Capitolo 44
Una luce dalla finestra irrompe nella stanza interrompendo il mio sonno. Con molta fatica apro le palpebre che minacciano di chiudersi nuovamente, potrei trovarmi in una stanza d'hotel se solo non fosse per il saturimetro al mio dito e delle macchine accanto a me che segnano i miei parametri vitali. Cerco di alzare la testa per mettermi seduta ma una fitta mi colpisce la nuca. Che dolore! Ritento ad alzare la schiena con l'aiuto delle braccia e finalmente riesco a guardarmi intorno. Poso una mano sulla fronte per sorreggermi. Mi sento estremamente debole. Quando la testa finisce di girare rialzo il capo e osservo meglio la camera in cui mi trovo. Le mie gambe sono ricoperte da un lenzuolo bianco, sopra un letto da una piazza e mezza. La stanza è estremante luminosa, per fortuna ci sono delle tende beige a riparare dal sole colpevole di avermi svegliata. Sopra a un mobile davanti alle vetrate che affacciano sul lago Michigan si trovano cinque mazzi di fiori, e chi me li ha portati sa bene che io amo riceverli. Il vaso più bello è quello composto da rose, tulipani e peonie rosa e bianche. Alla mia destra trovo un comodino con sopra un bigliettino firmato.
"Per la mia bella addormentata, ti amo
Andrew"
Mi sciolgo, ha pure disegnato un piccolo cuoricino. Lo voglio vedere, subito!
Con molta cautela poggiò prima un piede e poi l'altro al pavimento, scoprendolo piacevolmente caldo. Tenendomi aggrappata alla sbarra del letto cerco di alzarmi in piedi ma con scarso successo. Una fitta alla testa mi fa quasi perdere l'equilibrio, che mi costringe ad aggrapparmi con tutto il peso alla barra. Mi massaggio le tempie cercando invano di attutire il dolore. Sono una dottoressa, dovrei sapere che non serve a nulla. E dovrei anche sapere che non mi dovrei alzare e sforzare in queste condizioni.
<<Non mi interessa niente dei vostri orari di visita! La voglio vedere ora, non fra quarantacinque minuti, o vi potete scordare la generosa donazione di cui abbiamo parlato qualche giorno fa>> "Andrew" e "ascoltare ordini altrui" non possono stare nella stessa frase. Ma ha detto "qualche giorno"? Da quanto tempo sono qui? In men che non si dica vedo il mio fidanzato entrare nella stanza e notare subito la mia presenza.
<<Amore! Ti sei svegliata>> da cupo il suo viso si illumina in un sorriso a trentadue denti, che viene sostituito da un'espressione preoccupata e allarmata. Forse dal vedermi a stento in piedi. Non perde tempo per correre ad aiutarmi a stendere nel materasso. Emetto un piccolo gemito di dolore quando giro la testa all'indietro. Lui si stacca subito per lo spavento <<Oh, scusami>> è adorabile. Non l'ho mai visto così apprensivo, nemmeno ero a conoscenza di questo suo lato così preoccupato.
<<Signore, dovrebbe lasciarci fare le giuste analisi alla signorina Young ora che è sveglia>> dice il dottore tenendo in mano alcuni fogli. Andrew annuisce e prima di uscire mi lascia un bacio sul dorso della mano. Sorrido quasi emozionata da quel gesto.
<<Non te ne vai vero?>> domando sapendo già la risposta. Ha talmente tante cose da fare che so già che dovrà lasciare l'ospedale per tornare in azienda.
<<Certo che no. Lavoro qui da tre giorni>> poi mi fa notare il suo computer con delle scartoffie vicine poggiate su un tavolo in vetro. Ma aspetta, tre giorni?
<<Come tre giorni? Ho dormito tutto questo tempo?>>
<<Si, e ne dormirà altrettanto, ha bisogno di assoluto riposo>> risponde il dottore. Mi metto una mano sulla testa realizzando che:
<<Stasera ho un catering!>> la mia capa si infurierà, è una dittatrice quella donna. Peggio di Andrew.
<<Dopo tre giorni in ospedale e una commozione cerebrale tu pensi a un catering?>> dice il mio fidanzato.
<<Posso essere dimessa dottore?>> do poco conto a quanto detto da lui e aspetto con ansia una risposta del medico.
<<Credo sia improbabile. Rimarrà in osservazione fino a domani, dopodiché dovrà stare a letto per i seguenti giorni>> che fastidio!
<<Ma io->> vengo interrotta da Andrew.
<<Mi occuperò di tutto io, tu non ti preoccupare>> nel frattempo il dottore esce dalla stanza dopo una fulminata da parte dell'uomo di fronte a me.
<<Tu Andrew non la conosci quella donna!>> dico agitata.
<<Tori, non hai alcun bisogno di lavorare, non voglio che la mia donna faccia da cameriera per pochi dollari l'ora. Penserò io a te>> è impazzito? Sì definitamente.
<<No no, non farò mai la mantenuta, scordatelo, e non pro->> a interrompere la mia furia sono gli infermieri venuti a prelevare il mio letto <<continueremo questa discussione dopo>> dico puntandogli il dito contro e guardandolo di storto. Lui annuisce beffeggiandomi. Lo detesto, no in realtà lo amo.
I miei esami durano un'intera mattinata, ore interminabili alle quali penso solo ad Andrew, ho una voglia matta di stare con lui. Vengo riportata in stanza per l'ora di pranzo, e sfortunatamente non ci trovo nessuno. Mi fanno sedere sul letto e aspetto che mi portino qualcosa di buono da mangiare, quando all'improvviso vedo la porta della mia stanza aprirsi lentamente, rivelando una piccola principessa correre verso di me con dei palloncini svolazzanti per mano. Non potrei essere più felice.
<<Toiii>> grida il mio nome entusiasta. Io apro le braccia per prenderla e stringerla a me, subito dopo le faccio spazio per sedersi accanto a me nel letto.
<<Ti sei fatta la bua?>> mi domanda preoccupata scrutandomi le ferite con i suoi occhioni blu
<<Un po' si >> lei subito dopo si avvicina e mi lascia un bacino sulla testa fasciata. La dolcezza di questa bambina è ineguagliabile. La abbraccio e la ringrazio <<ma passerà, non ti preoccupare>> aggiungo dopo. Lei sorride rimanendo vicino a me.
Mangiamo insieme delle pizze gentilmente portate da Andrew nel mentre che Emma ci racconta quello che ha fatto negli ultimi giorni a scuola, e in particolare di un suo nuovo amico.
<<Poi mi ha regaato un fioreino>> Andrew storce il naso. Non credo pensasse che avrebbe dovuto sentire racconti di "corteggiamenti" così presto.
<<E lo hai preso?>> domanda il padre con fare inquisitorio.
<<Ti>> lui fa una smorfia <<Poi mi ha chietto se boio essee la sua fianzatina>> a Andrew va di traverso il boccone e io gli metto una mano sulla spalla a causa della tosse. Non riesco a smettere di ridere.
<<Non puoi avere un fidanzato! Sei troppo piccola!>> dice il padre appena riprende fiato.
<<Ma lui è bavo>> dice Emma nel modo più puro del mondo.
<<E infatti fai bene a giocare e stare con lui>> aggiungo io guadagnandomi lo sguardo inceneritorio del mio fidanzato. Aaah... mi era mancato.
<<Mi ha anche dao un bacio qui>> conclude indicando la bocca. Guardo Andrew e la sua faccia non promette niente di buono. Si alza e sfila il telefono dalla tasca per andare poi a cercare un numero fra i contatti. Io mi alzo cercando di fermarlo e con questo riesco a fargli posare il telefono. Si preoccupa subito di farmi risedere sul letto. Almeno l'ho distratto. Continua a ripetere che non devo alzarmi e che devo rimanere a letto come dice il dottore finché non sento delle voci familiari fuori dalla stanza. Voci troppo familiari... non dirmi che... Questa è la volta buona che lo ammazzo. <<Non dirmi che lo hai detto ai miei geni->> ma la porta si apre prima che possa concludere la frese.
<<Non me interesa, voglio vedere mi hija>> mia mamma agitata irrompe nella stanza nonostante i richiami delle infermiere e corre verso di me. Ha una borsa in mano con dei fiori dentro. Quanto mi era mancata. Andrew prende Emma per fare spazio a lei che non perde tempo per abbracciarmi ancora più forte. Io faccio un gemito di dolore per il quale si stacca subito.
<<Amorcito mio. Que te pasó?>> quando è agitata parla sempre spagnolo. Mi prende il viso fra le guance e mi accarezza osservando ogni piccolo particolare del mio volto.
<<Mamma sto bene, non è successo nulla di grave>> poi passo ad abbracciare papà visibilmente sconvolto. Hanno entrambi la cera di due che non dormono da diverse ore.
<<Andrew caro, grazie ancora di averci chiamato>> gli accarezza il viso e lo abbraccia. Da quando lo chiama per nome? Da quando parlano è la vera domanda!
<<Si grazie figliolo>> anche mio padre. Gli mette pure una mano sulla spalla. Questo è molto strano...
Mia sorella si abbassa alla mia altezza e mi prende la mano accarezzandole il dorso.
<<Dobbiamo parlare noi due>> bisbiglia non facendosi sentire dai nostri genitori, impegnati con Andrew.
<<Alloggerete nella suite del Peninsula Hotel>> per i miei è un nome come tanti, ma per me che vivo qui da quattro anni si tratta di uno degli hotel più lussuosi della città, per lo più in una suite <<Vi troverete molto bene, tutto incluso, inoltre avrete a disposizione un autista che vi accompagnerà a casa nostra per vedere Victoria in qualsiasi momento vogliate, e ovunque voi desideriate chiaramente>> ha davvero detto casa nostra? Mi sciolgo! Il mio cuore rischia di sciogliersi da un momento all'altro.
<<Oh no caro, non c'è il caso che tu ti disturba tanto, abbiamo prenotato un motel in periferia. Andrà benissimo>> cerca goffamente di convincerlo mia madre. Andrew sogghigna compiaciuto, non lascerà mai che i miei genitori dormano in un motel.
<<Non se ne parla signora Young. È un piacere per me poter onorarvi in questo modo>> lui si avvicina a me e mi posa le mani sulle spalle <<Solo il meglio per lei e la sua famiglia>> i miei genitori sorridono contenti, credo non tanto per il poter stare in una suite di lusso, ma bensì per l'amore che Andrew mi sta dimostrando, per loro la cosa più importante è sapermi al sicuro e protetta. Tralasciando questi piccolo incidente...
<<Vorremmo sdebitarci in qualche modo...>> aggiunge mio padre con un pizzico di imbarazzo. La mia famiglia non è solita ricevere aiuti da nessuno, ha sempre cercato di cavarsela da sola. Tutto quello che abbiamo è per merito del lavoro dei miei genitori. Anche se non sono io in prima persona a fargli questo regalo, sono grata che Andrew li stia facendo sentire in un certo senso "coccolati".
<<La cosa che più desidero è il vostro appoggio riguardo la nostra relazione, l'unica cosa. Amo Victoria più di ogni altra cosa insieme ad Emma. Voglio solo renderla felice>> finisce Andrew con il fiato sospeso.
<<Se è la nostra benedizione che cerchi...>> mio padre lo scruta attentamente, poi si gira verso mia madre che fa un sorrisetto malizioso ma al contempo emozionata <<... ce l'hai>> il mio ragazzo tira un sospiro e mi regala un sorriso di sollievo e felicità. Non pensavo che il consenso di mio padre lo potesse mettere così sotto pressione. Ma d'altronde è inglese... ci tiene alle tradizioni.
Rimango con i miei genitori per qualche ora nel mentre che Andrew ne approfitta per tornare in ufficio e sbrigare del lavoro arretrato. Emma è rimasta con noi. Fino a quando un'infermiera ci comunica che l'orario di visita è terminato. Saluto la mia famiglia che avrei visto il mattino seguente, giorno nel quale sarei tornata a casa. Avrei anche conosciuto la nuova tata di Emma, mi rende un po' gelosa sapere che un'altra donna oggi fa il mio lavoro in quella casa, ma tanto so che io rimarrò sempre la sua preferita. Sorrido inconsciamente per poi realizzare qualche secondo dopo di essere sola, tutte le mie emozioni positive vengono sostituite dai ricordi di quel pomeriggio, facendomi improvvisamente salire una forte nausea. Andrew mi ha promesso sarebbe tornato il prima possibile, appena concluse le riunioni spostate a causa del mio incidente. A pensarci non so nemmeno che fine abbia fatto Felipe e sinceramente non lo voglio nemmeno sapere. Mi vergogno molto per averlo lasciato salire in casa di Andrew senza nemmeno il suo permesso, lui si fidava di me. Dentro casa poteva esserci Emma e l'avrei potuta mettere in pericolo. Tutto d'un tratto Andrew entra dentro la mia stanza con un sorriso a trentaquattro denti, che svanisce appena posa lo sguardo sul mio viso rigato dalle lacrime che non vogliono smettere di scendere. Si affretta a venire da me per asciugare i miei occhi gonfi.
<<Scusami>> singhiozzo abbassando lo sguardo. Lui subito non capisce.
<<Non hai niente di cui scusarti amore>> cerca di consolarmi col tono di voce più dolce possibile.
<<Non ti ho ascoltato, ho fatto salire Felipe in casa tua... Non avrei dovuto e ti giuro che mi dispiace>> lui mi blocca con un abbraccio.
<<A me l'unica cosa di cui mi dispiace è che quel verme bastardo ti abbia fatto del male, il resto non conta>> mi culla fra le sue braccia finché non mi calmo.
<<Ti amo tantissimo>> sussurro perdendomi nei suoi occhi blu. Lui annulla la distanza fra noi e mi bacia con estrema dolcezza e delicatezza, quasi per paura di farmi male. Nonostante il dolore provocato dalle ferite non riesco a non eccitarmi, rendendo questo bacio più appassionato ogni secondo di più. Andrew tutto d'un tratto si stacca sorridendo e abbassando il suo sguardo sui pantaloni. Si sono fatti strettini lì sotto...
<<Cosa le succede signor Foster? Non è in grado di tenersi sotto controllo?>> sorrido maliziosa appoggiando la mia mano sul cavallo dei pantaloni. Lui si rilassa al mio tocco, poi torna in sé afferrando la mia mano e spostandola.
<<Non giochi col fuoco Young>> non sono intenzionata a smettere. Abbasso le coperte e divarico le gambe. Ha già capito dove voglio arrivare. Lui scuote la testa, vediamo quanto resiste. Sotto il camice indosso dei semplici slip che sposto portando le sue dita sulla mia pelle nuda. Muove le sue dita conoscendo i miei punti più deboli e facendomi bagnare ancora più di quanto già fossi. Chiudo gli occhi per godermi i suoi movimenti fin quando non smette improvvisamente. Lui si mette a ridere probabilmente per la mia espressione corrucciata e arrabbiata in volto.
<<Devi dormire>> incrocio le braccia infastidita e lo guardo socchiudendo gli occhi in due fessure. Me la pagherà <<E non mi guardare così, verrai appagata quanto vorrai appena ti rimetterai in sesto. Ma ora devi riposare>> mi rimbocca le coperte e sistema il cuscino. Non riesco a tenergli il broncio e perciò sorrido ai suoi gesti d'amore. Si mette la tuta e si infila sotto le coperte con me, mi appisolo sopra il suo petto coccolata dai suoi grattini sulla fronte e sulle braccia nel mentre che scegliamo un film. Dopo un lungo dibattito per decidere tra romantico e azione, vinco io con One day, e rassegnato lo fa avviare. Passare questi momenti con lui è tutto ciò di cui ho bisogno. Per sempre.
Scusate la mia assenza, so molto bene che non si lascia così una storia. Tante cose sono successe nella mia vita che mi hanno portato a non aver più alcuna voglia e ispirazione per scrivere. Ma oggi nonostante la maturità imminente sono qua! Con tante idee, perciò rimanete connessi!
Con affetto,
LeleMiuss
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