16
Dorothy's POV:
È passato già un mese da quell'uscita con John.
Ovviamente le cose tra noi non sono poi tanto cambiate, litighiamo spesso, e questo è dovuto ai nostro caratteri diversi, ma ai momenti brutti si accostano i momenti belli, come sempre, e per fortuna ce ne sono tanti.
Lui e Veronica mi fanno sentire amata proprio come una figlia, insieme facciamo tante cose, tante gite, tante esperienze, e Veronica ogni sera mi ripete sempre che ho riempito di colori la loro vita ormai spenta, in bianco e nero.
Lavorare è duro, ma non mi pesa, perché in casa abbiamo raggiunto la giusta armonia, ognuno di noi si è abituato all'altro, e la cosa particolare è che l'abitudine non si è trasformata in una routine noiosa.
Il mio rapporto con Robert sta crescendo, usciamo spesso la sera, andiamo quasi sempre in discoteca a ballare, ma meno durante il giorno, perché io devo lavorare e lui deve andare all'Università.
È un bravissimo ragazzo, ma è molto possessivo, e arriva pure ad essere geloso di tutti i ragazzi che mi stanno intorno, anche quelli che conosco da una vita, da molto prima di lui. O forse è proprio questo quello che gli da più fastidio.
Oggi in particolare, dopo una bellissima serata in discoteca, Robert mi ha accompagnato a casa di John in macchina.
Per tutto il tragitto non aveva detto nulla, e ogni volta che gli chiedevo come andava, lui mi accontentava con un "bene" striminzito.
Quando finalmente arriviamo sotto casa di John, lui mi apre la portiera, incitandomi ad uscire, ma io capisco che è proprio questo il momento giusto per parlargli.
- Allora...come stai? - ripeto io, insistentemente.
- Bene... - è la sua solita risposta scocciata.
- È tutto il tempo che rispondi bene...hai un'altra risposta? - alla mia domanda, lui sbuffa.
- Che cosa vuoi che ti dica, Dorothy? - si spazientisce lui.
- Solo quello che non va... - mormoro io.
A quel punto, Robert esce dalla macchina sbattendo forte la porta.
Io mi mordo il labbro, impaurita da quel suo gesto, ma decido comunque di uscire e di affrontarlo faccia a faccia.
Ha i gomiti appoggiati sul tettuccio della macchina, e le mani affondano nei suoi capelli, in un gesto disperato.
- Che cosa c'è che non va? - ripeto io, timorosa, e lui si volta verso do me, fulminandomi con lo sguardo.
- Hai pure la faccia tosta di venire a chiedermi cosa c'è che non va? Ma sei cosciente di quello che fai o no? Non eri forse tu quella troietta che si strusciava addosso a Paul? - sbotta lui, alzando la voce.
Preso dalla foga e dalla rabbia, colpisce con un pugno il montante della portiera, facendomi indietreggiare impaurita.
- Paul? Ora sei geloso anche di lui? Lui è un mio amico, anzi, il mio migliore amico, ci conosciamo da quando siamo piccoli, come puoi anche pensare che tra me e lui c'è qualcosa? E poi nom mi stavo strisciando su di lui, non lo farei mai e poi mai - urlo io, incredula che la sua mente malata potesse arrivare a tanto.
- Oh, "il mio migliore amico" è la cazzata più grande che tu e tutte le troiette come te possono inventarsi. Almeno abbi un po' più di immaginazione, o forse non sei abbastanza intelligente, non sei nemmeno entrata in Università. Il massimo a cui tu puoi aspirare nella tua vita è pulire i cessi, non combinerai mai un cazzo -
A quelle parole, vengo investita da un fuoco dentro alimentato dalla rabbia.
- Non parlare di me in questo modo! Come ti permetti? Io i soldi li guadagno, non vado a chiederli ai miei. Tu nella tua vita sei abituato ad averle tutte vinte, a fare il mantenuto del cazzo. Si vive bene con i soldi di papà, lo puoi dire forte! E poi pensi di dare lezioni di vita agli altri, non hai idea di quello che ho doto passare io, ma i problemi li hanno tutti, e non mi sono mai lamentata nemmeno un quarto di quello che fai tu! Oh, Robert, sei la persona meno indicata per dirmi ciò che devo fare della mia vita! - le parole si producevano più velocemente delle pensiero, e non avevo nemmeno il tempo di pensare a quello che dicevo, che tutto ciò che avevo detto era già entrato nelle orecchie di Robert come una scheggia infuocata dalla rabbia.
A quel punto non so bene che cosa successe, fatto sta che ora mi ritrovo accartocciata a terra con una guancia che pulsa e che brucia, formicolando dal dolore.
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