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Capitolo 5


Gli occhi del signor Foster se potessero mi incenerirebbero, non scherzo. Spero solo non mi licenzi per questo piccolo incidente.

<<Papino>> esulta Emma saltando in braccio al padre. Lui le chiede qualcosa e lei annuisce indicando me.

<<Signor Guevara, mi scuso per il disguido. Se mi può dare un minuto, sarò qua da lei>> il signore annuisce salutando con la mano Emma, che ricambia fra le braccia del padre diretto verso di me.

<<Veronica! Prenda Emma e la porti nella sua stanza, e rimanga con lei fino a mio ordine>> la sua voce esce dura dalla sua bocca.

<<Certamente signor Foster>> le passa Emma in braccio e si avviano verso i corridoi del piano.

<<Le chiedo scusa signor Foster, vede... il signor, non so il suo nome, ma quello che mi ha accompagnato fin qui sopra, mi stava parlando ma sua figlia ha lasciato la mia mano ed è corsa alla porta del suo ufficio e io->>

<<Io non la pago per inventarsi Young. Se lei non è in grado di badare a mia figlia, posso avere già da domani mattina una nuova babysitter più qualificata e intelligente di lei, e soprattutto che sappia fare il suo lavoro>> ma perché mi parla così? Non credo di aver fatto qualcosa di così grave, non è stata nemmeno colpa mia... è così suscettibile! Ogni minimo errore te lo fa pesare come se la sua vita dipendesse da quello!

<<Ma signore io...>>

<<Mi chiedo in continuazione se ho fatto bene a prendere lei per occuparsi di mia figlia... una ragazzina con la lingua troppo lunga>> il broncio sul mio volto deve essere proprio palese. Lui ride di me e apre di nuovo la bocca.

<<Ora lei va nella stanza che le mostreranno e si preparerà per la cena di questa sera. Inseguito farà lo stesso con Emma. Sono stato chiaro?>> annuisco.

<<Usi le parole Young. Mi pare che quella lingua la usa bene quando vuole... Solo nei momenti non opportuni>>

<<Si>> odio dover abbassare la testa in questo modo.

<<Si cosa?>> lo guardo interrogativa. Quel suo sorrisetto beffardo... lo schiaffeggerei.

<<Si signore>> il mio volto chinato viene alzato dal suo indice e medio messi insieme.

<<Così mi piaci ragazzina>> io ti odio.

Dice ad una ragazza di accompagnarmi in un camerino e lui ritorna dentro al suo ufficio.

<<Lui è così... così...->>

<<Bello?>> una ragazza fa capolinea nella stanza.

<<Stronzo>> concludo la mia frase. La faccia sognante della ragazza accanto a me dice tutto.

<<Mi chiamo Dana>> mi porge la mano lei.

<<Victoria >> gliela stringo io. <<Lavori da molto qui dentro?>>

<<In verità da soli cinque mesi, e tu devi essere la babysitter della figlia del signore, giusto?>>

<<Si, da più meno... trentasei ore>>

<<Ah capisco, è tutto nuovo per te>>

<<Già... questo mondo è del tutto estraneo per me...>>

<<Quell'uomo possiede una ricchezza e un potere inimmaginabile per noi comuni mortali>> continua lei.

<<Già, è proprio così>>

<<Ti trovi bene qui?>> domando io.

<<Il signor Foster ci tiene al benessere dei suoi lavoratori, abbiamo un buon stipendio, l'ambiente è frenetico e impegnativo, i nostri superiori ci trattano con rispetto. L'unica pecca è che fra di noi c'è sempre qualcuno che si crede migliore di altri>>

<<Non è che ti riferisci alla... signorina Sanchèz>>

<<Si proprio lei>> ci mettiamo a ridere insieme. Nel frattempo arriviamo alla stanza, o meglio, un salone con tutto l'occorrente per vestirmi, truccarmi, pettinarmi ed eventualmente lavarmi.

<<Per qualsiasi cosa puoi domandare a me>>

<<Grazie, il vestito è quello?>> indico la gruccia con un abito aderente a maniche lunghe bordeaux.

<<Si>> risponde prima di chiudere la porta. Amo lo scollo alla Bardot. Lo trovo molto elegante. Lo infilo e inseguito metto delle decoltè dello stesso colore. Mi raccolgo i capelli in un raccolto alto per risaltare la scollatura e lascio dei ciuffi cadere sul volto. Mi trucco leggera negli occhi e uso un rossetto dello stesso colore del vestito sulle labbra e finito il tutto esco dalla stanza ritirando la mia roba e tenendo su un braccio un cappotto nero di chissà quale marca costosa. Mi tocca solo preparare Emma. Ma in che stanza si trova? È un labirinto sto posto. Svolto l'angolo e vado a sbattere contro, indovinate un po'? Si a lui... il mio capo.

<<I-io ti stavo venendo a bussare...>> perché ha questa faccia da pesce lesso? Sembra abbia visto un fantasma.

<<Sta bene? Per caso non le piace come mi sta il vestito?>> domando girandomi e mostrandogli il dietro. Lui abbassa lo sguardo sul mio fondoschiena che alza prontamente su appena mi giro. Tanto ti ho visto. Non pensavo che con tutte le ragazze in tiro qui dentro si "sorprendesse" di me.

<<È un po' troppo attillato, ma credo vada bene per stasera>> attillato? Perché se ne dovrebbe preoccupare il mio capo?

<<Attillato?>> domando aspettando una sua risposta.

<<Ehm... Emma l'attende, vada a prepararla>> balbetta lui. Gli uomini, valli a capire. Poi dicono che siamo noi quelle difficili e seccanti.

<<È quello che stavo facendo, ma non so dove si trovi>>

<<Ti accompagno io>> e così mi porta in una specie di sala giochi della figlia. Appena mi vede corre ad abbracciarmi. Io mi abbasso e la prendo in braccio. Il padre rimane un po' sconcertato dal gesto della piccola <<Non aveva mai dato così tanta confidenza ad una persona>> io lo guardo e gli sorrido, ma lui distacca lo sguardo dal mio.

<<Andiamo a vestirci? Ti faccio bella bella>> mi rivolgo a lei.

<<Coe te?>> mi domanda lei.

<<Ahaha molto di più>> le do un bacino sulla guancia <<saluta papà>> e lei muove la sua manina. Il padre fa lo stesso. Che bello che è quando sorride, è un adone. Perché al mondo esistono uomini così belli che ti mettono così tanto in soggezione e agitazione?! Mi è impossibile negarlo, nonostante il suo carattere burbero e freddo.
Le infilo un maglioncino rosa e una gonnellina a quadretti, uguale alla fantasia del colletto del pezzo sopra, e sotto delle calze a maglie con delle ballerine lucide dello stesso colore del maglione. Nel bagno in cui ci troviamo prendo il phon e con una spazzola le alliscio i boccoli naturali. Infine le raccolgo con una pinzetta una ciocca da un lato per non farle scivolare i capelli.

<<Ti piacciono?>>

<<Tiii>> batte le mani lei.

<<Sei bellissima>>

Inutile dire che alla vista della sua principessina il padre si è sciolto del tutto. L'ha presa in braccio e l'ha riempita di baci. Anche lui si è cambiato, indossa dei pantaloni blu scuro e una camicia bianca, prende la giacca e mi fa cenno di seguirlo. Io infilo il mio cappotto ed usciamo dall'edificio. L'auto ci aspetta davanti alle porte del grattacielo. È una Ranger Rover nera enorme. Entriamo tutti e tre nei posti posteriori, dato l'enorme spazio di questo veicolo, e l'autista parte.

<<Spero non la debba informare sul comportamento che deve tenere questa sera...>> oh mio Dio che fastidioso!

<<Certo che no, non si preoccupi>> lo sfido con lo sguardo guardandolo male <<sarà una cena di lavoro?>> domando cercando di farlo rilassare.

<<Si>>

<<E di cosa parlerete?>>

<<Non credo sia nè affare tuo e nè di tua competenza sapere ciò>>

<<Questo vuol dire che non dovrò aprire bocca?>>

<<Sei la mia babysitter, non la mia accompagnatrice>> grazie al cielo direi!

<<Pff... menomale...>> sussurro.

<<Scusa?>> accidenti, mi ha sentito.

<<È normale. Ho detto "è normale">> lui mi guarda storto e si gira. La macchina sta ancora sfrecciando per le illuminate strade di Chicago quando il mio cellulare inizia a suonare, in fretta lo prendo e rispondo al numero di mia madre.

<<Mamma?>> sussurro, anche se è impossibile che l'uomo affianco a me non senta la conversazione.

<<Tesoro, perché non mi rispondi? È da ieri che ti chiamo, io e tuo padre sai che ci preoccupiamo!>> come non detto il suo solito ghigno sulle labbra. Impossibile non sentire la voce di mia madre. Non capisco perché debba urlare!

<<Mamma sono stata impegnata, ti avrei richiamato appena potuto>>

<<Cosa fai? Non ti sento bene...>> mi domanda alzando la voce. Il mio timpano.

<<Sono a lavoro>>

<<A quest'ora? Non è che quel tuo capo ti fa lavorare fino a tardi? Non vorrei che tu non riuscissi a proseguire con gli studi per il troppo stress...>> poteva essere più imbarazzante di così la situazione?

<<No mamma, ora devo andare>> dico a denti stretti.

<<Chi ti riaccompagna a casa? Chiama un taxi va bene?>>

<<Puoi dire a tua madre che ti riaccompagnerò personalmente a casa finita la cena>> mi comunica il mio capo.

<<Oh, ma che gentile>> a quanto pare mia madre l'ha sentito.

<<S-si, ora devo andare, un bacio, saluta papà>> e così chiudo la chiamata.

<<Sua madre è molto apprensiva>>

<<Non lo è, solo si preoccupa, sono la più piccola, ha sempre sentito il bisogno di proteggermi>>

<<D'altronde lei è una ragazzina, ha ventidue anni...>> mi manda su tutte le furie! Ma perché deve trattarmi con questa insufficienza e superiorità?!

<<Ne ho ventitré per l'esattezza!>>

<<È indifferente>> mi giro dall'altra parte e distolgo lo sguardo dal suo viso. Ma posso giurare che nel suo bel volto si trova un ghigno beffardo.

Dopo altri dieci minuti arriviamo davanti al maestoso palazzo che ospita questo grande e famoso ristorante.

———————
Riuscirà Victoria a saziarsi a questa cena? E il suo capo le darà tregua per una buona volta?
Fatemelo sapere!

LeleMiuss

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