Capitolo 52
Rimango imbambolata davanti alla barca a vela infondo la passerella del molo. Queste sono cose che si vedono solo nei film, oppure da lontano, e invece sto per salirci sopra.
<<La bacca di papà>> esclama Emma correndo verso l'enorme imbarcazione con al guinzaglio Pippin. Alan la prende per mano accompagnandola all'entrata. Mi giro verso Andrew alle mie spalle.
<<È tua?>> domando ancora senza parole. Ho perso il conto di tutte le cose che possiede. Una maestosa villa fronte lago, due jet privati, un attico da 1200 metri quadrati, uno Yacht, un'azienda da miliardi di dollari, locali sparsi per la città e ora questo. Chissà quante altre cose ancora non conosco. Io che facevo i salti di gioia per 4000 dollari di stipendio, contando che ne pagavo 3000 solo di affitto e bollette.
<<No, è nostra>> mi prende la mano. E mi fa strada verso la barca.
<<Tecnicamente no>> ribatto io ridacchiando.
<<Lo sai che quello che è mio è tuo. Semplicemente non è formalizzato dal punto di vista legale. Ma un giorno sarai mia moglie>> rimango senza fiato. Ha davvero detto la parola "moglie"? Mi pianto davanti alla scaletta e lo guardo.
<<Prima che diventi tua moglie dobbiamo parlare di molte cose, mio caro maritino>> lo prendo in giro.
<<Quando vuoi, mogliettina mia>> alzo gli occhi al cielo seguendo Andrew sopra la barca. Aiutata dalla sua mano salgo sopra la passerella. Rimango immobile per un momento, quasi incredula. Il ponte in legno è perfettamente levigato, i dettagli in acciaio lucido riflettono la luce del sole. Le sedute sono rivestite in un tessuto color crema. Un uomo vestito di bianco mi porge la mano, dev'essere il capitano.
<<Signori, è un onore avervi a bordo>> afferma stringendo la mano di Andrew. Ha diversi distintivi sulla divisa. Emma sta rincorrendo Pippin che non smette di muoversi avanti e indietro lungo la coperta. L'uomo in bianco si allontana e dà ordine ad altri due ragazzi di alzare l'ancora per prepararsi a partire. Sono così emozionata.
<<È tutto così bello! Non sono mai salita su una barca>> dico emozionata continuando a guardarmi intorno. All'orizzonte si ergono i grattacieli di Chicago, finché non scompaiono dando spazio all'azzurro del cielo. Splende il sole ma l'aria è leggermente pungente.
<<Felice che questa prima volta sia con me>> mi prende la mano e mi porta dentro. Rimango colpita dalla raffinatezza ed eleganza degli interni. I divani in pelle bianca, il pavimento noce e le luci soffuse che illuminano l'ambiente, rendono il salone una vera e propria meraviglia. Le finestre lasciano spazio alla luce naturale, regalando una vista ininterrotta dell'orizzonte blu. Non c'è nulla di troppo, ogni dettaglio urla lusso ma allo stesso tempo raffinatezza.
Dopo aver lasciato il porto possiamo approfittare della jacuzzi per un momento di relax... Relax si fa per dire visto che Emma sta schizzando ovunque e nuotando come se si trovasse in una piscina olimpica. Giochiamo tutti insieme con le bambole che si è portata dietro. Io faccio la barbie dai capelli castani, Emma la classica bionda ed Andrew il cane, costretto ad abbaiare sotto richiesta della figlia. La scena è molto esilarante. Questo fino a quando Pippin non ruba dalle mani della piccola la sua. Inizia così un inseguimento che finisce con un fragoroso pianto da parte di Emma, a causa della decapitazione della sua barbie preferita.
<<Amore ne possiamo comprare un'altra uguale>> cerca di consolarla il padre. Ma lei non sembra voler sentire ragioni.
<<No!>> Pippin è seduto in un angolino. Credo abbia capito che il suo scherzetto ha fatto stare male Emma.
<<Non vuoi perdonare Pippin?>> si asciuga le lacrime con le mani e guarda il suo cagnolone. Ci pensa un po' e poi annuisce. Il padre la posa per terra e va da lui.
<<Non devi più fallo!>> lo rimprovera con il dito alzato. Lui rimane fermo con sguardo colpevole. Poi Emma si abbassa e lo abbraccia. Sono proprio pappa e ciccia.
A causa del venticello freddo ci siamo trasferiti dentro l'ampio salotto. La cena verrà servita a momenti. Emma si è addormentata sul divano, oggi si è stancata moltissimo. Non è solita fare tutte queste cose in una sola giornata.
<<Avverto lo chef di mettere due piatti>> dice Andrew. Non vale la pena svegliarla per mangiare, sta riposando così di gusto.
<<Chef?>>
<<Il meglio per la mia donna>> sorrido mentre lo vedo allontanarsi verso la cucina. Prendo Emma e la porto al piano inferiore dove si trovano le camere. La avvolgo fra le coperte e spengo la luce. Decido di farmi una doccia veloce per prepararmi per la cena. Dal momento che mangeremo piatti prelibati ritengo sia giusto acconciarmi a dovere. Lascio i capelli bagnati cadere sulle spalle e infilo un vestitino bianco che ho trovato appeso nell'armadio. Hanno pensato proprio a tutto. Indosso dei sandali marroncini, rigorosamente Hermes, e ritorno al piano di sopra. Il tavolo nella sala da pranzo è perfettamente apparecchiato. Una meravigliosa vista lago si intravede dalle finestre e sorrido nel vedere il mio ragazzo sistemare dei fiori dentro al centro tavola. È così dolce.
<<Eccoti>> esclama osservandomi. Mi squadra da cima a fondo avvicinandosi a me. Quella maglietta blu stretta lo rende così tremendamente sexy! Fascia alla perfezione i suoi muscoli. Poi questi pantaloni bianchi... cadono morbidi lungo le gambe <<Sei uno splendore>> sussurra prendendo le mie mani e portandole sopra le sue spalle.
<<Beh... Dovevo essere alla tua altezza>> lui ride come se avessi detto la cosa più stupida di sempre.
<<Semmai è il contrario. Non sono in grado di brillare come fai tu. Riesci a portare luce nei posti più bui. Sei l'unica persona che conosco in grado di farlo. E fidati che ho conosciuto molte->>
<<Si lo so. Molte ragazze. Ne sono pienamente consapevole>> se penso a quante ragazze ha avuto mi ribolle il sangue.
<<Volevo dire "persone", non ragazze>>
<<È la stessa cosa>> ribatto io.
<<Lo sai che mi ecciti quando diventi gelosa?>> rido per la sua insinuazione.
<<Gelosa? Io? Di quelle super modelle?>> rido nervosa <<Non ne sono affatto gelosa>> si Victoria, come no.
<<Certo, certo>> mi beffeggia lui. Dopo due minuti veniamo chiamati al tavolo. Sui nostri piatti viene servito un risotto ai funghi dal profumo delizioso. Finiamo con gusto la prima portata nel mentre che parliamo del più e del meno. Mi racconta le ultime novità riguardanti la sua azienda, soliti problemi con gli azionisti e lo stress dell'ultimo periodo. Forse è il momento giusto per parlare di quel problema. Si, il troppo lavorare.
<<A proposito di questo>> faccio una pausa per pulirmi i lati della bocca <<Non credi di star esagerando?>> lui mi guarda non capendo <<Esci di casa prestissimo per ritornare la sera tardi. Non stai più mangiando con noi, Emma ti vede pochissimo. E noi due non siamo da meno>> poso il tovagliolo sul tavolo distogliendo lo sguardo dal suo serio.
<<Victoria non mi sto andando a divertire>> un cameriere sbuca da dietro le mie spalle per ritirare i piatti davanti a noi. Il silenzio cade nella stanza. Appena soli riprende a parlare <<Non hai la minima idea del peso che ho sulle spalle>> di nuovo con questa storia.
<<Non lo conoscerò, ma so bene che fare la vita che fai tu non porterà a nulla di buono. Emma ha bisogno di te. Fallo per lei>> lui riflette un attimo prima di aprire bocca.
<<Credi le stia facendo del male?>> ho toccato un tasto dolente.
<<Credo tu debba essere più presente. Svegliarla, andarla a prenderla a scuola. Quando vado io le si illuminano gli occhi, non sai quanto la renderesti felice. Sono le cose semplici che contano>> lui fissa un punto nel vuoto. Gli prendo la mano e gli sorrido.
<<Ora mi sento terribilmente in colpa>> sorride malinconico. Mi alzo per stringerlo in un abbraccio.
<<Amore mio>> circondo le sue spalle da dietro la sedia baciandogli la guancia <<Lei ti adora. Non è niente che non si possa rimediare>> il cameriere rientra nella sala appoggiando la seconda portata, del purè di patate con sopra adagiato dello spezzatino insieme ad un sughetto denso e dall'odorino invitante. Per fortuna riesco a tirarlo su di morale sedendomi accanto a lui iniziando a raccontare le figure più imbarazzanti della mia intera vita. Andiamo avanti a chiacchierare fino a notte fonda. Solamente noi due sul divanetto, uno di fronte all'altro con in mano l'intera teglia di tiramisù gentilmente preparata dallo chef sotto richiesta di Andrew. Passare queste serate con lui mi mancava da impazzire. Nonostante veniamo da mondi completamente opposti, con caratteri del tutto diversi, ci capiamo al volo, e abbiamo una sintonia che a parole non si può descrivere. Ci amiamo nonostante i difetti, innamorati anche di quelli. Infondo ho sempre adorato il suo lato freddo ma allo stesso tempo tenero. In ogni ordine e richiesta, ha sempre celato della preoccupazione nei miei confronti e per quelli di chiunque. Andrew è quella persona che fa del bene per le persone senza il bisogno che il mondo intero lo sappia. È quello che ti manda frecciatine di continuo ma poi ti sorride divertito con sguardo contemporaneamente pentito. È il grande e potente Andrew Foster, ma anche il mio dolce e premuroso fidanzato. Non potrei essere più felice.
* * *
Dal giro in barca è ormai passato un mese. Oggi sono ormai 10 giorni che lavoro in una clinica, e tra qualche giorno firmerò il contratto a seguito della prova. Si tratta di una delle sedi maggiormente conosciute nello stato federale per il trattamento di disturbi e malattie mentali. Ho conosciuto i ragazzi del mio corso e sembrano persone apposto. Forse una ragazza è un tantino troppo competitiva, ma in ogni caso non è un problema mio.
Ho appena finito il turno, e posso finalmente tornare a casa. Alan come al solito mi aspetto fuori dall'edificio. Anche oggi mi gira la testa, non so cosa mi prenda ultimamente. Il tragitto dista una trentina di minuti da casa, che diventano quarantacinque per tutte le volte che ci siamo dovuti fermare a causa di attacchi di vomito. Forse dovrei passare in farmacia, devo essermi presa un virus. Ho sentito che ne sta girando uno ultimamente. Prima di tornare a casa faccio un salto alla farmacia più vicina. Alan si offre di accompagnarmi ma lo rassicuro. Riesco ancora reggermi in piedi. Guardo fra gli scaffali le diverse creme per viso, già che sono qui ne approfitto per prenderne una. Alla cassa la mia attenzione viene catturata da un pacchetto fucsia di assorbenti. Sbianco di colpo. Da quanto non mi viene il ciclo?! Nemmeno me lo ricordo, a pensarci mi sarebbe dovuto venire circa due settimane fa. Come è possibile non mi sia venuto in mente prima? Ho preso la pillola del giorno dopo, ma essendo un medico dovrei sapere che può non funzionare nel caso l'ovulazione sia già iniziata. Riflettendoci, l'ultima mestruazione mi è finita poco più di una settimana prima del giorno in cui ho assunto la pastiglia. È mai possibile sia stata così svampita da essermelo completamente dimenticato? In ogni caso devo stare tranquilla. Può essere lo stress o qualsiasi altra motivazione. Lascio pastiglie e crema e chiedo un test di gravidanza. Pago frettolosamente e torno in macchina. Nascondo per bene dentro la borsa la scatolina. Non è il caso Andrew lo venga a sapere dal suo autista. Mi tremano le gambe dall'ansia che ho in questo momento, come posso essere stata così stupida? Dio!
Per fortuna sono sola a casa e posso fare il test senza che nessuno sappia nulla, ovviamente non prima di vomitare un'altra volta, sarà l'ansia.
Seguo attentamente le istruzioni. Prendo un bicchiere di plastica e faccio quanto scritto sopra le istruzioni. Con la mano tremante immergo per qualche secondo la linguetta bianca dentro al bicchiere e la estraggo appoggiandolo sopra la carta della scatola. Un minuto. Mi giro dall'altra parte camminando avanti e indietro.
<<È negativo. Sarà negativo perché... Perché si>> rido nervosa. Come diavolo è possibile che la situazione che mai avrei voluto vivere in questo momento stia accadendo?! Ho ventiquattro anni, non ho un lavoro e non sono psicologicamente pronta. <<Dio ti prego>> incrocio le mani guardando il soffitto <<lo sai che non sono pronta>> faccio un respiro e guardo da lontano il test. Non vedo il risultato da questa angolazione, ma so per certo che un minuto è passato. Faccio un sospiro profondo e cammino lentamente verso il test. Poi lo vedo. Due linee. Sono incinta.
Cazzo.
——————————
Buongiorno! Dopo tanto tempo eccomi tornata. Sono state giornate di fuoco per me, per questo vi chiedo di perdonare il ritardo.
Lavorando non riesco ad assicurarvi un capitolo a settimana, ma vi prometto che ce la metto tutta.
Come sempre commentate e ditemi cosa ne pensate! A presto <3
LeleMiuss
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro