Bambino prodigio
Svegliarsi. Studiare. Allenarsi. Dormire.
Allenarsi. Dolore. Farsi bendare le ferite. Dormire. Sentire urla. Morire dentro. Svegliarsi. Dormire. Sognare. Vedere mia madre ustionarmi. Svegliarsi. Allenarsi. Dormire.
"Shoto!" L'urlo di mio padre mi fa innervosire mentre l'urto alla spalla mi provoca un fischio all'orecchio.
Temporeggio un po' a causa del dolore e sento il suo piede schiacciarmi una costola.
"Fossi stato un Villain ti avrei già ucciso! Rialzati immediatamente" urlo dal dolore e dalla frustrazione per poi provare a colpirlo con il ghiaccio. Ghiaccio che si scioglie immediatamente a contatto con il suo fuoco incandescente. Per pochi secondi riesce addirittura a farlo diventare blu per ottenere un calore ancora più alto. La differenza tra noi due è abissale e mi viene ancora di più il voltastomaco mentre perdo i sensi.
Non so quanto tempo è passato quando mi sveglio, al mio fianco non c'è nessuno e la cosa non mi stupisce per niente. Provo ad alzarmi ma il mio corpo è talmente stremato da risultare impossibile.
"Ragazzo di 13 anni si butta dal tetto senza lasciare nulla di scritto. Si pensa ad una vittima di bullismo ma non si hanno prove concrete né un vero colpevole. Il ragazzo era un raro quirkless e per questo trattato duramente dal mondo. Intervistiamo un insegnante a riguardo"
Un quirkless.
L'articolo di telegiornale non è così interessante eppure quella storia è riuscita ad inchiodare il mio sguardo a sé, non riesco neanche io a spiegarmi come, considerando il dolore alla testa e la vista ancora un po' offuscata. Strizzo gli occhi un paio di volte, quando una chioma scompigliata verde appare sullo schermo generandomi una scossa in tutto il corpo.
Il ragazzo della mia età sorride, eppure sembra un sorriso così stanco, così spento. Quegli occhi verdi celano un malessere evidente e, allo stesso tempo, mi attraversano l'anima da dietro uno schermo. Non sta guardando me, eppure sembra farlo.
"Beh ecco, ammetto di aver cercato di essere sincero con il ragazzo e di non illuderlo su sogni assurdi come l'andare alla UA ma non pensavo arrivasse a tanto".
"La madre è sconvolta, si colpevolizza per l'accaduto, accaduto che molto probabilmente sarà archiviato con una sanzione alla scuola e una campagna per la sensibilizzazione...-
Spengo la Tv e cerco di distrarmi dal pensiero di quegli enormi pozzi verdi.
Guardo il soffitto ma penso solo a quanto la vita sia ingiusta... verso me, verso il broccolo. Intrappolati in un corpo che non vogliamo, io con due quirk e lui senza.
Magari in un'altra vita saremmo stati amici, chissà, magari ci saremmo incontrati e l'avrei potuto difendere dai mali del mondo. È questo che fa un vero eroe, no? Sarebbe dovuto essere questo il mio desiderio e allora perché non sento niente se non il vuoto?
Non sono fatto per amare, è una risposta semplice ma efficace e quando intendo che non sono fatto per amare, non intendo certo dire che sono nato incapace di farlo, no, no, ricordo vagamente che in passato fossi molto attaccato a mia madre. Desideravo proteggerla a qualsiasi costo, piangevo per lei, provavo dolore... emotivo. Tutte queste emozioni, però, mi rallentavano e adesso che non le provo più, sono di fatto più forte. Non sento nulla, solo odio e rabbia, questa è l'unica emozione che mi fa andare avanti.
"Non può continuare così, non puoi liquidare ogni suo ricovero in questo mod- "
"Taci, accetta i soldi e fatti da parte"
Mio padre sta sicuramente comprando di nuovo il silenzio del dottore, da piccolo era un'azione abituale questa. Poi, per fortuna, sono diventato più forte e quasi immune al dolore—sento pure quello affievolito— e quindi i ricoveri sono fortemente diminuiti.
Sospiro e chiudo gli occhi, l'immagine di un cespuglio verde mi si para di fronte e non posso fare a meno di pensare di volere ciò che lui disdegnava. Non voglio diventare un eroe, non voglio vivere ancora così, sarebbe stato tutto più facile se fossi nato senza quirk.
Sarei stato come Natsuo: ignorato dall'uomo che mi aveva messo al mondo, ma libero.
I mesi passano lentamente, ma la mia vita rimane sempre la stessa. La data di ammissione si avvicina e ormai ho inserito il pilota automatico, voglio solo arrivare primo senza usare il fuoco. Non lo userò mai, già immagino i giornali confabulare sul perché il figlio di endevour voglia usare solo una parte del suo potere, per lo più non quello del padre eroe. Una volta queste immagini mi facevano gioire per un attimo, ora mi spingono solo ad andare avanti alimentando la mia rabbia.
"Dove vai" chiede mio padre minaccioso. Lo irritano molto queste mie uscite sporadiche poiché non ne conosce il motivo e ovviamente non mi va proprio di dirglielo. In realtà neanche io so perché vado, sento di doverlo fare e quando lo faccio percepisco un senso di serenità. Sento mio padre dirmi di non tardare per gli allenamenti pomeridiani prima di chiudergli la porta in faccia.
Il percorso non è proprio breve dato che devo andare in periferia, ma la vista dal treno mi permette di perdermi nei miei pensieri senza neanche badare al tempo... non che abbia di meglio da fare in effetti.
Arrivato al cimitero mi dirigo verso la tomba di quello strano ragazzo. Ho scoperto dove fosse per caso: il suo suicidio è diventato mediatico per qualche tempo con accesi dibattiti su chi avesse colpe e chi no. Molti ragazzi sui social si erano uniti al coro lanciando un hashtag su Instagram e il volto di izuku è diventato portavoce di chi è stato lasciato indietro dalle scuole, bullizzato soprattutto attraverso i quirk. Si chiede più controllo su ragazzi così piccoli, considerando soprattutto che la legge vieta l'utilizzo dei poteri se non in aree apposite.
Legge ampiamente controllata tra i grandi ma bypassata quando si tratta di ragazzini con il pensiero che questi ultimi abbiano più difficoltà a gestire le emozioni e quindi tutto il resto. Ciò che viene criticato è il fatto che, sebbene sia giusto questo pensiero, la scuola dovrebbe monitorare se un quirk viene usato involontariamente o per nuocere al prossimo, specialmente in gruppo.
Ovviamente a distanza di mesi ormai è stato quasi del tutto dimenticato.
Ho sentito subito uno strano legame verso questo ragazzino magrolino, infatti subito dopo essere uscito dall'ospedale avevo seguito le notizie per poi andare ai funerali. Funerali stracolmi di gente sconosciuta, tanti ragazzi bullizzati o gente esclusa. Si erano tutti radunati per salutarlo, alcuni andavano alle superiori, altri addirittura al college.
-Cosa ci faccio qui- mi domandai tra me e me -non conosco nessuno. Non sono neanche un'emarginato, ho persino due quirk, con che diritto dovrei entrare e condividere questo dolore- ero seduto sugli scalini un e guardavo l'entrata a pochi metri da me. Mi guardavo le mani e giocavo a fare dei fiocchi di neve.
"Non vorrete davvero entrare" quella voce così rauca, ferma ma minacciosa mi fece alzare lo sguardo.
Vidi un ragazzo della mia età, dal profilo duro e i capelli biondi in aria. Gli occhi rossi sembravano furiosi ma allo stesso tempo infinitamente tristi.
Stava in piedi, con le mani in tasca e le spalle dritte come se la situazione non lo toccasse più di tanto.
Eppure aveva quest'aurea truce, piena di rabbia e rancore... si nascondeva dietro di essa. Strano vero? Sia io, che quel verdino che si era buttato, che questo ragazzo nascondevamo tutto dietro una facciata.
Io dietro uno sguardo apatico, dietro quel ghiaccio a cui mi aggrappavo, il verdino lo nascondeva dietro quel sorriso spento e ora... lui dietro questa rabbia.
"c'è tutta la scuola, sono tutti in lacrime. In più ci sono indagini in corso" disse una voce di fronte a lui. Sporgendomi vidi tre ragazzini insulsi, un po' impauriti che bisbigliavano.
"Dovresti entrare anche tu... Anzi, soprattutto tu" disse un altro.
Poggio un mazzo di fiori sulla tomba mentre quei pensieri mi pervadono. Non avevo fatto nulla allora, su che basi e su quale autorità e soprattutto in nome di cosa avrei dovuto fare qualcosa? Erano loro i bulli, da quella conversazione si capiva, ma non potevo né denunciarli né catturarli sia per assenza di prove, sia perché la polizia non voleva trovare un vero colpevole. Se lo avessero fatto, avrebbero dovuto ammettere le proprie colpe
"non entrerò mai lì come se nulla fosse" quando si girò il suo sguardo incrociò il mio. Il ghiaccio si incontrò il vero calore. Ero abituato alle fiamme, ma le sue iridi bruciavano come lava, esplodevano come dinamite.
"Chi sei tu" dice una voce alle mie spalle. Sposto un po' il viso, girandomi di lato mentre con la coda dell'occhio rincontro quello sguardo bramoso di aiuto già incontrato mesi prima.
"Ti ho fatto una cazzo di domanda, eri anche al funerale ma non ti ho mai visto prima di allora. Perché giri intorno a Merdeku"
Sento la rabbia scorrergli nelle vene, un grugnito si forma sulle sue labbra mentre un leggero vento ci scompiglia i capelli. Rosso nel blu, ghiaccio nella dinamite, apatia nella rabbia.
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