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Capitolo 11


Sapete cos'è davvero orribile? Dover preparare una valigia per un weekend in montagna con una sera di preavviso. Si, perché il signor Last-Minute ha deciso all'ultimo momento di passare questo weekend in una dei tanti resort extra lusso in montagna, che dalle mie ricerche pare possedere insieme ad altri proprietari. Io per contratto sono tenuta ad accompagnarlo, so che ci saranno pure dei suoi amici, spero solo non siano come gli ultimi che ho conosciuto, anche se tecnicamente erano gli amici di suo fratello. Ma tanto dovrò stare con Emma, il resto è superfluo ed ha poca importanza. Apro l'armadio e prendo maglioni, dolcevita e pantaloni felpati. Rovisto fra gli abiti appesi e mi scontro con l'abito indossato un mese prima al congresso insieme a quel mostro. Cerco di dimenticare i brutti momenti passati con quel verme e a quello che mi stava per capitare, se non fosse arrivato il mio capo non so come sarei potuta riuscire da un dramma del genere. Chiudo gli occhi ed inizio a canticchiare qualche canzoncina per focalizzare la mia mente su qualcosa di più allegro. Penso al fatto che il signor Foster è stato estremamente gentile nel lasciarmi due giorni per stare a casa e rilassarmi inseguito all'accaduto, mi ha perfino comprato due biglietti in una spa dove passare la giornata in compagnia di una mia amica, io ho scelto di andarci insieme a Melinda. Inutile dire che al mio rientro era ritornato il solito burbero e calcolatore del solito. Ma adesso devo focalizzarmi sul presente, oltretutto questo weekend sarà anche il mio compleanno, e anche se lavorerò, mi sento fortunata nell'essere fuori città in mezzo alla natura. Sicuramente sarà una struttura d'extra lusso, che da sola non potrò mai permettermi, avrò tutto il tempo di rilassarmi dopo aver messo a dormire Emma e nelle pause.
Chiudo la cerniera della valigia e inizio a preparare la borsa a mano con beauty, trousse, libri, carica batterie, computer ed altre cose che potrebbero essermi utili. Spero solo di non patire il freddo, alle fredde temperature favorisco di gran lunga il caldo che si respira in Texas. Prendo già tanto freddo qua a Chicago, che ogni anno ci regala inverni gelidi. Comunque sia ho messo maglie termiche, perciò dovrebbero tenermi caldo. Era nettamente meglio un weekend alle Hawaii o alle Bahamas che in qualsiasi paesino montano, non vedo l'ora di poter vedere il mare. Quanto mi manca il sole, la tequila sulla spiaggia, i ragazzi in costume da bagno... Pensa il signor Foster in bermuda, con i capelli bagnati e quel bel fusto imperlato di acqua salata, che spettacolo! Victoria, purifica la tua mente. E levati quel sorrisetto malizioso seguito da tutte le tue fantasie!

* * *

<<Ma l'entrata dell'aeroporto non l'abbiamo già sorpassata?>> capisco che magari, segnando l'orologio le sei di mattina ed essendomi io svegliata alle quattro, possa sbagliarmi, ma di aerei ne ho presi da questo aeroporto e l'entrata si trova oramai dieci metri indietro.

<<Abbiamo un'entrata riservata>> certo come poter fare un check-in come qualsiasi comune normale? Dio Foster deve avere l'entrata riservata <<davvero pensava che avrei preso un aereo pubblico?>> quanto se la crede, ma non è mai stato normale quest'uomo? Non gli farebbe male provare cosa vuole dire essere normali o umani... è la stessa cosa.

In verità sono un tantino in ansia alla vista del jet privato in mezzo alla pista di volo. Non capisco nemmeno perché, sono abituata a prendere aerei, ma questo è diverso, è più veloce ed è vuoto, cioè sarò solo con Emma e suo padre. Sono molto imbarazzata tutto qui... nulla di grave, forse. L'interno è a dir poco abbagliante, moderno e allo stesso tempo classico. Il signor Foster stringe la mano del pilota e saluta con un cenno la hostess di volo, una splendida ragazza mora dal fisico perfetto. D'altronde per essere hostess di un aereo privato, un aspetto del genere è richiesto. Almeno credo... lo sapete che non faccio parte di questo mondo. Prendo posto insieme ad Emma nei due posti in pelle color panna a destra, nel mentre che il capo si trova a sinistra.

<<Questo è un suo aereo?>> domando alleggerendo un po' l'aria. Non fa mai nulla per mettermi a mio agio quest'uomo.

<<Uno dei tre>> ah beh certo... come non possedere tre jet? Se se ne "rompe" uno, usiamo l'altro. Che domande stupide Victoria, ti pare non fosse del signor PossoComprareTutto?

<<È carino>> rispondo con la prima cosa che mi passa per la testa. Lui mi da un'occhiata sufficiente. Mi odia, letteralmente. Oppure lo infastidisco, non lo so...

<<Chiami "carino" un gioiello da trenta milioni di dollari?>> rimango paralizzata alla cifra rivelatami. Ancora di più quando la moltiplico per tre.

<<È bello?>> cerco di migliorare il mio complimento a, come lo chiama lui, il suo "gioiellino".

<<Dove andremo? Fra tutti i preparativi non me l'ha detto...>> lui ci mette qualche secondo ad alzare lo sguardo dal suo smartphone. Attenzione a non scocciare troppo il principe.

<<Forse non gliel'ho detto perché non sono affari suoi? Lei deve svolgere il suo lavoro, non pensare a divertirsi>> chiaro, e non era il mio obbiettivo infatti quello, ma tanto lui vede solo il male nelle mie domande.

<<Io volevo solo... non ha importanza. Non me lo dica se non lo ritiene necessario>> e senza voglia di battibeccare a quest'ora del mattino mi metto a leggere il mio lungo e a volte penso infinito, libro.

Tra i cieli dipinti di arancio e rosso del Nord America, il GPS del mio telefono segna come destinazione il Montana. Guardo dal finestrino e scatto l'ennesima foto del viaggio al paradiso fuori questo jet. Una distesa bianca disegna un pittoresco spazio innevato. Pur non amando molto il freddo, amo la neve, ne ho vista talmente poca da bambina che solamente venuta a Chicago l'ho potuta vivere per bene, ed è la prima volta che la vedo quest'anno, perciò questo mi rende molto emozionata. È da oramai diversi minuti che sto sorridendo come un ebete davanti a questo finestrino dalla forma rettangolare. Ed il signor Foster ha iniziato a guardarmi storto.

<<Vuole fare il suo lavoro o continuerà a sorridere come una bambina davanti a quel finestrino?>> acido come un limone. Ma come fa a non sciogliersi davanti a questo paesaggio così pittoresco?

<<Mi perdoni signore, la neve mi emoziona sempre, non crede sia una meraviglia?>> lui mi guarda per un istante ed inseguito sposta la sua attenzione sul cellulare. Grazie mille per farmi sentire un'imbecille trecento volte al giorno capo. Sempre un piacere parlare con lei. Emma sta dormendo beatamente, la copro bene e la prendo in braccio. Le piacerà un'infinità giocare con la neve. Un uomo si occupa dei nostri bagagli e di tenermi un ombrello sopra la testa per evitare di bagnarci. Allungo una mano fuori dal coperto per prendere un fiocco di neve in mano. È davvero molto grande. Salgo in macchina e tengo stretta la bimba a me, dato il suo attaccamento al mio collo. Quanto la amo!

Un enorme van nero lucido si occupa di portarci in quello che è un elegantissimo resort esclusivo arroccato sulle montagne. Le vie del paesino sono adorabili, colorate e piene di lucine, il centro non è molto grande, è un piccolo borgo, ma è pieno di botteghe colorate che non vedo l'ora di visitare. Entrati nella lussuosa struttura, le receptionist, conoscendo già a quanto pare l'uomo d'affari a fianco a me, si precipitano a chiamare qualcuno che ci porti i bagagli in stanza. Mi viene dato un bedge per la stanza mia che condividerò insieme a Emma. Nel mentre che il signor Foster parla con la sua guardia del corpo, o qualsiasi cosa esso sia, io vado a far vedere le facce di animale ad Emma che non smette di domandarmi di loro. Poi vengo chiamata dal mio capo con cui ci avviamo all'ascensore dell'hotel.

<<Che piano è?>> domando dovendo schiacciare il piano.

<<Decimo>> risponde controllando l'ora del suo orologio. Solamente l'ascensore è elegantissimo, non oso immaginare le stanze, o piuttosto, la suite del mio capo <<le lascerò un ora per sistemarsi, poi dovrà scendere insieme ad Emma, ci ritroveremo con gli altri arrivati>> avrò il tempo di stare in camera e riposarmi per qualche minuto.

<<D'accordo>> i corridoio sono così eleganti, sarà perché si tratta dell'ultimo piano... ma comunque sia deve essere una pacchia stare qui. Lui prende in braccio sua figlia e ci accompagna alla nostra stanza. Prendo la carta da strisciare al fianco della maniglia ma non mi si apre la porta. Ma perché non si apre? Il mio capo sbuffa e mi prende la chiave dalle mani, ovviamente riproduce lo stesso mio movimento che a differenza mia apre la porta. Che incapace!
Apre la stanza ed entriamo dentro. Rimango sbalordita dalla magnificenza della stanza, un'enorme vetrata ci regala una vista sul paese innevato, con al fondo le montagne dell'alto piano. Però non c'è nessun letto. E dove dovremmo dormire?

<<Dov'è il letto?>> do voce ai miei pensieri ingenuamente. Lui mi guarda chiedendosi molto probabilmente il motivo della mia assunzione. Anche io me lo chiedo spesso. Lui senza dire nulla apre una porta alla destra dell'entrata. Ecco i miei bagagli affianco al letto. Allora se quella è solamente l'entrata, questa deve essere la mia stanza. È stupenda, ho anche il camino a legna, che meraviglia! E questo letto, sembra così soffice, non vedo l'ora di sprofondarci dentro, da qui intravedo il bagno con una vasca al suo interno, che emozione, devo aspettare solo dieci ore e me la godrò per bene.

<<La camera di Emma si trova dall'altra parte. Spero la stanza sia di tuo gradimento>> gradimento? La adoro!

<<È molto più che di mio gradimento! La ringrazio>> dico entusiasta. Lui ritorna verso la porta ed io lo accompagno lasciando Emma giocare nel mio letto.

<<L'ho fatto per Emma. Io le do sempre il meglio>> rido istericamente dentro di me. Che illusa, davvero pensavo l'avesse fatto per gentilezza? Che divertente che sono!

<<Ma certo>> in questo momento mi sento un po' come quel meme di quel vecchietto dalla faccia preoccupata con quel sorrisetto nervoso <<Signore, una domanda>> chiedo prima che se ne vada <<mi è permesso usufruire della spa o della palestra? Ho visto nella hall che si possono svolgere diverse attività...>> speriamo non pensi sia un'opportunista arrampicatrice. Perché posso tranquillamente fare a meno di svaghi del genere.

<<Lei mi sta chiedendo se può approfittarsi della mia generosità? Le ricordo che è una mia dipendente>> ecco, forse dovevo starmi zitta. Metto subito le mani in avanti, metaforicamente, e cerco di aggiustare l'andamento del discorso.

<<Ma no signore, io non voglio in nessun modo approfittarmi della sua gentilezza. Non mi serve la spa o qualsiasi altra cosa per svagarmi, posso uscire in paese e farmi una passeggiata nel mio tempo libero. N-non pensi questo di me...>> ora ridillo senza piangere Victoria! Mi prende in giro la mia coscienza. La verità è che già mi detesta, non voglio pensi questo di me.

<<Io penso quello che vedo Young>> o non vuole capire o non vuole capire. Io sono sempre stata sincera, non l'ho preso mai in giro, mi sta accusando ingiustamente. Non ho detto nulla di male e lo sa pure lui, solo che per qualche motivo deve trovare qualcosa che non va per farmi sentire inadeguata e non all'altezza.

<<Questa non è la verità>> sentenzio convinta, pur essendo scrutata dai suoi occhi accusatori. Mi mette sempre in soggezione.

<<Lascia a me decidere quello che è vero oppure no>> è una causa persa. Ci rinuncio. Non ho il tempo di ribattere che mi chiude la porta in faccia. Sono ufficialmente triste e delusa. Sono sempre stata una ragazza rispettata e ben vista da tutti, anche se magari sbaglio, ma ci tengo molto all'opinione che gli altri hanno di me. Sarà che mi hanno sempre tutti compiaciuto nel tempo, apprezzando il mio percorso studi e la mia lealtà verso le persone e i miei impegni. Ma con lui mi sembra impossibile, trova sempre il pelo nell'uovo.

Meglio che mi metto a disfare le valigie. Nel frattempo metto Emma a guardare dei cartoni così che possa fare il più in fretta possibile. Vesto la piccola con un maglione di lana e dei pantaloni caldi. Le metto un cappellino ed il giubbotto così che siamo pronte a scendere giù. Io non ho cambiato vestiario. Sono abbastanza normale. Un paio di leggings alti, un maglione largo sotto un vecchio bomber di mia madre e degli anfibi con suola spessa per non bagnarmi i calzini. Non c'è cosa più fastidiosa. Scendiamo nella hall e prima di uscire dall'ascensore domando a Emma se conosce gli amici di papà. E lei nega col capo. Speriamo non siano come lui. Vedo in lontananza Alan venirci incontro. Ci scorterà da loro.

<<Alan, mi dica che non sono come il signor Foster>> sussurro per non farmi sentire sa Emma. Lui sorride comprendendo il mio disagio.

<<Beh... loro sono... esuberanti>> un aggettivo che sostituisce la parola snob in pratica <<ma non temere, arriverà la signorina Foster, è molto a modo>> cosa intende per "a modo"? Gentile e simpatica oppure posata e ordinata?

<<Hai una capacità linguistica impeccabile Alan>> lui sorride sincero. È così cordiale e disponibile.

<<La ringrazio signorina, e non se la prenda se il capo la tratta in modo duro talvolta. È il suo modo per dirle che sta facendo un buon lavoro>> che metodo strano.

<<Beh... dalle mie parti si fa un sorriso o lo si dice a parole>> sospiro sarcastica.

<<Gli inglesi sono uomini molto freddi, non esternano mai i loro sentimenti>> questo è anche vero <<lei ha un cuore caldo e sincero. Questo lo sa il signor Foster, solo che non lo ammetterà mai, è consapevole del rispetto che hai per lui e di quanto tieni a questo lavoro>> spero sia così... anche se mi sembra un sogno quasi irraggiungibile.

<<Grazie Alan, qui mi sento un pesce fuor d'acqua. Sarei dovuta andare in Texas dalla mia famiglia questi giorni, e invece sono qui con degli sconosciuti>>

<<Per quale occasione, se posso chiederle?>>

<<Il mio compleanno. Ma non è il giorno in sè che non festeggerò, è che non vedrò la mia famiglia>> dico malinconica. Ma questo è il mondo del lavoro e mi ci devo abituare. Alan mi lascia a qualche metro dalle poltrone davanti ad una grande vetrata nelle quali sono seduti. Una ragazza dalla perfetta chioma bionda si gira per prima verso di noi. Applaude emozionata le mani e corre verso di noi.

<<Tia Chittina>> lascio Emma correre da lei. Una cosa è certa, la genetica nella famiglia Foster non sbaglia mai.

——————

Lasciatemi dire una cosa, non sopporto il signor Foster, a volte quando scrivo lo insulto per la sua freddezza e antipatia. In pratica insulto me stessa.
Comunque sia, fatemi sapere se vi piace l'andamento della storia ;)

LeleMiuss

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