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Prologo: Un mondo distrutto

"E se nonostante tutto non mi darete ascolto...mangerete la carne dei vostri figli e mangerete la carne delle vostre figlie"
-Levitico 26:27-29

Quando l'uomo perde la sua umanità? Cosa ci separa dagli animali sporchi che vediamo negli zoo? Cerchiamo la risposta a queste domande da secoli, nascondendo i nostri dubbi sotto strati di costrutti sociali mentre inevitabilmente creiamo le nostre catene e come bestie in gabbia continuiamo a vivere, reprimendo la nostra vera natura di animali. Siamo fiere e come fiere moriremo nel sangue alla disperata ricerca di tutto quello che ci possa nutrire. Perchè sotto tutte le maschere, nascosti in profondità tra i dolori e i pregiudizi, siamo solo esseri insipidi mossi dalla fame, e così, senza lasciare traccia, ci muoviamo in questo mondo sperando di placare il senso di vuoto con cui siamo nati, riempiamo l'oblio di tutto ciò che amiamo sperando che un giorno si richiude. Eppure esso non si colmerà mai poichè noi stessi siamo quel vuoto che odiamo e che ci spinge a cercare e creare le nostre dipendenze. Perchè siamo esseri umani, imperfetti di natura e mentre cerchiamo di nutrirci la vita ci sfugge dalle dita, senza un senso, senza che nessuno di noi sia sazio, senza che la voragine si sia chiusa.

Era il 21 marzo del 2189, la primavera dai colori splendenti faceva lentamente capolino sul grigio mondo ormai abituato al freddo e alle basse temperature, riscaldando i campi quasi del tutto sterili da più di un secolo. Si diceva in giro che prima dell'Ultima Battaglia le estati fossero più miti e gli inverni meno tiepidi, che dalla terra crescessero rigogliose e forti piante dal colorito dorato durante i periodi più caldi e che ci fossero persino animali dal pelo folto e morbido capaci di produrre latte e lana, ma erano tante le dicerie che giravano sul passato e la gente aveva smesso di crederci da troppo tempo, facendo diventare quelle storie semplicemente fiabe da raccontare ai figli durante i periodi di carestia. Perdersi trai ricordi di giorni che nessuno era mai riuscito a vivere era un lusso che gli abitanti di Mimica non si erano mai potuti permettere, troppo presi dal lavoro, la fame e il bisogno di sopravvivere in quel mondo meschino in cui erano capitati.

Tutto era inziato molto tempo prima, per la precisione il 12 novembre del 2075, l'anno dove l'umanità stessa perse il suo prestigio dimostrando ancora una volta l'avarizia del genere umano. La sovrappopolazione, la mancanza di acqua, cibo, risorse energetiche non rinnovabili e materie prime fecero scoppiare quella che passò alla storia come "L'ultima battaglia" o meglio conosciuta "Terza guerra mondiale". Non fu una guerra che si distinse tanto per la sua lunghezza ma quanto più per la crudeltà e la cruenza con cui venne combattuta, bombe atomiche furono sganciate in ogni parte del globo distruggendo interi ecosistemi, milioni di famiglie furono sterminate venendo ricordate come semplici numeri o vittime collaterali, città rase al suolo donde il sangue scorreva per le strade come acqua dopo una tempesta particolarmente violenta, donne stuprate che partorivano figli deformi e gente che si ammazzava a vicenda per un tozzo di pane; questa divenne la normalità. Un'esistenza segnata dalla paura e con la morte pronta a rubare l'anima ad ogni sussulto, ad ogni vicolo buio, ad ogni rumore nella notte, quando si andava a dormire si guardavano i volti dei propri cari, convinti che quello sarebbe stato il loro ultimo sguardo e alla sera milioni di preghiere si levavano verso il cielo sordo, lingue e credi diversi cercavano un'unica cosa, ma Dio li guardava facendosi forse beffe delle loro sventure.

La guerra finì il 18 aprile di quello stesso anno, spazzando via il 75% della popolazione mondiale. Nessuno però si ricordò chi vinse o chi perse, non aveva più importanza ormai, perchè la loro condanna a morte era stata segnata. Quando i campi divennero infertili, gli animali morirono e le risorse del mondo furono messe a ferro e fuoco, l'umanità poté dirsi estinta.

Gli uomini più ricchi trovarono rifugio nel cielo, costruirono una grande e prospera città sollevata a trecento metri da terra. Lì riuscirono a ricreare in laboratorio quello che sulla terra mancava, cibo, acqua, energia elettrica e tutto ciò che permetteva all'uomo di esistere e continuare a definirsi tale. Quel posto felice permise alle persone più abbienti di vivere di nuovo la loro vita semplice e tranquilla, senza aver paura di andare a dormire, pensando di morire durante il sonno, o di mangiare, spaventati dall'idea che dentro il cibo potessero esserci scorie radioattive, così semplicemente ripresero la loro esistenza solare fatta di abbondanza e tranquillità, voltando lo sguardo alla vista dei più poveri, rimasti sulla terra a morire di fame, incapaci di mettere in gioco i propri privilegi per aiutare gli altri. Chiamarono questa città Alastore e divenne in breve tempo il simbolo della cultura, della pace, della prosperità e dell'umanità.

Coloro rimasti si radunarono sotto quel luogo magico, che per queste persone rappresentava la loro ultima possibilità di poter esistere, chiedendo a gran voce di essere fatti entrare o anche semplicemente di poter ricevere un po' di cibo o medicine, ma nessuno ascoltò le loro richieste. Passarono i giorni e la fame aumentava, aumentava, aumentava e il cibo diventava sempre più difficile da trovare. La voglia di mangiare, di assaggiare qualcosa, qualsiasi cosa, faceva rimanere svegli quei poveretti tutta la notte, le allucinazioni si facevano sempre più frequenti e le forze divenivano minori di giorno in giorno. Continuando a supplicare e girdare, le loro gole inziarono a bruciare e, a causa delle malattie, a malapena riuscivano ad alzarsi da terra...fino a quando non accadde l'inevitabile, iniziarono a mangiarsi tra di loro.

Il loro spirito di sopravvivenza li costrinse a rinunciare ai loro cuori e alla loro menti di umani, pur di non morire mangiarono le carni dei loro comapagni di sventura, dei loro mariti o anche dei loro figli. Furono allestiti veri e propri mercati dove le persone vendevano pezzi di cadaveri in cambio di soldi, acqua, medicine o in alcuni casi, delle figlie, del corpo o delle dita. E così, lentamente, sotto alla città simbolo dell'umanità si creò un altro luogo, un posto oscuro dove abitavano cannibali e mostri, dove l'essenza stessa del male aleggiava nell'aria e gli uomini non erano più che semplici bestie, chiamarono questa città Mimica, il posto dove vivevano le bestie.

Passarono gli anni e i più poveri persero tutte le speranze di poter essere accettati nella città sopra le loro teste, inziarono così a vivere come meglio potevano in quel luogo di terrore, costruendo palazzoni capaci di ospitare più di cento famiglie in pochi metri quadrati, macellerie di esseri umani dove lavoravano anche bambini, bordelli nei quali giovani donne e ragazzine venivano sfruttate in continuazione e armerie per potersi proteggere in caso il proprio vicino perdesse la testa per colpa della fame. Con il passare del tempo il consumo di carne umana portò a gravi malattie, alla pazzia e, nella maggior parte dei casi, anche alla morte. Come era già avvenuto per gli aborigeni della Nuova Guinea, si diffuse un morbo simile al Kuru (anche questa dovuta al cannibalismo), le persone inziarono a faticare nel reggersi in piedi, muovevano gli occhi in modo insolito, tremavano come foglie al vento, divenivano lentamente incapaci di pronunciare parole con un senso compiuto, iniziarono a presentarsi tic motori e vocali, erano labili emotivamente e spesso si facevano prendere dall'ira senza un reale motivo. Poi la malattia peggiorava, arrivando a sfociare in depressione, rallentamento dei processi cognitivi, incapacità di mantenere la posizione seduta, disfragia, incontinenza urinaria e fecale e alla fine c'era solo e unicamente la morte. Quella disgrazia senza cura venne vista dalle masse popolari come una punizione divina, inziarono a diffondersi svariate sette, molte delle quali violente e desiderose di attaccare briga con i gruppi rivali, arrivando a vere e proprie guerre intestine. Le carceri così si affolarono a tal punto che fu ritenuto necessario istituire nuovamente la pena di morte senza nemmeno andare a processo. I pochi uomini benestanti inziarono a sfruttare questa nuova legge a loro favore, facendo condannare a morte senza una ragione reale i loro rivali politici o economici.

Lentamente la città di Mimica si divise in tre parti, quella centrale, coperta da Alastore, fu soprannominata Circulus Nonus, lì vivevano i più poveri, il tenore di vita non raggiungeva i vent'anni, stupri, violenze, rapine e omicidi avvenivano ad ogni ora della giornata sotto lo sguardo indifferente dei cittadini ormai arresi alla crudeltà della vita, la fame e la povertà in quel luogo erano più che comuni, forse gli unici compagni di quei poveri disgraziati, e non vigeva nessuna legge se non quella della giungla.
Successivamente si trovava il Secundo Circulo, abbastanza lontano dalla città sospesa dove il sole riusciva a raggiungere i tetti delle case, qui vivevano persone abbastanza ricche da potersi permettere un appartamento decente, con un lavoro e molto probabilmente una famiglia numerosa (data la tendenza ad avere un gran numero di figli per mandarli presto a lavorare o farli sposare con persone più benestanti), questa zona particolarmente nota per il suo alto numero di bordelli e macellerie ospitava molte persone che però appartenevano a pochi nuclei familiari. L'ultimo era il Limbo, situato fuori dalla città, un luogo quasi paradisiaco per gli standard di Mimica, dove erano presenti scuole, ospedali, supermercati, macchine e mezzi di trasporto pubblici, qui vivevano le persone ricche che avevano molti contatti con gli abitanti di Alastore, essi rappresentavano meno dell'uno percento della popolazione e spesso riuscivano a trovare un modo per trasferirsi nella città sospesa.

Nessuno sa con precisione quando ne tantomeno il perchè, ma dal secondo decennio dalla fondazione di Mimica venne istituita una lotteria finanziata dagli abitanti di Alastore. Essa si svolgeva ogni anno il ventuno di marzo ed era accompagnata da balli, canti e cibo, gli abitanti della città sospesa venivano con gioia ad osservare coloro rimasti sulla terra, guardandoli come un dio buono osserva i propri fedeli. Venivano allestite vere e proprie bancarelle dove gli uomini più ricchi e influenti di Alastore vendevano biglietti, chi possedeva quello vincente poteva entrare a far parte della città sospesa e vincere molti soldi, abbastanza da diventare ricco e vivere tutta la vita nel lusso senza muovere un solo dito per lavorare. Più biglietti si possedevano, maggiore era la probabilità di avere quello fortunato. Questi importantissimi pezzi di carta si compravano barattando la carne umana, quanto più cibo si dava tanti più coupon si ricevevano. Molti si chiedevano il perchè di quello strano scambio e cosa ci guadagnassero gli abitanti di Alastore, ma il bisogno di sperare in un lieto fine era più forte del buon senso e tutti gli anni ogni cittadino abbastanza facoltoso da permetterselo partecipava a quella strana festività.

E così inzia la nostra storia, un racconto che parla di odio, malvagità e corruzione, dove nessuno è mai completamente buono né tantomeno cattivo, una storia che profuma di fame e voglia di divorare. La fiaba di una donna che si lasciò avvelenare dal denaro e dal vuoto che aveva dentro.
Perchè nessun uomo è capace di commettere il bene senza volere qualcosa in cambio.

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