Veracruz
12 febbraio, 16:59 (ora locale)
“Ho detto di non chiamarmi! Sto aspettando una telefonata importante.”
“Chissà perché signorina, credo che sia questa la chiamata importante che sta aspettando.”
“Alec, grazie al cielo! Dove sei?”
“Siamo in taxi. Saremo lì tra dieci minuti.”
“Allora scendo!”
“No resta in camera. Così potremmo parlare in pace.”
17:24
“Sei in ritardo!” Disse isterica Izzy aprendo la porta. Alec non ebbe nemmeno il tempo di aprire bocca che fu travolto dall'impeto con cui la ragazza gli lanciò le braccia al collo.
“Ciao Izzy.” A quelle parole Izzy si irrigidì tra le braccia di Alec. Sì scostò lentamente da lui e fissò chi aveva parlato.
“Magnus?!
Che ci fai tu qui?! Non volevo smuovere tutta la ex CIA solo per una cosa che forse non è poi così grave…” si vedeva che non ci credeva nemmeno lei. Si allontanò dai coniugi senza dirgli di accomodarsi dirigendosi direttamente al mini bar. Lo aprì ed estrasse una boccettina di liquido ambrato. Svitò il tappo con un movimento fluido e ne ingollò due sorsate. Fece un respiro profondo e tornò a guardare i due uomini che erano rimasti sulla soglia.
“Non state li impalati come degli stoccafissi. Volete entrare o no?! Non ho mica tutto il giorno! I miei nervi non possono resistere ancora a lungo!”
“Dicci tutto. Non tralasciare nulla anche se lo reputi poco importante.”
“Simon era partito per lavoro, due settimane a Sharm el-Sheikh. Avevamo appuntamento qui, ci saremmo trovati in questo hotel per passare un po' di tempo insieme, sapete, per San Valentino… aveva detto che si sarebbe liberato in tempo. Volevo fargli una sorpresa, passarlo a prendere all’aeroporto, mi aveva detto il volo che doveva prendere così sono andata a prenderlo. Il volo è arrivato e di lui nessuna traccia. Ho aspettato cinque ore in aeroporto, pensano che magari avesse perso l'aereo oppure gli avevano smarrito le valige ed era in coda al servizio clienti per andarsi a lamentare ma dopo cinque ore… deve essergli successo qualcosa! Così ti ho chiamato e dopo aver aspettato ancora due ore, lo so mi avevi detto di andare subito all'hotel ma… se fosse arrivato? E sono tornata in hotel ad aspettarti o meglio ad aspettarvi. E voi siete pure arrivati in ritardo! Ma come avete potuto far aspettare una ragazza angosciata! Sentitevi pure in colpa! Si! Entrambi voi.”
Alec ignorò quel commento, non si lasciò scalfire dalle sue parole. Sapeva bene che era la paura a parlare.
“Izzy concentrati. Cosa ci è andato a fare Simon a Sharm el-Sheikh?” forse la risposta la sapeva già ma ciò che non sapeva era quanto Izzy credeva di sapere.
“Era in missione, doveva incontrare un informatore, per dei dati riguardanti qualche possibile attacco Hacker. Non so i dettagli. Me li avrà anche detti ma alle volte sembra parli cinese!”
“Tu sai del suo lavoro?”
Era abbastanza sorpreso di questo. Insomma non è mica così facile confessare alla fidanzata che si è una spia soprattutto visto che si conoscono da appena sei mesi!
“Io ero tranquilla, mi aveva detto che sarebbe andato con Magnus…”
“Aspetta, come hai detto?”
Alec non sapeva come reagire. Rimase impalato a cercare una risposta. Perché non gli aveva detto niente? Si erano promessi niente più bugie e adesso questo!
“A Simon serviva aiuto. Ha detto che se lo voleva portare dietro solo come precauzione, per farmi stare tranquilla ma diavolo avevo capito che mentiva! Stupida! Stupida! Stupida! Perché lo hai lasciato partire?! Perché?! Magnus perché non sei andato con lui?”
Alec lanciò uno sguardo omicida al marito.
“Tu sapevi!” Lo accusò Alec avvicinandosi minaccioso di un passo.
“Tu lo sapevi e non mi hai detto niente! Ed eri coinvolto anche tu!”
“Io non ero coinvolto proprio in niente! Simon non mi aveva detto il suo piano, diceva solo che lavorando come spia in quella compagnia di computer doveva incontrare una fonte. Niente di preoccupante. Gli servivo solo perché in due si è più sicuri e poi lui non se la cava poi così bene con l'arabo. Gli serviva un interprete. O almeno questo è ciò che ha detto a me.”
“Dovevi dirmelo!”
“Non volevo che ti arrabbiassi cosa che a quanto pare è successa lo stesso. Come vedi non sono andato, sono rimasto al sicuro a New York a cercare una badante per i nostri animali. Perché parlarti di una cosa che non avrei fatto?”
“Se fossi andato con lui adesso non saremmo qui, non ci dovremmo imbarcare in una missione pericolosa in cui forse è in ballo la vita del tuo migliore amico! Da quando hai cominciato a nascondermi le cose? O forse non hai mai smesso…”
“Quindi dovevo andare con lui? Lasciarti per un mese per fare da interprete a Simon? Ho scelto tra andare in missione sotto copertura in territorio straniero e vivere potenziali avventure con il mio migliore amico e restare a casa con te! Ho scelto te Alec perché ci eravamo promessi che avremmo chiuso con quella vita! Che altro vuoi da me?”
“La sincerità ma a quanto pare è un concetto che ancora ti è estraneo.” Disse freddamente Alec restando a braccia conserte fissando la reazione del marito.
“Piccioncini?! Se volete una seduta di coppia non mi sembra questo il momento più opportuno, sapete… mi è scomparso il fidanzato!” urlò le ultime parole facendo zittire i coniugi che la fissarono, senza parole per qualche attimo. Magnus fu il primo a parlare.
“Scusaci Izzy. Cosa vorresti che facessimo?”
“Magari trovare il mio ragazzo?!” Disse sarcastica facendolo ammutolire nuovamente.
“Dobbiamo partire per Sharm el-Sheik! Prendere il primo volo e andare sul luogo della scomparsa!” afferrò la cornetta che era sul comodino e la avvicinò all'orecchio.
“Mi chiami un taxi per favore.”
“Izzy non possiamo partire alla cieca e andare in un’altra nazione. Sharm el-Sheik, ti posso assicurare, non è di certo una piccola città. Non lo troveremo mai senza un minimo di restringimento dell’area di ricerca. Abbiamo bisogno di più tempo. Fare un piano d'azione e poi prendere un taxi per l'aeroporto.”
Alec le aveva bloccato il braccio. Non sarebbe servito a nulla partire adesso. Dovevano avere più informazioni.
“Abbiamo perso già abbastanza tempo!”
“Ne perderemmo ancora di più se apertissimo adesso.”
“Signorina? Signorina tutto bene?” la voce del receptionist fuoriuscì fioca dalla cornetta che Izzy teneva ancora sollevata.
La ragazza tentennò ancora pochi istanti, scrutando il volto del moro che le stava a pochi centimetri di distanza.
“Sì tutto bene. Non ho più bisogno del taxi. Ho deciso di trattenermi ancora un po' qui. Grazie lo stesso e buon lavoro.”
“Si figuri signorina. Buona serata.”
“Da dove volete cominciare?”
“Hai un telefono con cui vi tenevate in contatto?”
“Pensi che non abbia già provato a chiamarlo?!” era arrabbiata.
Pensava che quei due non la volessero aiutare. Come se non si stessero impegnando abbastanza. Forse aveva sognato troppo. Credeva che sarebbero arrivati e tirando fuori un computer avrebbero ritrovato Simon nel giro di un attimo. Troppi film e troppe illusioni.
“Sono certo che tu lo abbia chiamato infatti non è questo quello che volevo fare. Me lo potresti dare per favore?”
Magnus le diede le spalle avvicinandosi nel punto in cui aveva lasciato il borsone. Fece scorrere la zip e ne tirò fuori un computer spesso e compatto. Izzy rimase a fissarlo imbambolata per un secondo fino a che Alec non le toccò lievemente il gomito ricordandole del telefono.
“Sì, certo.” Lo estrasse dalla tasca e lo porse a Magnus che, nel frattempo, si era accomodato al tavolo che si trovava al centro della stanza. Prese il telefono e mentre lo smontava per estrarre la sim cominciò a spiegare la magica arte della localizzazione.
“Un telefono usa e getta. Furbo Simon. Allora grazie al numero di telefono e a questo fantastico programma inventato da Simon localizzeremo dove è stato usato per l'ultima volta questo telefono.”
“Ma Simon mi ha detto che questo telefono era sicuro perché irrintracciabile.”
“Per gli altri ma non per noi.” Le lanciò un sorriso rassicurante. Lo avrebbero trovato.
“Ho lanciato il software che sta cercando, in tutto il mondo, a quale ripetitore telefonico si è agganciato il telefono. Potremmo tracciare un percorso e vedere quale è stato l’ultimo luogo in cui è stato.”
“L’ultimo luogo in cui è stato il telefono…” lo corresse Alec.
Non voleva dare false speranze a Izzy. Molte volte nei rapimenti lanciavano il telefono fuori dai veicoli oppure li mettevano in un camion della spazzatura per sviare le ricerche. Non ci si poteva affidare solo a quello e Izzy doveva sapere.
Per quelle parole si beccò un'occhiataccia dal marito.
“Questo restringerà il campo di ricerca giusto? Mentre aspettiamo io prenoto i biglietti per l’aereo…”
“Trovato! L’ultimo accesso è avvenuto… 24 ore fa. Vicino all'aeroporto internazionale di Sharm el-Sheik.”
Izzy al suo fianco sbiancò.
“24 ore?! Potrebbe essere ovunque! Potrebbe essergli successo di tutto!” cominciò a respirare affannosamente, le tremavano le mani mentre cercava di nuovo di riaprire la boccetta di Whiskey da cui aveva bevuto prima. Alec le bloccò le mani, sfilandole la bottiglietta. La strinse a sé e lei, dopo un attimo di protesta si lasciò stringere da lui, abbandonandosi tra le sue braccia. Per un monto Alec temette che fosse svenuta ma un suo singhiozzo lo fece ricredere.
“Lo troveremo. Non è ancora detto che sia finita, noi spie abbiamo ancora qualche asso nella manica.”
Le accarezzò i capelli per rassicurarla. Izzy restò così, con il volto completamente nascosto contro il suo petto.
“Magnus lancia l'Occhio. Voglio una ricerca a tappeto in tutta Sharm el-Sheikh!”
“Ai suoi ordini capo.” Disse Magnus cominciando a battere sui tasti.
Quelle parole gli fecero venire in mente quando lavorata come spia. Si sentiva in colpa per l’eccitazione che provava nella caccia all'uomo che stavano facendo, perché chi stavano cercando non era un trafficare di droga o un mercenario. Era Simon, un amico, non un perfetto sconosciuto.
Scosse la testa scacciando il senso di colpa e l'eccitazione. Con il senso di colpa funzionò, con l’eccitazione neanche a pagare!
Izzy si liberò dall'abbraccio e con sommo stupore, Alec notò che la ragazza aveva gli occhi asciutti (doveva ammetterlo, credeva che Izzy si fosse sciolta in un pianto liberatorio invece… neanche una lacrima. Aveva sottovalutato i nervi saldi di quella ragazza!) e una tenacia che aveva visto nello sguardo di pochi. Si riconobbe in lei, si somigliano più di quanto avesse mai pensato.
“Cosa facciamo adesso? Restiamo qui senza far niente finché quell’aggeggio non farà tin e tirerà fuori video di sorveglianza e immagini di Simon?”
Izzy era arrabbiata. Alec la capiva. Non sarebbe mai riuscito a stare fermo a guardare, sapere che non puoi fare assolutamente niente se non aspettare e pregare che salti fuori qualcosa di utile.
“In pratica… sì.” Rispose con cautela Magnus. Sapeva che quella ragazza era una bomba ad orologeria pronta a esplodere. Quella sicurezza non poteva durare ancora a lungo.
“Ottimo.” Si sedette pesantemente sul letto incrociando le braccia al petto. I due coniugi la fissarono per qualche minuto, in attesa della sua esplosione. Lei fingeva di non notare i loro sguardi su di sé facendo vagare lo sguardo nella stanza anche se non mancava mai di lanciare occhiate allo schermo del computer.
Nella stanza era calato un silenzio carico di attesa. Non durò molto.
“Voi due non potete volare quindi… come siete arrivati qui? A nuoto?”
Distrarre la mente per non impazzire di ansia. Astuta la ragazza.
“Beh Magnus Bane e Alexander Lightwood non possono volare ma… Harry Shum Jr. e Matthew Daddario, sì.”
“Avete volato con nomi falsi?” lo sguardo si Izzy si riempì di ammirazione.
“Aspetta… Daddario… Daddario… ho già sentito questo cognome… sembra di origine italiana… Annabeth!”
“Cosa?” Alec era confuso.
“L’attrice che ha fatto Annabeth in Percy Jackson si chiama Alexandra Daddario! Ecco perché avevo già sentito questo cognome! Siete per caso parenti, Matt?” Disse ridacchiando.
“Deve essere proprio famosa questa ragazza. Non sei la prima a chiedere a Matt se erano parenti.” Disse Magnus imitando le virgolette quando aveva nominato il falso nome del marito.
“Chi te lo ha chiesto?”
“La guardia all'aeroporto. Un ragazzo più o meno della nostra età.” Disse con noncuranza Alec non trovando per niente divertente la faccenda come, a quanto pare, facevano quegli altri due.
“Non ci credo! Davvero? E tu che hai risposto?” Izzy si era ringalluzzita, era praticamente saltata sul letto e aveva un sorriso da maniaca a trentadue denti.
“Io volevo dire che era un caso ma Magnus mi ha anticipato dicendo che ero suo fratello…”
“Dovevi vedere che faccia a fatto la guardia!” disse complice Magnus scoppiando a ridere e Izzy lo seguì a ruota.
“Per poco non gli chiedeva un selfie e il numero della sorella! Ci ha salvato la vecchietta che avevamo dietro in coda dicendogli di frenare gli ormoni perché il suo volo stava per partire!”
“Per colpa tua quasi mi slogava una spalla dalla foga con cui mi stringeva la mano!”
“Andiamo ti sei così rammollito? Una volta non ti fermavano nemmeno le pallottole e adesso ti lamenti di una stretta di mano!” Magnus gli diede una pacca scherzosa sul braccio o meglio tentò di dargli una pacca scherzosa sul braccio perché Alec lo afferrò per il polso e torcendoglielo dietro la schiena si posizionò alle sue spalle. Spinse appena il braccio di Magnus verso l'alto, non abbastanza per fargli seriamente male ma sufficiente a fargli inarcare la schiena e avvicinare il collo scoperto alle sue labbra.
“Vuoi una dimostrazione pratica del fatto che tu ti stia sbagliando, dolcezza?”
“Forse ti ho sottovalutato, lo ammetto, anche se la tu proposta è alquanto allettante…”
“Piccioncini! Il computer emette strani suoni…”
“Salvato da Skynet.”
“Quando parli Simonese perdi punti sul fascino.” Alec lo lasciò andare controvoglia lanciando uno sguardo al computer.
Le immagini scorrevano rapide sullo schermo mostrando Simon da varie angolazioni, fare colazione, prendere un taxi, usare in telefono, parlare con un uomo…
“Ferma le immagini!” quasi gridò Alec facendo spaventare sia Magnus che Izzy.
“Cosa c'è? Che hai visto?” Izzy gli si era incollata al braccio, ansiosa di capire cosa avesse colto.
“Torna indietro di tre foto, Simon stava parlando con una persona. Magari il suo contatto. Vista l’ora in cui è stata registrata questa immagine è successo dopo che Simon non è salito sull'aereo.” Magnus fece come gli aveva chiesto il marito, ma la foto non dava alcun risultato. L’uomo era di spalle.
“Sembra che stiano discutendo più che parlando…”
“Dannazione! Non lo si vede in faccia! Perché non mi ha detto chi era? Perché non gli ho chiesto con chi si vedeva così in casi del genere avrei saputo darvi maggiori informazioni e saremmo potuti andare direttamente da lui a spaccargli la faccia per fargli dire dove diavolo ha nascosto il mio ragazzo!”
“Izzy calmati! Qui nessuno picchia nessuno. Non si sa cosa stiano dicendo, magari non c’entra nulla con lui, gli ha solo tagliato la strada oppure rubato il taxi…”
“Non credo che tu abbia ragione, è sicuramente coinvolto e di certo è da ammazzare!”
Magnus rimase sorpreso dalle parole del marito e si zittì all'istante. Alec aveva lasciato la stanza uscendo sul balcone dopo aver sfilato il telefono dalla tasca e conciato a battere rabbiosamente sullo schermo.
“Ma cosa gli è preso…?” chiese ingenuamente Izzy guardando anche lei sbalordita la sua uscita di scena.
Magnus non perse tempo domandandosi quale fosse il problema. Lo aveva capito all’istante dopo aver visto il volto sullo schermo.
“Jace.” Disse semplicemente. Izzy lo guardò confusa.
“La persona con cui sta discutendo Simon è Jace.”
Izzy rimase in silenzio, forse ancora più confusa di prima.
“Io lo ammazzo! Appena lo trovo lo distruggo con queste mani.” Alec era rientrato nella stanza, nero di rabbia e per poco non lanciò il telefono dall'altra parte della stanza dalla frustrazione.
“Alec, magari non è come credi…” Izzy cercò di farlo ragionare ma le sue parole non fecero alcun effetto.
“Oh, no Izzy. È esattamente come immagino.” Le si era avvicinato, il volto a pochi millimetri di distanza. Izzy era in grado di sentire l’odore della sua rabbia. Non lo aveva mai visto così e ciò che gli lesse negli occhi la fece rabbrividire.
“Avrà avuto le sue ragioni per essere lì. Oppure si sono incontrati per caso…”
“Cosa vi è preso è? Cosa diavolo è preso a tutti voi? Cos’è vi è venuta la nostalgia dei tempi andati e avete pensato di fare una bella gita per provare di nuovo l'ebbrezza dell’adrenalina che vi scorre nelle vene? Il piacere della caccia? Beh guarda come è andata a finire! Jace non risponde e Simon è disperso. Potevi esserci tu in quella situazione adesso e io cosa avrei dovuto fare? Lo sai che non sto impazzendo solo perché so che tu sei qui a raccogliere i pezzi se mai dovessi andare in frantumi!” quelle parole le aveva quasi gridate in faccia a Magnus il quale lo aveva fissato per tutto il tempo negli occhi.
Magnus non sapeva se avrebbe aggiunto qualcosa oppure se gli avrebbe dato un pugno in faccia ma non ci pensò due volte, lo abbracciò bloccandolo tra le sue braccia impedendogli di continuare a camminare avanti e indietro. In un primo momento si aspettò di essere respinto e forse Alec lo avrebbe fatto ma al marito bastò solo stringere ancora un po'.
“Lo so e mi dispiace, dovevo dirtelo.” Sussurrò lieve al suo orecchio.
Alec non aggiunse nulla, rimase immobile, ancora stretto fra le sue braccia.
“Senti io…”
“Sta zitto Magnus. Ormai siamo qui, quel che è fatto è fatto. Adesso dobbiamo solo partire per Il Cairo.”
“Cosa?! Ma che c'entra…?” Alec gli scivolò via dalle braccia e prima che Magnus realizzasse di star abbracciando l’aria era già stato voltato verso il monito del computer.
“Perché Jace e Simon sono stati visti lì l'ultima volta.”
L’immagine sullo schermo era nitida così come il nome dell’hotel da cui stavano uscendo.
“Izzy prepara le valige, partiamo tra 10 minuti.”
“Alec dovremmo dormire un po' prima di partire…”
“Ci aspettano 23 ore di viaggio. Penso che di tempo ne abbiamo a sufficienza.”
Si guardò intorno, soffermandosi sui volti dei due che ancora lo fissavano senza parole.
“Si parte per l'Egitto. Pronti a passare il San Valentino all’insegna del mistero?” uscì di scena così, lasciando Magnus e Izzy a guardarsi negli occhi.
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