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Dorothy's POV:
- starai scherzando mamma? Lo conosci da due giorni! - esclamo io, contrariata.
- sì lo so ma...lo amo troppo, è bello, è ricco...in cambio della mia ospitalità mi darà i soldi per l'affitto, così potremo pagare il signor Backey e stare tranquille! Magari ci può comprare un appartamento tutto nostro, chi lo sa... - fantastica mia madre.
- Tu hai proprio perso il senno, mamma...chi ti da la certezza che quel tizio è ricco? - commento, sconvolta.
- E...beh...ovviamente, dato che questo è un monolocale...in tre temo che non ci stiamo, quindi...se tu mi lasciassi tua camera... - a quelle parole, io mi metto a ridere istericamente.
- Aspetta...mi stai davvero cacciando di casa? - chiedo io, con gli occhi fuori dalle orbite.
- Oh, su Dorothy! Hai vent'anni ormai, non sei più una bambina, hai un lavoro, te la puoi anche cavare da sola! Senza di me tu saresti persa! - a quel punto, il mio sguardo cambia, diventando da meravigliato a irritato.
- Ti ricordo mamma che io lavoro, mentre tu passi il tempo a giocare a Cenerentola... -
- Come osi parlare a tua madre in questo modo? Ti ricordo che tu sei in questo mondo grazie a me! E anche io ho diritto ad essere felice! - le parole ci stanno scivolando fuori dalla bocca senza lasciarci nemmeno il tempo di pensare, come facciamo ogni volta che litigavamo.
- Ovvio, questo non lo metto in dubbio mamma, ma almeno abbi quel poco di maturità da non farti ingannare da un bel vestito e un paio di buone maniere... -
- Ah, e così io sarei poco matura? Potrei dire la stessa cosa di te bambina mia, che ancora vivi nel mondo delle favole...ma cresci un po', e inizia a farlo da ora! Fuori da casa mia! - urla poi lei, completamente fuori di se.
Io le lancio un'ultima occhiata piena di disappunto, e lascio la cucina, dirigendomi a grandi falcate verso l'uscita.
- Ehi, ci lasci così presto, Dorothina? - sibila Greg, bello spaparanzato sul divano.
Io gli lancio una delle mie peggiori occhiate, per poi acchiappare lo zaino, il giaccone e il casco.
Esco di casa sotto la tempesta...
Perché deve sempre piovere quando stai passando dei momenti brutti?
E raggiungo il mio motorino, mi infilò il casco, metto in moto e parto.
Direzione? Beh, non conosco molte persone in grado di aiutarmi...ma penso di sapere da chi andare...e non c'è motivo di specificarlo, dato che anche voi lo immaginerete.
John's POV:
È una tranquilla serata invernale, e me ne sto beato sulla mia poltrona, sorseggiando una bella tazza di the davanti alla stufa.
Veronica è a letto, e io mi sto facendo ipnotizzare dalle forme che assume il fuoco di volta in volta.
Ad un tratto, tutta quella pace viene interrotta dal frastornante rumore del campanello, che risuona agitato come la persona che lo sta premendo.
Chi potrà essere a quest'ora?
Penso fra me e me, non avendo la minima idea di chi potesse essere.
Mi chiudo la vestaglia con la cintura, e, infilate le pantofole, vado ad aprire.
Appena apro, mi viene un colpo.
È Dorothy, fradicia da capo a piedi. Ha indosso il suo casco appannato, e grosse goccie di pioggia si schiantano frequentemente sul suo giaccone di almeno tre tagli più grande.
- Dorothy! Ma che ci fai qui? - chiedo io allarmato, aprendole la porta e levandole subito il giaccone di dosso.
- Scusami...non sarei dovuta venir qui, ma non sapevo dove andare... - risponde lei, affannata e spaesata allo stesso tempo.
- Che succede? Sei in uno stato pietoso! - dico io, abbassandomi a guardarla. Sì, non è tutta questa grande altezza. Ha i capelli legati in una crocchia malfatta e spettinata, e la matita sbavata, che cola dagli occhi con le gocce di pioggia.
- Ho litigato con mia madre, m-mi...mi ha sbattuto fuori di casa...e...insomma, non sapevo che fare e allora sono venuta qui...mi dispiace non dovevo disturbati a quest'ora, è meglio che vado... - farfuglia, in uno stato di confusione totale, ma mentre fa per andarsene, io la trattengono per le spalle.
- Ehi, non pensare di uscire di nuovo con questo trempaccio! Girare in motorino con questo tempo...ma tu sei matta! Ora ti siedi, ti tranquillizzi e mi racconti bene che cos'è successo, ok? - la tranquillizzo io, in tono dolce.
Le faccio fare una doccia, le do dei vestiti di Veronica e una coperta morbida, le faccio un the e solo quando mi assicuro che la Dorothy di sempre è tornata, decido di affrontare meglio la questione.
Ci sediamo insieme davanti alla stufa, e prendo presto parola con un colpo di tosse.
- Allora, raccontami bene che cos'è successo... - esordisco, con voce ferma e calma.
- Beh...mia madre stasera a cena ha invitato un ospite, e si è messa a cucinare un pranzo di Natale per lui...per tutto il tempo non hanno fatto altro che flirtare e sbaciucchiarsi davanti a me, e...finita la cena, questo "tipo" che non conosceva da nemmeno tre giorni, si è messo a guardare la TV nel nostro salotto, e mia madre ha iniziato a gridarmi di tutto, e a dirmi di andare via di casa per far posto a questo tipo...e...beh...eccomi qui... - risponde lei, raccontando tutto d'un fiato.
Alle sue parole, serro le labbra, riflettendo tra me e me per un po'.
Probabilmente è una di quelle tipiche litigate tra mamma e figlia, ma quando c'è un uomo di mezzo si sa, le cose si complicano eccome, quindi si, naturalmente è una cosa passeggera, ma sono certo che passerà un po' di tempo prima che gli animi si calmino.
Detto questo, ho davanti a me una ragazza infreddolita ora, che ha bisogno di aiuto ora, e non di certo tra un po' di tempo.
Sospiro, attirando di nuovo la sua attenzione.
- Beh, non ti rimane altra soluzione che trasferirti a casa mia - dico, semplicemente.
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