I guerrieri di Whok
Disarmati, legati e bendati, Emantus, Kahel, Michael, Aron, Fides e il Mago vennero condotti da i guerrieri verso una destinazione sconosciuta.
Bruscamente furono fatti fermare da mani poco gentili.
«Sbendate il Mago!» urlò rabbiosa una voce femminile.
La benda cadde a terra e il Mago si coprì gli occhi con le mani finalmente libere, pian piano si abituò alla luce e guardò la fanciulla che gli era di fronte.
La sua pelle era chiara quanto quella lunare, gli occhi verdi lo fissavano divertiti. I capelli rossi erano legati in una lunga coda e lasciavano scoperte due orecchie a punta.
Il Mago fece un inchino, non si aspettava di incontrarla in queste terre. Il suo popolo viveva al Nord tra i ghiacciai. «Principessa Zillia, quanto tempo»
«Slegateli! Il Mago è un mio caro amico» ordinò con la sua voce musicale, sorridendo ancora amabilmente al Mago.
I guerrieri si guardarono attorno stupiti. Si trovavano in una foresta. Dall'alto scesero delle scale di corda e improvvisamente la piccola radura si riempì di persone. Fides alzò gli occhi al cielo ma non scorse nulla a parte rami e foglie. Eppure dovevano portare da qualche parte. Un elfo lo aiutò ad alzarsi e gli suggerì di salire i gradini fluttuanti. Anche gli altri guerrieri fecero lo stesso. Raggiunsero una piattaforma e rimasero bloccati a bocca aperta. Intorno a loro si diramavano diverse pensiline, come minuscole stradine tra i rami. Altre scale a corda penzolavano sopra le teste e portavano a della capanne costruite sulla cima degli alberi, la loro forma ricordava i nidi dell'uccello tessitore. Era un vero e proprio accampamento mimetizzato, e abitato, in perfetta armonia da elfi ed umani.
Seduti, davanti ad un caldo fuoco, vennero così a conoscenza degli ultimi avvenimenti del castello di Whok. L'assedio era durato meno di un giorno, la potente maga Chimera aveva sbaragliato le difese con i suoi poteri. I regnanti erano stati fatti prigionieri, di loro non si seppe più nulla. I nobili erano stati trasformati in burattini obbedienti al servizio della maga. Gli abitanti sopravvissuti incontrarono il gruppo di Zillia mentre cercavano di mettersi in salvo.
Il popolo di Zillia viveva pacificamente su al nord, nei ghiacciai confinanti con le terre di Re Arge. Inizialmente non avevano riscontrato problemi con questa nuova convivenza. Non era la prima volta che gli umani si avvicinavano tanto ai loro territori. Ma questa volta fu diverso.
La presenza di Re Arge, in qualche modo, influì sul clima. Gli imponenti ghiacciai si stavano sciogliendo.
Zillia decise quindi di intraprendere un viaggio per trovare una soluzione al problema. Tra gli umani risiedevano diversi saggi e maghi. Ma appena uscita dalle loro terre si ritrovò in un mondo in conflitto, completamente diverso da come lo ricordava.
«Come mai vi conoscete?» chiese Emantus al Mago.
«Eravamo amici d'infanzia» rispose questi sotto lo sguardo divertito di Zillia.
«Scusate... ma la principessa sembra essere molto giovane mentre voi Mago...» face notare Michael.
Il Mago scoppiò a ridere. «La ragazzina ha ben centododici anni!»
«Cosa?» urlarono in coro i guerrieri fissandola.
«Sono un elfo! Il mio ciclo di vita è completamente diverso dal vostro» rispose Zillia «Ma ora basta parlare di queste sciocchezze! Chimera ha lasciato il castello, e due aquile sono partite da Flumes in direzione di Muir qualche giorno fa. I miei informatori hanno detto che hanno già fatto ritorno ai nidi... Allora? Cosa ci chiedono di fare le principesse? Attacchiamo il castello?»
«Per ora dobbiamo solo attendere, aspettiamo un messaggio delle nostre principesse» disse Emantus.
Zillia sbuffò prima di sparire velocemente tra gli alberi.
· • —– ٠ ✤ ٠ —– • ·
Una distesa bianca accolse i ribelli al loro risveglio. Il sole era coperto dalle nubi, si preannunciava una bufera di neve.
Zillia raggiunse il Mago e i cavalieri di Muir nell'abitazione loro adibita.
«Buongiorno!» Zillia entrò nella camera con delle pagnotte fumanti «Queste sono fatte con radici e frutti di bosco. Sono molto proteici»
Fides ne prese uno in mano, la studiò attentamente per accertarsi della sua commestibilità, gli diede un morso indeciso «Buono»
«Allora attacchiamo?» chiese Zillia
«Calmati, dobbiamo attendere notizie delle due principesse» le ricordò il Mago.
«Aspettare... e se loro non trovano il modo di mandarvi un messaggio? Chimera non starà lontana a lungo dal suo castello! Dobbiamo attaccare ora!»
«Siamo troppo pochi... si è vero possiamo anche riuscire a porre sotto assedio il castello, ma poi lei tornerà e non saremo in grado di fronteggiarla.» le fece presente Michael.
Zillia incrociò le braccia e ammutolì.
Era pomeriggio inoltrato, e la bufera stava finalmente esaurendo, quando iniziò a suonare la campana di allarme.
Tutti uscirono dalle loro case armati, ma Zillia calmò gli animi con un semplice gesto della mano. Non c'era da preoccuparsi, era solamente un'aquila di Flumes.
Emantus, Michael, il Mago e gli altri scesero velocemente dagli alberi e si diressero verso il volatile che con un grande sbatter di ali stava atterrando.
Zillia ispezionò attentamente l'animale e infine trovò la custodia dei messaggi, ne estrasse due lettere: una era indirizzata a lei, l'altra ad Emantus.
Fece portare l'animale al riparo e lo rifocillò, si diressero verso la casa sull'albero. Si sedettero e Zillia iniziò a leggere la propria missiva:
«Quel ragazzino ne inventa una al giorno» disse Zillia rigirando la pietra tra le mani. Aveva conosciuto Ermes dopo uno sgradito incontro con i cavalieri di re Arge. Si erano rifugiati nel bosco ed erano caduti in una delle sue trappole. Il terreno sotto di loro si era aperto facendoli precipitare come pesci in una rete. La mente di quella piccola peste era qualcosa di incredibile, era certa che l'avrebbe aiutata. Invece, alla fine, si era ritrovata lei tra i boschi a gestire questo gruppo scalcinato per fronteggiare i conquistatori di queste terre. Centododici anni ed era stata rigirata da una pulce in pubertà. Questa cosa la divertiva moltissimo.
Kahel porse al principe, che aveva terminato la lettura , la ciotola dell'acqua calda. Immersero la pietra. Questa si illuminò di luce propria e assunse un colorito roseo.
· • —– ٠ ✤ ٠ —– • ·
Esperia osservava da molto tempo la pietra che teneva in mano. Era seduta accanto alla sorella. La pietra emise una fievole luce rosa.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro