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Libertà


«Attento! Una guardia!» Emantus avvisò Aron, che si nascose subito nell'ombra di un albero.

«Eppure non mi sembra un cavaliere, è troppo minuto» fece presente Aron ad Altea che si posizionò accanto a lui in quel preciso momento.

«Catturiamolo» propose Emantus accucciandosi vicino. Entrambi annuirono.

Attesero immobili. Il cavaliere era diretto proprio verso di loro. Appena fu accanto al nascondiglio, Altea gli fu addosso e gli coprì la bocca. Aron stava per colpirlo con un pugno nello stomaco quando il cappuccio cadde e si scoprì il viso.

«Ma è una fanciulla!» Aron si fermò col pugno sollevato in aria.

Altea parlandole all'orecchio «Ora ti lascio libera la bocca, se urli lo faccio continuare»

La ragazza prese fiato e guardò Altea «Siete voi la principessa? La sorella di Esperia?»

Altea sbiadì, la prese per un braccio trascinandosela dietro «Vieni parleremo al sicuro»

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«Siete già tornati?» domandò Alyah stupita appena li vide entrare nel cunicolo, poi guardando la fanciulla «Lei chi è?»

«Dice di conoscere tua sorella» rispose Altea.

«Eos?» Fides rientrava ora dal pattugliamento brandendo due spade, le aveva recuperate disarmando i cavalieri del castello. 

«La conosci?» gli domandò Altea.

«Certo che sì, è la nostra informatrice.» poi rivolgendosi alla ragazzina «Non avevo tue notizie da un po'. Ho temuto che fossi morta»

«Mi hanno risparmiato» rispose con disgusto. 

Eos posò il suo sguardo limpido su Alyah «Sono uscita per cercarvi. Conosco i cunicoli segreti, voglio aiutarvi a liberare Esperia»

«Veramente?» Emantus non poteva credere che una fanciulla così piccina potesse essere in grado di aiutarli.

«Calmati» Altea  redarguì il principe «Ragioniamo. Ora tu ci farai vedere il passaggio, poi ritornerai al castello. Non devi destare sospetti. Domani al tramonto noi entreremo di nascosto. Quante sono le guardie addette alle prigioni?»

«Due» rispose Eos sicura.

«Bene. Dobbiamo rubare le chiavi. Loro ne sono in possesso?» 

Eos annuì. Ad Altea quella piccola piacque subito. Era una creaturina pelle e ossa con una tempra indomabile. Rivedeva molto di sé stessa in quello sguardo.

«Come faccio?» Eos non dubitò un secondo che quello fosse il compito a lei assegnato perciò si stupì quando un cavaliere si fece avanti.

«Ci penso io» si offrì Araxe  «Stanotte entrerò con lei ed attenderò nel cunicolo»

«Possiamo farcela?» chiede insicuro Emantus.

«No. È un suicidio»  sospirò Altea «Se qualcosa va storto Araxe è il primo a morire. E poi si accorgeranno subito della nostra presenza. Non possiamo combattere contro un esercito intero»

 «Non è detto. Se io e i miei uomini creiamo un diversivo dall'esterno?» Fides stava elaborando un piano velocemente, si voltò verso un suo compagno e gli fece cenno.

Il soldato comprese subito la muta richiesta «Abbiamo ancora due catapulte nascoste nei boschi e gli archi»

« Altea» continuò Fides «ti basta?»

«Sarà sufficiente» poi rivolgendosi ad Eos «Vieni. Spiegaci come entrare nelle prigioni» e uscirono nuovamente in direzione del castello. 

All'interno del rifugio persino gli anziani più coraggiosi si erano offerti di appoggiare i soldati.

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Il sole sulla pelle era caldo nonostante sferzasse un vento freddo.

La stanchezza e il sonno pesavano sul corpo di Tmolus che decise di fare una sosta per riposarsi. Avrebbe tanto voluto accendere un fuoco ma il nemico lo avrebbe notato. Picchiò le mani sulle braccia per scaldarsi e far circolare il sangue. Ormai il fiume doveva essere vicino! Eppure non sentiva lo scroscio dell'acqua. 

E se aveva sbagliato strada? Il sonno vinse sui suoi pensieri. Fu il cavallo a svegliarlo con un nitrito.

«Cosa c'è amico mio» gli accarezzò il muso cercando di calmarlo «Temevi che non mi sarei più svegliato?»

Il destriero continuava ad essere nervoso e a scalciare. Tmolus notò in cielo uno stormo di uccelli passare, le loro grida erano piene di sofferenza e timore.

C'era qualcosa che non andava. Improvvisamente avvertì odore di bruciato. Non ebbe nemmeno il tempo di allarmarsi che vide le fiamme lambire gli alberi.

Salì in groppa al cavallo, ma questi quasi subito si impennò disarcionandolo. Si trovò ad arrancare in un dirupo. Scivolò. Cercò di puntare i piedi e di alzarsi. Continuava a scivolare.  Poi sentì il rumore di qualcosa che si rompeva. Ghiaccio. Aveva trovato il fiume. Mentre cadeva inerte nell'acqua ghiacciata, prima di chiudere gli occhi, vide sopra di lui un drago. Poi tutto divenne buio.

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I ribelli lavorarono per tutto il giorno per preparare al meglio le loro armi. Sapevano che sarebbero morti nell'impresa ma lo facevano per i loro figli: dovevano avere un futuro migliore in cui sperare.

Eos avvisò Esperia del piano di evasione e della presenza di Araxe nel cunicolo. Le parlò poi di sua sorella e della leggenda che gli aveva raccontato Araxe. Esperia incredula osservava la parete di fronte a lei senza vederla realmente. Ho una sorella! Non era frutto della mia immaginazione! Quel giorno vidi realmente Crise stringere tra le braccia una bimba! Mia sorella! 

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Il sole tramontava.

«Buona fortuna. Che la Dea vi accompagni» Alyah salutò i cavalieri preoccupata sia per la loro sorte che per il viaggio che l'attendeva.

Teti l'abbracciò «Stai attenta» aveva discusso col suo comandante per quella scelta. Avrebbe voluto stare accanto ad Alyah e proteggerla, ma non gli era stato concesso. Per la prima volta, dopo quasi dieci anni, doveva lasciarla sola. 

Alyah, con i feriti, i bambini, le donne e i vecchi, iniziava il suo cammino verso il castello del Mago. Con la speranza che Tmolus vi fosse giunto incolume e che qualcuno gli andasse incontro. 

Poco dopo anche Altea ed Emantus uscirono dal nascondiglio dirigendosi verso il castello nemico. Fides con le sue truppe si preparò ad effettuare il breve attacco alle mura. Il rifugio dei sopravvissuti rimase così vuoto.

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«Siete qui?» un sussurro nel buio.

Araxe allungò la mano sfiorando il braccio di Eos. Lei si sedette accanto a lui.

«Tutto bene?» chiese il guerriero.

«Le due guardie sono appostate come al solito. L'uomo più tarchiato porta le chiavi legate in vita» rispose lei mentre si immaginava le espressioni sul viso di Araxe. Era troppo buio per poterlo vedere e di questo si rammaricò subito. Era la prima molta che le capitava di incontrare un uomo con un viso tanto bello. Mentre percorrevano il cunicolo a ritroso si era premurato che lei non inciampasse nei detriti, inoltre si era preoccupato riguardo alla sua salute. Se avesse fame o si sentisse troppo affaticata. Eos aveva scordato che al mondo potevano esistere uomini gentili.

«Sei stata bravissima. Quando uscirò da qui rimarrai ad attendere Esperia per portarla fuori» il cavaliere ammirava questa giovane ragazza, doveva aver vissuto esperienze terribili all'interno del castello eppure non era fuggita. Era restata aggrappata alla speranza di un futuro migliore, che lei stessa stava costruendo grazie al suo coraggio. 

La catapulta scagliò la prima pietra che colpì una delle torri.

Quello era il segnale.

Eos non ebbe il tempo di spaventarsi per il rumore che Araxe corse fuori dal nascondiglio risalendo le scale. Riuscì a disarmare e uccidere il primo cavaliere cogliendolo di sorpresa ma non fu così fortunato con l'energumeno che possedeva le chiavi. Soffiò stizzito come un gatto quando si ritrovò davanti quell'omone ringhioso.

Grazie alla sua agilità innata, Araxe riuscì a deviare facilmente diversi fendenti. Sapeva di essere svantaggiato in uno scontro corpo a corpo, vista la forza bruta dell'avversario. Giocando d'astuzia riuscì a disarmarlo ma il rumore della lotta aveva aveva attirato dei curiosi, vide giungere  altre due guardie.

Altea  era entrata nei passaggi sotterranei del castello. Eos ora riusciva a sentire i passi. Attese col cuore in gola.

Araxe deviò il fendente della prima guardia che lo raggiunse, si spostò leggermente sulla destra per intercettare la lama della seconda quando l'energumeno lo colpì ai reni con un pugno. Perse l'equilibrio accecato dal dolore e la lama penetrò nel fianco scoperto. Il freddo metallo attraversò la carne aprendo uno squarcio.  Nel cadere a terra riuscì a staccare le chiavi  e le lanciò in direzione di Eos che era apparsa sulle scale proprio in quel momento.

Eos le raccolse subito e si voltò in lacrime per raggiungere la cella di Esperia. La guardia tentò di rincorrerla ma Araxe si era rialzato in piedi e l'aveva colpita ad un braccio. L'altro cavaliere a quel punto colpì con un calcio Araxe alla gamba, il suo urlo riecheggiò tra le pareti. L'energumeno raccolse la spada per terminare la sua opera ma non vi riuscì: la sua testa rotolò per i gradini fino ai piedi di Eos, che l'osservò senza provare nulla.  Esperia si coprì la bocca, per tacere un urlo, e voltò lo sguardo. 

Altea aveva udito i rumori dello scontro riecheggiare tra le pareti, decise quindi di deviare il suo percorso nei cunicoli, fino a giungere al corridoio che portava alle prigioni. Con due colpi ben assestati sconfisse anche le altre guardie e si avvicinò preoccupata all'amico.

Dalla ferita sgorgava un rivolo di sangue che andava espandendosi sulla casacca. Nonostante il dolore il guerriero le regalò il suo solito sorriso impertinente prima di perdere i sensi.

Khael li raggiunse e senza proferir parola si caricò sulle spalle l'amico sparendo nel cunicolo che portava all'esterno del castello. Dopo appena un paio di metri incrociò il principe Emantus, finalmente era riuscito a liberarsi dal combattimento che imperversava fuori dalle mura, e Teti lo seguiva a ruota. 

Altre guardie stavano giungendo nelle prigioni. Il tempo utile per la fuga si stava riducendo sempre più. Con le dita tremanti Eos fece scattare la serratura della prigione e venne avvolta dalle calde braccia della principessa che le mormorò «sei la creatura più coraggiosa che sia mai esistita in questo mondo»

Nonostante la paura, la battaglia che imperversava alle sue spalle, Eos si sentì protetta come non le capitava da tempo immemore. Non riceveva un gesto di affetto da quando era morta la madre.

Emantus apparve all'ingresso del cunicolo e rimase senza fiato quando vide la sua dolce Esperia. Quando gli occhi di lei incontrarono i suoi capì che il mondo aveva ripreso a ruotare nella direzione corretta.

Teti apparve dietro di lui e si lanciò immediatamente su per le scale dove sentiva il clangore delle spade.

Esperia, in lacrime, riuscì ad abbracciare il suo amore. Non parlava, i singhiozzi la soffocavano. Emantus la strinse forte. Come era dimagrita, ed era anche piena di lividi! Si sentì male a vederla così sofferente. La baciò dolcemente e le guardò il viso rigato di lacrime: era sempre bellissima. Ed era la sua Esperia, sana e salva.

«Dobbiamo andare!» urlò Altea scendendo di corsa i gradini.

Teti raggiunse Eos e le prese la mano decisa a non lasciarla finché non sarebbero arrivati al castello del Mago, al sicuro. Velocemente tutti ritornarono sui loro passi.

Michael ed Aron erano rimasti di guardia all'ingresso, uccidendo chiunque si accorgesse della loro presenza. Videro Khael apparire dal cunicolo sorreggendo Araxe e temettero subito il peggio. Il viso del guerriero era livido.

Non dissero nulla e aiutarono l'amico a caricarlo sul proprio cavallo.

Poco dopo Teti apparve accompagnata da Eos, con un cenno di assenso tranquillizzò i due guerrieri sull'esito della missione. 

Anche gli altri infine li raggiunsero.

Lo spettacolo che videro fu atroce: il terreno dove si erano battuti Fides e le sue truppe bruciava in diversi punti, i morti erano a centinaia e le guardie nemiche trafiggevano con le spade i sopravvissuti. Dall'oscurità, ferito e con pochi soldati, giunse Fides.

«Andiamo in ritirata» disse guardando Altea salire sul proprio cavallo. 

Altea non sapeva che ordini dare. Si guardò attorno, sfiduciata, cercò lo sguardo di Aron. L'unica speranza era una corsa suicida. Aron capì cosa lei stesse pensando e le fece cenno di spronare i cavalli.

Iniziarono così una corsa verso morte certa. Cercarono di tenere la principessa ed Emantus al centro del gruppo, per proteggerli.  

Erano ormai accerchiati e impossibilitati a fuggire quando un drago azzurro solcò il cielo, superò i guerrieri di Altea e si diresse verso il castello. I cavalli dei nemici si imbizzarrirono aprendo uno spiraglio e i guerrieri si lanciarono al galoppo.

Dalla direzione in cui stavano scappando videro giungere delle truppe, numerose. La speranza li abbandonò completamente. Non sarebbero sopravvissuti.

I soldati avanzavano spediti e loro gli stavano proprio andando incontro.

Uno di questi alzò la spada ed urlò «Per Muir! Per la libertà!»

Altea riconobbe subito Tmolus, quindi i soldati dietro di lui erano i guerrieri del Mago. Il buon Tmolus ce l'aveva fatta!

Fermò il proprio cavallo accanto a quello di Altea e lo fece voltare. I soldati gli passarono accanto correndo verso il nemico da fronteggiare. 

«Seguitemi! Vi condurrò al castello. Abbiamo già incontrato Alyah strada facendo ed ora si trova là al sicuro. Sbrighiamoci! Siamo pochi e dobbiamo già battere in ritirata!» il suo sguardo perse lucentezza appena vide Araxe privo di sensi sul cavallo di Khael.  

Fece cenno a tutti di seguirlo.

Cavalcarono tra i boschi e superarono il fiume guadandolo in un punto meno profondo. Giunsero ai monti. Notarono che non vi era un passaggio dove Tmolus li aveva condotti, ma solo rocce.

Tmolus fermò il cavallo a dedita distanza e fece segno agli altri di fare lo stesso.

«Tmolus...  il castello?» chiese Altea 

«E qui!» le rispose con un sorriso tirato.

La roccia scomparve davanti ai loro occhi e al suo posto un ponte levatoio si aprì. Entrarono sconcertati guardandosi attorno. Era dunque questo il castello del Mago!

Alyah uscì correndo da una porta secondaria del palazzo. Si fermò vicino al cavallo di Emantus indecisa su come comportarsi. Esperia la guardò negli occhi. Scese da cavallo ed aprì le braccia accogliendola.

Avevano tante cose da dirsi. Tanti dubbi da condividere. Ma in quel momento era più importante distruggere quel muro che gli altri avevano creato con le loro bugie. 

E il pianto era la miglior cura per i loro cuori.



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