Capitolo 38
Le vacanze di natale sono passate e la fine di gennaio si avvicina. Ho passato questi ultimi due mesi tra pianti e rassegnazioni. Dopo quella mattina non l'ho più visto. Ho salutato Emma per l'ultima volta e con grande rammarico le ho rivelato che non sarei più tornata da lei. Tramite il cellulare di Yolanda mi videochiama quasi tutti i giorni, mi ha detto che la nuova tata non le piace per niente, alla fine di ogni telefonata con grande tristezza mi dice che le manco. Sento la sua lontananza terribilmente. Yolanda mi ha riferito che la nuova tata, la cosiddetta signora Lodge, è una donna di cinquantacinque anni, un po' all'antica, dalla faccia severa e l'anima triste. Nessun rapporto con il signor Foster, in quanto a lui... Yolanda mi ha detto che da quando me ne sono andata esce ogni sera, lasciando Emma con la tata, e ritornando a notte fonde la maggior parte delle volte leggermente ubriaco. Mi ha persino stupita rivelandomi che Andrew tiene ancora sopra la sua scrivania una mia foto con imbraccio Emma, la seconda è di me, seduta su un tavolo, ricordo ancora il giorno in cui me la scattò, eravamo da soli in casa e ci stavamo divertendo come non mai, abbiamo riso così tanto quel pomeriggio che il solo pensiero mi strappa un sorriso, sostituito dalla malinconia qualche secondo dopo, la seconda foto è invece di me e lui, sul comodino di camera sua, un selfie da me scattato una mattina nel letto, con la sua testa tra la spalla e il mio collo, addormentato beatamente col braccio intorno alla mia vita, e una me sorridente per la vicinanza con quello che era il mio amore. Non pesavo custodisse ancora queste fotografie. Per quanto riguarda me... non l'ho ancora dimenticato, lo ritrovo sempre nei miei sogni, ogni notte. Nei miei pensieri, ogni secondo delle mie giornate. Sto cercando di voltare pagina insieme a Felipe, diciamo che una sera in cui mi trovavo troppo ubriaca ci sono finita a letto. Era quello che volevo, nulla di forzato, ma credo abbia capito anche lui che lo abbia fatto solo per togliermi dalla testa Andrew. La cosa peggiore è che nel mentre che lo facevamo immaginavo di stare sopra a lui. Ricordavo ogni movimento e ogni sospiro che faceva nel mentre che facevamo l'amore. Non sono neppure venuta. Forse perché era ubriaco anche lui ma... sta di fatto che se continuo così non concluderò mai nulla.
Mi preparo per dirigermi a lavoro, udite udite: sono cameriera! Oramai la laurea è vicina e questo lavoro sarà sostituito dal mio tirocinio pagato. Lavoro per un catering che organizza cene e banchetti per eventi nell'alta società, o comunque di grande lusso. Mi sistemo per bene la gonna prima di prendere l'ascensore e arrivare all'ultimo piano del grattacielo in cui si svolgerà questa serata. Non ho capito bene di cosa si tratta, mi pare un'asta di beneficienza, solo che prima si farà una cena.
Insieme a Melinda, perché si, anche lei lavora qui, da prima di me. Iniziamo ad apparecchiare i tavoli. È tutto estremamente elegante, curato nei minimi dettagli. Nel posare le posate e i bicchieri ripenso alla mia prima cena di lusso, ero ovviamente insieme ad Andrew, per una cena di lavoro. Molto esilarante devo dire, dato che mi aveva ordinato ciò che più odio al mondo: i fagiolini. Rido al ricordo dell'hot dog al ritorno a casa, avevo talmente fame che lo stavo supplicando di fermarsi con la macchina. Gliene avevo offerto uno persino ad Alan, e infine al mio capo, che dopo aver come suo solito espresso il suo parere di disapprovazione per la mia malsana alimentazione, ne ha mangiato uno. Mi manca tanto. Però non devo pensare a lui, è meglio che pensi a piegare bene questo tovagliolo azzurro. Dopo aver finito di sistemare la sala io e il resto dei miei colleghi ci allontaniamo per far spazio agli invitati. Ognuno si siede nei posti assegnati dai cartellini sul tavolo messi dalla caposala e nella stanza inizia a suonare una dolce melodia, che rimane da perfetto sottofondo al brusio degli ospiti. Mi sembra di essere tornata all'ambiente che frequentavo con Andrew. Tutti altezzosi e snob, non faceva per me il suo mondo, e d'altronde, nemmeno lui. Inizio a portare le prime portate ai tavolo: tartine ai funghi e formaggio di capra e mousse di salmone affumicato. Continuo a pensare che hamburger e patatine sia meglio. Porto via i piatti della prima portata e continuo con quelli del primo. Sono letteralmente tre ravioli con dell'erbetta sopra. Sto portando dei piatti sul carrello quando mi accorgo che un'altra cameriera rovescia un'intera salsa sul vestito di una donna. Mi affretto a correre in suo aiuto, la donna pare furiosa, si sta sollevando con le punta delle dita la stoffa macchiata del suo abito.
<<Aspetta che la aiuto>> prendo delle salviettine pulite e inizio con l'asciugare perterra e il tavolo grondante. Non ho nemmeno tempo per guardare in faccia il resto del tavolo che mi inchino a passare la carta.
<<Sono mortificata signora>> dice Elly alla donna dal vestito bianco candido, almeno lo era.
<<Ti assicuro che mi accerterò che non lavorerai mai più per nessuna agenzia di catering>> sputa addosso alla mia collega. Lei rossa in faccia continua a pulire il pavimento <<E tu dammi qua>> così mi strappa dalle mani il panno pulito che avevo nell'altra mano.
<<Così credo peggiori solamente la situazione>> oso dire.
<<Levati dai piedi>> e senza aggiungere altro si alza facendomi inciampare e perdere l'equilibrio contro la sedia di un'altra persona. Che male! La maleducazione non ha mai fine. L'uomo che fino a quel tempo era rimasto girato a parlare si alza e viene in mio aiuto. Alzo la testa per vedere il suo viso e vedo lui.
<<Victoria>> mormora sorpreso. Rimango per un momento interdetta, come l'uomo difronte a me, finché non mi riprendo afferrando la sua mano. Mi tiro su con il suo aiuto e mi sistemo l'uniforme.
<<I-io devo tornare a lavorare>> lo liquido con poche parole. Mai avrei pensato di rivederlo in questo modo. Non capisco se ne sia felice o no. Vorrei odiarlo ma non riesco, lo amo sempre di più. Ma devo pensarci il meno possibile a questo, soprattutto ora che lui è qui. Quando penso di essermi allontanata non faccio in tempo a tirare un sospiro di sollievo che mi prende in disparte senza che nemmeno io me ne accorga <<Andrew, ma dove mi stai portando?>> cerco di bloccarlo ma in men che non si dica ci troviamo nella terrazza isolati da tutto e da tutti. Sentiamo il lieve suono della musica e il chiacchiericcio della gente in lontananza.
<<Non potevo perdere l'occasione di parlare con te, non ti vedo da due mesi. Voglio sapere come stai>> la sua voce è del tutto rilassata, mi sembra quasi un pelo entusiasta. Per il resto... ogni suo minimo particolare è perfetto. Il fascino non lo abbandona mai, e il mio debole per lui nemmeno.
<<Io sto bene, ma devo davvero tornare a lavorare...>> ma perché nel mentre che dico questo non faccio che spostare lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra?
<<Ti prego, no!>> e così mi blocco nuovamente.
<<Andrew, non abbiamo nulla da dirci>> rispondo fredda. Vedere l'uomo che ancora amo davanti a me mi devasta, ogni momento e ogni ricordo riaffiora nella mia mente.
<<Ti penso sempre Victoria, sei il mio pensiero fisso. Non ho che te nella testa. Mi manchi da morire. Non faccio altro che maledirmi ogni giorno per quello che ti ho fatto>> mi sembra quasi che dica la verità, ma non può venire qui e comportarsi come se nulla fosse, non può riapparire e distruggere ogni convinzione creatami in queste ultime settimane. Non può tornare ad essere tutto come prima.
<<Andrew perché mi dici questo? Non ha più senso oramai. Sono passati due mesi e->> vengo interrotta.
<<Dimmi che non mi ami. Dimmelo e ti lascerò stare>> come posso mentire, io non ci riesco, non posso dirgli che non lo amo quando anche lui è il mio pensiero fisso <<lo vedo nei tuoi occhi quello che provi per me, noi sia->>
<<Sto con un'altro> lui si blocca all'istante. Posso sentire il suo cuore rompersi. Cerca delle parole ma non le trova.
<<T-tu stai insieme ad un'altro?>> balbetta con la voce rotta. Ecco la sofferenza nel suo sguardo, cerca di continuare ad avere un contegno, fallendo.
<<Hai sentito>> riesco a dire distrutta tanto quanto lui.
<<Di chi si tratta?>> so già che la risposta lo farà infuriare.
<<Felipe>>
<<Q-quel Felipe? Il Felipe che ho tenuto nella mia azienda per tua richiesta? L'amico che non ti piaceva ma che continuava ad andarti dietro? Quel Felipe>> io annuisco stringendo forte a me le braccia conserte. Lui si passa una mano tra i capelli, distoglie lo sguardo da me guardando le luci dei palazzi di fronte a noi.
<<Di qualcosa...>> e cosa dovrebbe dire? Sono stata una stronza a dirgli questa menzogna. Non so nemmeno io che relazione ho con lui.
<<Non so cosa dire... Se non che non ho guardato nemmeno una donna dalla notte che ti ho persa>> questo mi rompe il cuore in mille pezzi. Non dovrei, non stiamo insieme, ma allora perché mi fa così male?
<<Non stiamo più insieme. Sono sicura troverai la donna adatta a te>> questa volta ci metto una nota di dolcezza e amarezza, perché il pensiero di una donna che non sia io affianco a lui o magari Emma mi fa morire dalla gelosia e dal dolore.
<<Spero con tutto il mio cuore che l'uomo al tuo fianco ti renda felice quanto meriti. Non ho lottato abbastanza per te, e ti chiedo scusa. Ti volevo rendere la donna più felice di questo mondo, e ho fallito. Spero tu possa perdonarmi, mi hai completato e reso un uomo fortunato. Convivrò col rimorso di averti perso>> per quanto abbia cercato di trattenere un fragoroso pianto, fallisco liberando delle lacrime dai miei occhi. E così anche Andrew, una lacrima che asciuga prontamente con l'indice <<Rimarrai la donna della mia vita, che mi sono fatto scappare con enorme rammarico... Ti amo come non ho mai amato nessuno>> senza dire nulla mi aggrappo al suo collo abbracciandolo forte. Non ho parole con cui rispondere alla sua dichiarazione. Non posso esprimerlo a parole. Lui mi stringe a lui appoggiando il mento alla mia testa <<Farei di tutto per te, ora e per sempre>> mi sussurra. Quando mi stacco da lui mi sfiora la guancia con la mano. Io appoggio il mio viso al suo palmo caldo e mi godo il benessere e la sicurezza che mi da.
<<Non avrei voluto fosse andata così>> l'ho detto. Ho cercato di non aprire bocca e rendermi vulnerabile o anche solamente incerta su quanto detto antecedentemente, ma è impossibile, non davanti ai suoi occhi, così puri e sinceri in questo istante.
<<Nemmeno io amore mio>> queste ultime parole dette da lui mi fanno battere forte il cuore.
<<Io in re->>
<<Victoria! Non ti pago per amoreggiare con gli invitati! Entra subito dentro e va a servire i tavoli! Se non vuoi che questa diventi la tua ultima sera qui>> ecco la caposala. Guardo Andrew un ultima volta e con gli occhi colmi di tristezza mi volto per rientrare e proseguire il mio lavoro. Sotto lo sguardo attento della signora Parks incomincio a sparecchiare i tavoli dalla prima portata, anche se nella testa le parole di Andrew continuano a rimbombarmi. Ho fatto bene a mentire? A respingerlo in questo modo? A questo punto mi sorge il dubbio di aver fatto l'errore più grande della mia vita. Continuando a servire le nuove portate questa volta per l'ultima volta, mi tocca portare il dolce al tavolo di Andrew, a servire gli invitati davanti a lui incrocio il suo sguardo, incatena i suoi occhi ghiaccio a me e io devo abbassare lo sguardo per impedire al resto del tavolo di capire quello che c'è fra noi due.
<<Andrew, caro, ho sentito del tuo nuovo acquisto. Uno yacht a Montecarlo>> ha parlare è quella pazza isterica dal vestito macchiato. Dovrebbe proprio togliere quella mano dal braccio del mio Andrew. So molto bene che lui non è più mio, ma la voglia di spalmarle questa torta in faccia è troppa. Mi allontano per prendere altri piatti e così posso continuare a sentire il discorso.
<<Partirò a maggio per il Gran Prix di Monaco con mia figlia e la mia famiglia per qualche giorno. Festeggeremo inoltre l'anniversario dei miei a bordo>> conclude Andrew riservandomi un'altra occhiata.
<<Con la piccola Genna>> afferma l'oca.
<<Emma>> diciamo all'unisono io ed Andrew. Pensavo di averlo pensato e invece ho dato voce ai miei pensieri.
<<Scusami?>> si gira con tono accusatore la bionda.
<<Io lo sapevo per->>
<<Victoria ha lavorato come tata di mia figlia. Ora si sta laureando in medicina e ha dovuto interrompere il suo lavoro da noi. È la ragazza più in gamba che conosca>> sorrido alle parole di Andrew. Poso l'ultimo piatto e ringrazio il tavolo ritornando alla postazione di noi camerieri.
Dopo un'altra ora e mezza esco finalmente dall'edificio, esausta dalle ultime cinque ore di lavoro. Mi sto dirigendo alla metro quando Alan sbuca da dietro una macchina. Emetto un piccolo grido di spavento.
<<Signorina Young, non volevo spaventarla>> ma cosa ci fa Alan qui fuori?
<<Alan! È bello rivederti, come mai ti trovi ancora qui. Sono ormai andati tutti via>> affermo guardandomi intorno e trovando che non ci sia Andrew in giro.
<<Il signor Foster voleva accertarsi che lei ritornasse a casa accompagnata e non da sola>> il solito Andrew. Non mi ha mai lasciata prendere i mezzi la notte, mi ha sempre messo a disposizione uno dei suoi autisti, oppure mi accompagnava lui stesso.
<<Non c'è il caso Alan, vai pure a casa, è tardi>> sorrido gentilmente, anche se so già quello che mi dirà.
<<Lei non vuole che il signor Foster si infuri con me, vero?>> rido a questa affermazione. So molto bene come è fatto il mio ex.
<<Dove si trova l'auto?>> lui mi sorride e mi fa strada aprendomi la porta. Durante il viaggio ho il coraggio di fare una domanda.
<<Andrew ed Emma stanno bene, vero?>> lui ci mette qualche secondo a rispondere.
<<La piccola Emma risente moltissimo la sua assenza, è come aver perso una madre il fatto che lei se ne sia andata via da un giorno all'altro. Non ascolta e fa disperare la nuova tata. È diventata molto capricciosa, persino col padre. È anche venuta una psicologa a casa e ha affermato quello che le sto dicendo, aggiungendo che è stato un male che lei sia scomparsa dall'oggi al domani>>
<<Mi sento tremendamente in colpa adesso>> ed ecco altre lacrime che minacciano di uscire.
<<Andrew è completamente diverso, beve di più e non sorride mai, se non con sua figlia, per quanto sia quasi inimmaginabile è ancora più freddo e calcolatore di prima. Gli deve mancare moltissimo, è molto innamorato di lei>> rimango in silenzio. Che cosa devo fare?
<<È vero che non è stato con altre donne?>> domando un po' titubante.
<<Beh, non l'ho mai accompagnato in nessun altro posto se non in ufficio e pub la sera. Mi ricordo una notte che sono dovuto entrare in un locale perché troppo ubriaco. Una donna gli si era avvicinata per provarci con lui. Era una ragazza molto attraente, vestita succinta e con sguardo accattivante. Lui senza però nemmeno guardarla in faccia l'ha respinta dicendole che voleva solo Victoria, "la mia Victoria" mi ricordo che disse. E per tutto il viaggio non fece che parlare di lei>> non posso credere abbia detto davvero questo. Ora ho tutte le prove per credere che Andrew mi ami ancora. Non mi accorgo che la macchina si sia fermata davanti al mio palazzo finché non si gira Alan. Lo ringrazio per il passaggio e lo saluto. Appena sono in casa poso la borsa e il cappotto sul divano e mi accascio anche io a peso morto su di esso.
Sono esausta, e non so davvero cosa pensare. Da una parte c'è l'uomo che amo, ancora innamorato di me, e dall'altra un ragazzo dolce ed onesto che pensa essere il mio ragazzo, quando io lo vedo semplicemente come un amico. I miei pensieri vengono interrotti dal mio telefono suonare. Oddio, è Andrew! Lascio il telefono lontano un metro da me quando la voglia di sentire la sua voce prende possesso di me. Afferro il telefono e rispondo con un forse troppo entusiasta "pronto".
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Ciao amici! Cosa ne dite di questo capitolo? Vi aspettavate questo Andrew? Ditemi cosa ne pensate nei commenti.
Ora ho delle domande da farvi!
1. Vorreste un POV di Andrew?
2. Avete mai associato i protagonisti con qualche celebrità? Se si voglio sapere quali!
Vi aspetto nei prossimi giorni!
Se avete voglia seguitemi su INSTAGRAM —> vittoria.gaia
LeleMiuss
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