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Apro gli occhi. La prima cosa di cui mi rendo conto è che fa molto caldo.
Tossisco. Mi fa male dappertutto, ma questo è nulla confronto alla sorpresa di trovarmi in un luogo completamente diverso da quello in cui ero. Un deserto.
Il mio sguardo si perde tra le dune, mentre cerco di alzarmi senza crollare a terra.
“Cosa ci faccio in questo posto?”
Mi guardo attorno perplesso. È uno scherzo, ne sono certo, non posso essere davvero in un deserto. Io ero al mare, con i miei vecchi amici e … “Al mare.”
Mi blocco, come colpito da un'illuminazione. Guardo i vestiti che ho addosso. Sono asciutti, ma sono gli stessi che indossavo prima.
D'improvviso ricordo. La litigata con Anna dopo il mio ennesimo bicchiere di whiskey, la chiamata a degli amici che non vedevo da anni. Poi l'incidente in barca, loro che se ne vanno sul gommone, io che non riesco a salire e rimango lì nel bel mezzo dell'oceano ad affogare. L'acqua che m'invadeva i polmoni, i miei ultimi pensieri.
Crollo sulla sabbia, scioccato, incapace di comprendere ciò che davvero mi è successo. O forse è solo che non il coraggio di dirlo, né tantomeno di pensarlo.
“Non può essere vero. Non può essere.”
Continuo a ripetermelo, come se questo potesse cambiare la realtà dei fatti. Resto in ginocchio sulla sabbia, con il sole a scottare la mia pelle bianca con i suoi raggi di fuoco; e mi abbandono alla disperazione, perché non riesco a capire, non posso capire come possa ancora essere vivo.
Dopo quelle che devono essere molte ore, ancora qui sotto il sole cocente, sono giunto a una conclusione che mi sembra logica. Sto sognando. Anzi, sto avendo un terribile incubo. Devo solo aspettare, prima o poi mi sveglierò e tutto questo finirà. Mi ritroverò in ospedale, con i polmoni a pezzi ma vivo, con Anna a guardarmi con i suoi occhi grandi. Tutto questo mi conforta e ci credo davvero. Andrà tutto bene.
Un timido venticello soffia sulla mia testa e il sole comincia a rendermi difficile l'attesa; ma paziento, per ore e ore, convinto che prima o poi qualcuno mi darà un pizzicotto su una guancia svegliandomi così da quest'incubo.
Sto pensando a un modo per svegliarmi. Forse è sbagliato stare immobile. Nei sogni belli, come negli incubi, tutto finisce nel momento in cui accade qualcosa di straordinario.
Sollevo lo sguardo al cielo, riparandomi gli occhi dal feroce sole che padroneggia in tutto quell'azzurro; e mi rendo conto di non essere che un misero puntino rosa in mezzo a una distesa di giallo oro. Il confine netto che il cielo segna, si staglia nell'orizzonte del mio sguardo. Potrei davvero perdermi se davvero mi soffermassi a lungo a mirare tale paesaggio.
Così distolgo lo sguardo, infastidito e allo stesso tempo incredibilmente affascinato.
“Potrei scriverci un libro, al mio risveglio. Stavolta ne verrebbe fuori una grande opera”, penso sorridendo. Forse un'esperienza straordinaria è proprio quello che mi serve.
Con questa nuova, debole, speranza, decido di alzarmi ed esplorare un po' questo deserto. Mi chiedo quante meraviglie esso possa celare ai miei occhi. se davvero mi tocca stare qui, tanto vale darci uno sguardo.
Cammino per un po', ma altro non vedo che sabbia, mucchi di sabbia, dune di sabbie, distese di sabbia. Eppure c'è qualcosa di davvero affascinante in tutto questo. Forse le sfumature dorate e ramate delle dune alla luce del sole morente; oppure il cielo prima azzurrissimo e ora color porpora e viola. Strisce di un rosa aranciato sembrano pennellate distratte di un pittore troppo sicuro di sé; sono talmente nette che disturbano il rosso che regna in una nuvola confusa nel cielo.
Se qualcuno fosse qui a vedermi, probabilmente riderebbe di me. È solo che penso di non aver mai visto spettacolo più bello di questo tramonto nel deserto in tutta la mia vita. Quest'incubo però, fa parte della mia vita? E io, sono ancora vivo? Domande che turbano le emozioni positive suscitate dal tramontare del sole.
Comincio a sentirmi un po' fuori posto. Cosa ci faccio io qui? In tutto questo splendore, io cosa sono? Nient'altro che un comune mortale, questa è l'unica risposta che mi viene in mente.
È scesa la notte e io sto ancora sognando. Non è un incubo così brutto, però, perché stanotte dormirò sotto una volta stellata che mai avevo visto. Noto la via lattea, mille lucine bianche che formano una strada in diagonale nel cielo. Non me ne intendo di stelle, ma osservarle mi piace. Mi sento piccolo, quaggiù, come una stella solitaria nell'infinito cielo.
Mi rendo conto del problema che dovrò affrontare, solo quando è tardi per organizzare la mia sopravvivenza. La temperatura scende, abbastanza all'improvviso, scuotendo tutto il mio corpo e facendomi tremare come una foglia. Freddo, dolore.
“Forse adesso mi sveglierò.”
Aspetto, rannicchiato sulla sabbia, ma non accade nulla. Tra tutti i sogni della mia vita, questo è sicuramente il più lungo. Batte tutti i record.
Accenderei un fuoco, se avessi della legna. Solo che non ce né. Così mi abituo a tremare, stringo le mani a pugno e sopporto. Non posso morire congelato, perché questo è solo un sogno. Mi ritrovo in bilico tra l'incubo più terribile e l'esperienza più straordinaria che io abbia mai vissuto.
* * *
Apro gli occhi incollati dal freddo. Le mie ciglia sono ghiaccioli che si staccano, i miei capelli sottili, come i miei vestiti, sono coperte da una dura patina di ghiaccio.
“Era davvero così freddo?”
Stranamente mi sento bene, a parte un generale indolenzimento agli arti e al collo.
Mi alzo e mi sgranchisco le gambe, guardandomi intorno. “Perfetto, sono ancora qui.”
Il tono dei miei pensieri m'insospettisce. Sono davvero deluso? O forse quasi me l'aspettavo?
Ormai è logico pensare a una conclusione meno affrettata. Non è un sogno, non è un incubo. Se allungo le braccia, posso sentire con mano il vento caldo che soffia forte, se alzo la faccia sento il calore bruciante del sole seccarmi la pelle e scaldarmi la testa. posso toccare la sabbia dorata, sentirne la ruvidità granulosa.
A un certo punto decido pure di assaggiarla, per rafforzare la mia nuova tesi. È salata, ma non sa di mare. È una sabbia più dura, più acre e forte, non ha quel lieve sapore salmastro che ha quella di mare. Ma è sabbia, questo è certo; e queste sensazioni sono troppo reali da indurmi a pensare ancora che questo sia un sogno. Se lo fosse, sarebbe già finito da un bel pezzo.
Mi metto in cammino, perché altro non posso fare. Non ancora risposto alle mie domande, perché non posso farlo. Non mi resta che sperare di giungere da qualche parte. Questo deserto dovrà pur avere una fine. Chi sa, però, quanto è grande? Lo sa solo Dio, se davvero esiste. Io credo di no, perché a quel punto potrebbe venire qui e darmi qualche risposta a ciò che mi sta succedendo.
Non ho fame e non mi sembra normale. Ieri non ho mangiato, ma non ero accorto di questo particolare insolito. E non solo, non ho nemmeno sete e mi pare impossibile visto che sono in un deserto e fa un caldo da matti.
Questo sole arrostirebbe chiunque, eppure non sono stanco. Com'è possibile? C'è qualcosa che non va per il verso giusto.
“Se davvero questo non è un sogno, allora dovrei essere già mezzo morto.”
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