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Capitolo 32



<<Verrà anche nostro cugino?>> Elèna perché l'hai nominato? Mi giro improvvisamente inalando respiri profondi. Non posso rivedere l'uomo che mi ha rovinato la vita.

<<Purtroppo no, ma in ogni caso ci ritroveremo questo Natale. Andremo da loro per qualche giorno. Verrete pure tu e Jim? Vostro fratello sarà dei nostri>> io in tutto questo rimango immobile. Inabile di muovermi e usare la voce. Non riesco nemmeno a piangere o reagire in qualche modo.

<<Vado da Emma>> riesco a dire per fuggire dal discorso. Mi si sta contorcendo lo stomaco. Non riesco a trattenere il conato di vomito, non chiudo nemmeno la porta liberando il mio stomaco di tutto il mio pranzo. Per fortuna mi trovo al piano di sopra e nessuno mi ha sentito. Appena finisco, tiro lo sciacquone, mi sciacquo la bocca, chiudo la porta e mi accascio su di essa. Voglio solo dimenticare il dolore che mi opprime, liberarmene e ritornare a prima che venisse nominato il suo nome. Vorrei essere fra le braccia di Andrew, nel suo letto. Con la luce fioca della lampada dietro alle sue spalle. E l'intera città dall'alto ai nostri piedi. Voglio il suo petto nudo incollato alla mia schiena e le sue labbra che sospirano parole d'amore alle mie orecchie, nell'incavo del mio collo. Poi mi lascia baci umidi sotto il lobo fino ad arrivare alle mie labbra. Mi manca terribilmente. Pensare a lui mi fa stare bene. E per quanto ami stare con la mia famiglia e passare il tempo insieme a loro, Andrew a fine giornata e a inizio mattina è la mia gioia e il mio buon umore. Negli ultimi giorni svegliarmi con lui è stato un sogno. Arrivando alle venti e fermandomi a mangiare insieme a loro dopo aver messo insieme Emma a dormire, abbiamo iniziato a dedicarci ad attività ginniche molto appaganti. Pensare ai suoi baci e alle sue mani su di me mi fanno rilassare poco a poco. Sono contenta di avere una parte di lui qui con me: Emma.
I miei pensieri vengono interrotti dal mio cellulare. Lo prendo da dietro la tasca dei pantaloni e noto felicemente il nome del mio uomo sul display. Mi schiarisco la voce è asciugo le lacrime rispondendo inseguito alla chiamata del mio <<Andrew>> esclamo aprendo la chiamata.

<<Piccola! Che bello sentire la tua voce>> sorrido alle sue parole. Non vedo l'ora di saltargli di nuovo addosso.

<<Sei arrivato?>> domando conoscendo già la risposta.

<<Sono in hotel, qua sono le nove di mattina. Fra tre ore ho l'incontro con gli azionisti delle filiali di Shanghai e Pechino>> mi racconta.

<<Ne hai due solo in Cina?>> non oso immaginare quante sedi avrà fra dieci o vent'anni. Se oggi a soli ventinove anni ne possiede a decine nel mondo.

<<Per ora si, ma sono in trattativa per aprirne una a Hong Kong>> come non detto.

<<Figo>> riesco a dire. Lui ride al mio aggettivo.

<<Si, molto figo>> mi prende in giro lui.

<<Tu ed Emma come state?>>

<<Emma sta benissimo. Sta giocando con i miei nipoti, e mia madre la sta viziando con dolci e coccole. È bello vederla stare con altri bambini>> lo sento sorridere.

<<Sono felice che si trovi bene con te e la tua famiglia. Non c'è posto in cui sta meglio se non vicino a te. Ho sempre desiderato una donna come te al suo fianco>> mi sciolgo se mi dici così Andrew!

<<Amo stare con lei, con voi. Lo sai molto bene>>

<<Si lo so. Non mi hai ancora detto come stai tu>> rimango in silenzio per lunghi secondi <<Victoria>>

<<Ehm, sto bene, come sempre...>> non è il tono della convinzione questo...

<<La tua voce ti tradisce. So quando non stai bene. Parli come quel pomeriggio in Montana o dopo il nostro litigio la settimana scorsa. È come se il problema fosse sempre lo stesso. Non ti ho mai chiesto nulla. Ma ora sono preoccupato per te>> anche se non gli potrò mai dire il mio segreto, sono contenta si preoccupi per me. Vuol dire che sta imparando a conoscermi, e lo apprezzo.

<<Andrew, non è nulla di che. Non ti preoccupare. Sono solo un po' stanca>> rimane in silenzio.

<<Non me lo vuoi dire. Come vuoi. Rispetto la tua scelta>> lo sento che è deluso. Non voglio che questo rovini il nostro rapporto.

<<No Andrew! Ti prego non è come sembra. È che non ha senso parlarne al telefono. Io mi fido di te, lo sai>>

<<Dimmi che non è nulla di grave>> mi ordina con quel suo tono fermo e deciso. Devo mentire. Non ho altra scelta.

<<Non è nulla di grave>>

<<Non sai mentire nemmeno al telefono>> io rimango zitta.

<<Andrew io->> mi interrompe.

<<Va bene. Come non detto. Spero ti diverta insieme alla tua famiglia. Ciao Victoria>> non voglio lasciarlo così. Come faccio a rovinare sempre tutto. Con Thomas non mi era mai successo di dover mentire su questo argomento. Ora mi sento in gabbia con lui.

<<No no aspetta>> rimango in silenzio portandomi una mano alla bocca. Devo liberare le lacrime e il magone che tengo dentro. Ma deve accadere proprio in telefonata con lui?! <<Mi dispiace io non vorrei tenertelo nascosto. Ti prego scusami>> ecco tutto il senso di colpa, anche ingiustificato. Questo pianto è il risultato di non aver mai superato quel trauma. Non ne ho mai parlato a nessuno e questo mi sta logorando dentro. Ed ora che l'uomo di cui sono innamorata mi sente scoppiare così... Mi fa sentire ancora più sbagliata, una nullità. I singhiozzi continuano nel mentre che Andrew richiama la mia attenzione chiamandomi.

<<Amore, ascoltami>> mi ha chiamata "amore"? Tranquillizzo il mio pianto concentrandomi sull'uomo a migliaia di chilometri di distanza da me <<Non ha alcuna importanza se non te la senti di parlarmene. Io ti aspetterò, sempre. Sei troppo importante perché questo ti porti via da me. Io non ti lascio andare per nessun motivo. Nessuno, intesi?>>

<<Si>> annuisco anche se non può vedermi <<Andrew, non vedo l'ora di abbracciarti>> sussurro con tutto l'amore che provo per lui. Ho bisogno di averlo di nuovo con me. Al più presto.

<<Voglio abbracciarti al più presto piccola. Non mi piace stare lontano da te. Quando ti stringevo ieri notte, già mi mancavi>> sorrido e tiro su il naso. Ho trovato l'uomo perfetto.

<<Non vedo l'ora di essere con te>>

<<Presto piccola>>

* * *

Sono già tre giorni che sono qua in Texas. Oggi è il giorno del ringraziamento e stiamo preparando insieme a mia mamma il tacchino ripieno. Mia sorella sta infornando il pane di mais, io invece sto facendo il ripieno del dolce. Cucino ogni anno la torta di noci pecan e sciroppo d'acero, è oramai la tradizione. Ora mancano solo le patate dolci e i cavoletti di Bruxelles con nocciole. Spero solo di riuscire a poter mangiare con gusto, e non vomitare tutto trenta minuti dopo. I miei zii arriveranno a momenti, e se solo nomineranno il nome di loro figlio mi rovinerebbero la giornata.
Cambiando discorso, ho preparato la mia gioia come un vero angelo. Proprio come mi ha ripetutamente pregato, le ho stirato i capelli, che ho raccolto con due treccine ai lati. Molti potrebbero pensare che la vesta troppo da "principessina", ma non posso farne a meno. Ha talmente tanti vestiti che mi sbizzarrisco in mille modi differenti. Anche perché se non lo faccio io non lo fa nessuno. Per quasto sono davvero felice del suo vestitino giallo con le maniche della camicia bianche. Per non parlare delle scarpette dello stesso colore dell'abito. La adoro, la mia bambolina. Anche io mi sono dovuta impegnare quest'oggi, con la presenza di nostra cugina Petra, devo cercare di sembrare un minimo carina. È davvero insopportabile, la tipica ragazza con la puzza sotto il naso e che si crede al di sopra degli altri.Ha sempre avuto questo atteggiamento, ma  il suo ego è cresciuto quando ha ricevuto il sui primo copione a Hollywood. Nulla di che, sia chiaro, una comparsa nello sfondo con Julia Roberts in primo piano. Da quel momento, ogni volta che la vediamo, dice che è a un passo dal ruolo che la porterà al successo. Se ci crede lei... È inoltre una grande arrampicatrice sociale. Si vanta di essere stata la ragazza di Trey Smith, il figlio maggiore di Will Smith. Capirai... Sono durati si e no due mesi. Oggi sono proprio curiosa di quello che ci racconterà. È per questo che mi sono messa dei jeans a zampa blu e un maglione di mio padre ritrovato nel mio armadio. Quando ero adolescente indossavo solo roba di questo genere: pantaloni larghi, maglioni di lana con le più bizzarre fantasie, il mio preferito era uno rosso con le pecorelle bianche, vestivo anche le maglie aderenti. Questo influenzato dalla mia ossessione per Elèna Gilbert. A differenza di adesso, mi stiravo continuamente i capelli lisci. Ora li lascio molto sul naturale, cioè leggermente mossi. Sono una via di mezzo tra le onde e il liscio.

Ecco il primo campanello, sono gli zii insieme alla nonna. Sento le loro voci all'entrata, corro subito a salutarli. Non vedevo mia nonna da davvero troppo tempo. La stringo forte per imprimere questo momento nella mia mente.
Lo stesso faccio abbracciando zio Kal e zia Amy, sorella di mio padre. Dopo poco arrivano anche gli altri miei zii, per intenderci, i genitori di mio cugino. Non mi scompongo più di tanto, una stretta veloce e un sorriso tirato. Non è colpa loro quello che mi è successo, lo so bene... Ma la ferita dentro di me è troppo grande da rimarginare, non posso fare finta di niente sapendo che quello che ha causato questo dolore in me è loro figlio. Mi sta già salendo un forte senso di nausea pensando a lui. Inutile dire che la fame mi è passata del tutto.
L'ultima ad arrivare è Petra, come sempre in ritardo. Non riesco a capire il suo modo di atteggiarsi da ricca figlia di papà viziata, non è né ricca, né figlia di papà. Suo padre possiede niente di meno che una una officina. Se penso a Christina riconosco quanto umile lei sia. Non si è mai comportata con aria altezzosa, ma è sempre stata modesta, mantenendo allo stesso tempo il suo status sociale. Andrew, anche lui, non ostenta la sua ricchezza. Vero è che non si priva di nessun lusso, ha i soldi e li spende senza pensarci due volte, ma non lo rinfaccia a chi ne ha meno di lui. È egocentrico e questo lo sanno tutti, ma è anche generoso e altruista, ed io amo questa sua caratteristica. A dirla tutta il suo egocentrismo mi diverte. A volte pensa che mi possa comprare con cose materiali, ma non ha ancora capito con che ragazza ha a che fare.
Saluto con un bacio sulla guancia mia cugina e le sorrido falsamente.

<<Vicky! Finalmente ci vediamo!>> mh... si finalmente... Quanto odio questo nomignolo!

<<Ciao Petra, vieni accomodati, i tuoi sono già arrivati>> prima di seguirla in salone, dove si trovano tutti prendo il telefono per vedere se Andrew mi ha scritto. Sarebbe improbabile, li è notte fonda. Non vedo l'ora di rivederlo. Decido di lasciargli io un messaggio.

-Non vedo l'ora di tornare a lavoro Signor Foster
-Chissà che non mi mi mostri quelle altre attività di cui parlava...

Sorrido maliziosa nello scrivere quelle parole. Vengo risvegliata dalla voce di mio padre.

<<Cosa ti fa sorridere in quel modo Tori?>> mi domanda sospettoso.

<<Ehm... niente. Cosa vuoi che succeda?!>> la credibilità <<Niente>> ripeto un'altra volta. Mi dileguo dirigendomi in salotto.

È da oramai mezz'ora che ascolto i discorsi di mia cugina sulla sua strabiliate vita a Los Angeles. Tra un po' le stacco le corde vocali o la strangolo... chissà. Il campanello mi salva dallo sparire verso l'entrata. Non ho idea di chi sia ma gli salterò addosso appena apro la porta.

L'ultima persona che mai mi sarei a spettata.

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Lo so, lo so, è passato un po' di tempo, ma sono stata molto impegnata in ambito scolastico. Ma ora sono tornata con questo nuovo capitolo! Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti!
Un saluto...

LeleMiuss

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