Cerbero
Crise era nel pieno della pubertà quando si innamorò per la prima volta. Fu un sentimento travolgente e distruttivo. Perse interesse anche negli studi. Contava solo lei. La giovane e delicata Amaltea. Era giunta da un paio di mesi a Muir con la Sacerdotessa Madre del suo Culto. Erano le Sacerdotesse del Tempio di Ghiaccio e, da quando Re Arge aveva conquistato quelle terre, il suo popolo era stato costretto a trasferirsi oltre i monti al confine con i territori di Flumes. Avevano abbandonato il Tempio con profondo dolore.
Amaltea rimase un ciclo completo delle due lune, poi si congedò a malincuore dal suo amato.
Crise non la rivide mai più. Quando Re Arge espanse il proprio dominio le Sacerdotesse del Tempio di Ghiaccio furono sterminate.
Ciò che non seppe mai fu che Amaltea fosse incinta quando partì.
Partorì il bambino mentre fuggiva dai soldati. Nascosta, da sola nel bosco, trattenne le urla di dolore mentre spingeva. Ancora tremate, e sfinita per lo sforzo, strinse a sé il piccolo e riprese a camminare senza una meta.
Raggiunse la costa, con le sue acque gelide, e lì vi trovò un gruppo di superstiti che viveva nelle baracche. Insieme a loro vi erano anche diversi soldati disertori, di entrambe le fazioni. Venne accolta e rifocillata. In quel luogo il passato veniva dimenticato, si cercava di sopravvivere aiutandosi a vicenda
Amaltea rimase con loro finché Cerbero non fu abbastanza grande per viaggiare. Si congedò da quella nuova, e calorosa famiglia, e intraprese il cammino che la riportò al Tempio di Ghiaccio. Era convinta che la dea la stesse richiamando, per questo decise di tornare nella sua terra natia. La dea l'avrebbe protetta contro Re Arge. Non doveva temerlo.
Voleva rifondare il Culto. Questo era l'unico pensiero che l'aveva tenuta in vita.
Cerbero era molto piccolo quando incontrò Re Arge per la prima volta.
L'imponente Re era inginocchiato tra le colonne di ghiaccio, concentrato in una preghiera silenziosa davanti alla statua della dea. Alzò lo sguardo limpido su di loro e a Cerbero parve di vedere l'universo nascere e morire in quelle pupille.
Ancora oggi prova la stessa sensazione quando lo guarda.
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Cerbero era seduto davanti ad un tavolo su cui era posta la mappa del regno. Piccole navi in legno erano posizionate intorno all'isola di Muir. Sorrise al pensiero di aver quasi raggiunto il suo obiettivo. Sua madre sarebbe stata fiera di lui.
«Sua eccellenza» un soldato scostò la tenda dell'ingresso fermandosi sull'attenti. Cerbero gli fece cenno di continuare a parlare «i cavalieri di scorta sono pronti»
«Ottimo» Cerbero appoggiò il calice di vino, che stava sorseggiando, e si avvicinò al letto nascosto da pesanti tendaggi «mia Signora, è giunto il tempo di congedarci»
Una figura scese dal letto e alzò il cappuccio del mantello nascondendo il viso «Sentirai la mia mancanza?» chiese con voce suadente.
«Moltissimo» rispose Cerbero baciandole la mano «Conto su di Voi»
«Non vi deluderò» disse lei mentre seguiva il soldato fuori dall'accampamento.
Cerbero sorrise soddisfatto. Ogni pedina era posizionata dove doveva essere. Le due principesse presto sarebbero state nelle sue mani.
La rinascita del Tempio di Ghiaccio era quasi completa. Sua madre sarebbe stata fiera di lui. Era invecchiata in questi anni, sola nel Tempio della sua dea. Cerbero era troppo piccolo per comprendere i discorsi avvenuti quel giorno lontano, l'unica cosa che gli rimase impressa fu il volto pallido della madre dopo aver conversato con Re Arge. Da allora lei non fu più la stessa.
L'unica cosa che chiese al figlio, diventato uomo, fu di condurre le due principesse di Muir al Tempio. Perché doveva estirpare il loro cuore per far rinascere la dea.
Cerbero desiderava portargliele in dono. Voleva anche rivedere l'uomo imponente, che lo aveva accolto, ritornare a sorridere. Lui desiderava le due fanciulle più di ogni altra cosa e Cerbero avrebbe accontentato entrambi.
Venerava Re Arge più di quanto avrebbe mai amato il suo padre biologico. L'imponente imperatore aveva aperto le porte del suo castello ospitandoli. Aveva dato al piccolo libero accesso all'enorme biblioteca e condiviso con lui le sue immense conoscenze.
Cerbero doveva tutto al suo Re.
Non l'avrebbe deluso.
Molto presto avrebbe visto nuovamente l'universo risplendere in quelle pupille.
Attraverso i ricordi di Cerbero scorgiamo finalmente Re Arge. Chi è costui? Che uomo si cela dietro questo nome? Come può essere ancora vivo dopo tutti questi anni di guerra?
Vi ha stupito scoprire che è figlio del Sacerdote Crise?
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