Dolor
Mors, mortis.
Dal latino,
Morte.
Non tutto quello che vediamo è sempre la realtà.
"Te lo dico io chi è palloso, il ragazzino che devo proteggere io."
"Ripeto, non può esserlo più di quello che devo guardare io. E poi, io penso che lui-"
"No, no- senti, Namjoon, tu non puoi capire. E' come un bambino piccolo: lo devo rimproverare se fa troppo casino, lo devo rimproverare se ha il volume della televisione troppo alto..."
"Sei sicuro che sia lui così fastidioso anziché tu troppo polemico?"
"Si, e poi devo anche cucinare per lui. Non so, a volte penso che si creda simpatico, quando prova a scherzare con me. A volte rido solo per farlo stare zitto."
"Quella è una cosa davvero brutta da parte tua, sai? Provo un po' di pena per quel ragazzo."
"Emh, non lo conosci."
"Forse invece di comportarti come una ragazzina snob dovresti provare a conoscerlo tu, magari scopriresti che non è così male alla fine."
"No, Namjoon. E' una palla al piede. Non capisco cosa ho fatto di male per meritarmi questo."
"Forse se tu mi avessi ascoltato prima... Io penso che lui sia il ragazzo della profezia. Andiamo, è stato rifiutato da tutti gli angeli, ed affidato a te che sei un angelo superiore,è senza dubbio Dol-"
"Che cosa?! AHAHAHAHAH lui, quel moccioso? Pensi davvero che sia lui? Dovresti andare da un dottore, non sai quello che dici."
"Ti stai comportando da bambino immaturo Jin; sei sicuro che il ragazzo non ti senta?"
"Eh? Ovvio che non mi sente scemo, sta dormendo."
"Allora non urlare troppo, potresti svegliarlo."
"Non sono così stupido."
"Si si, comunque. Se io fossi in te non sottovaluterei il ragazzo che devi proteggere. Ho la netta sensazione che sia lui il famoso demone intrappolato nella sua umanità, e non vorrei poi doverti dire te l'avevo detto. Potresti pentirti di come ti stai comportando con lui. "
"Sì si, hai ragione tu."
"Vedrai; ciao"
"Ciao."
Namjoon aveva chiuso la chiamata incredulo e anche leggermente irritato.
Perché Jin continuava a fare il testardo negando la realtà?
-
[Jungkook]
Sono appena uscito dalla classe, le lezioni sono terminate, fortunatamente.
A dire la verità non so bene dove sto andando: ero sicuro di starmi dirigendo verso il mio armadietto, e invece mi ritrovo vicino ai bagni dei maschi, completamente d'altra parte.
Penso che fossi troppo occupato a fissarmi i piedi mentre camminavo, per accorgermi dell'effettiva direzione dei miei passi.
E' che la questione angeli/demoni/trio mi turba e non poco, specialmente dopo quello che ho letto ieri.
Non che il semplice, se così si può definire, fatto che demoni e angeli esistano sia una cosa facile a cui credere, ma dopo che gli occhi rossi di Jimin e Taehyung mi hanno scavato nell'anima, e che gli stessi due mi hanno mostrato le loro abilità, sarei sicuramente più pazzo se negassi l'evidenza.
Non so, forse quello che mi spaventa di più sono le parole di Wikipedia, sui due demoni con cui sono stato a letto, o forse è quello che ho letto su di me.
Non sono sicuro che essere spaventati della propria persona sia un cosa normale, ma non posso farne a meno.
"....è il più silenzioso e quiete, ma è facilmente irritabile e di indole cattiva. Forse il più pericoloso dei tre"
Rabbrividisco al solo pensiero di quelle frasi, ma il problema è che continuo ad avere la pelle d'oca perché non riesco a levarmele dalla testa.
Io sono sempre stato un ragazzo piuttosto introverso, riservato e sottomissivo. E' strano pensare a me come l'esatto opposto.
La cosa più che inquietante è che sono sicuro che questa parte oscura esista davvero dentro di me.
L'ho sentita ieri per la prima volta.
Mi sto guardando nel riflesso dello specchio del bagno.
Ho solo ripensato agli avvenimenti di ieri, e questo mi ha causato un notevole indebolimento fisico: sono chiaramente più pallido, è come se stessi per svenire, e in effetti potrebbe anche essere.
Il sudore mi gronda addosso, e le fitte che sento alla testa sarebbero capaci di far urlare anche l'uomo più virile del mondo.
Forse è per questo che sbarello di poco, fortunatamente riuscendo ad appigliarmi al lavandino più vicino a me.
Il petto mi brucia abbastanza, e non riesco a far altro se non piagnucolare e lasciare che forti gemiti escano dalle mie labbra secche, il tutto causato dal dolore.
Cerco di scacciare i pensieri sui demoni, ma solo la parola mi procura una fitta fortissima al petto che mi fa cadere malamente a terra, i miei occhi strizzati mentre un'altra visione si fa strada tra i miei sensi.
Vedo tanto sangue, e la mia gola è improvvisamente secca, mi fa male.
Vedo corpi a terra, probabilmente senza vita.
Riconosco chi, nel corso degli anni non ha fatto altro che procurarmi sofferenze. E mi sento in colpa, anche se non so chi abbia causato questo massacro.
Sento risate maligne e divertite, e cercando con la vista, trovo Jimin e Taehyung: i loro occhi cremisi e i loro canini mi fanno indietreggiare.
Ridacchiano ancora prima di diventare come le creature che ho visto nel computer ieri, ancora più spaventose di quelle viste nei film dell'orrore.
Il mio respiro è pesante, così come lo sono i miei passi.
"Dolor, perché fai così? Tutt'a d'un tratto hai paura?" Chiede Jimin, il tono meschino oltre che profondo che mi fa saltare il cuore fuori dal petto.
Lo guardo terrorizzato, devo probabilmente sembrare un bambino perso.
La mia bocca è spalancata, i miei occhi quasi lucidi, la luna illumina le mie iridi cioccolato fondente.
"P- perché mi chiami D- Dolor?" Chiedo balbettando, la mia paura la fa da padrona.
"Come perché?" È Taehyung a parlare, la sua voce è più profonda di qualsiasi voce io abbia mai sentito, sembra provenire dall'oltretomba.
"Sei stato tu a dirci di non chiamarti più piccolo, hai detto che non ti piaceva" Continua, confondendomi.
"Che c-cosa? Co- cosa è successo qui?" chiedo puntando il mio sguardo e il mio indice verso i corpi immobili stesi a terra.
"Jungkook, stai bene?" Ridacchia sinistro l'arancione, i suoi denti affilati in bella vista.
Lo guardo perplesso, non sto capendo granchè della situazione.
"Sei stato tu a consigliare di venire qui per cominciare la nostra missione. E sei sempre stato tu a fare gran parte del lavoro, cosa c'è che non va all'improvviso?" Chiede, leggermente, ma solo leggermente, più pacato verso la fine della frase.
Io non posso credere alle mie orecchie, o beh, forse alle sue parole.
Mi guardo intorno, avanzando di poco man mano che la mia vista si sposta tra l'oscurità di questo posto, è davvero buio.
Io?
Io non ho fatto tutto questo, impossibile.
Non è da me.
Mi ritrovo completamente nel panico, confuso con me stesso.
Neanche mi ricordo di aver fatto certe cose, ed è per questo che negarmi tutto mi sembra la cosa più semplice da fare.
Guardando ancora nelle mie vicinanze, mi rendo conto che né Taehyung, né Jimin, né i corpi sono più qui.
Questo mi spaventa, perché sono da solo, e sfortunatamente questo non è un film horror che puoi interrompere sbattendo lo schermo del computer sulla tastiera.
Ne approfitto così per osservare attentamente il luogo nel quale mi trovo: l'erba è corta, verde spenta e secca, non curata. Ogni passo è uno sgradevole suono che ricorda il cigolio di porte, il terreno sotto il tappeto naturale è più secco della mia pelle d'estate dopo che sono andato al mare.
Foglie secche ricoprono il suolo qua e là come a decorazione, ma stranamente calpestandole esse non emettono alcun suono, sono morte come l'atmosfera di questo posto.
Non ci sono luci ad illuminare questa apparentemente infinita distesa di desolazione, se non la luna, unica cosa visibile tra le nuvole scure che coprono le stelle.
Il satellite è offuscato, la nebbia fitta trasmette solo più umidità e senso di macabro.
Forse è proprio a causa di questa se non riesco bene a determinare se questo luogo abbia una fine o meno.
Mi sento un po' come le stelle in questo momento: perso, l'oscurità copre quello che è il vero me e lo infanga di malvagio, come se io fossi davvero capace di attuare certe azioni.
Le nuvole sono nere, danno una strana visione del cielo, del quale il blu non è più percepibile. Tutto quello che si può ammirare è una distesa grigia, la luce lunare la illumina dando l'idea di un paese abbandonato con una sola luce accesa, flebile, prossima a cedere all'oscurità anche lei.
Sto vagando senza meta, non so dove vado.
Sono solo spaventato a morte, e non so cosa fare.
Sto scappando.
Sto scappando dal nero che non sembra voler finire, sto scappando dalla luna che sembra contaminata dall'oscuro, come io sono contaminato dal male.
Io sono la luna. Puro, innocente. Il nero delle nuvole è quello che mi insegue, un demone. Sono sempre io, ma sconosciuto perfino a me stesso.
La parte di me che giaceva nascosta dentro di me, come le nuvole erano nascoste nella notte.
E che con il soffio di vento che sono stati Jimin e Taehyung, è stata portata alla luce.
Quella parte sta venendo a galla.
E io sto scappando da lei.
E mentre non smetto di camminare, alzo lo sguardo a contemplare la luna.
Spero non ceda ora a quelle nuvole maligne che la inseguono, spero che non mi abbandoni all'oscurità.
Spero che non mi getti in pasto al male che c'è in me, e che non voglio scoprire.
Io non sono così, non lo sono.
Sono le patetiche parole che continuo a ripetermi, non sono così.
Quando noto una figura in lontananza, voltata di spalle, il mio sguardo si accende, l'euforia mi fa correre.
Mi fermo di scatto non appena mi accorgo della chioma bionda.
"Moccioso, cosa ci fai qui?"
Solo il nomignolo, mi procura un brivido lungo la spina dorsale, il mio petto si fa pesante.
"Ti dico io chi è palloso... il ragazzino che devo proteggere io."
"E' come un bambino piccolo,..."
"Non so, a volte penso che si creda simpatico, quando prova a scherzare con me. A volte rido solo per farlo stare zitto."
"E' una palla al piede. Non capisco cosa ho fatto di male per meritarmi questo."
"Che cosa?! AHAHAHAHAH lui, quel moccioso? Pensi davvero che sia lui?!"
Sono sicuro che Jin non abbia detto niente.
E' fermo immobile davanti a me, con il suo solito sguardo divertito nel vedermi.
Il solito sguardo che mi fa capire il suo disprezzo nei miei confronti.
Eppure quelle parole dette da lui, mi sono tornate alla memoria da sé.
In un'altra situazione le lacrime non avrebbero aspettato un secondo a farsi strada nei miei occhi, ora invece, non so perché, ma non sento niente.
Solo un vuoto dentro di me, una freddezza costante.
E' simile a quella che Jin mi fa provare di solito, la solitudine.
Adesso è più forte.
Lo fisso intensamente, le sue parole mi corrono nella testa come un disco rotto, ancora e ancora.
Mi fanno pensare che forse sono davvero capace del male che cerco di negare.
Più lo guardo, più sento che qualcosa dentro di me comincia a cambiare: il mio battito cardiaco aumenta, il mio respiro si fa irregolare.
Lo guardo male, stupendolo perché è una cosa che non mi sono mai permesso di fare.
Sento ancora il dolore alla testa, il bruciore al petto.
La mia vista è rossa, in questo momento ho una forza che non ho mai avuto.
Sono io ma al tempo stesso non sono io.
Un mio colpo di braccio è sufficiente ad atterrare il biondo, che solo così, mi sembra allo stremo delle sue forze.
Non sento niente, niente sensi di colpa, niente pietà.
Il suo sguardo chiede esattamente quella, ma io non riesco a cedere.
Guardo il suo petto come se volessi sfondarlo, e in effetti è proprio quello che ho intenzione di fare.
Mi lecco le labbra in concentrazione, e solo ora mi rendo conto che i miei denti sono canini.
Jin si contorce dal dolore, e prova a blaterare qualcosa sul "smettila" o "ti prego, non ce la faccio più".
Il problema per lui è che, più lui fa così più io provo soddisfazione.
Un piccolo ghigno si forma sulla mia bocca nel momento in cui Jin crolla a terra senza sensi, in fin di vita.
Rido come non ho mai fatto, malvagiamente, guardando il suo corpo torturato da me pochi istanti fa.
Improvvisamente, sono spaventato della mia risata, anche se sto continuando a ridere.
Quando smetto, è come se fossi ritornato ai miei sensi.
Sono veloce a ricordarmi di quello che ho appena fatto, indietreggio
spaventato.
Da me.
Sono stato io.
Sta volta me lo ricordo, l'ho visto.
"Ma quello non ero io" dico guardandomi le mani, che noto mutare dalla forma mostruosa a quella umana.
Ecco perché Jin è caduto subito.
Ripenso alla foto vista sul computer, il mio cuore batte decisamente troppo veloce.
Mi abbasso sulla figura di Jin, cercando di capire se posso fare qualcosa per rimediare al mio disastro.
Prima che possa fare qualcosa, una voce fin troppo familiare mi interrompe: "Cosa cazzo pensi di fare?!"
Alzo la testa mentre mi allontano dal corpo velocemente.
I miei occhi si spalancano in orrore, davanti a me ci sono... io.
Non sembro io, sembra la mia versione cattiva.
O forse il demone? Perché d'altronde io sono un demone, no?
Ha uno sguardo di ghiaccio, è inquietante guardarlo.
Le braccia sono incrociate, la sua postura mostra sicurezza, confidenza.
L'opposto mio, spaventato a morte a tal punto che potrei svenire.
"Ti ho fatto una domanda"
"Io... gli ho fatto male... volevo..."
"Salvarlo? Dopo come ti ha trattato?" La sua voce è rude, arrabbiata.
Non ha tutti i torti, ma io non so che rispondere; lui fa un passo avanti.
E io istintivamente indietreggio, notando che anche Jin è sparito.
Sono solo, con me stesso.
"Cosa c'è di male nell'aver fatto soffrire lui per una volta? Mh?"
"Io non s- sono così. Non lo farei mai. Quello non ero io, e- eri t- tu"
"Tu sei così" ghigna lui "L'hai fatto perchè è un tuo istinto. E' dentro di te" continua avvicinandosi a me, i suoi occhi diventano rossi "Quello eri tu." Si lecca i canini, prima di arrivare con la faccia appiccicata alla mia.
I miei occhi si specchiano nella loro versione rossa e sinistra, sto tremando.
"Perché hai paura? Sotto quel terrore sei esattamente come me" Ghigna "E' solo questione di tempo prima che tu diventi quello che sei veramente." Ride sinistro.
"I- io non s- sono co-" I suoi occhi rossi mi zittiscono.
"Lo sei eccome. Tu sei me. Siamo la stessa persona."
Chiudo gli occhi, sono stanco di scappare.
"Bravo, rilassati."
Quando apro gli occhi lui è sparito.
Sono di nuovo, solo io.
Alzo lo sguardo per cercare la luna, ma non la trovo.
Le nuvole nere l'hanno coperta.
Sogghigno divertito.
Si è lasciata inghiottire.
La luna ha ceduto all'oscurità.
Apro gli occhi, sono debole.
Non sono sicuro che quello che ho avuto fosse una visione, o un sogno.
Probabilmente sono svenuto.
Quello che ho visto... mi spaventa e non voglio pensarci.
Provo ad alzarmi, il mio respiro è affannato, e io mi sento uno straccio.
"Guarda guarda, sfigato Jeon è qui!" Dice una voce a me conosciuta, e vorrei risvenire se possibile, perché la fortuna non mi assiste mai?
Potrebbero darmi il premio per "Il ragazzo più sfigato del mondo".
Junhoe è il diavolo in persona, da quando lo conosco, non c'è stata volta in cui non mi abbia fatto qualcosa.
Mi da il tormento, non lo sopporto. La mia pecca è che non ribatto mai, non mi oppongo.
Non ne ho il coraggio.
Così mi lascio sottomettere.
"Come mai sei già accasciato a terra prima ancora che ti abbia toccato?" Chiede divertito, lo so benissimo che ha in mente qualcosa.
Io sono aggomitolato su me stesso, sto ancora cercando di riprendermi dallo strano episodio di poco fa.
"Allora" comincia meschino, sollevandomi con davvero troppa poca delicatezza da terra, tenendomi per il colletto del mio giubbotto.
"A- ahh" sussurro piano, so perfettamente che ogni lamento in più peggiora la situazione, quindi cerco di non farmi sentire.
"Piccoletto, cosa facciamo oggi?" stringe la presa, e mi sbatte al muro freddo, e sporco.
"Ti ho già ricoperto di fango la settimana scorsa, l'altro giorno ti ho bruciato il progetto di scienze e ieri ti ho fatto fare una bella figuraccia davanti a tutti..." si posa un dito sul mento come a voler pensate, mentre io rimango impassibile sotto il suo tocco, strizzando gli occhi quando un senso di tristezza mi pervade ripensando a tutto quello che mi ha fatto.
"Ci sono!" Esclama felice, sembrando Dora l'Esploratrice quando trova la soluzione ai suoi, aperte virgolette, quiz.
"Una cosa che non facciamo da tanto tempo, un bel pestaggio, che ne dici, mh?" Sospiro stremato, tornerò a casa un'altra volta completamente spaccato, e Jin ancora una volta mi prenderà in giro chiedendomi se sono inciampato nei lacci delle scarpe.
Beh, la simpatia è proprio il suo forte.
Vorrei davvero reagire, ma mi ritrovo inerme sotto i suoi colpi: mi tolgono più aria di quanto ne avessi recuperata, mi riempiono di fitte lancinanti ovunque, dal cuoio cappelluto, tirato troppe volte, al collo, che invece ha visto le sue luride mani stringere la presa.
Respirare, pochi secondi dopo, non mi è mai sembrato più bello.
I pugni allo stomaco neanche li sento più, e fortuna che non ho mangiato, avrei di sicuro vomitato.
I calci alle gambe fanno male, ma non più di tanto, in un certo senso è una cosa a cui ormai sono abituato.
Junhoe lascia il bagno dopo una buona mezz'ora di giochi, io posso finalmente buttarmi a terra e piangere, piangere cercando di dimenticarmi il dolore.
Tornare a casa non è stato semplice, le gambe bruciavano, rischiavo di cadere ad ogni granello di polvere, e la mia vista era sfocata, gli occhi non ne volevano proprio sapere di collaborare.
La cosa positiva è che il rompi cazzo non è a casa, quindi mi sono buttato sul divano, le ferite si fottono e restano lì dove sono.
La porta si apre di scatto, facendomi sobbalzare sul posto, che sia Jin?
"Piccoloooo"
Tiro un grossissimo respiro di sollievo alla voce che ha strillato il mio nome, quello che mi da un po' di sicurezza se pronunciato da loro. Ironico, devo ammettere.
Mi alzo piano dal divano, cercando di non farmi troppo male nelle zone doloranti.
"E io che pensavo che non usaste le porte" rido leggermente, ma mi blocco piano quando sento che il petto brucia troppo.
"Volevamo provare a scassinare una serratura, sembrava divertente" dice Taehyung, avvicinandosi a me mentre Jimin chiude la porta dietro di sé.
Il moro mi sta scrutando attentamente, lo si vede dallo sguardo investigatore e sospettoso che ha.
In meno di un secondo è a pochi centimetri da me, che mi fissa il collo.
"Jungkook" sibila, i suoi occhi si tingono di rosso in poco "Sei andato a letto con qualcuno?" Passa le dita rudemente sui segni viola sulla mia pelle.
Quelle manacce luride di Junhoe.
E' arrabbiato, geloso, si capisce da trenta chilometri.
All'improvviso, un ricordo mi ritorna alla mente:
"...Secondo le leggende, perde in fretta la pazienza,..."
Vorrei apportare una modifica a quell'articolo.
Secondo la leggenda, e anche Jeon Jungkook.
Scuoto freneticamente la testa in negazione "No! Mi... hanno p- picchiato"
Taehyung mi guarda sospettoso
"Come?"
"Andiamo Tae, si vede lontano un miglio che quelli sono segni di mani e non succhiotti" La testa arancione fa notare, e il moro mi guarda dritto negli occhi.
I suoi occhi mi attirano più del solito, probabilmente sta provando a farmi rivelare la verità, che è quella che ho già detto, e ripeto sotto sua influenza.
"E' sincero" dice, il suo sguardo si rilassa notevolmente mentre mi guarda ora preoccupato.
Questo suo veloce cambiamento d'umore mi spaventa un po', avevo paura mi potesse uccidere.
"Non c'era bisogno che gli leggessi la mente, gli credevo anche prima" Jimin si avvicina a me, accarezzandomi la guancia delicatamente.
Sento Taehyung sbuffare, ma io nel frattempo mi perdo nel vellutato tocco di Jimin che passa con leggerezza la sua mano sui segni lasciati da Junhoe.
"Chiunque ti abbia fatto questo la pagherà, piccolo, puoi stare tranquillo." L'arancio si avvicina e mi bacia sulle labbra, la sua lingua fa presto a scontrarsi con la mia, che disperata cerca di dominare.
"Ti siamo mancati?" chiede l'altro, prendendosi il suo bacio.
Io annuisco, un po' intimorito.
"Ti vedo titubante, cosa è successo? E' stato quel tipo che ti ha picchiato?" Jimin mi domanda, si vede la cautela con cui mi parla.
Forse sa che qualche parola sbagliata potrebbe scatenare il finimondo.
"N- no... non quello... vedete, prima di venire picchiato, stavo ripensando a degli articoli che ho letto ieri su... noi tre, siccome mi avevano spaventato non poco... e poi mi sono sentito debole, come se solo quei pensieri mi avessero prosciugato tutte le energie. Poi forse sono svenuto, ma non ne sono sicuro. Ho avuto un sogno o una visione, dove n- noi tre avevamo ucciso tante persone, e io non volevo riconoscermi come effettivo assassino. Poi, è spuntato Jin Hyung, e io... l'ho- l'ho ridotto in fin di vita, e ho parlato con l'altra parte di me. S- sono solo molto spaventato da quello che ho visto e letto, sono spaventato di quello che sono".
A questo punto siamo seduti tutti e tre sul divano, Taehyung mi accarezza la schiena mentre Jimin mi stringe la mano, per rassicurarmi.
"Ohh, piccolo, non hai motivo di spaventarti. Noi non faremo mai del male a te, e come vedi non siamo mostri senza cuore. E non lo sarai neanche tu, devi solo accettare che sarai... diverso." La sua voce cerca di essere rassicurante ma non riesco a credergli, non dopo quello che ho visto.
"Quindi... come dovrei diventare demone?" chiedo insicuro, e ormai sembro essere l'insicurezza in persona.
"Innanzitutto ti servirà il sangue di uno di noi due, ti faciliterà la trasformazione..." Comincia a spiegare Tae "Dopo di che noi due ti aiuteremo a liberarti"
"L- liberarmi? Io non so come fare!" Li guardo come un cucciolo smarrito.
"Aww, Jungkookie... non ti devi preoccupare per quello... ce l'hai dentro di te. Lo vedrai presto." Jimin sussurra sinistro.
Tae si dirige verso il tavolo per prendere la busta che ha apoggiato lì precedentemente.
Ne tira fuori una siringa confezionata.
"Scusa? L'avete pagata sul serio?" Chiedo incredulo.
"Ovvio" dice Jimin, e io lo guardo subito sospettoso.
"...Mmh... Sputate il rospo." Dico incrociando le braccia, non me la raccontano giusta, neanche un po'.
"Emh..." inizia il moro con un sorrisetto colpevole "Potrei o non potrei aver convinto la farmacista di darmi la siringa gratis... eheheh" Continua a sorridere come un ebete mentre si gratta il retro del collo in nervosismo.
"Ahh" mi tiro una manata in testa, sono così... incivili...
"Beh, che altre opzioni avevamo? Schiaffeggiare la farmacista davanti a tutti i clienti fino a che non ci consegnava quello che volevamo?" Continua, e io gli tiro un'occhiataccia.
"...Avremmo sempre potuto sedur-" Fa per dire Jimin, ma il mio sguardo non è più una semplice occhiataccia, se solo potesse lo fulminerebbe.
Dalla faccia, sembra voglia sotterrarsi.
"...No." Scandisce la parola guardandomi caritatevole "Decisamente no ahahah, stavo scherzando..." La sua espressione si trasforma in smorfia di disgusto verso le sue ultime frasi; gira la testa al lato, in modo che non possa confrontarsi con me. Fissa invece con interesse la mosca che mi sta scassando l'udito da più di mezz'ora.
"Siediti sul divano piccolo" Dice dolcemente Tae, preparando la siringa.
"Un momento" Lo distraggo facendogli abbassare il capo per guardarmi "Sei affidabile? Cioè, sai come usare una siringa, vero?"
"No Jungkookie, la prenderà e te la ficcherà nell'occhio, non mi fiderei se fossi in te" Ride Jimin, vicino a me.
Tae si limita a buttare gli occhi all'indietro, dicendomi "Non ascoltarlo, prima di diventare demone ho studiato medicina." Mi sorride.
"Eri un umano anche tu?"
"Sì e no. Lunga storia. Ora però non c'è tempo per raccontare. Lo faremo più avanti."
"Jimin" Si rivolge alla testa arancione vicino a me, che si alza subito.
"Piccolo, non ti spaventare eh?" Mi sorride, prima di scrocchiarsi il collo.
Diventa pian piano più grande, più muscoloso.
Le sue iridi si tingono di rosso, la parte bianca dell'occhio è nera, ha artigli, e i suoi denti sono tutti affilati.
Deglutisco, cerco di non permettere alla cosa di sconvolgermi più di tanto.
E' sempre Jimin, Jungkook, stai tranquillo.
Taehyung preleva un po' di sangue, picchiettando poi più volte sul cilindro di plastica.
"Fatto" dice, mentre l'arancione torna alla sua forma normale.
Io guardo la siringa dubbioso "Il vostro sangue è... nero?" chiedo scrutando quel liquido viscoso.
Il moro si avvicina piano, sedendosi vicino a me.
"Già" Risponde Jimin sedendosi anche lui vicino a me, ma alla mia sinistra.
"Sembra catrame" Guardo ancora la sostanza da vicino, facendo una faccia probabilmente divertente oltre che disgustata, allontanando la testa subito dopo.
Tae ridacchia, e Jimin borbotta sarcastico "Oh, ti ringrazio, sei proprio gentile. E dovrei anche aggiungere, fine."
Rido "La vostra presenza mi toglie la decenza"
"Proprio fantastico" Ride anche l'arancione, seguito da Taehyung.
"Alloora" Comincia il moro.
"Jungkook... tu... non hai paura degli aghi... vero?" Mi guarda con entrambe le sopracciglia alzate, attendendo impaziente la risposta.
Lo guardo con un sorriso nervoso, finto.
"Assolutamente no"
"Ma chi vuoi prendere in giro" Mi guarda con la 'duh face', e io sospiro in ricambio.
"Scusami, ma l'unica volta in tutta la mia vita in cui ho avuto a che fare con un ago è stata quando mia nonna mi ha costretto a ricamare un bavaglino per mia cugina, e non è finita bene." Dico con una faccia disgustata per l'ennesima volta, quando mi ritorna la memoria dell'episodio.
"Perché?" Chiede Jimin.
Sospiro e ruoto gli occhi per tutta la stanza prima di buttarmi a peso morto con la schiena sul divano.
"Mi sono punto un dito, e stavo per svenire. Ne sono rimasto traumatizzato"
"C- cos- AHAHAHAHAH non ci credo" Strillazza Jimin, tenendosi la pancia dalle risate.
Girandomi verso Tae, si capisce che prova a trattenere le risate, così dico
"Dai su, ridi anche tu che facciamo il coretto" incrocio le braccia al petto, una smorfia tra l'imbarazzato e lo scocciato sul mio viso.
Anche lui scoppia in una fragorosa risata, e io semplicemente ruoto gli occhi all'indietro.
In certi momenti, più che demoni, mi sembrano giullari.
Perché diciamocelo, così non spaventerebbero nemmeno le tende.
Anzi, spaventerebbero qualcuno, quello sì, ma i medici di qualche ospedale psichiatrico.
"Ok basta minchiate, passiamo ai fatti" Dice Tae,
Mpf, come se quello delle minchiate fossi io.
"Allora, sei pronto?" Chiede avvicinando l'arnese al mio braccio.
"No" rispondo, cercando di respirare profondamente.
"Perfetto, conto fino a tre e poi infilo l'ago, ok?"
"No! Aspetta!" Lo interrompo terrorizzato "Dammi... giusto 50 anni per prepararmi psicologicamente, e poi puoi andare"
Il moro mi guarda male
"Cosa? Mica siete immortali, che fretta c'è?" chiedo.
"Abbiamo aspettato già troppo tempo" Jimin quasi mi ringhia nell'orecchio, facendomi rabbrividire.
"Ok, facciamo così: tu prendi la mano di Jimin, io conto fino a tre e quando infilo l'ago tu stringi forte la sua mano, va bene?" Taehyung propone.
Annuisco piano, e Jimin torna in versione sciacquetta-polemica, come se non mi avesse appena spaventato a morte: "Cosa? Perché io?!"
"Perché io ho bisogno di due mani per lavorare decentemente, e ancora non ho trovato un modo per farmi crescere più braccia? Poi, tenere la tua mano gli darà un po' di sicurezza e lo aiuterà a sentire meno dolore"
"Ahhh, ma tanto lo sappiamo benissimo che gli farà male lo ste-" Jimin si blocca non appena nota la fulminata di sguardo del coetaneo, che gli indica i miei occhi fuori dalle orbite per la paura con lo sguardo.
"Ooops, scusami piccolo ahahah non ci avevo fatto caso... tranquillo, puoi stringere la mia mano" Mi sorride.
Gli prendo la mano, e faccio un piccolo cenno con la testa a Tae, che è pronto.
C'è silenzio nell'aria, l'atmosfera è tesa.
Prendo un bel respiro.
"Piccolo, cerca di stare tranquillo. Io vado" Taehyung dice, attento a rimanere delicato.
Annuisco, e cerco di non far correre troppo il mio cuore quando il moro pronuncia "Uno".
La stretta alla mano di Jimin aumenta.
"Due"
Sento la punta dell'ago a un millimetro dalla mia pelle, ma al momento del "Tre", inaspettato, strizzo gli occhi e stringo la mano di Jimin come se fosse un pezzo di gomma.
Non mi fa male tanto la puntura, quanto il sangue di Jimin che viene iniettato nelle mie vene.
E' freddo, e non appena entrato in contatto con il mio sistema, comincia subito a causarmi bruciore.
Mi vengono velocemente le lacrime agli occhi: il dolore al petto è tornato, la testa mi sta scoppiando.
Sento un bruciore piuttosto fastidioso dappertutto; chiudo gli occhi, stanco.
[Jimin]
Jungkook sviene tra le nostre braccia, così io e Tae lo portiamo in camera sua, dove lo lasciamo riposare.
Torniamo in salotto, e Tae è il primo a parlare: "Quando si sveglierà procederemo. Per ora lasciamogli recuperare le forze."
"Sì, ma sbrighiamoci. Sono stanco di aspettare" Dico io.
"Lo so. Voglio anche io il Jungkook delle nostre visioni." Lui aggiunge, e io annuisco in risposta.
"Mi aveva spaventato molto al tempo, per il tipo di persona che ero." Aggiunge poi, ridacchiando.
"Si... Anche lui si è spaventato a vederci nelle nostre vere forme ma sai, credo che tra qualche ora non gliene importerà più di tanto." Dico sorridendo sinistro.
-
Un rumore di serratura mi mette in allerta.
Deve essere per forza Jin, così mi giro per scrollare Tae dal suo sonno pesante.
Si lamenta assonnato, ma appena si rende conto, si alza subito anche lui.
"Moccioso! Sono a ca-" si blocca sbalordito appena vede me e Taehyung.
"M- Mens? Obiectum? Cosa ci fate in casa mia? Non vi è bastato il casino che avete già provocato in Paradiso?"
Divertente, e io che credevo che la casa fosse di Jungkook.
"Ohh, come sei all'antica, perché non mi chiami Jimin?" ghigno divertito, so già la risposta e so che per lui è un argomento delicato.
"Perché- perché tu non sei il Jimin che conoscevo io"
"Aw Tae, guarda, lo hyung non riesce a staccarsi dal passato" dico al mio compagno in tono fintamente dispiaciuto.
L'altro demone ridacchia, guardando Jin con compassione, divertito.
"Perché siete qui?" Richiede, sviando l'argomento.
"Per Jungkook, mi sembra ovvio." Risponde Taehyung incrociando le braccia.
"Guardate, se volete ucciderlo, fatelo pure. L'importante è che non tocchiate me. Di lui non mi interessa."
Che simpatico. Vorrei solo che Dolor lo sentisse.
"Sei più stupido di quanto ricordassi, dovresti sapere benissimo perché siamo qui. E non di certo per ucciderlo." Sputo arrabbiato, la mia figura quasi in posizione da pronto alla guerra.
Taehyung è lo stesso.
"Non è vero! Jungkook non può essere il demone più pericoloso dell'Inferno! E' inutile, insignificante, non può essere Dolor! Uno come lui non può essere più forte di me, non può essere meglio di me!" Strilla, e sembra una bambina viziata a cui i genitori hanno negato qualcosa, e che quindi si lamenta odiosamente come un'odiosa bimba minchia.
"Adesso ti distruggo" Taehyung ruggisce fuori di sé, i suoi occhi si riempiono di rabbia rossa.
Jin ha superato il limite.
"Ehi hyung! Cosa è successo? Ti ho sentito urlare e-" Una voce entra in casa insieme al suo possessore, bloccando Taehyung sul suo posto.
I miei occhi si fanno cremisi all'istante, la voce mi scatena un'ira improvvisa dentro, dopo tanto tempo.
Nel frattempo è entrato anche Namjoon, e io stringo la mascella e i pugni in rabbia vedendo l'angelo tra lui e Jin.
"Yoongi" Dico a denti stretti, quello stronzo.
Improvvisamente, Jin cade a terra dolorante, tenendosi la testa, senza un apparente motivo.
Siamo tutti piuttosto confusi, fino a quando non sentiamo una risata sinistra provenire dal corridoio.
L'ombra scura si avvicina piano muovendosi nel buio, e io e Taehyung ghigniamo soddisfatti, i nostri sguardi si accendono.
La figura alla porta è sicura, piena di sè, i suoi occhi rossi scintillano di malvagità.
Il suo sguardo è maligno, meschino, divertito.
Come la sua voce.
"Non te l'ha mai detto nessuno che parlare male alle spalle di qualcuno è maleducazione, Hyung?"
Jungkook.
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