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Capitolo 23


Mi prende dal polso e mi fa entrare del tutto nel suo studio. Chiude la porta e si mette davanti eliminando ogni via di fuga.

<<Ti consoli proprio in fretta>> mi dice con le mani appoggiate alla vita. È proprio arrogante! Ma come può farmi lui un discorso del genere quando è un casanova di prima categoria?

<<Mi scusi?>> domando retorica <<Primo, mi da del lei, non sono né sua sorella, né una sua amica; secondo, io con i ragazzi faccio cosa voglio, lei non ha alcun diritto di giudicarmi!>> brutto stronzo inglese!

<<Fa cosa ti pare, va a rincorrere la tua storia d'amore tutta cuori e cioccolatini>> deve sempre sfottermi in questo modo.

<<Se le da così fastidio, si vada a consolare con qualche altra povera sfortunata>>

<<Non ho bisogno che tu mi dica cosa fare>>

<<Bene. Con suo permesso mi ritiro in camera mia fino all'ora di cena>> cerco di aprire la porta ma lui mi ferma richiudendo la.

<<Tutte le tue cose si trovano in camera mia>> cosa? Io lo ammazzo quest'uomo.

<<E per quale motivo?>> domando piano e con tono basso e calmo. Tieniti Victoria, non perdere le staffe.

<<I miei genitori capirebbero se tu non dormissi con me nel mio letto>> devo dormire con lui? Voglio dimenticarlo, non starci sempre più vicino. Senza dire niente soffoco lo strido di fastidio dentro di me ed esco da quella stanza dirigendomi in camera sua. Le mie borse si trovano davanti al suo armadio. Prendo l'occorrente per la doccia e una gonna con un top per dopo. Dovrò pure impegnarmi un minimo con gli outfit in cui si presenta Bernice Foster. Adesso avete capito perché quella strega chiama "Emma Bernice" sua nipote? Perché il suo ego è il doppio di quello del figlio. E ce ne vuole.
Noto con grande sorpresa una vasca idromassaggio nel suo immenso bagno. Il lato positivo di essere la "fidanzata" di un miliardario è che posso usare cose costosissime a sue spese. Mi spoglio alzando i capelli in uno chignon ed infilando l'accapatoio che Yolanda mi aveva preparato per qualsiasi evenienza, insieme a qualche asciugamano, una colonia, prodotti per la cura della pelle, bagnoschiuma e persino qualche petalo di rosa con candele. Mi conosce davvero bene, sapeva già che usando un bagno del genere mi sarei fatta un mega bagno. Apro l'acqua e aggiungo il sapone per le bollicine, ha un profumo meraviglioso, di fiori di ciliegio. Aggiungo qualche petalo e arrivata l'acqua al punto giusto, entro dentro rilassandomi al tepore dell'acqua calda. Cosa darei per potermi fare un bagno del genere a casa mia, peccato che solo questa vasca sia grande quanto l'intero stanzino. Quando guadagnerò bene col mio lavoro, me la comprerò. Mi scaldo le ginocchia fuori dall'acqua con la mano e mi godo la vista di Chicago. Che bello essere ricchi, sono sicura che il signor Foster se l'è fatta costruire in casa e non l'ha mai usata. Non sprecherebbe il suo "prezioso" tempo a rilassarsi in questo modo. La sua testa è sempre in azione, pensa, pensa, pensa senza mai fermarsi. In questo momento mancherebbe solo un calice di vino e sarebbe perfetto. Ne approfitto a fare qualche foto 'vedo non vedo', mi sento un po' come Kim Kardashan o Kendal Jenner, sempre in posti favolosi a godersi la vita non facendo assolutamente nulla se non foto su foto. Gliela invio a mia sorella e le scrivo "being rich". Solo la lotteria porta una persona come me a questi livelli, o il matrimonio, ma io non mi voglio sposare... perciò...
Metto un po' di musica con gli auricolari e chiudo gli occhi qualche minuto. Non lo ammetterò mai, ma sono felice di essere nella sua stanza, ma sia chiaro, per usufruire della vasca.
Ahimè si è fatta l'ora di uscire da questo paradiso e ritornare all'inferno. Scatto un ultima foto al tramonto con le mie gambe bagnate in vista, e un'altra dove sorrido col pollice alzato. Che stupida. Prendo l'asciugamano e lo infilo stringendo poi il fiocco intorno alla mia vita. Asciugo i capelli allisciandoli e mettendomi la crema su tutto il corpo. Prendo l'intimo in pizzo nero e lo infilo. Sto per prendere la gonna ma la porta viene spalancata dal mio capo che rimane immobilizzato dalla mia vista. Poi si gira realizzando il suo gesto con le mani sopra agli occhi.

<<Ma non si bussa?>> mi vesto di fretta e in furia e infilo il maglione con la gonna. Per poco non mi vedeva completamente nuda.

<<I-io non sapevo t-tu fossi... cioè, tu non vestita>> è nervoso, sta balbettando. Non pensavo che un sedere gli facesse così effetto, ne avrà visti nella sua vita, davvero il mio scaturisce in lui questa reazione?

<<Per questo si bussa magari (?)>> vestita esco dal bagno e incrocio nuovamente il suo sguardo.

<<Non sono abituato a condividere i miei spazi con ragazze>> si giustifica seguendo la mia figura che si muove mettendo al proprio posto ciò che non lo è.

<<Si, lo vedo>>

<<Ma tu indossi sempre quel tipo di biancheria? Quel perizoma... è davvero sottile...>> divento rossa come un pomodoro. Perché non tiene i suoi pensieri per sè.

<<Non sono affari tuoi! Te ne puoi andare?>> si, lo sto cacciando dalla sua stessa stanza.

<<Questa è camera mia>> afferma ovvio.

<<Si, ed io se non fosse per te sarei nella mia al momento>> lui senza aggiungere altro esce, ed io sorrido al pensiero della mia piccola vittoria.

<<Non ci posso credere di farmi comandare da una ragazzina!>> si lamenta ad alta voce lui nel corridoio. "Ragazzina" saranno le brave ragazze con ti diverti tu!

<<Ti ho sentito!>> grido dalla sua camera.

<<Era il mio obbiettivo!>> grugnisco dallo stress.

I nonni insieme alla bambina rientrano sul pomeriggio tardi, con decine di borse per la piccola. Maglie, gonne e vestitini delle marche più costose. E pensare che io indossavo vestiti di terza mano, prima di mia sorella, e inseguito di mio fratello, a volte appartenevano anche ai miei cugini. Le famiglie normali...
Emma prende subito i giochi dalle buste e corre verso di me a mostrarmeli, è molto emozionata, non capisce nulla da tante cose che ha intorno a lei.

<<Papà, non aveva bisogno di tutti questi giochi, ne è piena>> si lamenta il padrone di casa con i suoi genitori guardando le decine di buste sull'entrata del pavimento.

<<Oh sta zitto Andrew, è una bambina, ed io sono la sua nonna, vuoi privarmi della gioia di farle qualche regalo?>> a quanto pare abbiamo una concezione differente di "qualche regalo". Il padre guarda un punto fisso nel vuoto trattenendosi dal ribattere.
Ci sediamo al tavolo e incomincio a parlare col signor Foster, è una persona così amabile e a modo, di una straordinaria intelligenza. Ha studiato in Scozia, laureandosi con il massimo dei voti alla St. Andrews, che ho avuto la fortuna e la possibilità di visitare due anni fa per una vacanza pagata con i soldi di una borsa di studio. È una terra stupenda ed incredibilmente caratteristica, ho amato passare del tempo insieme agli scozzesi, sono estremamente patriotti, adorano la loro terra e la rispettano profondamente. Sono molto ospitali e gentili, mi hanno portato subito a visitare Edimburgo e le coste sul mare del nord. Non con mia grande sorpresa ho scoperto che possiedono un castello proprio in Scozia, nei dintorni di Aberdeen, ma è "solo" la loro residenza estiva, risiedono nel quartiere di Chelsea, a Londra. Non oso immaginare che villa possiedano nel cuore di quella città. Sono una antica famiglia dell'alta borghesia inglese.

<<La tua ragazza è un gioiello figliolo, non lasciartela scappare>> io sorrido col fazzoletto davanti alla bocca. Mi volto imbarazzata verso il mio "fidanzato" accanto a me, seduto a capotavola e sorridendo forzatamente. Poi appoggia una mano sulla mia guancia e il suo sorriso si addolcisce. La sua mano è calda ed asciutta.

<<Lei è la mia gioia, insieme alla mia bellissima figlia>> gli sorrido prendendo Emma in braccio, rimanendo tutti vicini.

<<Formate una splendida famiglia, chissà se ci regalerete qualche altro nipotino>> la mia faccia deve essersi colorata di rosso. Nipotino? Incrocio lo sguardo dell'uomo affianco a me, anche lui leggermente arrossato in viso. Abbasso lo sguardo e ringrazio Dio che Emma non abbia sentito, sta giocando con il suo nuovo pupazzino, non deve sapere di "noi."

<<Frederick! Si conoscono da si e no due mesi!>> esclama Bernice.

<<Io ed Andrew abbiamo altri piani per ora>> quelli di non stare insieme per esempio.

<<Esattamente>> finisce lui. Per scappare da questa esilarante situazione porto Emma a dormire, in fondo è tardi per lei, e domani ha scuola. La prendo in braccio e le faccio salutare i nonni ed il papà. Dopo averle letto una storia e acceso la lampadina della sua lucina a forma di stella, la metto finalmente sotto le coperte addormentandosi poi entro qualche minuto, ne ero sicura, oggi si è stancata più del solito.
Quando mi giro per uscire dalla stanza noto Andrew allo stipite della porta guardarmi.

<<Sta dormendo>> sussurro uscendo dalla stanza. Lui le rivolge un'ultima occhiata nel suo lettino rannicchiata col ciuccio in bocca. È un tesoro, con quelle guanciotte rosate e il cruccio sulla fronte.

<<I miei si sono ritirati nella loro stanza, al piano di sotto>> annuisco sapendo già come andrà a finire la serata. Cioè: io e lui nel suo letto insieme.

<<Io sono stanca, vado a letto>> dico sorpassandolo dirigendomi in camera sua.

<<Io arriverò fra qualche minuto>>

<<Non me ne importa, non sei il mio vero ragazzo. Non ti aspetto intrepida nel tuo letto>> non lo guardo nemmeno in faccia. Ma sono convinta che stia sospirando in preda alla disperazione.

Così come detto prima mi infilo sotto le coperte e accendo l'abat-jour, devo finire di sottolineare il capitolo del modulo di clinica medica. Come detto dal mio capo, dopo quindici minuti, fa capolinea nella stanza.

<<Quella è la mia parte del letto>> non mi sposterò mai. Solo per dispetto verso di lui.

<<È anche la mia parte>> non tolgo lo sguardo dal mio libro. Lui si toglie la maglia e la butta sulla sedia avvicinandosi inseguito pericolosamente a me.

<<Io non riesco a dormire alla sinistra, perciò, spostati>> no, non lo farò, testa calda che non sei altro!

<<Io tanto meno. Lasciami in pace>> lui senza aggiungere altro mi prende di peso da sotto le gambe e mi sposta dall'altra parte del letto. È davvero incredibile la sua arroganza! Con nonchalance si mette in quello che era il mio posto con quel suo solito sorrisetto di vittoria. Chiudo il libro e lo poso sul comodino. Mi metto a gattoni sul letto e mi scaravento su di lui.

<<Sei terribilmente irritante, non puoi sempre vincere tu!>> lui scoppia in una risata che tratteneva da troppo tempo. Io lo prendo dal braccio cercando di spostarlo ma è inutile cercare di muovere un masso di ottanta chili e passa di muscoli. Lui coglie l'occasione delle mie mani aggrappate al suo braccio per attirarmi a sè. Finisco con la mia schiena attaccata al suo petto, mi stringe con le braccia impedendomi di muovermi <<sei sleale così!>> è impossibile staccarsi dalla sua presa.

<<Tanto non scappi>> sto ridendo come una pazza, e le mie risate vengono accompagnate dalle sue. È così bello il suono della sua voce, non ride mai in modo così spontaneo, anzi, a dire il vero non ride mai. Amo essere io il motivo della sua contentezza. Si gira di fianco non lasciandomi andare. Continua a rimanere in silenzio e lo stesso faccio io, mi godo il momento. Lui non mi vuole. Allora perché mi stringe forte a sè? Perché odia tanto il fatto che io stia con un altro ragazzo? Perché si altera così ogni volta che qualcuno mi fa delle avance?

<<Hai davvero baciato quel ragazzo?>> ed ora cosa rispondo? Anzi, la vera domanda è: perché me lo sta chiedendo? Perché continua ad essere... geloso.

<<Andrew>> sospiro mettendomi una mano sulla fronte. Lui molla la presa sulla mia vita e io mi siedo davanti a lui a gambe incrociate <<Perché te ne preoccupi tanto?>> finalmente posso guardarlo negli occhi, peccato lui distolga lo sguardo per concentrarsi sul soffitto <<Andrew rispondimi! Perché ti da fastidio che abbia baciato, passionalmente aggiungerei, un altro ragazzo?>>

<<Lo hai baciato quindi? Non stavi mentendo>> io alle sue parole mi tengo con i polpastrelli la fronte. Io adesso lo ammazzo. Lo faccio davvero.

<<Io non parlo più con te>> mi giro d'altra parte e mi distendo spegnendo la luce. Lui la riaccende e mi prende dalla vita per guardarlo in faccia <<smettila, ho voglia di dormire>> e spengo nuovamente la luce, ma lui allunga la mano per riaccenderla.

<<Oh si, mi dispiace rovinare il tuo sonno. Ma mi pare stessimo parlando>> perché quello è parlare? Io faccio domande, lui non risponde, lui fa altre domande ed io non rispondo. Bel dialogo.

<<Quello non si chiama parlare>> mi ritiro su seduta con lui davanti a me e finiamo una volta per tutte questa storia <<Ascolta. Questa mattina mi pare tu sia stato chiaro, non te ne frega niente di me. Ok, d'accordo>> metto una mano sul cuore. Perché provo tanto sentimento per lui ora. E glielo sto dicendo col cuore in mano <<Io posso fare cosa voglio, forse ho trovato un ragazzo che non vuole solo sesso da me. Voglio cogliere questa opportunità, tu dovresti essere felice per me, io lo sarei se trovassi qualcuno che ti rendesse felice>> lui ride beffardo. Mi apro con lui e mi sfotte come fa sempre. Sono stanca. Giro la testa per interrompere lo sguardo con lui. Non riesco a reggerlo.

<<Io non voglio che tu sia felice con qualcun altro. Io voglio che tu lo sia con me>> oh.

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Rivelazioni!
Ce l'ho fatta. Questi sono stati giorni molto intensi per me. Ma sto continuando a scrivere con passione.
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo se vi va! E grazie sempre per il vostro supporto :>

LeleMiuss

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