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Capitolo 23

“Piano A. Che ne dici Sebastian! Ti piace la vista da quassù?”

Magnus e Alec avevano portato l’obbiettivo nella loro stanza interrogatori: sul tetto dell'edificio. Lo stavano facendo penzolare a testa in giù dal cornicione tenendolo ognuno per una gamba.

“Avanti essere inutile. Perché ti vogliono tanto?”

“Non mi rompete i coglioni e vaffanculo al piano A. È bella. Si è davvero bella la vista da qua!” stava ridendo.

“Che ha detto?” chiese Magnus preso alla sprovvista.

“Il piano A non funziona!” rispose contrariato Alec.

“Aspetta. Dicci perché sei tanto importante o proverai come si sentono i moscerini in autostrada!”

“Va a farti fottere checca! Mi sono sempre chiesto cosa provano! Dai buttami giù! Coraggio!”

“Il piano A va ritoccato” disse Magnus rivolgendosi ad Alec.

“Appuntato! Adesso passiamo al piano B!”

“Tu hai un piano B?”

“Hiroshima, che ti ricorda?” ribatté Alec con uno sguardo furbo.

Lo tirarono su senza troppi complimenti. Lo sbatterono contro l’antenna che si trovava nel bel mezzo del tetto e lo legarono come un salame. Per coronare l’opera Alec, con del nastro adesivo, gli legò alla bocca una bomba a mano con ancora la sicura inserita.

“E questo sarebbe il piano B? Ti posso parlare un attimo?” chiese perplesso Magnus, facendo un gesto con la mano per richiamare a se il compagno mentre si allontanava per far si che lo seguisse. Alec senza staccare gli occhi dalla sua opera: far aderire bene lo scotch passando e ripassando le dita sul nastro in una carezza inquietante a due mani.

Rispose concentrato
“Ora no! Sono occupato” con in sottofondo i mugugni e strani suoni emessi da Sebastian. Fece per togliere la sicura dalla bomba sotto gli occhi sgranati dal terrore del mal capitato. Si fermò alzando gli occhi al cielo voltandosi verso Magnus il quale aveva ricominciato a parlare.

“Solo un momento ti prego. Seriamente, dico non mi diventi un po’ eccessivo?”

“Che vuoi dire?”

“Far scoppiare la testa ad uno’ Sebastian sgranò talmente gli occhi che dava l'impressione che gli sarebbero saltati fuori dalle orbite’ è un po’ eccessivo non credi?”

“Tu hai il tuo stile e io ho il mio” disse sorridente Alec come se stesse parlando di quale tecnica fosse la efficace per montare più velocemente i bianchi d’uovo e non di far saltare la testa ad un uomo. Riportò l’attenzione sulla sua vittima e rivolgendosi a lui
“Sono contento che non vuoi parlare, Sebastian, lo sai?”

Magnus si mise in mezzo e caricando la pistola disse
“Lascia che lo gambizzi un po’ vedrai che parlerà.” Sebastian tremava ormai di terrore puro. Magnus gli aveva puntato la pistola su di una coscia.

“Altro che gambe! Io voglio tutta la bestia!”

“Probabilmente lui neanche lo sa!”

“Non me ne frega niente!” disse Alec alzando la voce. La sua rabbia era tangibile.

“Come non ti frega?” si alterò a sua volta Magnus dandogli una spinta facendolo vacillare all'indietro.

“Sei un agente!”

“Ex agente e per colpa di questa immondizia noi siamo in fuga! No, è ricambiare!” Alec era fuori di se. Tentò di afferrare nuovamente la sicura ma fu fermato da un colpo al braccio da Magnus.

“Basta adesso! Sul serio!” si spintonarono e colpirono un paio di volte cercando di far arrendere l'altro. Alla fine Magnus si arrese.
“Avevo sentito storie su di te, che eri un maniaco, un sadico, io non credevo facessi tutte quelle demoniache morbosità che dicevano ma a quanto pare è vero! Eccome se è vero. Tu non sei per niente come l’uomo che ho sposato!”

“Beh se non ti vuoi sporcare le mani’ disse canzonatorio Alec con occhi da pazzo’ fatti indietro, dolcezza” e gli diede un buffetto sulla guancia sottolineando l’ultima parola con aria di sfida.

“Sei uno psicopatico” Magnus lo guardava con ribrezzo e gli si allontanò schifato da ciò che non avrebbe mai immaginato il suo Alexander sarebbe mai stato in grado di fare. Rivolgendosi all’ormai sudato, pallido e terrorizzato Sebastian

“Sei capitato male bello, questo pazzo ha perso il controllo e chi lo ferma! Io non voglio esserti complice in questo, lo fai da solo. Io mi tiro fuori!”

“Ricordati di scrivere”

“Vuoi il mio voto per il Nobel per la paranoia, psicopatico? Contaci!” Magnus se ne andò lasciandoli soli.

“Adesso sai che cosa sembri? Uno straccio sudaticcio pronto a fare bum!” dicendo ciò riavvicinò la mano alla sicura e cominciò a sfilarla molto lentamente. Sebastian stava quasi per piangere dalla paura.

“Mi dispiace…”

Sebastian comincio ad emettere suoni simili a grida di maiali al macello per dirgli di fermarsi.

“Bye bye, piccolino” cantilenò continuando a sfilare la sicura.

“Bye bye Baby” i mugugni si facevano sempre più intensi e disperati.

“Non voglio sentire” e gli strappò dalle labbra la bomba.

“Siete voi l’obbiettivo. Io dovevo fare solo da esca. Loro vi vogliono morti. Entrambi” gettò fuori Sebastian tra le lacrime.

Rispuntò Magnus affiancandosi al marito, soddisfatto per aver ottenuto le informazioni ma sconvolto per il significato delle sue parole.

“Ho un GPS nella cintura. Sanno dove siete”

“Dove sono adesso?”

“Stanno arrivando! L’ho attivato appena avete aperto la porta!”

“Sta dicendo la verità secondo te?” chiese Alec dubbioso.

“Non lo so ma, non sta piovendo e lui sta su di una pozza”

“Che schifo”

“Sebastian dolcezza, sei caduto nel tranello più vecchio del mondo.”

“Il mio piccolo contributo al controllo delle nascite. Non vorrei ci fossero dei piccoli te in futuro” tolse la sicura dalla bomba e gliela infilò nei pantaloni.

“No! Maledetto….!” E altre imprecazioni simili gli uscirono dalle labbra.

Si dimenò furiosamente per far scivolare verso terra la bomba. Quando finalmente ci riuscì e la bomba toccò terra non accadde nulla. Neanche uno sbuffo. Sebastian si rilassò e facendo un lungo e tremante sospirò disse

“Era fasulla!”

Aveva perso vent’anni di vita.

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