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Obiectum

Mors, mortis
Dal latino,
Morte.

Sbagliare è umano, perseverare è diabolico.

Mi sveglio su un prato, il sole mi induce a strizzare gli occhi in fastidio mentre mi alzo in piedi.

Mi prendo qualche secondo per apprezzare l'atmosfera: l'aria è tiepida, pulita e leggera, tira un venticello fresco, si sentono gli uccellini cantare e la sensazione generale è di pace e tranquillità, è piacevole stare qui.

Il sole illumina il paesaggio davanti a me: edifici completamente bianchi, in stile romano, imponenti ed eleganti; deduco di essere in Paradiso, anche se non so perchè, nè come.

La gente ha un sorrisone stampato sul volto, qui le persone sono amichevoli e felici, chi passa per strada mi contagia col suo ottimismo.

Mi sento amato, la gente non esita a mostrarmi il proprio calore.
Io voglio stare qui, non voglio diventare un demone.

Entro in un bar e una persona si avvicina a me, comincia a conversare.
Noto che mi scruta attentamente, come se cercasse qualcosa su di me.
Ad un certo punto si ferma, e se ne esce con una domanda che mi fa spalancare gli occhi in terrore e disgusto.

"Dimmi Jungkook, ma tu, cosa ne pensi delle maniere cruente dei demoni? Intendo, quella poca pazienza e troppa violenza che hanno?" Chiede, non so perchè ma ghignando, subito dopo portandosi alla bocca una bevanda arancione, che suppongo sia succo di arancia.

"Co- cosa?! Perchè mi chiedi questo?? Penso che sia spaventoso ed esagerato" Lo guardo con le sopracciglia corrucciate, la sola menzione dei demoni mi innervosisce parecchio.

"Sono solo curioso di sapere la tua opinione Jungkook, non preoccuparti. Vuoi un po' di succo?" Mi offre con un sorriso, annuisco piano e prendo il bicchiere di vetro tra le mie dita.
Bere quel succo è strano, non appena il primo goccio scende nella mia gola, sento un forte bruciore pervaderla e il mio stomaco non è chiaramente tollerante di questa sostanza.

Cosa caspita mi ha messo nel bicchiere?
Cado a terra per una fitta troppo dolorosa, il bicchiere tocca bruscamente il suolo con me, rompendosi e facendo un fracasso tale da attirare l'attenzione di tutto il locale.

L'angelo con cui stavo parlando poco fa si china al mio livello, un sorrisetto sulle sue labbra.
Sa qualcosa.

"È strano che tu sia spaventato dalle usanze barbariche della tua specie, non è vero Dolor?"
Tutto il bar boccheggia quasi all'unisono, il silenzio cala nell'aria tesa.

Sicuramente quella bevanda è qualcosa che fa del male ai demoni, e lui deve aver capito cosa sono veramente già dall'inizio.

"Chiamate gli angeli superiori!" Urla qualcuno.
"Non vi ho fatto niente! Io sono ancora umano! Non voglio essere un demone!" Urlo, ancora inginocchiato a terra, debole.

"Oh smettila di fingere di essere buono Dolor, lo sappiamo entrambi che se non ti avessi fermato avresti provato ad ucciderci tutti solo per puro divertimento."

"No!" Una lacrima si fa strada sulla mia guancia, il problema è che non mi crede nessuno.
"Quanto sei falso, e anche piuttosto debole devo dire, penso che la profezia abbia solo ingigantito la situazione su di te, ahahhaha" ride soddisfatto.

Entrano degli altri angeli nel locale, mi prendono malamente da terra e mi tengono le braccia saldamente, il mio corpo debole collabora a fatica.

"Guardie, portatelo via, è pericoloso." Dice l'angelo.
Mentre continuo a piangere, e sono scortato fuori dal bar, quasi alla porta d'uscita stringo i denti, i miei occhi annacquati si colorano un attimo di rosso "Ve la farò pagare" sussurro involontariamente, debole, tanto che non sono sicuro che mi abbiano notato, mentre gli angeli superiori mi portano a palazzo.

"Va giustiziato." Dice Jin, sembra che neanche dia peso alla situazione.
"Hyung dai ti prego!" Mi spingo in avanti nel panico per cercare di avvicinarmi di più a lui, ma inutilmente, visto che le guardie mi spingono con poca grazia di nuovo verso loro, strattonandomi dalle braccia.

"Hyung, lo sai che non sono pericoloso! Posso diventare un angelo! Se mi trasformate in un angelo non sarò un pericolo per voi! Lo sai che non sono cattivo!" Piango disperato, perché vogliono uccidermi senza che io abbia fatto qualcosa?

"Sei pieno di peccati, moccioso, gli angeli sono puri" sogghigna divertito, gli piace proprio farsi figo agli occhi degli altri.
Screditarmi fa solo parte di ciò.
"Non ho mai fatto niente di male!"
Stai per farlo.
Sento una voce in testa.

"Saresti inutile e solo di intralcio comunque" ridacchia sotto i baffi guardando l'amico che ha uno sguardo caritatevole nei miei confronti. Non può comunque farci niente considerando che, Jin qui è il più grande.

"Portatelo nella sala delle torture. Cominciamo dalle iniezioni di sangue di angelo." Dice, alzandosi dalla sua poltrona andando a cercare qualcosa nel cassetto.
"Quello di un angelo superiore, il mio" sorride, alzando un sopracciglio in mia direzione, si vede che si sta godendo il momento.
Aspetta solo che ti metta le mani addosso brutto-

Cosa sto pensando? No, no, smettila, doma quella bestia che hai dentro Jungkook, non puoi pensare queste cose, non sei così.

"Un momento, Jin, è una delle torture proibite! Anche per un demone!" Lo rimprovera l'amico, una faccia agitata incarna le sue emozioni nel suo viso.
"Stiamo parlando di Jungkookie, avrà un trattamento speciale. Poi io posso fare quello che voglio, sono uno degli angeli più importanti..." Dice sicuro di sè.

Vengo così portato nei sotterranei, legato con delle catene al muro congelato, e la porta si chiude in una frazione di un secondo con un sonoro fracasso, che mi rende cosciente che la porta è di ferro vecchio e arrugginito, cigola, ed è qui da prima ancora che costruissero l'edificio, da tipo l'era dei dinosauri.

Tz, stupidi angeli.
Cosa? Perchè penso queste cose?
Tutto questo dopo che, pochi minuti fa, una siringa di sangue di Jin mi è stata iniettata in vena.
Sto cominciando ad averne abbastanza degli aghi.

È come se tutto il mio corpo fosse in fiamme, ogni singolo millimetro di pelle brucia come se fosse un'ustione di terzo grado.
Dei forti gemiti di dolore escono dalla mia bocca, provo a dimenarmi ma so che le catene non cederanno.
Non so come, ma anche se non sono ancora demone questo sangue mi sta distruggendo dall'interno, forse è proprio la mia vulnerabilità nello stato di mezzo.

Sento solo qualche risata, sembra venire da un altoparlante. Quindi mi stanno guardando.
Scoppio in un pianto isterico, un senso di sconfitta mi pervade, mi odiano tutti,mi vogliono morto, e forse é meglio così.

È la mia fine.
Non è la tua fine.

Ancora quella voce.
Apro gli occhi, e continuando a sbattere le ciglia per cercare di levare le lacrime, vedo, molto sfocatamente, una figura davanti a me.

"Ti sono mancato?" Soffia leggero, la sua espressione che mostra fiducia in sè stesso, mi sta scrutando attentamente.

Il demone fa qualche passo, io guardo solo i suoi piedi avvicinarsi alla mio corpo stremato e appeso al muro come uno straccio, la paura è tanta, troppa, anche solo per provare a confrontarmi con me stesso.

Mi concentro sul rumore delle scarpe sul pavimento in cemento, fino a quando la sua figura non è davanti a me, solo pochi centimetri mi separano da lui, da me.

"Alza la testa" dice piano, prendendomi il mento.
Tremo leggermente, la mia reazione scaturendo una piccola risata in lui.
Le sue dita ghiacciate sollevano piano il mio viso stanco fino a quando i miei occhi sono all'altezza delle sue sfere rosse.

"Così" sorride piano e gentile.
"Perchè sei qui? Perché lasci che ti facciano quello che vogliono?" Chiede, le parole di risposta non vogliono uscire dalla mia bocca, forse neanche io so bene come giustificarmi.

Sospira, chiudendo un secondo gli occhi, riaprendoli subito dopo.
"Sei molto più forte di loro. Perché non glielo dimostri?" La sua voce vellutata continua a infondermi una strana sensazione di tranquillità, come se ora fossi al sicuro anche se sono comunque titubante sulla situazione corrente, e il timore non ha abbandonato i miei pensieri.

"Non so come fare, ho paura." Un singhiozzo, penso dovuto all'ansia del momento, scappa dalle mie labbra, una piccola lacrima mi solca il viso, cosa che il mio alterego nota subito, asciugandola.

"Se solo imparassi ad accettarti, ad accettare cosa sei, non avresti nessun problema."
Alzo lo sguardo, i suoi occhi rossi sono così caldi e tranquillizzanti, nel loro riflesso vedo me, vedo con i suoi occhi da demone, vedo il mondo con un'altra prospettiva.

Provo la sensazione del potere, la bellezza nell'incutere terrore, la fierezza, la sicurezza, tutte le cose che mi sono così sconosciute ma che in questo momento mi attraggono a loro come una calamita, così colme di peccato che sono quasi al punto di cedere.

"Quante cose divertenti potremmo fare" sussurra, avvicinandosi al mio orecchio "Devi solo accettarmi" posso praticamente sentire il ghigno nella sua voce, una meschinità tale che mi provoca un brivido sulla schiena.

"Possiamo liberarci da queste catene, una volta demone il sangue di quel bastardo sarà come acqua nel tuo sistema. Le catene saranno come carta straccia, ti basterà un colpo di polso per buttarle giù. Una volta uscito da qui, solo un tuo sguardo sarà in grado di uccidere, se solo tu lo vorrai." Un suo canino mi sfiora il lobo, al maligno sussurro da lui pronunciato.

Stringo i pugni, le sue parole sono invitanti, impure e allo stesso tempo, mi sembrano così giuste.
Cosa potrei davvero fare se decidessi di liberare il demone?
Il potere, la forza, il controllo.
Mi annebbiano il cervello.
Voglio il potere, lo voglio.
Voglio distruggere, voglio uccidere.

"Accettami" ruggisce imperativo.
Si allontana di poco, ghigna, quei suoi canini appuntiti, candidi, me li immagino ricoperti di sangue, il solo pensiero mi da una scarica di adrenalina, sorrido piano malignamente.

Allunga la mano, la tende verso di me.
La stringo, sento una sensazione di liberazione al livello del petto, come se qualcosa che era stato intrappolato fosse finalmente libero.

Quello che fino a poco fa ero viene completamente inghiottito da ciò da cui ho continuato a scappare per tanto tempo.
Il male mi avvolge piano, mi regala una forza nuova e tutta da scoprire.

Vedo il riflesso nello specchio che non mi ero accorto ci fosse un po' più avanti nella stanza.
Pelle pallida, occhi rossi, canini e un ghigno beffardo.
Sono io.
Dolor.

"Guardate, se volete ucciderlo, fatelo pure. L'importante è che non tocchiate me. Di lui non mi interessa."

"Non è vero! Jungkook non può essere il demone più pericoloso dell'Inferno! É inutile, insignificante, non può essere Dolor! Uno come lui non può essere essere più forte di me, non può essere meglio di me!"

Ah si?
Vorrei chiarire la questione di persona.
Uccidimi tu, Jin hyung.
Sempre se non lo faccio prima io con te.

Sbuffo, un misto tra il pieno di sè e l'incredulo, ora si che queste catene mi sembrano un insulto alle mie capacità.
Sollevo entrambe le braccia, tirando forte all'indietro, facendole spezzare.
Tutto qui? Tz, scarsi.

Apro gli occhi.
Arrivo hyung.

-

"Non te l'ha mai detto nessuno che parlare male alle spalle di qualcuno è a maleducazione, Hyung?"

Piuttosto figo atterrare una persona senza nemmeno sfiorarla.
Jimin e Taehyung mi sorridono.

"Quanta gente in casa mia, non mi ricordavo di aver invitato così tante persone!" Esordisco contento, ma nel frattempo comincio a pensare a come divertirmi.

"Non sapevo che questa casa fosse diventata tua, non si chiede permesso al proprietario?" Sorrido piano, i miei occhi rimangono giocosi, ma attentamente vigili sugli angeli nel mio salotto.

"Allora Hyung, perchè non mi ripeti quello che stavi dicendo poco fa? Sono curioso" continuo, e lui deglutisce.

"Che c'è, hai paura?" Ridacchio; Jimin e Taehyung fanno lo stesso.
"Ragazzi, andiamo via" dice Jin, il suo tono ansioso e frettoloso di allontanarsi da me.

"Jimin, la porta." Ringhio autoritario, e come da mio ordine, il legno massiccio si chiude con un sonoro sbam, a seguire la serratura che scatta in meno di una frazione di secondo.
Jin per primo sussulta sul posto, vedo chiaramente la sua espressione sorpresa, gli occhi fuori dalle orbite e la bocca spalancata.

"Ti ho fatto una domanda" lo prendo e lo sbatto al muro con forza, scorgo gli altri angeli indietreggiare impauriti con un'occhiata fugace e infastidita.
Riporto il mio sguardo minaccioso su Jin "E pretendo una risposta" la mia voce si è abbassata di un'ottava, la rabbia mi brucia dentro ed è come se l'espressione strafottente di Jin sia la benzina che l'alimenta.

L'angelo continua a stare in silenzio, sembra quasi mi stia sfidando, e il che mi fa solo più arrabbiare.
I miei occhi si concentrano sul suo petto, aguzzo la vista come se stessi scrutando qualcosa, mentre lui urla in dolore accasciandosi a terra.

"Smettila, ti prego!" Prova a implorare, ma io continuo, mentre osservo la sua figura contorcersi sul pavimento.

Smetto dopo poco, notando come Jimin continui a conbattere con violenza contro Yoongi. È la prima volta che lo vedo così arrabbiato.

Jin mi atterra nell'istante in cui mi distraggo. Ringhio infastidito in sua direzione, causandogli dolore alla testa. "Ancora un passo falso e ti spremerò il cervello" sibilo, mentre vedo l'arancione tirare Yoongi al muro.

Sogghigno mentre mi rialzo da terra, vedendo come sia Jin che Namjoon, che stava combattendo contro Taehyung, accorrono dall'angelo.

"Vieni qui Namjoonie" Taehyung comanda con i canini in vista, e l'angelo subito sotto la sua influenza esegue. Jin a malapena riesce a strisciare.

"Suppongo che sia successo qualcosa tra voi due, sbaglio?" Chiedo, il mio sguardo divertito sull'angelo ancora attaccato al muro.
E lo è perché quest'ultimo è spaventato.

"Si Yoongi, perchè non glielo spieghi?" Sussurra Jimin, la sua voce colma di odio, mentre arriva a pochi centimetri dall'orecchio dell'angelo.
Yoongi si limita a deglutire, i suoi occhi vagano repentini e timorosi dappertutto nella stanza, evitando gli occhi rossi che si ritrovano davanti.

"Jin?" Jimin volta la testa all'angelo, che abbassa lo sguardo, ancora immobilizzato.
Il demone dai capelli arancioni si volta verso Taehyung, che capendo l'espressione, ordina un "Racconta" a Jin.

{ Passato }

Jimin stava camminando tranquillo per gli ampi e sfarzosi corridoi del palazzo. La luce bianca che filtrava dalle ampie finestre illuminava la candida mobilia, mentre l'angelo dai capelli castani salutava caldamente chiunque gli passasse vicino, un sorriso gentile stampato in viso, e quelle sue tenere e dolci manine in aria a sventolare.

Park Jimin, uno dei preferiti della corte, l'angelo perfetto, quello che ogni persona avrebbe desiderato di avere se solo avesse saputo di avere un angelo custode.

Il ragazzo non aveva mai fallito nel suo compito, tutti i demoni che avevano provato a tentare i suoi protetti si arrendevano dopo poco, esasperati dal fatto di non riuscire a far sbagliare l'angelo, dal fatto che qualunque persona lui proteggesse, non sarebbero stati in grado di compiere il loro dovere.

Era uno dei preferiti di Dio, uno dei più odiati da Lucifero.
Nella sua impeccabilità, nei suoi modi gentili e giusti, era ritenuto talmente dotato che gli bastava ormai poco a quel punto, prima di venire promosso ad angelo superiore.

Lucifero, lo odiava sì, ma sapeva benissimo che la fedina penale pulita di Jimin si sarebbe sporcata presto, sapeva quello che gli altri non sapevano.

"Ehi Jimin! Hai finalmente tempo libero! Mi sei mancato!" Jin disse scompigliandogli i capelli giocosamente, ottenendo una risatina di risposta dal più piccolo.

"Si hyung, ho finito di proteggere l'ultimo umano, adesso devo aspettare di passare ad angelo superiore, non vedo l'ora!" Jin ridacchiò all'entusiasmo del castano "Te lo meriti, sei un portento" rispose e Jimin ringraziò pacatamente prima di uscire dall'edificio.

Tutti lo conoscevano, tutti gli sorridevano, lo amavano, lui era l'angelo modello, lo stereotipo al quale le mamme si affidavano per dare un buon esempio ai loro figli.

Dopo qualche minuto di camminata, Jimin fu fermato da un bambino "Ehi, hyung." La vocina del piccolo fece inginocchiare il più grande al suo livello, guardandolo dolcemente

"Dimmi Chenle" sussurò piano, il bambino era estasiato del fatto che si ricordasse il suo nome.

"Tu ci proteggerai sempre vero? Dai cattivi, dai demoni?" Chiese, Jimin sorrise lievemente, intenerito da tanta innocenza e bontà. "Ovvio, hyung proteggerà sempre te, e tutte le persone buone che esistono al mondo" il moro gli accarezzò la testa.
"Perchè me lo chiedi?" Proseguì curioso, ancora al livello del bambino.

"Ho fatto un sogno brutto sta notte hyung. Tutta la gente era spaventata quando chiedevo di te, e mi diceva di starti alla larga perchè eri pericoloso. P- poi, io ti ho visto e, non sembravi t- tu... Avevi gli occhi rossi e avevi una faccia cattiva, facevi paura hyung." Chenle singhiozzò, e Jimin lo abbracciò forte.

"Shh, non preoccuparti, era solo un brutto sogno. Io ti proteggerò sempre da tutto e da tutti, mh?" Con l'indice il moro sollevò il visino del bambino.

"Voglio diventare come te, da grande."
Il piccolo sorrise piano, calmo, e poi tornò dalla mamma, salutando Jimin.

-

Jimin aveva sentito di una certa profezia, una voce che si era sparsa diceva di non parlarne, era assolutamente proibito fare ricerche su di essa.

Lui però, voleva scoprirlo. Doveva.
In quanto imminente angelo superiore, se c'era qualcosa che minacciava la pace, e la sicurezza di tutti, lui doveva sapere di cosa si tratattava.

E fu così che cominciò a fare ricerche in biblioteca, consultando più e più libri di magia per capire da cosa fosse rappresentata la minaccia.
Dopo diverse ore di ricerca, trovò la profezia tanto proibita, che sembrava essere veramente la più pericolosa di tutte quelle che aveva trovato su quelle pagine vecchie.

Trio Mors
Un trio mortale, sarà lo scompiglio della pace che regna nei nostri mondi.
Tre demoni, i più potenti e pericolosi di sempre, verranno per distruggere, per sottomettere l'intero mondo ai loro piedi.
Obiectum, Mens e Dolor, chiamati così per le loro capacità.
Dolor,-

Il libro gli venne chiuso malamente in faccia, spaventato alzò la testa per incontrare Yoongi, il suo migliore amico.

"Cosa stai facendo?!" Yoongi chiese indispettito, sapeva benissimo cosa l'altro stesse facendo, e non era per niente d'accordo con ció.

"Io..." Jimin si morse il labbro, non sapendo cosa rispondere e imbarazzato abbassò la testa.

"Lo sai che è vietato, non puoi cercare informazioni sulla profezia proibita."

"Ti prego hyung... Non dire niente..." Il moro si morse il labbro, spaventato, tanto che la sua voce uscì sussurrata.
L'altro sospiró, chiudendo gli occhi un attimo "Non dirò niente".

-

"Park Jimin, la chiamano urgentemente alla corte" una guardia gli fece sapere, scortandolo poi dagli angeli superiori.
Il ragazzo era perplesso, non capiva cosa potessero chiedergli, la cerimonia per diventare angelo superiore si sarebbe tenuta il giorno dopo.

Forse qualche chiarimento.

Entrò nella stanza spaziosa, nervoso.
"Park Jimin." Una voce rimproverò autoritaria, facendo deglutire rumorosamente il ragazzo.

"Si?" Chiese.

"Siamo venuti a sapere della tua violazione del divieto di cercare a proposito della profezia."

Il respiro di Jimin si bloccò, sentì una fitta al cuore, le gambe mosce e le lacrime già pronte ad uscire.
Sapeva bene cosa gli aspettava. Era finita. Ormai i bei tempi per lui erano finiti.

Tutto quello che aveva costruito in secoli di lavoro, il suo impegno, la sua devozione, tutto bruciato in pochi secondi.

Non avrebbe mai dovuto incuriosirsi tanto da cercare su quegli stupidi demoni, tanto profezia erano e profezia sarebbero rimasti.

"Signore, io l'ho fatto per il bene di tutti noi-
Si immagini se quanto detto nella profezia succedesse veramente, sarebbe la fine! Ho pensato che magari- se avessi saputo di cosa parlava avrei potuto evitarlo- vi prego, datemi un'altra possibilità!"

Implorò in lacrime, consapevole che se la corte avesse negato la sua dignità sarebbe scomparsa, sarebbe finita tutta la sua perfezione, sarebbe finito tutto.

"Mi dispiace Jimin, ma le regole sono uguali per tutti. La profezia è proibita per un motivo preciso." Disse un angelo superiore
"Ma io-"

"Abbastanza." Lo interruppe lo stesso, facendo alzare di scatto la testa a Jimin, occhi gonfi e rossi, ora sapeva bene la sua fine.

"Park Jimin, la corte degli angeli superiori ti condanna a caduto per tutta la vita, sarai privato di ali e dei tuoi poteri." Disse, mentre Jimin si lasciava cadere lentamente a terra, un pianto isterico e disperato udibile da tutti i presenti riecheggiava colmo di rammarico nel grande spazio chiuso.

"Mi addolora tanto Jimin, saresti stato un magnifico angelo superiore."

Le sue dita sudate per l'ansia toccarono il marmo freddo del pavimento, dei piccoli brividi gli scorsero per tutto il corpo, il tepore delle sue estremità lasciò un alone di condensa quando fu alzato da delle guardie per poi venire scortato fuori.

Da quel momento gli fu vietato l'accesso a palazzo.

Fu portato immediatamente nella piazza lì davanti, dove tutti coloro che avevano sentito della caduta di uno dei migliori angeli del paradiso si erano riuniti.

Le ali gli furono strappate con violenza, una per volta, mentre le sue urla erano strazianti alle orecchie della gente che assisteva alla scena del suo atroce dolore, esposto a tutta la popolazione come fosse stato uno spettacolo da non perdere.

Jimin fu così messo in ridicolo davanti a tutti, l'angelo perfetto aveva commesso un peccato grave, e ora tutti ne erano al corrente.

-

Si ritrovò in una "casa", come l'avevano chiamata, ma era una prigione. Controllata da guardie, che non lasciavano uscire di lì.

Jimin cominciò a piangere e piangere, il dolore alla schiena di certo non lo aiutava, la scena della sua umiliazione davanti a tutti gli rigirava in testa, un bruciore al petto misto tra rammarico, tristezza e odio verso la situazione in cui si trovava.

Stava rannicchiato su sè stesso, le mani fra i capelli, un senso di sconforto a pervaderlo.

-

Passavano i mesi, lenti, solitari per l'angelo caduto, nel quale si calcificava un'ira repressa, un desiderio di vendetta nei confronti di tutti.

Yoongi, che aveva capito essere l'unico che avesse potuto rivelare il suo segreto.
Traditore, pensava.

Non voleva altro che fargliela pagare, a lui, e a tutti gli altri angeli, loro che l'avevano deriso nel suo stato più debole, umiliato e esiliato solo per aver tentato di svolgere bene il suo compito di proteggere la sua gente.

Jimin si sentiva il cervello scoppiare, mille idee tutt'altro che angeliche gli tormentavano i pensieri, non lo abbandonavano nemmeno un secondo, e il moro era perplesso.

Non aveva mai pensato cose del genere, era sempre stato per la pace, per evitare la violenza.

Park Jimin era, anzi era stato l'angelo conosciuto per la sua bontà, per la sua gentilezza, la sua disponibilità, e per questo era stato amato da tutti.

Ma ora lo sentiva, sentiva che qualcosa di quel perfetto equilibrio si era rotto.

Nonostante fosse consapevole che qualcosa in lui fosse cambiato, non potè fare a meno di spaventarsi quando, una guardia gli portò il cibo, che come al solito si era rifiutato di consumare, e in uno scatto d'ira, aveva spinto via il vassoio che era volato via senza neanche l'avesse toccato.

Lui non avrebbe dovuto avere poteri, gli erano stati tolti.
E quella non era una capacità che possedeva nemmeno da angelo.

-

Fu sorpreso di vedere apparire una persona da una nube nera, una notte.
Solo i demoni potevano fare questo tipo di cose.
Cosa ci faceva un demone nella sua stanza?

"Park Jimin?" Chiese quello, il caduto deglutì nervoso, annuendo.
"Piacere di conoscerti, finalmente. Pensavo che questo momento non arrivasse più. Io sono Seunghyun, uno dei demoni superiori."

Jimin spalancò gli occhi, immobilizzato "E cosa ci fa un demone superiore qui?"

"Ah, mio caro" Seunghyun si accomodò nella poltrona vicino al tavolo, incrociando elegantemente le gambe.

"Sono qui per parlarti del Trio Mors" disse, e gli occhi di Jimin si spalancarono, una sensazione di sconforto e disagio nei confronti di ciò che l'aveva rovinato si fece strada tra le sue emozioni.

"Allora puoi andartene. Non voglio sentire niente che abbia a che fare con loro. Mi hanno rovinato." Disse Jimin, le memorie della sua bella vita gli saltavano alla testa, e voleva solo poter dimenticare, non voleva continuare a soffrire così tanto per qualcosa che non avrebbe più riavuto indietro.

Seunghyun lasciò uno sbuffo in mezzo alla sua risata, facendo corrucciare le sopracciglia al caduto dai capelli mori.

"Sei proprio come ti descrive la profezia" Sorrise meschinamente continuando poi a parlare "Testardo e rancoroso."

"Cosa?!" Chiese irritato Jimin, mettendo le mani sui fianchi.
"Mi dispiace farti sapere che non potrai evitare questo argomento. Ti riguarda personalmente."
"Tz" il moro sbuffò incredulo. "Certo, come no. Puoi anche tornartene da dove sei venuto, non ho bisogno delle tue pagliacciate."

"Ti rinchiudono in cattività e sviluppi questo caratterino scontroso? Dov'è finito l'angioletto docile di cui Lucifero ha tanto parlato?" Sorrise il demone alzandosi per andare ad incontrare lo sguardo quasi spazientito del caduto.

"Non sarei qua se non fosse per il Trio Mors." Jimin disse a denti stretti, il rammarico dei suoi giorni perfetti fu inevitabile.

"Oh, pentito di aver fatto ricerche sulla profezia?" Lo stuzzicò Seunghyun, beffardamente.

"Mi sto spazientendo, fuori." Disse il moro.

"Me ne vado, ok. Ti avverto però. Il Trio Mors si formerà, che tu lo voglia oppure no. E abbiamo bisogno di te, Obiectum." Disse piano il demone, scomparendo poi in una nube nera.
Jimin rimase lì, perplesso e fermo.

Cosa voleva dire che avevano bisogno di lui?

Lui era un caduto, non c'entrava con i demoni, quindi cosa volevano da lui?

E perchè l'aveva chiamato Obiectum?

Si ricordava di averlo già sentito da qualche parte, ma non ricordava dove.

Quella stessa notte, Jimin non dormì tranquillo come aveva sperato. I suoi sogni furono tormentati da un incubo strano.

Avvertiva una sensazione di freddo, e aprendo gli occhi si ritrovò in una stanza buia e veramente congelata.

"Ragazzi, dobbiamo uscire di qui" disse una voce, non particolarmente tesa e non particolarmente preoccupata, come se fosse stato normale essere imprigionati.

Jimin sentiva i polsi e le caviglie bloccati da catene.

Come ci era finito lì?

"Basterà spezzare le catene e uccidere le guardie." Disse un'altra voce, profonda e maligna.

Jimin respirava un'aria di complicità, avvertiva nelle parole dei due il gioco di squadra; capiva che lavoravano insieme e di sicuro non era la prima volta che finivano in quella situazione.

"Sentite il piano" disse lui, incredulo di sé stesso. Lui era con loro? Aveva fatto qualcosa di sbagliato?

Essere in quella prigione voleva dire aver commesso peccati piuttosto gravi, e lui non ne aveva compiuti, non contando quello della profezia.

Facendoci ben caso, quella non era la prigione per demoni situata in Paradiso?

Lui era un demone? Come? Da quando?

Si sentiva strano, non se lo spiegava, non capiva, ma il suo corpo reagiva da solo. Era come assistere ad un film in prima persona.

"Visto che le catene sono immuni alla magia nera, farò in modo di aprire la porta forzando la serratura. Taehyung, non appena entrerà la guardia, tu la persuaderai a liberarci dalle catene. A quel punto, Jungkook tu lo ucciderai, e poi potremo scappare." Spiegò con calma.

Realizzò di essere con dei demoni, ma non capiva, non capiva né perché fosse con loro, né cosa fosse successo, né perché si stesse comportando in quel modo.

Si ritrovò concentrato sulla serratura della porta, che dopo qualche istante si aprì, rendendogli così un gioco da ragazzi l'apertura della porta in sé.

Sogghignò leggermente all'udire di passi farsi sempre più vicini, l'idea che il suo piano stesse funzionando ad intrigarlo non poco.

Anche se non voleva crederci, sapeva di essere qualcosa di estremamente pericoloso.

"Cosa-" la guardia disse tra sé e sé vedendo la porta aperta. Spalancò gli occhi terrorizzato non appena vide le facce dei tre demoni.

"Oh no... V- vi prego... Non fatemi del male..." Balbettò sempre la guardia.

"Shh, se adesso mi ascolterai farà meno male." Taehyung chinò il capo verso il basso, guardando con sguardo da predatore l'angelo. Si leccò le labbra, dando un colpo forte alla catena che lo intrappolava al muro.

"La vedi questa?" Sibilò grave nel tono di voce, la guardia poteva chiaramente sentire la scocciatura profonda nella sua voce.
D'altronde, Mens non era di certo conosciuto per essere paziente.

La guardia si avvicinò piano, deglutendo per poi annuire leggermente con la testa.

"Ancora più vicino" respirò il demone, la pesantezza nel suo tono già profondo comandò il movimento dell'angelo, che non riuscì a non obbedire.

Taehyung lo fece arrivare attaccato a lui, tanto che gli stava respirando sul collo.

Sentiva la guardia tremare di paura, e il che lo eccitava maledettamente, riempendolo di euforia sadica.
"Questa fottuta catena mi sta mandando in bestia. Sai cosa succede quando mi arrabbio, mh?" Ghignò piano, dopo avergli sussurrato all'orecchio.

La guardia deglutì ancora una volta, più rumorosamente, per poi scuotere vigorosamente la testa, producendo un ghigno pure sulle facce degli altri due demoni, divertiti dalla reazione dell'angelo terrorizzato a morte.

Taehyung si morse il labbro, passandoci poi sopra la lingua, leccando anche i suoi ormai canini affilati, che sfioravano ora il collo dell'angelo.

Nei suoi occhi sì cristallizzò il rosso, quello più autoritario, il più spaventoso.

Si prese il suo tempo, annusando il collo del malcapitato, la fragranza della sua essenza, la sua anima invitante come un succulento piatto del proprio cibo preferito.

"Succede che divento molto, molto cattivo." Sulle sue labbra tornò un piccolo e quasi impercettibile ghigno, inclinò la testa verso l'alto scrutando maligno la paura che scorreva nelle vene della guardia.

"Vuoi che ti uccida, eh, stupido angelo? Mh?" Lo stuzzicò perfido, scrutandolo attentamente.
Jimin era senza parole.
Anzi. La sua immagine esteriore era solo divertita dalla scena ma internamente era sconvolto.

Il modo in cui questo Taehyung parlava e trattava la guardia era unico nel suo genere: lo eccitava e lo stupiva allo stesso tempo.

Quel ragazzo era come pericoloso veleno, il suo effetto era distruttivo.
Jimin sentiva infatti di nuovo i suoi pensieri venire tormentati, la sua buona ragione si continuava ad offuscare ad ogni parola che Taehyung usava per manipolare a suo piacimento quell'angelo.

Jimin sapeva che l'influenza di quel demone lo stava cambiando in qualche modo, ma non poteva fare niente per combatterlo.

La guardia nel frattempo aveva scosso la testa, terrorizzata a morte.
"Mh... Quindi... Se non vuoi morire, adesso dovrai liberare me, Dolor e Obiectum, eh?" Disse vellutato, staccando la faccia dal collo della guardia.

"Io- io non pos-"
Ringhiò, "Non ci siamo capiti. Sono io che decido qui, mi hai capito?!" Urlò, tirando talmente tanto forte le catene che tremò il muro.

L'angelo indietreggiò, per cercare di allontanarsi il più possibile dalla figura di Taehyung che era balzata il più lontano che le catene potessero permettere.

I suoi occhi si scurirono di un rosso borgogna, oscuro, come la sua aura arrabbiata.
"Dove pensi di andare ottuso?" Sbuffò divertito, facendo bloccare con la sua voce l'angelo.

"Non hai nessun potere contro di me. Non puoi sfuggirmi." Taehyung stava respirando con l'affanno, le sue emozioni erano un misto tra rabbia e meschinità.

Sapeva che avrebbe vinto ancora una volta.
"Torna subito qui" impose, guardando impassibile la guardia che eseguiva il suo ordine.

Una volta arrivato vicino a lui un'altra volta, Taehyung proferì parola una seconda volta: "Adesso liberaci".

Guardandolo bene, si potevano vedere le sue orbite completamente nere, prive di emozione, intossicate dal potere di Taehyung.

"Posso divertirmi anche io?" Jungkook fece scattare per un secondo i suoi occhi al rosso per poi farli tornare marroni, mentre fissava Taehyung.
"Come?"

"Voglio che sia cosciente del dolore che gli infliggo, non c'è divertimento se no" rise sinistro, guardando Taehyung che con uno schiocco di dita risvegliò la guardia dal suo stato di trance.

"Hh- oddio- No. No, no no no no! non vi ho liberati sul serio! Ommioddio- no!"

L'angelo provò a correre via, ma un improvviso dolore lancinante alla gamba lo fece cadere a terra, lacrime agli occhi per la sofferenza.

"Sai, Taehyung ha fatto proprio un bel discorso prima. È un vero peccato che fossero tutte balle..." Disse Jungkook come se stesse parlando ad un bambino, la sua espressione fintamente dispiaciuta mentre era ormai accovacciato alle spalle della guardia che si teneva la gamba.

L'angelo alzò piano la testa, respirando piano.
"Spaventato? Mhh, mi piace" Jungkook passò le sue dita sul collo dell'angelo.

"Cosa succederebbe se all'improvviso ti si spaccasse la giugulare?" Chiese divertito "Vogliamo vedere fino a quanto riesci a contare prima che tu muoia dissanguato?" Le unghie di Jungkook stavano diventando artigli neri e spessi, che cominciavano a incidere sulla carne.

Portò l'artiglio dell'indice destro alla bocca, leccando con gusto il sangue.
"Mhhhh" si morse violentemente il labbro inferiore, i suoi canini in bella vista.

La guardia era tutta sudata, respirava affannosamente, in preda all'ansia.
"Aiuto! Il Trio Mors mi vuole uccidere! Qualcuno mi aiuto!!" Strillò, quando gli sembrava che Jungkook non stesse prestando attenzione.

Ma il demone si piazzò nuovamente dietro di lui, la sua presa ferrea quanto dolorosa sul collo dell'angelo.
"Mossa sbagliata, angioletto." Disse a denti stretti "Non dovevi farlo."

"Adesso mi hai fatto arrabbiare" disse stringendo la presa con gli artigli sul collo della guardia "Quindi ti farò esplodere gli organi interni uno ad uno." Constatò freddo e spietato, ogni traccia di giocosità sparita dalla sua voce.

L'angelo cacciò un urlo straziante, al quale Jungkook assistette impassibile.
"Intestino" disse senza alcuna emozione, i suoi occhi rossi brillavano nel buio della stanza.
L'angelo urlò ancora. "Milza" disse Jungkook.

Un altro urlo. "Stomaco"
La guardia cominciò a tossire sangue, continue urla di strazio gli uscivano dalla bocca colma di rosso.

"D- Dolor... Ti prego... Abbi-" tossì dolorosamente, gli scesero delle lacrime agli occhi "Abbi pietà di me, ti scongiuro"

Jungkook si alzò, posizionandosi davanti all'angelo in fin di vita.
Lo guardò impassibile e freddo, squadrandolo dall'alto al basso, ammirando ciò che aveva causato. "Io non ho pietà per nessuno."

Nel frattempo, altre guardie accorsero nella cella urlando: "Jihae! Jihae! Ji-"
Si bloccarono bruscamente alla vista del loro collega disteso a terra in fin di vita mentre Dolor stava a pochi centimetri da lui, possente in tutta la sua famosa perfidia.

Taehyung cominciò a combattere contro una delle due guardie, era stato preso alla sprovvista e l'angelo gli aveva probabilmente fatto qualche incantesimo di quelli che gli impedivano di usare i poteri per qualche minuto. Per cui doveva ricorrere alle vecchie maniere.

Jimin tuttavia, era come se fosse tornato in sé. Non sapeva cosa fare, ora era lui al controllo, era veramente lui.

Cosa doveva fare? Perché era successo proprio adesso che doveva combattere?

La guardia cominciò a riempirlo di calci e pugni, e impreparato cadde subito, cercando poi di coprirsi con le braccia.

"Jimin! Cosa cazzo fai?! Reagisci!" Taehyung urlò, dopo aver visto con la coda dell'occhio la situazione.

Altre guardie stavano arrivando, urlando vari "Il Trio Mors si è liberato!"
Jimin si guardò attorno spaesato, vide Jungkook occupato con le numerose guardie che accorrevano, Taehyung con altrettante mentre faticava a causa dell'assenza di poteri.

"Lasciate stare l'arancione, serve aiuto qui con Dolor!" Urlò una guardia che insieme ad altre affrontava Jungkook, che dopo poco lo atterrò con un semplice calcio.

Nell'esatto momento in cui la guardia pronunciò quelle parole, Jimin riflettè.

Lui era considerato niente.
Era Obiectum, dovevano avere paura.
Dovevano avere fottutamente paura di lui.

Sentì la rabbia bollirgli dentro, la sua pazienza, quella bomba ad orologeria adesso era esplosa.

Adesso avrebbe fatto vedere a tutti il lato peggiore di Obiectum che nessuno aveva ancora visto. Avrebbe loro dato più di una buona ragione per avere terrore.

Li avrebbe fatti inginocchiare per chiedere pietà e poi li avrebbe distrutti con le sue stesse mani.

Si alzò con forza dal pavimento freddo, prendendosi un secondo per respirare e incanalare bene tutta l'energia.

"Obiectum si è alzato!" Urlarono, ancora impegnati con Jungkook e Taehyung.

Jimin aprì gli occhi, rossi scintillanti, il suo sguardo minaccioso.
La porta si chiuse, a seguire la serratura.

Jungkook e Taehyung poterono fermarsi dal combattere, si avvicinarono a Jimin.
Tutte le guardie guardarono con terrore la porta, per poi posare gli occhi su Jimin, che si stava scrocchiando i pugni.

"Non mi piace essere sottovalutato." Cominciò sinistro.
"Chi sono io?" Chiese, attirando alla sua presa una guardia che teneva per il colletto della maglietta.

"O- Obiectum" balbettò spaventato quello.
"Ah, adesso hai paura eh" sibilò velenoso, poi la testa della guardia si mosse verso destra bruscamente e con violenza, producendo un crack.
Rimase piegata così, mentre gli occhi della guardia erano spalancati in terrore.

"Che potere ho?" Sussurrò sempre autoritario.
"Te- Telecin- nesi" disse con un fil di voce, Jimin lo sbatté a terra senza contegno, non curandosi delle conseguenze.

"E questo non mi impedisce di spaccarti l'osso del collo come ho appena fatto. Cosa pensavi, che non riuscissi a farti qualcosa solo perchè il mio potere non influisce direttamente sul tuo corpo?" Si chinò alla sua altezza, fulminandolo con lo sguardo

"Scommetto che vi fanno imparare la profezia a memoria, non è così?" Chiese arrogante, il suo tono maleducato, le sue ultime parole piene di odio.

La guardia annuì, facendo spuntare un ghigno malato sulle labbra dell'arancione, che soddisfatto sbuffò pieno di sé "Tz, lo sapevo." Voltò la testa a destra, riducendo i suoi occhi a due piccole fessure in un'espressione meschina e compiaciuta.

In poco la sua faccia si fece seria, e lui si rimise composto in piedi.
"Patetico. Perchè non mi racconti cosa dice la profezia su di me, mh?"

"...è- è il più pazien- te d- dei tr- e m- ma- ma quand- o p- perde il controllo è davvero- davvero pericoloso."

"E voi mi avete appena fatto perdere la pazienza, oops" disse senza dare troppo peso alle sue parole, guardandosi le unghie, posò poi lo sguardo sull'angelo a terra.

"Ho una gran voglia di spaccarti la colonna vertebrale..."
"No, ti prego. Ris- risparmia-"

Jimin fece contorcere la schiena dell'angelo fino a farla spezzare, uccidendolo.
"Patetico."

Almeno venti guardie intrappolate nella stanza guardavano esterrefatte, terrorizzate.
"Sottovalutarmi non è stata la mossa del giorno eh?" Li fulminò tutti con lo sguardo "Ma ve la farò pagare. Vi staccherò tutte le teste e me le appenderò come trofei in camera" rise sinistramente, prima di ricomporsi e guardare velocemente Jungkook e Taehyung e sussurrare un "Attaccate".

I tre demoni cominciarono così ad abbattere uno dopo l'altro le guardie, fino a che non tornarono da Jihae.
"Non abbiamo ancora finito qui" Jungkook ricordò. "Sai, sono ancora un po' arrabbiato con te ma dopotutto è stato divertente giocare con te, quindi ti concederò una morte dolce, ti distruggerò il cuore così non sentirai più niente ok?" Chiese scherzoso.

"D- Dolor... Posso dirti una cosa?"

"Siamo amici! Chiamami Jungkook!" Lo prese in giro il demone, sorridendo meschinamente.

"Sei un- uno stronzo bastardo"
Quello bastò per levare il sorriso dalla faccia di Jungkook, che si chinò all'altezza dell'angelo.

Taehyung rise "Ma quanto puoi essere stupido, adesso ti torturerà ancora"

"Ma guarda che impertinente" Jungkook sibilò infastidito "Cerco di essere gentile con te e tu mi dai dello stronzo bastardo... " Jungkook era ritornato freddo, i suoi artigli si infilzarono in profondità nella carne del petto dell'angelo, che urlò disumanamente in risposta.

"Tu sai di certo come farmi arrabbiare..." Disse piano, per poi avvicinarsi al suo orecchio "È per questo che mi assicurerò personalmente che tu muoia lentamente e dolorosamente" ghignò piano alla fine.

Ricominciò da dove aveva interrotto.
"Polmoni"
"Fegato"
Le urla strazianti che uscivano dalla sua bocca erano musica per le orecchie di Jungkook, che a questo punto, davanti al corpo distrutto della ex guardia, chiamò l'arancione.

"Jimin, fa quello che devi fare" disse alzandosi da terra, spolverandosi i pantaloni neri che gli avvolgevano le cosce muscolose.

"Con piacere" replicò, e dopo poco il collo si ruppe.

"Ricordati, mai scherzare con il Trio Mors" Jungkook avvertì sinistro, chinandosi a quarantacinque gradi, sorridendo con i suoi denti da coniglietto subito dopo come se niente fosse.

Dopo che l'angelo smise di reagire completamente il demone portò le pupille verso l'alto, a incontrare Jimin e Taehyung. Fu solo allora che ghignò trionfante, tirandosi su e avvicinandosi a loro.

"Cuore"

Taehyung si guardò intorno, tutti i corpi senza vita e le pozze di sangue da cui erano circondati lo fecero ridacchiare soddisfatto "Pensavano davvero anche sta volta di poterci fermare?"

"Stupidi angeli, mi fanno quasi pena" Jungkook si guardò intorno.

"Non avranno mai speranze contro di noi" Jimin rise, poi tutti e tre sparirono in una nube nera, lasciando quel massacro a terra.

Jimin si svegliò di soprassalto, cosa. Cazzo. Era. Successo.
Aveva il fiato corto e il sudore che gli imperlava la fronte.

"Ben svegliato" disse una voce profonda che lo aveva sentito.

"Ancora tu?" Chiese irritato, una volta sedutosi sul letto e aperti gli occhi.

"Ah, non c'è bisogno di fare la ragazzina mestruata" ridacchiò.

"Non lo sono." Rispose a denti stretti Jimin.

"Più scontrosi di così si muore"

"Non mi dispiacerebbe"
Seunghyun sorrise beffardo, porgendo a Jimin un libro all'apparenza vecchio e usato.
"Non appena sarai pronto, ti aspetterò all'Inferno, Obiectum"

Prima che Jimin potesse rispondere, il demone scomparve in una coltre di nero fitto, lasciandolo di nuovo solo in quella stanza.

Jimin ripensò al colore che i suoi capelli avevano nel sogno, trovandolo strano, visto che i suoi capelli erano castani.

Ma fu proprio mentre si passava una mano fra i capelli che si accorse di un capello più robusto e rigido al tatto.
Lo staccò, e non poté fare a meno che rimanere a bocca spalancata non appena si rese conto che era proprio arancione.

Gli stavano diventando i capelli arancioni.

Lui. Lui era Obiectum.
Lui faceva parte del Trio Mors.

Gli sembrava impossibile, ma il suo sogno era stato troppo chiaro.
Prese il libro che Seunghyun aveva lasciato, e notò subito che era esattamente uguale a quello che aveva consultato in biblioteca quando era ancora angelo.

Esitando, lo aprì, cercando la pagina che, a questo punto, pensava lo riguardasse.

"Obiectum" diceva, le sue dita scorsero piano e delicatamente sul nome, una scarica elettrica gli percorse la colonna vertebrale,
Come se il libro, la parola, avesse riconosciuto il suo proprietario.
Jimin  prese un respiro, cominciando a leggere.

Un angelo perfetto, impeccabile, sarà portato a peccare per salvare la sua gente. Verrà fatto caduto, il rancore e l'amarezza si costruiranno in lui. Il suo segno caratteristico saranno i capelli arancioni, a rappresentare la sua ira repressa.

Non poteva capire. Come il suo destino fosse già stato scritto, come proprio lui dovesse essere il protagonista di una profezia estremamente distruttiva.

La sua vita era stata tutta una bugia. Lui non era veramente un angelo, era l'opposto.

Era davvero sicuro di voler diventare quello che aveva visto nel suo sogno?
Un essere perfido, signore del male, figlio delle tenebre?

Era sempre cresciuto convinto di essere il contrario.
Gli era sempre stato detto che era nato per essere uno degli angeli più bravi e buoni, si ritrovava invece ad essere maledetto? Ad avere la sua perfezione portata via?

Un angelo forte, buono e amato da tutti, sarebbe dovuto diventare un demone di gran lunga più forte, perfido e temuto da tutti.

Sarebbe passato da essere il sorriso sulle labbra delle persone al terrore sui loro volti, sarebbe passato dal proteggere la gente con devozione ad ucciderla senza pietà qualora questa gli avesse intralciato la strada?

È vero, ormai di puro non aveva più niente, non era più angelo, non era più amato da tutti, ma era davvero disposto a diventare un demone senza scrupoli? Che non avrebbe esitato a compiere gesti ai limiti della sanità mentale pur di ottenere ció che voleva?

-

Col passare delle settimane, i capelli di Jimin continuavano a diventare sempre più arancioni, e sempre meno castani, e lui sapeva benissimo che quando questi sarebbero diventati completamente arancioni la sua ora sarebbe venuta.

La domanda restava però sempre la stessa.
Lui lo voleva davvero?
Mentre era assorto in questi pensieri, sentì del vociare da fuori.

"Non è pericoloso, andiamo, è Park Jimin! È sempre stato un pezzo di pane! Un tempo era forte, ma ora ha perso i poteri. Possiamo lasciare anche solo una guardia a sorvegliarlo, non è necessario sprecare un paio di occhi in più per un altro di quei poveracci di angeli caduti".
A Jimin non piaceva essere compiaciuto. Non gli piaceva essere sottovalutato.

Cominciavano a tornargli alla mente gli eventi del sogno, si ricordò di quello che aveva fatto.

Un improvviso mal di testa lo fece svenire. E fece un sogno.
L'ultimo da "poveraccio di angelo caduto".

Jimin camminava in mezzo alla folla, conduceva ad una piazza.
La stessa in cui gli erano state strappate le ali.

Deglutì rumorosamente ricordandosi l'evento, prese un grosso respiro per cercare di non pensarci troppo.
Avanzò fino alla prima fila, e vide due corpi inermi appoggiati a delle tavole di legno poste quasi verticalmente.

Non poteva credere ai suoi occhi.

Alla sua sinistra, stava il suo corpo esile, indebolito dalla reclusione, bianchi panni stracci e i suoi capelli mori, lì stava Jimin. L'ex angelo, il caduto sulla bocca di tutti, l'esempio da fare per far capire ai figli come non rovinarsi.

Alla sua destra, invece, un corpo possente, ben costruito, pantaloni neri ad avvolgere le gambe toniche e una semplice maglietta nera a coprire il petto. I capelli arancioni, lì stava Jimin. Ma non il Jimin che tutti conoscevano. Era quello che ancora non aveva visto nessuno.

Nessuno aveva mai avuto l'opportunità di incontrarlo, di parlarci, nessuno l'aveva mai visto.
Era un Jimin che c'era sempre stato, ma non si era mai mostrato.
Quello era sì Jimin, ma più precisamente Obiectum.

Jimin sentì una fitta al cuore.
Da una parte, quello che era sempre stato, giaceva come uno straccio senza forze. Ora che si vedeva da fuori si rendeva conto di quanto fosse messo male.

Dall'altra, quello che aveva visto solo una volta nel sogno, quello di cui aveva paura. Quello a cui non voleva lasciarsi andare, una persona totalmente diversa da lui in certi versi ma anche esattamente come lui in numerosi altri. Ed essendo sincero, anche se quel viso era rilassato e aveva gli occhi chiusi, incuteva un certo terrore.

"Ommioddio! Ma qui c'è Jimin! Il caduto! Povero, l'avranno portato a fare un giro in città visto che è rinchiuso da così tanto tempo..."

Ed è in quel momento che Jimin si accorse che i due corpi li vedeva solo lui.
Si girò e li rivide, ma sembrava che la gente intorno a lui non ne fosse capace.

"Piccolo, promettimi di stare attento e non fare mai come questo ragazzo qui ok? Non peccare mai"

"Menomale che non sono in lui, deve essere tremendo cadere dopo essere quasi diventati angeli superiori"

"Che vergogna"

"Poverino"

Jimin si buttò inginocchiato a terra, urlando con le lacrime agli occhi strizzati "Zitti!" Singhiozzò
"Non voglio sentirvi! State zitti!" Urlò ancora, strizzando di più gli occhi, accovacciandosi di più su sé stesso e tappandosi le orecchie.

"Non voglio essere compiaciuto!! Non voglio la vostra pietà!! Smettetela!!" Pianse isterico, le mani tra i capelli, che notò ancora una volta essere metà mori e metà arancioni.
La folla si zittì, fissandolo attentamente.

Jimin continuò a singhiozzare, fino a quando non sentì una voce da dietro di sé, e una mano toccargli la spalla destra, protettiva e amorevole.
Non riceveva un gesto simile da quando sua mamma l'aveva rinnegato come figlio e i suoi amici si erano dimenticati di lui dopo la sua caduta.

Sapeva benissimo che anche questa presenza arrivava dalla sua immaginazione, ma sapeva anche che era quello che gli serviva per capire questo sogno che stava avendo.

"Jimin" una voce maschile parlò, avvolgendolo dolcemente nella sua tranquillità.

"C- chi sei?" Chiese, spaventato e titubante.

"Sono te. Jimin, devi scegliere. È arrivato il momento."

"Co- cosa?"

"Se sceglierai la prima opzione, rimarrai quello che sei ora, la gente continuerà a trattarti in questo modo. Se invece sceglierai-"

"NO!" Pianse ancora il caduto, disperato. "Io non v- voglio, sono nato per proteggere la gente!!"

L'altro sbuffò divertito "Hai visto come ti hanno trattato? Ti compiacciono, e a te non piace questo... Starai male per tutta la vita..."

"Io non- non-"

"Ti sei forse dimenticato chi ti ha davvero rovinato?? Lascia che ti ricordi." La voce passò dal dolce al cruento in poco, facendo sussultare il caduto.

"Vogliamo parlare di quell'angelo superiore che non ti ha concesso una seconda possibilità neanche dopo che gli avevi spiegato le tue buone intenzioni? Che ti ha strappato le ali davanti a tutto il paradiso senza un minimo di decenza? O vogliamo parlare di quel traditore di Yoongi? Così egoista da cedere informazioni così private solo per diventare angelo superiore al posto tuo. Se fossi in te Jimin, non vivrei altro che per vendicarmi."

Jimin deglutì. Tutto quello che aveva detto era vero.

"Lo sai quanto feriremmo Yoongi e tutti quei bastardi che ti hanno abbandonato se tu scegliessi la seconda opzione, mh?"

"Sei tu, vero?"

"Sei tu, cosa, Jimin?" Chiese l'altro, e Jimin poteva sentire il ghigno nella sua voce, conferma che ci aveva visto giusto.

"Sei tu il vero me, giusto? Obiectum" il caduto tremò, nervoso.

"In persona" rispose maligno, un soffio sul l'orecchio di Jimin.

"Li uccideremo tutti quanti, mhh... Come nello scorso sogno... Ci divertiremo..."

"Smettila ti prego" Jimin strinse i denti, le lacrime scorsero più disperate sulle guance.
La sua stessa voce stava risvegliando un qualcosa in lui che non voleva fosse risvegliato.

"No no. Pensa quanto sarà bello, quando entreremo a palazzo, da dove siamo stati banditi, e dove non si aspettano il nostro arrivo... Fingeremo di essere totalmente innocui... Poi uccideremo come si merita quel bastardo di angelo, e nessuno sospetterà di noi..."

"E- eh?"

"Ed è qui che arriva la parte migliore... Dopo aver parlato un po' con tutti gli stronzi che ci hanno abbandonato andremo da Yoongi, gli faremo credere di averlo perdonato e... Quando meno se l'aspetta, lo uccideremo. Immaginati lo shock di tutti quanti nello scoprire che i delitti sono opera di Park Jimin... Tutti saranno abbattuti dal fatto che il dolce e buono Jiminie sia diventato spaventosamente cattivo ed il che è solo colpa loro... Mm mhh..."

"Sme- smettila!" Jimin urlò, stava risentendo la stessa piacevole sensazione di vittoria e trionfo al solo pensiero di quelle parole piene di gloria.

Avrebbe potuto vendicarsi, gli avrebbe fatto vedere chi aveva il potere, li avrebbe fatti pentire di tutto quello che avevano fatto.
Avrebbero avuto un ricordo permanente del loro errore, Jimin, Obiectum.

No, doveva smetterla.

"Smettila di trattenerti, lasciati andare e scegli la seconda opzione. Smettila di rinnegarmi!"
La voce continuò "Lascia che ti mostri come ti tratterebbe la folla se fossi Obiectum." Jimin sentì un sensazione vellutata sugli occhi, come se l'altro gli avesse messo le mani sopra.

Si girò intorno, era nei panni di Obiectum. La gente cominciò ad urlare, correre via terrorizzata.
"Scappate! C'è Obiectum! Via via!!"
Una scarica di adrenalina percorse la spina dorsale del ragazzo, che tastò l'ebrezza del potere. Non doveva mentire a sé stesso.

Gli era piaciuto e lo voleva.
Voleva riprovare le sensazioni del sogno.
"Vai, Jimin, vai! Obiectum finalmente si farà vivo! Vai Jimin!" Il suo alterego urlò impaziente.

Jimin si condusse prima alla sua sinistra, dove posò le sue dita congelate sul suo viso rinsecchito, salutando per un'ultima volta quella sua immagine piena di sofferenze e ricordi dolorosi.

Jimin si diresse piano verso quel demone imponente e dall'aspetto intimidatorio, non appena posó le sue dita sul viso di quest'ultimo il suo petto fu riempito di quella sensazione piacevole e sicura, quella di fierezza.
"Baciami"

Jimin guardò il cielo, un'ultima volta, ora era bianco. Sarebbe presto diventato nero, ovvero, guai in vista in Paradiso.

Si avvicinò piano a sé stesso chiudendo gli occhi, posando le labbra sulle proprie.
Aprì gli occhi.

Un secondo per realizzare e scese dalla piattaforma in legno, la piazza completamente vuota.
Solo il cielo, completamente nero.
Guai in vista in paradiso.

Una volta ripresi i sensi, Jimin si alzò da terra, dirigendosi poi in bagno.
I suoi occhi erano di un color cioccolato vibrante, le sue labbra carnose e rosee, la pelle fresca e riposata.
Notava la sua mascella pronunciata, i suoi capelli completamente arancioni.
Era... diverso.

Prima di andare all'Inferno, aveva questioni personali da risolvere.
Voleva assicurarsi che la guardia che lo sorvegliava non avvisasse nessuno della sua fuga così da prendere tempo per agire indisturbato.

Si inginocchiò vicino al letto, singhiozzando e piangendo rumorosamente.
Non ci volle molto prima che l'angelo entrò nella stanza "Park Jimin? Cosa è successo?"
Jimin chiuse la porta, facendo girare la guardia incredula, che non capiva come fosse possibile che la porta si fosse chiusa da sola.

Sentì i singhiozzi di Jimin diventare più rumorosi, più una risatina malata che altro a quel punto.
Vide la sua figura inginocchiata a terra andare su e giù piano, per via della risata probabilmente.

"Cosa..."

"Non ti hanno mai detto di non fidarti del diavolo?" L'arancione alzò lo sguardo, ghigno divertito sulle labbra e occhi color rubino.
"Ma tu non... sei il diavolo"
"Lo so. Ma ci sono molto vicino" Jimin sparì dalla vista dell'angelo, facendolo andare in panico.
Egli si sentì una mano sulla bocca, la presenza del demone dietro di lui adesso.

"Se provi a leccarmi la mano non esiterò un secondo a fracassarti il cranio contro il muro, uh?" Jimin soffiò sinistro.

"Cohamhuhhessomj"

"Come? Ah si, scusa" il demone tolse la mano dalla bocca della guardia, sbattendo il povero contro il muro.

"Dimmi tutto"

"Cosa ti è successo? Io... pensavo fossi un caduto... avevi i capelli castani... non... cosa sei?" L'angelo lo guardò curioso e allo stesso tempo intimorito.

"Lo ero... ma ho scoperto di far parte del Trio Mors." Le parole di Jimin procurarono uno spalancamento di occhi da parte dell'altro, la realizzazione gli portò una paura matta dentro.

Il demone si avvicinò piano alla guardia, annusando il collo.
"Ahhh" sospirò piano, appoggiando i canini sulla tenera carne.
Li affondò, traendo dal sangue l'anima dell'angelo.

Jimin gli rimase attaccato per almeno due minuti, non avendone mai abbastanza di quella sensazione estasi che il nutrirsi di anime gli causava.

Il corpo inerme cadde a terra, il demone si dissolse in una nube nera, per poi ricomparire all'interno del palazzo, indisturbato.

Camminò per i corridoi, cercando di non farsi vedere. Il che non gli venne così complicato, visto che il cielo era nero e quindi all'interno della struttura era abbastanza buio.

Si diresse verso la sala del consiglio degli angeli superiori, dove aveva avvertito la presenza della sua vittima.

Lo cercò con lo sguardo, e poi eccolo lì, maneggiando qualche scartoffia.
Jimin schioccò le dita, e le luci si spensero.
L'angelo alzò la testa, guardandosi intorno.

"Chi c'è? Se sei ancora tu Minhyuk, questo non è uno scherzo da fare al tuo superiore, te lo ripeto!"

"Non sono Minhyuk" Jimin pronunciò solenne, anticipava con ansia e voglia ciò che stava per fare.

"E allora mostrati, immaturo!" Parlò il superiore, convinto di essere davanti ad uno scherzo di qualche angelo.

Per quello che il buio gli permetteva di vedere, aguzzò la vista, vedendo degli stivali neri avanzare verso il centro della grande sala. Il ragazzo con cui stava parlando non poteva essere un angelo, era vestito di nero.

"Cosa ci fa un demone qui?"

"Voglio vendetta" Jimin disse rancoroso, accendendo le luci con un altro schiocco di dita.
L'angelo superiore sbarrò gli occhi, non voleva crederci.
"Jimin?! Sei davvero tu?"

"Sicuro" Jimin stuzzicò, sguardo di sfida puntato sugli occhi dell'altro. Cosa che non aveva mai fatto per questioni di rispetto quando era ancora angelo.

"Cosa ti è successo ai capelli? Come sei diventato demone? Eri caduto-"

"Ti ricordi la profezia vero? Certo che te la ricordi" L'arancione prese la rincorsa e saltó per tutti i banchi, disposti come in parlamento, fino ad arrivare vicino all'angelo, che deglutì nervoso.

Annuì, guardando Jimin sedersi sul tavolo con gli stivali che toccavano tutta la documentazione, il corpo del giovane sbaraccato suo bancone manco fosse in spiaggia.

"Quella che ti è bastata per distruggermi secoli di lavoro sodo e devozione, quando stavo solo cercando di sapere il più possibile sulle minacce più pericolose solo per essere in grado di proteggere la gente al meglio!"

"Mi dispiace, Jimin" abbassò la testa il superiore, posando una mano sulla sua spalla.
Il demone subito la tolse malamente scattando in piedi e saltando un bancone indietro e più in basso.

"Non toccarmi!" Respirò profondamente "Ti dispiace solo perchè mi vedi così" disse poi a denti stretti.

"Cosa vuoi fare, Jimin?" L'angelo disse, vedendo l'arancione fare un salto all'indietro fino ad atterrare sul marmo agilmente.

"schiacciante  alzò lo sguardo, minaccioso e agghiacciante.
"Dovresti sapere bene che i poteri di un angelo superiore sono più forti di quelli di un demone qualsiasi"

"Io non sono un demone qualsiasi" Jimin ghignò "Anzi, mi sento quasi offeso che tu non abbia ancora capito niente"

"Cosa... Cosa c'è da capire?"

"Capelli arancioni" disse, passandosi una mano tra i capelli "Potere della telecinesi" aggiunse, alzando le sue braccia facendo levitare tutto nella stanza, compreso lo stesso superiore.

Sogghignò, pieno di sè "Vuoi la spiegazione scritta o ci sei arrivato?"
"J- Jimin... Tu... Tu- sei membro del Trio Mors... Io non-" lo guardò triste, come se fosse addolorato dalla situazione, forse dalle sue azioni. Ma a quel punto a Jimin non importava.

"Per te è Obiectum. Non siamo in buoni termini io e te."

"No... Jimin no... Il migliore angelo... Tu non puoi essere... Obiectum... No..."
Jimin rise soddisfatto "Lo sono eccome. E non vedo l'ora di mostrarti di cosa sono capace, ti schiaccerò come tu hai fatto con me quando ero inerme ai tuoi occhi" il demone distolse un attimo lo sguardo, per poi ripuntarlo sul superiore.

Inutile descrivere nei dettagli come il demone pose fine alla vita del superiore, nulla di troppo diverso da ciò fatto in precedenza.

Jimin si mise una veste bianca per coprirsi i vestiti neri, e un cappellino per coprire l'arancione dei suoi capelli.
Camminando per il corridoio, cercava il suo obbiettivo più importante, Yoongi.

"H- hyung!" Ingoiò l'odio che provava per un attimo, doveva sembrare credibile.

"Jimin? Cosa ci fai qui?" Yoongi spalancò gli occhi, attonito.

"Sono tornato a salutarti! Non sei contento?"

"Io... Si- si ovvio... Volevo... Chiederti scusa- per averti..."

"Tradito?" Chiese Jimin, un po' rude, talmente che dovette schiarirsi la gola per evitare di far notare la nota di irritazione che si era lasciato scappare.

"Ehm... Si, se così lo possiamo dire..."

"Ti perdono" disse il demone, non volendo che distruggere l'angelo al più presto possibile.

"Davve-" Yoongi non fece in tempo a finire che un'altra voce urlò.

"Jimin!!" Corse verso di lui Jin, abbracciandolo.
Il demone esitò un secondo prima di ricambiare, ma la sua freddezza non fu notata dai più grandi.

"Ciao hyung" disse semplicemente

"Grazie al cielo state bene, hanno appena trovato il corpo di Jaenhi... dicono sia stato un demone... molto più forte di un demone qualsiasi... Si teme che... uno del Trio Mors si sia rivelato."

"Yoongi, Jin! Allontanatevi da lui! È pericoloso!!"

"Cosa? Namjoon ma che dici?!"

"È lui che ha ucciso Jaenhi, allontanatevi da lui!"

"Guastafeste" sussurrò Jimin a denti stretti, il suo piano era andato completamente in fumo.

"C- cosa?! Jimin?" Jin disse spaventato, voltandosi verso il più basso, Yoongi ugualmente .

"Smettila di fingerti buono, so benissimo cosa sei Jimin." Namjoon disse avvicinandosi.

"Ok, ok." Jimin disse arrendevole e pacato, ma un tono di sfida era presente nella sua voce, un piccolo ghigno spuntò nel momento i cui si tolse il capellino per mostrare i suoi capelli arancioni.

Indietreggiò di qualche passo, strappandosi la veste di dosso, mostrando l'outfit nero e facendo sussultare sia Jin che Yoongi.

"Tu... dimmi che non è vero Jimin. Dimmi che non hai ucciso tu Jaenhi" Jin disse piano, sconvolto.

Jimin sogghignò menefreghista "Ops?" Disse fintamente preoccupato.

"Hai ucciso una persona e questo è quello che hai da dire? Ops?" Jin lo guardò terrorizzato.

"Non mi hai perdonato veramente vero?" Chiese Yoongi abbassando la testa.

"Certo che no. Non ti perdonerò mai. E fossi in te starei attento, hyung" pronunciò con disprezzo "I miei piani sono di ucciderti, prima o poi, non pensare di passarla liscia" Jimin squadrò autoritario il più grande.
Yoongi aveva paura. Aveva paura di Jimin.

Quello non era Jimin, era un mostro cattivo che aveva contribuito a creare.
Crollò a terra, in lacrime "Mi... Mi dispiace" singhiozzò.
"Tz" sbuffò freddo Il demone "Patetico"

"Jimin... no... dimmi che non è vero... questo non sei tu, tu non sei così- così cattivo" Jin sussurrò piano.

"Jin, non lo capisci che fa parte del Trio Mors? È uno di loro! È pericoloso, dobbiamo ucciderlo ora prima che sia troppo tardi!"

Jimin si dissolse e ricomparve dietro Namjoon, parlando sinistro "Poveri piccoli illusi"
Namjoon si girò, provando ad alzare un pugno verso Jimin, che lo blocco prontamente senza alzare dito.

"Pensate sia così facile battermi mh" il demone scorse con la coda degli occhi Jin e Yoongi provare ad avvicinarsi, e li sbattè contro il muro subito.

"Sarò il vostro incubo peggiore, potete contarci. Tornerò, vedrete" disse a denti stretti, prima di scomparire in una nube nera.

-

"Mio signore" Jimin si chinò al cospetto di Seunghyun "Sono qui."
"Obiectum caro, finalmente. Ho sentito che in Paradiso già gira la paura per opera tua. Ottimo lavoro, come da aspettativa per un membro del Trio."

Jimin annuì, ancora in ginocchio.
"Il tuo compito è quello di reclutare gli altri due demoni. Si trovano sulla terra, e proprio come te non hanno la più pallida idea di cosa siano sul serio. Confido nel fatto che porterai a termine questo incarico"

"Può starne certo" disse Jimin alzandosi.

"Ah, Jimin?"

"Sì?"

"Cosa fai se qualcuno ti intralcia la strada?" Chiese divertito Seunghyun.

"Semplice, lo distruggo." Jimin sogghignò e voltó la testa di sfuggita, mostrando per una sola frazione di secondo i suoi schivi e maligni occhi rossi al demone superiore, che sogghignando in tutta risposta disse anche "Eccellente."

{ Presente }

"Che storia interessante." Jungkook dice.
"Quindi Jimin era l'angelo migliore di tutti e poi è diventato il demone migliore di tutti... Stupendo..." Continua estasiato.

"Ma adesso... Jin caro... Vorrei giocare un po'..."

"C- con cosa?"

"Con i tuoi protetti, ovvio. Soprattutto il tuo preferito, Jung Hoseok."

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