Capitolo 45
Sono passate due settimane dal mio rientro a casa dall'ospedale, e posso dire siano state forse le più rilassanti della mia intera esistenza, all'insegna del dolce far niente. Andrew mi ha proibito di compiere qualsiasi tipo di sforzo, tenendomi in casa sua servita e riverita. Oggi è il primo giorno dove esco e ho intenzione di godermi al massimo il pomeriggio insieme a Melinda e Pat. È da diverso tempo che non li vedo, avevamo bisogno di un ritorno alle origini. Andremo insieme a scegliere l'abito per la nostra festa di laurea, che da bravi procrastinatori quali siamo abbiamo dimenticato di comparare. In compenso, con tutto il tempo che ho avuto a disposizione, sono riuscita a organizzare la nostra piccola festicciola, con gli amici più intimi. Andrew ha messo a disposizione la sua "casa" con terrazza inclusa, nonostante abbia insistito nell'affittare un locale in qualche posto decisamente troppo caro. Fosse stato per me non avrei fatto nulla se non una semplice cena con brindisi in ristorantino magari fuori città. Ma con la testardaggine del mio ragazzo e l'ostinazione di Melinda mi sono arresa. Piano piano fra loro due sta... come dire... nascendo un rapporto. Lei viene a casa nostra e lui si sforza a conversare, tipico di Andrew. Del tutto comprensibile dopo la loro "notte" di non passione. Capisco l'imbarazzo.
Il viaggio in auto dura poco, e appena Alan si accosta scendo dall'auto. Riesco già a intravedere in lontananza la mia guardia del corpo. Dopo quanto successo con Felipe non ho avuto il coraggio di obbiettare, d'altronde Andrew lo fa per me. Raggiungo i miei amici al bar nel quale ci siamo dati appuntamento e prima di iniziare la nostra ricerca al vestito perfetto ci prendiamo un buon caffè caldo.
<<Come procede la tua vita da nobildonna?>> mi prende in giro Pat. Lo guardo di storto, abbozzando un sorriso imbarazzato. Da una parte mi vergogno a vivere sulle spalle di Andrew, ma cosa posso fare? Non ho più un lavoro e oramai non riesco più a stare lontano da Emma e il mio fidanzato. Tanto vale aspettare la specializzazione.
<<Non sono una nobildonna, fidatevi che la mia vita non è molto diversa dalla vostra>> loro si guardano complici e scoppiano a ridere. Non vedo cosa ci sia di divertente.
<<Ti scarrozza un'autista privato ovunque tu voglia, tutte le spese te le copre il tuo ragazzo>> rimango zitta. Non ho nulla da dire perché è la verità. Cerco di sviare più possibile l'argomento finché finalmente non entriamo nell'atelier e sono libera di girovagare in cerca dell'abito adatto a me, nonostante io non riesca a non pensare a quanto dettomi poc'anzi. E se la gente mi vedesse come una profittatrice? Come una scansa fatiche? Ho faticato talmente tanto per arrivare al traguardo che sto per raggiungere, che sogno da quando sono bambina, e a pochi giorni di distanza non me lo riesco a godere per le troppe ansie e preoccupazioni. I miei mille pensieri vengono interrotti dal commesso del negozio. Non mi ero nemmeno accorta di star guardando gli abiti senza effettivamente osservare nulla.
<<Posso aiutarla signorina?>> domanda cortese il ragazzo davanti a me con un make-up fresco e brillante in viso. Invidio chi si sa truccare così bene.
<<In realtà si, cerco un abito per la mia festa di laurea. Qualcosa di semplice e non troppo appariscente>> al contrario di Melinda che sembra aver già adocchiato il vestito giusto per lei. Un tubino stretto blu scuro.
Peccato che io dopo cinque capi provati non ho ancora trovato quello adatto a me. Decido di lasciare i tubini e optare per un bel abito in raso bianco. È stupendo. Semplice ma non troppo semplice. Con un bel raccolto e delle décolleté sarà meraviglioso.
Pat a differenza nostra non ha avuto nessuna difficoltà, in quanto ha optato per un semplice completo giacca e cravatta blu e bianco, per riprendere i nostri colori. Non è la cosa più dolce del mondo? Decido di utilizzare la carta di credito concessami da Andrew e strisciarla per tutti e tre. Mi sento male a vedere la cifra sullo schermo ma poi ricordo il numero che contiene questa carta: quattro milioni di dollari. Avete sentito bene! Avere fra le mani una cifra del gene mi suscita un misto tra ansia e paura, tutto ciò che possiede la mia famiglia non vale un quarto di quella somma di denaro, e io invece ne dispongo a mio piacimento per andare in giro, è assurdo. Ho pregato Andrew di riprendersela, ma non aspetta altro di vedere che la usi. Perciò eccolo accontentato. Qualche minuto dopo mi arriva un suo messaggio.
- Finalmente ti sei decisa a strisciarla
- Goditeli tutti amore mio
Sorrido inconsciamente, e non tardo a rispondergli di un minuto, spiegandogli che li avevo spesi anche per i miei amici, sperando non gli desse fastidio, ma anzi, era entusiasta per me.
Concludiamo la serata andando a mangiare fuori giapponese. Se c'è una cosa che adoro è il sushi. Potrei mangiarlo ogni giorno e non stancarmi mai. A cena parliamo del più e del meno, raccontandoci quello che faremo a breve. Io aspetto conferma per due colloqui fatti nelle settimane antecedenti all'incidente, da quel momento potrò iniziare a lavorare in un vero studio psichiatrico, realizzando il sogno di lavorare insieme a bambini bisognosi di aiuto e affetto. Melinda inizierà la specializzazione in chirurgia in città, nel mentre che Pat frequenterà medicina interna a Boston. Lui si allontanerà da noi, ma ci ha già rassicurate che ogni festività ritornerà in città. Sono orgogliosa di tutti noi, se penso a quattro anni fa eravamo delle piccole matricolare impaurite. Che al secondo semestre si perdevano ancora fra gli immensi corridoi del dipartimento, presi in giro dai più grandi, ma costantemente in casa di uno o dell'altro per studiare insieme. Ricorderò per sempre questi momenti insieme, e li porterò sempre con me.
Ci alziamo dal tavolo con le pance piene tanto da far venire la nausea ed usciamo dal locale, Alan ci aspetta accostato sul ciglio della strada. Ho offerto ai ragazzi di accompagnarli a casa dal momento che siamo in zona. Nel giro di quaranta minuti arrivo a casa. Andrew dev'essere già arrivato, infatti appena varco la soglia sul grande salone trovo i miei due amori sul divano. Sono entrambi addormentati. In effetti si erano fatte le undici e quarantacinque. Andrew si trova coricato a pancia in su con un braccio che stringe il corpicino della sua bambina, beatamente addormentata col visino sul suo petto, e la manina appoggiata sulla guancia del papà. Scatto una foto e mi avvicino per ammirarli altri pochi istanti. Non potendoli lasciare sul divano prendo Emma in braccio, facendo attenzione a non svegliarla, e la porto nel suo lettino rimboccandole le coperte. Torno giù e ritrovo Andrew nell'esatta posizione in cui l'avevo lasciato. Gli accarezzo il viso delicatamente e lui apre lentamente gli occhi per poi abbracciarmi.
<<Mi sei mancata>> mi sussurra sconsolato. Amo la sua dolcezza, il fatto che la dimostri solo ed esclusivamente con me ed Emma mi fa impazzire.
<<Anche tu>> gli do un bacio dolce sdraiandomi accanto a lui.
<<Ti sei divertita?>> mi domanda con la voce ancora impastata dal sonno. Annuisco continuando ad accarezzargli il volto. Poco tempo più tardi era già sprofondato nuovamente nel sonno.
Sta lavorando tantissimo a causa delle aperture di nuove filiali, mi racconta che le somme in gioco sono troppo alte per mollare anche solo un giorno. Ripete che non può commettere nemmeno un minimo errore. Agli altri può non sembrare ma io so che tutto questo inizia a pesargli troppo. Non lo da a vedere e si impegnerà perché questo non accada mai ma pressione stava divenendo insostenibile, come le ore che rimaneva fuori casa in ufficio. Avevo provato ad accennarglielo ma lui aveva deviato il discorso, questa situazione iniziava a preoccuparmi e da un lato anche a pesarmi. La maggior parte dei giorni della settimana mi sveglio con l'altra parte del letto vuota, usciva presto per tornare verso le dieci e mezza. Per non parlare della domenica, apparentemente giorno di riposo che passava a casa davanti al pc. Avrei dovuto riaffrontare l'argomento quanto prima.
La mattina dopo vengo svegliata dal mio ragazzo intento a lasciare il divano nel quale poco prima eravamo sdraiati e abbracciati. Non sembra aver notato il mio risveglio, ancora intontita dal sonno non faccio in tempo a chiamarlo che si trova già al piano sopra le scale. Prendo il telefono e controllo l'orario, le 06:13. Perché si andava a preparare così presto?
Mi alzo e vado in cucina, ancora vestita con i jeans e la felpa del giorno prima. Infastidita dalla stretta sulla vita li sfilo e li accascio sul divano rimanendo a gambe scoperte, per fortuna in questa casa non fa mai freddo, e inoltre il maglione blu mi arriva poco sotto il sedere, coprendomi abbastanza. Penso e ripenso a come affrontare l'argomento riguardante il suo troppo lavoro. Ho paura di essere di troppo, alla fine io so poco e niente del suo lavoro. Non voglio parlare di cose che non conosco a pieno. I miei pensieri vengono interrotti dall'entrata del mio fidanzato nella stanza, alquanto sorpreso di vedermi sveglia. Vestito e pettinato, con la sua solita camicia perfettamente stirata e il profumo inebriante che tanto amo in lui.
<<Che ci fai alzata a quest'ora?>> mi domanda curioso e stranito <<Ti ho forse svegliata?>> aggiunge con una punta di dispiacere. Annuisco con la testa seduta su uno degli sgabelloni intorno all'isola che faceva da padrona alla zona cucina <<Mi spiace>> non perde tempo a venire vicino a me per posarmi un bacio sulla tempia.
<<Andrew io...>> non faccio in tempo a parlare che vengo interrotta dalla sua voce.
<<Sono super in ritardo, devo scappare>> dice afferrando una barretta energetica dallo sportello degli snack.
<<Ma sono le sei e mezza, fai colazione con me almeno. Ti ho preparato il caffè...>> dico quasi con tono implorante, perché si, imploravo del tempo con lui. Ne avevo bisogno, lo volevo accanto. Il suo volto, da prima stressato e di corsa, si rilassa in un sorriso dolce. Sembra quasi intenerito da me.
<<Amore>> fa una pausa <<sei dolcissima, ma ho del lavoro da sbrigare prima delle riunioni di oggi. Vorrei stare con te più d'ogni altra cosa, credimi>> interrompo lo sguardo con lui per abbassarlo sulle mie mani appoggiate al bancone. La smorfia di delusione era palese sul mio viso, e sembra essersene accorto anche lui <<Ti prometto che domani sera sono tutto tuo>> dice prendendo il mio viso fra le mani. Domani sera? Cos'altro aveva da fare fino a tardi?
<<Stasera?>> gli domando innervosita e sbigottita.
<<Ho una cena a casa di alcuni clienti>> potevo immaginarmelo. Ma quel suo fare evasivo mi puzzava.
<<Non posso venire con te? Non usciamo da un sacco. So che si tratta di lavoro ma mi comporterò bene, te lo prometto>> lui si irrigidì. Mi stava nascondendo qualcosa. In quel momento scostai la spalla dalla sua mano poggiata sopra. Il mio nervoso adesso era diventato palese.
<<Mi stai nascondendo qualcosa! Invece di inventarti cene di lavoro, dimmi chi devi vedere stasera!>> lui capendo cosa stessi pensando si affrettò ad aprire bocca.
<<Non è niente di quello che so star frullando nella tua testa>> era preoccupato ma stizzito allo stesso tempo.
<<Illuminami>> sbottai io alzandomi in piedi.
<<Andrò a casa dei Bauldry-Aube>> ciò significava una sola cosa: Lenore.
Buongiorno gente! Come state? Sono tornata più libera che mai ahaha. Questi giorni mi hanno permesso di delineare i successivi capitoli! Siete pronti?
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