❌Jay.

Ore 00:12

Controllò per la milionesima volta il paesaggio al di fuori dalla finestra.
Pioveva forte, e non vedeva nulla al di fuori di una moto sportiva e una vecchia Chevrolet rossa.
Tirò un sospiro di sollievo e si sedette sul letto ancora sfatto, portandosi le mani fra i capelli neri e folti.
Non aveva paura della polizia, nemmeno della galera, anche se l'idea di essere l'unico fratello a non essere stato dentro gli piaceva.
Non sapeva per quanto ancora sarebbe stato al sicuro in quel motel sperduto. Se lo avessero trovato, non ci sarebbero state più speranze di uscirne illeso.
Non aveva più soldi per pagare un avvocato, ed anche se li avesse avuti non avrebbe potuto evitare il carcere.
Prese il cellulare, leggendo ancora una volta quei messaggi, quei messaggi così dolorosi. Sapeva ancora il suo numero a memoria.
Avrebbe voluto chiamarla, solamente per sentire la sua voce ancora una volta. Ma non poteva, e non solo per il fatto che in quel posto non c'era campo,ma anche perché lei non avrebbe mai risposto. Aveva bloccato il suo numero, e poi c'era il rischio che lo rintracciassero.
Perché non ci aveva pensato prima? In quel momento potevano già essere in strada, pronti con un paio di manette e le pistole alle cinture, diretti verso il motel.
Jay si alzò, il cellulare stretto fra le mani, e pensò al modo migliore per sbarazzarsene.
Di modi ce n'erano molti, ma Jay scelse di lanciarlo contro il muro. Il cellulare si fracassò immediatamente, cadendo sulla moquette verde scuro in mille pezzi, lo schermo di vetro sparso ora ridotto in piccole schegge tagliente.
Scelse il modo più violento perché era nella sua natura.
Jay era violento con tutto.