di quelle vittorie.
Il sole era già alto in cielo. I fiori sbocciavano e le api laboriose volavano da una corolla all'altra in cerca del nettare delizioso. Una lunga fila nera seguiva una bara fino alla sua fossa. La folla si dispose in cerchio intorno ad un uomo, un valoroso e saggio Re.
Due snelle e pallide figure si piegarono su di lui e lo baciarono. Un giglio e un tridente d'oro, simbolo di Muir, vennero posti tra le sue mani.
«Nostro padre... Ha combattuto tanto per proteggere queste terre... che la sua tomba diventi il monumento alla lotta per la libertà» Alyah tacque presa dallo sconforto, non l'aveva conosciuto realmente. Come poteva parlare in suo nome? Si sentiva un'intrusa in quel corteo.
Esperia le strinse forte la mano «Noi continueremo a combattere per ottenere un regno di pace. Non ci arrenderemo finché non avremo sconfitto definitivamente Re Arge!» la voce si incrinò all'ultimo.
Il saggio Re Atamante venne sepolto tra i castelli di Whok e di Affrantus.
«Devi mangiare qualcosa» disse preoccupato Emantus.
«Non posso, mi viene da vomitare» e così dicendo Esperia corse verso la bacinella dell'acqua.
«Vado a chiamare Eos» disse Emantus avvicinandosi alla porta.
In quel momento stava giungendo Alyah, era appena stata nella camera di Ermes. Il ragazzo si stava riprendendo velocemente dalle ferite subite ed era diventato ingestibile. Stare fermo per lui era una vera tortura. Solamente Eos riusciva a domare quello spirito ribelle.
«Si sente ancora male?» chiese massaggiandosi la spalla. La ferita si era rimarginata ad una velocità sorprendente per un essere umano, ma le recava ancora fastidio nei movimenti. Alyah credeva che la sua guarigione fosse opera dell'Altra.
«Vedrete che questo speciale brodo e un bel sonno la faranno stare meglio» li interruppe Eos apparsa in corridoio in compagnia di Altea. Porse al principe un vassoio.
Dopo il funerale Altea era rimasta accanto alle due principesse che si erano insediate a Whok, lasciando il castello di Affrantus nelle fidate mani di Fides, Zillia e il Mago.
«Come puoi esserne certa? Se è una malattia presa in battaglia?» Emantus era evidentemente agitato.
«I primi mesi sono sempre i più difficili, poi andrà meglio» rispose Eos sorridendo. Anche la regina di Whok aveva sofferto gli stessi sintomi, li ricordava bene. Sua madre allora le cucinava un brodo di pollo con un'aggiunta di tre gocce di limone. Funzionava sempre.
«Non capisco ...»
«Oh Emantus!» scoppiò in una sonora risata Altea «Alyah diventerà zia e tu padre! È così facile da capire!»
Emantus non rispose, spalancò gli occhi e rimase a bocca aperta. Poi finalmente recepì la frase sentita, corse nella camera dalla sua Esperia con uno stupido sorriso dipinto sul volto.
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(•ᴗ•) ho scelto di inserire la scoperta della gravidanza di Esperia alla fine di questo triste capitolo, per smorzare i toni cupi della battaglia e della morte del povero Atamante. I nostri eroi avranno qualche giorno di pace, prima di riprendere la dura battaglia. Vi anticipo che la giovane Eos presto avrà una nuova delusione, lo so che mi odiate, ma a quanto pare il percorso per raggiungere la sua felicità è impervio.
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