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Colpe

Deku è morto.
Il broccolo è morto.
Un ragazzo solare, maledetto dall'universo, è morto.
Il mio amico di infanzia è morto.
Il ragazzo che ho bullizzato è morto.
È morto e la sola causa di tutto sono io.

Non sono stato nemmeno in grado di entrare e assistere ai funerali, sentivo come un vortice che mi risucchiava il cuore dal petto.

"Bakugou" sua madre gli assomigliava molto. Non la vedevo da un annetto, dall'ultima volta che mia mamma l'aveva invitata da noi a cena. Quella mattina avevo minacciato Merdeku di picchiarlo a sangue se fosse entrato anche lui in casa mia, se solo ci avesse provato.
E lui, come previsto, non si era fatto vivo. Sua madre si era scusata per la sua assenza improvvisa dicendo che avesse mal di pancia.
"Mi fa tanto piacere vederti qui, Izuku lo apprezzerebbe molto" disse sorridendomi nonostante le lacrime non smettessero di scendere. Era passata già una settimana dai funerali e, ogni giorno, era peggio dell'altro. Mi ero ripromesso di non entrare in questa casa, prima della sua morte l'avevo promesso a me stesso per non farmi influenzare da Deku, perché non volevo respirare nemmeno un briciolo della sua stessa area. Dopo la sua morte me l'ero ripromesso perché era l'unico gesto di rispetto che potessi fare. Non avevo alcun diritto di pulirmi la coscienza così. Eppure eccomi lì, di fronte al tempio dedicato a lui.
Izuku mi guardava con quegli enormi pozzi verdi che non potevano, però, uguagliare l'originale. Una foto, una copia, questo avevo di fronte a me.
" sapevo che saresti venuto prima o poi, capisco che non deve essere facile nemmeno per te. In fondo vi volevate così bene" distolsi il mio sguardo dalla foto, per rivolgerlo ad Inko. Sentivo gli occhi bruciare ma non dovevo piangere, sono un mostro ecco cosa sono.

"Voleva così tanto diventare un eroe: fin da piccolo mi raccontava di come volesse essere come all Might e di come avreste salvato voi due il mondo insieme. Questa ossessione è stata la sua rovina" pianse più forte "... a chi voglio darla a bere. La sua rovina è stata non avere nessuno che lo incoraggiasse. Lui voleva solo una speranza, una speranza che io non gli ho mai dato. Sono stata una pessima madre" eravamo già inginocchiati, così lei si prostrò completamente sul pavimento. Forse avrei dovuto dire qualcosa, smentire quello che stava dicendo, ma non feci nulla. Guardai il pavimento di fronte a me, mentre il vortice che gravava sul mio cuore cresceva. Non sentivo alcuna rabbia in quel momento, anche sforzandomi questa non si palesava. Mia madre mi aveva fatto girare molti psicologi e dottori per il mio carattere sempre irrequieto e violento. Aveva cominciato a farlo dopo che avevo quasi fatto esplodere mio padre per avermi rubato la paperella con cui facevo il bagno.

Tutti i dottori avevano poi tratto le stesse conclusioni, un quirk condiziona l'umore e il carattere condiziona il quirk. Facce della stessa medaglia insomma: il quirk mi rendeva così rabbioso e il mio carattere già forte e irascibile, assecondava questa caratteristica. C'era poco da fare, più ero rabbioso più il quirk aumentava di potere, più questo aumentava non controllato, più mi incazzavo. Avevano tutti detto che piano piano la cosa si sarebbe smorzata, con la pubertà sarebbero entrati in gioco gli ormoni ma il quirk si sarebbe stabilizzato in quanto questo cresce come crescono i bambini. In maniera imprevedibile.
Le avevano detto di portare pazienza e di farmi rilasciare il quirk, senza accumulare sudore o farmi sforzare per trattenerlo, questo avrebbe potuto farmi del male sia fisicamente che psicologicamente. Quella rabbia che mi aveva accompagnato per quasi 10 anni, crescendo sempre di più, facendomi da scudo, forse anche giustificando azioni che non dovevano essere giustificate ... ora sembrava essere completamente sparita, forse nascosta dietro questa sensazione di vuoto.
"Sono contenta che almeno tu realizzerai quello che era il suo sogno"

Mi ridestai osservandola, sembrava così sincera e innocente. Se solo avesse saputo, se solo avesse visto... l'unico motivo per cui nessuno aveva fatto il mio nome, per cui nessuno aveva raccontato, era la paura. Verso di me? Forse un po', ma soprattutto verso le conseguenze. I professori non potevano raccontare di assistere a molti soprusi senza fare nulla, i miei compagni non potevano raccontare di ridere mentre io gli distruggevo i quaderni... quindi tutto taceva.
Se solo sapesse...
"Io non diventerò più un hero" dissi senza distogliere lo sguardo.
Vidi i suoi occhi ricoprirsi di lacrime nuovamente.
"Cosa? Ma izuku mi ha continuato a raccontare dei tuoi allenamenti al parco, delle nuove mosse che stai sbloccando e di come saresti stato il primo nella tua classe. Fino al mese scorso, è tornato dal parco ammaliato dai tuoi movimenti e progressi".

Sbarrai gli occhi stupito. Parco? Lui era lì ? Come avevo fatto a non accorgermi di nulla.

" Il lunedì, mercoledì e venerdì erano un appuntamento fisso per lui. Tornava luminoso come un bambino"

Non aveva mai smesso di guardami? Non mi ero mai accorto di nulla, non sapevo cosa dire. Ma perché? Perché lo faceva se fino alla mattina lo denigravo o pestavo. Come poteva tornare colmo di ammirazione.

"Ti senti in colpa per non essere riuscito a fermarlo? È questo che senti?"

Non risposi, sentii le lacrime pervadermi gli occhi ma non ne sarebbe scesa nemmeno una.
No signora, non mi sento in colpa per non averlo fermato... mi sento in colpa per averlo spinto di sotto.

"Ormai devi farlo anche per lui. Bakugo non voglio dirti che tu non hai colpe in questa storia" si tirò su il naso "tutti ne abbiamo. Izuku era invisibile agli occhi quasi di tutti. So che voi non eravate più amici come un tempo, così come so che ti guardava da lontano, non sono stupida. Eppure non ho mai pensato che questo potesse essere grave. Izuku sorrideva sempre, mi abbracciava sempre felice. Quando tornavo stremata da lavoro, lui mi faceva trovare il mangiare pronto e mi ringraziava. Quando piangevo per suo padre, per un padre che ci ha abbandonato solo perché suo figli era quirkless, lui mi consolava... lui è sempre stato attento alle mie necessità mentre io non sono mai andata oltre a quel sorriso. Non l'ho mai guardato veramente.
Tu hai colpe, così come me, come la scuola o come chi lo ha emarginato e con questo dovrei conviverci, anzi sulla base di questo dovrai fare ammenda. Devi diventare un eroe per lui, devi salvare tutti per lui"

Mi avvicino alla tomba del nerd, non ho alcun fiore con me, solo il peso dei miei rimpianti.
Mentre mi avvicino, noto qualcuno accasciarsi sulla tomba lasciando delle rose, le stesse rose che trovavo quasi ogni settimana. Che fiore banale da lasciare in un cimitero, un fiore classico che mostra quanto poco si conoscesse la persona, un fiore per chi non vuole osare.  Mi avvicino e vedo una chioma bicolore perfettamente divisa a metà, metà rosso e metà bianca.
Ma lui è il tizio del funerale.
Lui aveva sentito la conversazione con quei luridi, lui aveva capito che la morte del verde era anche colpa mia eppure non aveva proferito parola quando i nostri sguardi si erano incrociati.

"Chi sei" lo vedo alzarsi e girarsi di poco, in modo tale da guardarmi di sbieco. Il suo sguardo è glaciale, inespressivo, anche un po' altezzoso.
Come osa guardarmi dall'alto in basso e soprattutto perché è lì, non conosco minimamente la sua identità, eppure io quel nerd lo conosco come se fosse una parte di me. Lo conoscevo.

Sento una tristezza pervadermi, una tristezza che cerco subito di mascherare con la rabbia. Quello sguardo giudicante che il bicolore mi rivolge, la accende, come nessuno riusciva a fare da tanto. In maniera diversa mi sento come quando il nerd mi guardava, il nerd pensava sempre che io avessi bisogno del suo aiuto, supponeva di dover essere lui a vegliare su di me, quando io sono sempre stato superiore, migliore, più avanti, più intelligente e più portato. Mi faceva incazzare, il suo sorriso premuroso mi metteva a disagio e tutto ciò degenerava sempre... con la scomparsa di quello sguardo, con la consapevolezza di essere un enorme pezzo di merda, la rabbia era quasi sparita.

O così pensavo, ora che questo tizio sta generando sensazioni simili. Lui non pensa di potermi aiutare, no, non è presuntuoso come lo era izuku, ma mi guarda comunque come se fosse molto più in alto rispetto a me, come se io fossi solo una comparsa. Non c'è emozione nel suo sguardo, non c'è rabbia, o sorpresa, solo distacco e forse un po' di giudizio. Come si giudicherebbero le azioni di un bambino che sporca casa, come giudicheresti una cosa più infantile e più in basso rispetto a te.

"Ti ho fatto una cazzo di domanda, eri anche al funerale ma non ti ho mai visto prima di allora. Perché giri intorno a Merdeku" i palmi bruciano. Sento il bisogno di espellere il quirk, sento il bisogno di prenderlo a pugni come non lo sentivo da tanto.
Mi sto comportando esattamente come facevo con Deku, sto cercando una valvola di sfogo. Mi ero ripromesso di cambiare.
Penso questo, eppure ringhio lo stesso, con un sorriso sadico ad accompagnarmi. Il quirk in quei mesi si era affievolito, mi ero continuato ad allenare, per Inko e per Izuku, per entrare alla UA, ma non era più come prima. Non so se fosse stata l'assenza di rabbia ad affievolirlo, o se il fatto che si fosse affievolito avesse causato l'assenza di rabbia. Mi mancavano stimoli, mi mancava il nerd a cui far vedere nuove mosse, mi mancavano quegli occhi colmi di ammirazione.
Quegli occhi così espressivi, così diversi da questi blu e grigi del ragazzo davanti a me. Sono diversi tra loro, eppure questa sensazione... mi è mancata così tanto.
Non posso, devo diventare migliore di così.
Cerco di contenermi e non carico subito, aspetto che lui risponda, ma lui sembra quasi annoiato. Vorrei rimetterlo al suo posto, come volevo rimettere al suo posto Deku.

"Cos'è Merdeku aveva anche un fidanzatino ora. Era anche frocio quella nullità ?" non so perché continuo a dire queste cattiverie, non so perché è così importante che lui mi risponda, so solo che ogni parola che dico mi fa star male.
Tanto Deku non era gay e soprattuto non aveva un fidanzato.
Spero solo di avere una risposta immediata.

Ho pensato che di fronte ad una frase del genere sarebbe scattato, eppure lui rimane lì immobile.
"Se anche fosse stato così, non capisco come questo potrebbe riguardarti.
Bulletto"

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