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Capitolo 1

"All the legends are true"
-Shadowhunters, Cassandra Clare

Prima Parte:
Fiamme nel destino

Si voltó a guardare il verde oscuro degli alberi alle sue spalle, cercando di riprendere fiato. Lei gli stava accanto, ma non proferiva parola, limitandosi ad arrancargli dietro. Spesso era costretto a tenerla per non farla cadere , ma lei non aveva mai detto di sentire dolore, di essere stanca. Correvano da ore, senza meta, solo con la forza del terrore nelle gambe. Le mani strette a unirli. Una minaccia sulla testa.
Non importa quanto corri, non saprai mai se stanno arrivando a prendervi
Lui non avrebbe mai lasciato che la prendessero, non Lei.
Dalla foresta nessun rumore, solo il cinguettio di qualche uccello e il ronzare degli insetti.
《Dobbiamo continuare. Ce la fai?》
Lei annuí con la testa, asciugandosi la fronte. I loro vestiti erano sporchi e laceri, le scarpe rotte e sfondate, ma non avevano altro. Solo la vita e la paura.
Lui aveva una strana sensazione mentre continuavano a camminare nella foresta, ma scacciava il pensiero.
《Sei stata brava, sono fiero di te. 》 le disse , stringendole la mano. Lei fece un piccolo sorriso, arrossendo.
Il cuore di Lui si riempí di felicità, come ogni volta che Lei sorrideva. La amava, e Lei amava lui, ma niente è facile. Assolutamente niente.
Improvvisamente , un rumore troppo forte per essere naturale lo mise in allarme. Anche Lei lo aveva udito.
《Cosa succede?》chiese, spaventata. Lui guardò indietro un'altra volta.
《Dobbiamo correre adesso. È importante che tu ci riesca.》
《D'accordo...》
Aumentarono di velocità e iniziarono a correre per il sottobosco intricato di arbusti. La cosa dietro di loro continuava a seguirli. Potevano sentire la sua ira nelle ossa. Corsero, corsero con quanto fiato avevano in gola. Ma quella cosa era veloce, velocissima, sfrecciava fra gli alberi con rabbia bruciante. Lei cominciò ad ansimare, per la stanchezza e il terrore. Lui sapeva che non avrebbe resistito ancora per molto, e nemmeno lui poteva continuare. Sperava che la morte non la cogliesse, magari si sarebbe accontentata solo di Lui...
Improvvisamente, sentí la mano di lei scivolare via dalla sua stretta, e il panico montó dentro di lui. Si voltó e la vide a terra, un ginocchio coperto di sangue.
《Nooo!》 gridó , buttandosi a terra con lei. Troppo tardi. La cosa era proprio di fronte a loro. Era immensa, nera e fredda, copriva tutta la volta verde della foresta.
Sono venuto per lei. Il gioco finisce qui.
La sua voce gli rimbombava nel cervello, gli provocava un dolore immenso. Cadde in ginocchio, prendendosi la testa fra le mani.
Addio
Una risata gli riempí le orecchie, e una enorme mano nera afferró la vita di Lei , trascinandola verso di sé. Lei gridava, si aggrappava alla terra spezzandosi le unghie, nel tentativo di resistere. Lui ebbe la forza di allungare un braccio verso di Lei, sfiorandole la punta delle dita prima di vederla scomparire. E urló, un grido doloroso , straziante. Un nome
Cat!

《Cat! Cat, tesoro, è ora di svegliarsi!》
Sua madre, già vestita in tailleur viola, la sveglió, dandole un colpetto sulla spalla. Cat si mise a sedere sul letto, scossa. Aveva fatto quel sogno stranissimo e quella voce...
Erano mesi che sognava la stessa, identica scena.
Cat lanció di lato le coperte e corse in bagno, ignorando le fitte gelate alle piante dei piedi nudi. Ficcó il viso sotto l'acqua fredda del rubinetto e aprí la finestra.
Un fiocco di neve le si posò sulla punta del naso. Era gelato, ghiacciato come la neve deve essere. Ci pensava spesso, a come le cose dovevano essere. Il latte era caldo e dolce, come avrebbe dovuto essere. Le brioches al microonde erano calde e dolci, come dovevano essere.
Nel gioco, infatti, molte cose avevano caratteristiche comuni. Altre no. Altre erano uniche, particolari impossibili da riprodurre. Come il rosso brillante delle foglie d'acero, rosse come solo le foglie d'acero dovevano essere. Oppure il profumo di sua madre , che lei creava personalmente, che era dolce come solo quel profumo poteva essere. Però, alcune caratteristiche non erano presenti, e riguardavano sempre se stessa. Ad esempio, lei non aveva mai avuto un padre, come invece avrebbe dovuto essere. Sua madre le raccontava sempre che lui era morto prima della sua nascita, ma era convinta che lui le volesse un bene enorme.
Cat ne soffriva, ma non lo confessava mai a sua madre. Si guardó allo specchio, e fortunatamente si vide identica. Gli occhi chiari, perennemente arrossati dal vento, la scrutavano ancora assonnati. Il groviglio scuro dei capelli sulla sua testa le dava l'aria di una pazza appena uscita dal manicomio. Sospirando, si passò la spazzola fra le ciocche ribelli, mentre dalla cucina l'odore delle brioches le riempí le narici. Si affrettó a pettinarsi e uscí dal bagno.
《Il mio croissant! 》esclamó ,addentandone uno ancora bollente dal vassoio. Sua madre sospiró e lasció che mangiasse.
《Allofa, oggi fieni a pfendemi a sfuola?》 chiese Cat, il boccone ancora in bocca. Sua madre alzó un sopracciglio, interrogativa. Cat ingoió e ripeté la frase con piú calma. 《Si , verrò a prenderti all'una. Ora va a prepararti, che é molto tardi.》 disse. Corse in camera e tolse il pigiama, indossando un paio di jeans sopra le calze di lana, una felpa pesante dei Vancouver Canucks e degli scarponi neri. Afferró lo zaino color cobalto e prese le chiavi di casa, infilandole nella tasca della giacca. Sua madre, già in auto, l'aspettava tranquillamente, mentre i tergicristalli spazzavano via la neve che cadeva a fiocchi lenti. Cat si sedette sul sedile del passeggero e buttò lo zaino sul sedile posteriore. Allacció la cintura di sicurezza e guardó fuori dal finestrino. Le case di South Cambie, la zona dove abitava, si susseguivano lungo il percorso. Sua madre guidava con attenzione, fermandosi ad ogni semaforo e rispettando le velocità scritte nei cartelli. Cat alitó sul vetro e inizió a disegnare piccole stelle con il dito indice, cercando di non pensare al sogno di quella notte. Il terrore le riempiva il cuore , e quella voce... quella voce le rimbombava nel cervello e nelle ossa. Fuori, le case sembravano alberi, le persone sembravano uccelli e insetti. La paura che aveva sognato si ripresentó con tutta la sua forza.
Sua madre frenó delicatamente e si fermó di fronte alla scuola. Cat si riscosse e si slacció la cintura di sicurezza. Aprí la portiera, prese lo zaino e richiuse lo sportello. Sua madre le diede un bacio sulla guancia.
《Buona giornata tesoro. 》 disse,dandole un bacio sulla guancia. Lei ricambió, e la salutó. Sul marciapiede vide la macchina di sua madre allontanarsi verso il prestigioso ufficio legale dove lavorava, a Yaletown. Cat si mise a correre verso l'entrata, affollata di ragazzi, cheerleader ridacchianti e giocatori di hockey invasati. La campanella suonó proprio in quell'istante, e Cat entró nell'atrio, spinta da una massa di persone. Si avvió all'armadietto e lo aprí, prendendo i libri per la giornata. Il cellulare viola squilló, segnalando l'arrivo di un messaggio.
Ehy C , ti aspetto in classe, ho grandi novità! Ruby♥
Cat sospiró e richiuse l'armadietto. La sua amica Ruby aveva sempre qualche fantastica novità, come la gonna più alla moda da comprare o la festa più pazzesca a cui partecipare. Ma mai si degnava di ascoltare ciò che lei aveva da dire, e se lo faceva dopo un pó il suo viso delicato assumeva un'espressione talmente annoiata che Cat rinunciava a raccontarle ciò che desiderava.
Però le voleva bene; era sempre allegra e piena di idee, gentile e disponibile. Cat si avvió verso la classe e vide Ruby alla porta. Quando la vide , spalancó gli occhi e sorrise, agitando il braccio.
《Cat! Sono qui!》
In mezzo a tutti quei ragazzi, Cat dovette allungarsi sulla punta dei piedi per vederla. Quando riuscí a raggiungerla, l'amica la strinse forte. I suoi riccioli rossi le investirono il viso.
《Sono così felice di vederti! Hai ricevuto il mio messaggio?》
《Si , poco fa.》
《Sei curiosa di sapere qual'è la novità?》 chiese, strizzando l'occhio. Cat si sforzó di sembrare impaziente, e Ruby non la fece attendere.
《Ho conosciuto un ragazzo fantastico! Si chiama Jason e ieri è venuto al mio stesso corso di yoga. Ho scoperto che fa la nostra stessa scuola》 - esclamó, mentre si sistemavano ai banchi.
《Oggi ho appuntamento con lui in mensa... non vedo l'ora!》
In classe erano entrati altri studenti, i soliti ragazzi del corso di Biologia che frequentavano le ragazze. Il professore entró subito dopo il folto gruppo di studenti e si sedette dietro la cattedra. Accanto a lui, era entrato un ragazzo. Era alto e aveva le spalle larghe. Gli occhi azzurri come ghiaccio freddo osservavano indistintamente tutti gli altri studenti, come fossero semplici banchi vuoti. I capelli castani erano piuttosto lunghi, lisci e morbidi. Indossava una t-shirt nera, un paio di jeans e delle scarpe da ginnastica bianche.
《Spero cosí tanto di poterlo vedere... oh , e se mi avesse mentito? Ehy Cat mi stai ascoltando?》
Improvvisamente, negli occhi di Cat si materializzó tutto il sogno; le grida, la corsa , il terrore, l'orribile figura che la portava via...e Lui...
Lui era davanti a lei, accanto al professore.
Lui era reale.

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