Capitolo 18
Alla reception mi fanno passare senza problema. Mi scontro con persone che entrano ed escono frettolosi e apparentemente in ritardo. Non solo a me Andrew Foster mette agitazione e pressione. Come una furia esco dall'ascensore e chiedo a delle ragazze in reception dove si trovi il loro, o meglio, nostro, capo.
Mi indicano una grande porta infondo al piano, ma prima che aprano bocca per avvisarmi che non posso entrare mi scaravento nella stanza senza pensarci due volte. Spalanco le ante e il silenzio cade nel salone. Una dozzina di persone sono voltate verso di me a scrutarmi. Il signor Foster ride nervoso pensando, probabilmente, a quello che mi dirà o urlerà usciti da qui.
<<Signor Foster, ho urgenza di parlarle>> non so con quale coraggio io l'abbia affermato. Mi sento come in una gabbia piena di leoni. Lui chiude il suo notebook e si alza.
<<Se mi potete scusare...>> cautamente e si chiude la giacca grigia perfettamente stirata. Viene verso di me e mi prende dal polso portandomi in una stanza vuota, chiude la porta e si mette difronte a me <<come ti sei permessa ad entrare nel mezzo di una mia riunione?>> mi attacca al muro e si avvicina a me bloccando il mio braccio alla parete. Il suo sguardo è indecifrabile, gelido e cupo. Non credo di averlo mai visto così arrabbiato. Mi sta facendo perfino un po' paura.
<<Perché non è rimasto ad ascoltarmi questa mattina?>> alzo la voce io questa volta. Perché ho ragione, e se ne accorgerà pure lui <<L'ho chiamata molte volte, così come la sua assistente. Mi avete ignorato!>>
<<Non tutto gira intorno alla tua incompetenza Victoria Young. Mia figlia si trova a scuola, in una struttura sicura>>
<<La mia incompetenza? Lei è un eccentrico menefreghista! Davvero pensa che quella scuola sia "sicura"? Glielo ha chiesto?>> lui mi guarda confuso.
<<Cosa vorresti dire?>> adesso sembra davvero non capire.
<<Emma questa mattina si è svegliata piangendo, non voleva andare a scuola. Dei bambini compiono bullismo psicologico e fisico su di lei. L'hanno spintonata e lei è caduta per terra!>> lui rimane zitto <<Le avevo detto per tranquillizzarla che saremmo andati tutti e tre a parlare con le maestre. Ma non mi ha nemmeno lasciato aprire bocca!>> lascia la presa del mio polso.
<<Non lo sapevo>> solo questa sa dire?
<<Quelle maestre l'unica cosa che hanno saputo dirmi è stata che con la preside si parla solo con appuntamento. Nessuno ha voluto parlare con me! E io se fossi genitore di Emma, andrei in quella scuola e farei una scenata che se la ricorderebbero per tutta la vita>>
<<È quello che farò>> Andrew avverte la sua assistente ed usciamo subito dall'edificio. Ha anche interrotto la riunione, a quanto pare ne rifaranno un'altra domani.
Per tutto il viaggio rimaniamo in silenzio, io perché avevo parlato già abbastanza, e lui... perché è un orgoglioso arrogante testardo.
<<Ti chiedo scusa>>
<<Mi sta chiedendo scusa?>> domando pensando di non aver sentito bene. Sgrano gli occhi alle sue parole.
<<Si. Hai sentito>> scorbutico.
<<Perché non mi ha permesso di parlare? Lei è stato così freddo con me. Le ho fatto qualcosa?>> lui mi guarda cercando parole per la risposta alla mia domanda. Sembra che abbia un conflitto interiore, non riesco a capirlo! Vorrebbe parlare ma si blocca sempre prima di iniziare il discorso.
<<Tu...>> allora?...
<<Io?...>>
<<Ero solo arrabbiato>> ma si può sapere per cosa?
<<Con me? Ma per quale motivo?>>
<<Nulla... dimentica quello che ho detto>> sposta il suo sguardo da me e lo concentra nella strada finalmente sbloccata dal traffico. Meglio non aggiungere altro. Tanto se non vuole dirti una cosa non te la dice. Mi giro dalla parte opposta e aspetto di arrivare a destinazione. Improvvisamente il mio telefono vibra. Ciò significa che mi è arrivato un messaggio. È Felipe. Sorrido inconsciamente, ed Andrew se ne accorge. Mi da una svelta occhiata e si rigira col capo in avanti. Ha quel suo sguardo corrucciato. Nulla di buono.
-Ehi dolcezza come va? Pensavo di invitarti a pranzare domani... cosa ne pensi?
Si perché no? Devo togliermi dalla mente il signor Foster. E quale migliore idea se non quella di uscire con un altro ragazzo? Alla fine finisco l'esame alle tredici, ho tempo per godermi qualche ora con lui.
<<Domani devi rimare a casa con Emma>> mi ha letto i messaggi? Ma come si permette?
<<Lei mi stava spiando il telefono?>>
<<Sei seduta affianco a me, è inevitabile>>
<<No, non lo è>> ma perché si comporta così? L'unica cosa che voglio è allontanarmi da lui e non faccio altro che stargli sempre più vicino.
<<Comunque sia, di' pure al tuo amichetto che hai altri impegni>> alzo gli occhi al cielo e declino il suo invito, tristemente aggiungerei.
<<"Amichetto"?>>
<<Fidanzato? Forse è meglio?>> ma perché è così sgarbato? Ogni volta che c'è di mezzo un ragazzo!
<<Non è il mio fidanzato! Lo sto->> mi blocco. Non sono fatti suoi! <<Io non le devo nessuna spiegazione, lei è il mio datore di lavoro, nè mio padre, e nè il mio fidanzato!>>
<<Il suo fidanzato? Ma per carità!>> esclama lui.
<<Già! Che Dio me ne scampi>> ... <<Il fatto è, che non deve intromettersi più nella sfera della mia vita personale. Perché non ha niente a che fare con il mio lavoro>>
<<Avrei qualche dubbio riguardo a questo...>>
<<Mi scusi?>>
<<L'ho vista ieri... con quel vestito, avvinghiata a quel ragazzo...>> continua vago.
<<E questo cosa vorrebbe dire?>> domando alterata io.
<<Non mi hai nemmeno salutato! E mi hai visto benissimo>> sembra un bambino dell'asilo.
<<Lei è offeso perché non l'ho salutata?>>
<<Non sono offeso! Ti pare mi offenda per queste futilità?>>
<<Anche lei, se è per questo, era alquanto occupato con la mia amica>> mi prende ancora male al ricordo di Melinda scendere giù dalle scale più emozionata che mai.
<<Non è successo niente con la tua amica. Non ricordo nemmeno come si chiami>>
<<Ci hai dormito insieme e non ricordi il suo nome?>> non si ricorda nemmeno il nome delle ragazze con cui fa sesso? È incredibile quanto sia superficiale!
<<Non abbiamo fatto nulla. Lei era troppo ubriaca, l'ho portata a casa e l'ho lasciata dormire nella camera degli ospiti. Nessuna donna dorme insieme a me>> perciò loro... un peso all'improvviso lascia il mio petto. Sono così sollevata e non capisco davvero il perché. Mi viene naturale sorridere spensierata, ma devo avere un minimo di contegno.
<<Ah... io pensavo...>> lascio in sospeso la frase.
<<Ti avrebbe dato fastidio?>> perché questa domanda? Cosa rispondo adesso? Si che mi ha dato fastidio, avrei voluto strozzare Melinda questa mattina. Ma questo è sbagliato! Totalmente errato!
Lui non mi deve interessare minimamente.
<<Ehm no... perché dovrebbe darmi fastidio?>>
<<Perché quando ti ho vista con quel ragazzo ieri... ho provato un sentimento mai sentito prima>> il cuore mi si blocca. Ciò significa fosse... geloso? No. Non saltiamo a conclusione affrettate. Lui non può essere geloso di me, perché non gli importa altro che di portare a letto le ragazze intorno a lui.
<<Per questo era arrabbiato con me questa mattina? Perché sono stata con quel ragazzo?>> lui non risponde.
<<Siamo arrivati>> cosa? Io ho bisogno di una fottuta risposta! Non può lasciarmi così! Che frustrazione.
Scendo dalla macchina e lo seguo dentro all'istituto. Non ho idea di cosa farà. Ma provo solo pena per chi dovrà subire la sua furia.
<<Voglio che mi portiate immediatamente mia figlia, insieme alla sua maestra, e la preside. Ora>> la segretaria lo guarda immobilizzata. Posso assicurare che la sua espressione paralizza <<Emma Adeline Foster>> comunica il nome.
<<Non credo lei possa ricevere la preside al momento>> lui ride beffardo. Ora inizia...
<<Forse non ha capito chi sono io... io conosco tutti i donatori di questa scuola, io compreso lo sono. Se lei non mi fa arrivare la preside, e la maestra di supervisione della classe di mia figlia entro cinque minuti... vi faccio chiudere nel giro di qualche settimana. E mi accerterò che lei in questa città non trovi più lavoro>> questo è quello di cui è capace Andrew Foster.
<<Sua figlia si trova nella stanza infondo al corridoio. E la preside sarà qui a momenti. La andrò a chiamare io di persona>> lui annuisce e lei si dilegua nei corridoio dell'antico e meraviglioso istituto. Mi aggiusto la borsa sopra la spalla e seguo il signor Foster verso la classe di Emma. La troviamo a giocare da sola con delle costruzioni. Il padre senza pensarci due volte va verso di lei e la abbraccia forte. Appena Emma realizza di star stringendo il suo papà esulta forte il suo nome. Nel frattempo mi occupo di rispondere alle domande della maestra. Ma sono troppo occupata a vedere il sorriso del mio capo nell'accarezzare sua figlia sul volto e metterle a posto il colletto del maglioncino. È così bello, vorrei sorridesse sempre perché è così appagante vederlo stare bene.
Tutto questo non aiuta, la sua dolcezza non fa altro che innalzare il mio desiderio di averlo accanto a me.
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A sabato il prossimo capitolo!
Questo è un po' corto, ma fidatevi, il prossimo ripagherà!
Fatemi sapere cosa sperate accada...
LeleMiuss
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