Capitolo 10
~ Luna ~
Potrebbe sembrare assurdo, insensato, da masochisti, ma vedere Toren furioso è qualcosa che in maniera del tutto inspiegabile mi provoca eccitazione.
Lui è come elettricità pronta a scatenarsi. Genera caos e nemmeno se ne accorge.
Subito dopo essere rientrata a casa, la notte scorsa non ho fatto altro che rimuginare sotto le coperte. In particolare su di lui.
Quell'espressione combattuta, quelle parole in contrasto, i suoi gesti misurati, a tratti spontanei e disinibiti, sono qualcosa che non riuscirò più a dimenticare.
È riuscito a farmi sentire male e bene allo stesso tempo. Tra di noi si è come spezzato qualcosa. Vacilliamo entrambi e, a quanto pare, stiamo precipitando. Ma non so ancora dove.
Numero sconosciuto: "Ero serio stanotte. Sei sicura di volere rischiare? T."
Incredula per il messaggio appena ricevuto, già letto un paio di volte, sposto lo sguardo in direzione della vetrata.
La luce raggiunge flebile la mia stanza attraverso le fessure della tendina ancora abbassata.
Non ho dormito molto. Ho percepito una sorta di mancanza fisica. Non appena ho capito cosa fosse però, ho cercato di non ritornare al ricordo di quegli attimi, quelli in cui mi sono sentita viva. Mentre adesso, adesso mi sento una gran stupida.
Numero sconosciuto: "So che hai letto il messaggio. Non sono poi così vecchio per le chat. Conosco il significato delle due spunte blu. E non mi riferisco al test di gravidanza."
Mordo il labbro. Le dita sospese sullo schermo, sulla chat ancora aperta.
Memorizzo il numero e sorrido, anzi ridacchio appena arriva una nuova notifica.
Terminator la minaccia: "Ti piace davvero comportarti in questo modo?"
Decido di smettere di tenerlo sulle spine. Non voglio comportarmi come una ragazzina. L'ho già fatto prima di essere riaccompagnata a casa e me ne vergogno. Non avrei dovuto reagire in quel modo riguardo l'argomento "Foxy".
Luna: "Come hai fatto a trovare il mio numero?"
Terminator la minaccia: "Ho i miei metodi di persuasione per ottenere quello che voglio. Li userò per diffondere la notizia che ci siamo divertiti sotto le lenzuola. Che ne dici?"
Luna: "Nessuno ti crederà. Ci siamo sempre odiati, ricordi? Ti spediranno in uno di quei centri di recupero per gente con problemi di ossessioni. O sarebbe meglio una clinica psichiatrica? Le infermiere farebbero la fila pur di prendersi cura di te. Possiamo anche passare alle vie legali con un ordine restrittivo. Come vedi, hai ampia scelta. In ogni caso quello fottuto sarai tu."
Terminator la minaccia: "Lo psicopatico ti aspetta in officina. Se entro il tramonto non sarai qui, ritieniti l'oggetto principale della notizia che si diffonderà come lava incandescente ovunque. Credo che aggiungerò anche il fatto che ci siamo divertiti in spiaggia."
Luna: "Non ho fatto niente in spiaggia."
Terminator la minaccia: "Come no? Ti è piaciuto inginocchiarti."
Nascondo il viso rosso fuoco sul cuscino dopo averlo colpito. «Che bastardo!».
Non molla l'osso. Non lo farà nemmeno sotto minaccia. Con lui non funzionano i giochetti. Può sembrare indifferente, egoista, irrispettoso. In parte lo è. Ma se lo stuzzichi, se premi sui tasti giusti o tocchi qualcosa a lui caro, puoi star certo che non abbasserà mai la testa.
Il problema è che non ho capito perché stia facendo tutto questo. Che cosa ci guadagna?
Terminator la minaccia: "Ci vediamo tra poco, tesoro."
Luna: "Vattene al diavolo, coglione!"
Nascondo il telefono sotto il cuscino e prendo un breve respiro sventolando il viso per calmarmi perché hanno appena bussato alla porta e non posso farmi vedere in questo stato.
«Avanti», ringhio con la voce ancora impastata dal sonno.
Non mi è piaciuto affatto questo scambio. Anche se, lo ammetto, ha risvegliato in me qualcosa che da tempo sembrava essersi sopita.
La porta si spalanca con un po' troppa energia e rimane aperta quando Alissa fa la sua comparsa raggiungendo il centro della mia stanza.
Non ci siamo viste per un giorno intero. Mi domando cosa abbia fatto di tanto interessante da non scrivere o avvisarmi che fosse sopravvissuta alla sbronza. Solitamente dopo il sonno di bellezza non perde tempo a farmi un resoconto dettagliato di tutto. A lei piace sbatterti in faccia le cose che ottiene senza sforzo.
«Sei ancora a letto?», si lancia a pancia in giù atterrando accanto a me. Solleva le gambe incrociando le caviglie, punta i gomiti sul lenzuolo e appoggia il mento sui pugni, scrutandomi attentamente.
L'istinto sarebbe quello di afferrare l'iPhone e controllare ogni social network. Ma in questo modo si insospettirebbe maggiormente. Inoltre, stando alle parole di Tor, ho ancora a disposizione un paio di ore per riflettere e magari agire. Attualmente non sono ancora sulla bocca di tutti. Ma se dovesse succedere, il pettegolezzo sarà come una minuscola pietra che si sposta facendo franare tutta la montagna. Non oso immaginare la reazione della mia famiglia. Quante volte mi è stato detto di non avvicinarmi troppo a determinate persone?
«È presto», le faccio notare con un certo rimprovero.
Solleva incurante una spalla. Appare radiosa. Indossa un prendisole fucsia con spalline sottili e zeppe alte allacciate alle caviglie. Gli occhiali da sole sulla testa come se fossero un cerchietto, a tenere in ordine i suoi capelli rossi intrecciati lateralmente.
«Che ne dici di andare a farci un giro. Non hai un impegno quot...»
Mi nascondo sotto la coperta e la interrompo: «Non aggiungere altro. Penso di sapere già dove vuoi andare a parare. Mi dispiace, oggi passo».
Tira giù con impeto il lenzuolo. «Non puoi o non vuoi andare?»
«Entrambe le opzioni vanno più che bene», brontolo. «E per la cronaca: non voglio partecipare ai tuoi giochetti. Non so cosa hai in mente di fare, ma JonD non è un orsetto di peluche. Quindi smetti finché sei in tempo».
Non ho il coraggio di leggere il messaggio ricevuto. Non con Alissa che mi sta fissando come se potesse cavarmi fuori con la sola forza della mente tutta la verità.
«Che cosa mi sono persa? Non ho niente in mente. Volevo solo farti un favore accompagnandoti», mettendosi seduta, controlla che in camera sia tutto in ordine. Potrebbe persino aprire l'armadio per assicurarsi che io non tenga nascosto qualcosa dal suo radar.
Ma non troverà niente di compromettente, nessuna prova, perché di base sono una che non lascia niente fuori posto. Mi piace che il mio spazio sia ordinato e pulito. Soprattutto non voglio che qualcuno tocchi ciò che mi appartiene.
Al college, nel nostro piccolo ma confortevole appartamento, si notano le differenze sostanziali. Mentre lei è un tripudio di colori e disordine, lascia entrare nella sua stanza chiunque, io sono quella monocromatica e maniaca della pulizia. Nella mia stanza non ho mai fatto entrare nessuno, eccetto lei.
Le uniche cose che ancora non so fare bene, sono stirare e stendere i panni. Lo trovo snervante. Ecco perché mi dirigo spesso nella lavanderia a gettoni. In questo modo posso usare sia la lavatrice che l'asciugatrice senza perdere tempo.
«Dovresti essere tu a confessare quello che hai fatto alla festa dopo che me ne sono andata», la rimbecco, spostando su di lei l'attenzione. «Sei sparita e non mi hai inviato il tuo solito messaggio vocale di mezz'ora, aggiornandomi sui pettegolezzi che circolano o su quello che hai combinato».
Dandomi le spalle si avvicina alla vetrata giocando con l'asta degli occhiali da sole facendola roteare. «Ho ballato, bevuto qualche bicchiere di troppo. Ho conosciuto un paio di ragazzi e...»
Mi alzo. «Cosa? Non dirmi che poi sei finita a letto con JonD perché a breve arriverà uno tsunami e ci spazzerà via tutti. Compresa la tua dignità».
Si volta e mi fa cenno di tapparmi la bocca. Ma tanto sappiamo che in casa non c'è nessuno. I miei genitori saranno già sullo yacht. Sono giorni che organizzano una festa con amici di vecchia data. Non hanno avuto tempo per nient'altro.
«No, certo che no. Ho solo pomiciato con qualche ragazzo. Ah, e ho visto Declan», la sua espressione muta. «È arrivato poco dopo che sei sparita. Ci siamo spostati in spiaggia, lì ho ballato con i suoi amici. Credo di avere baciato anche uno di loro. Non vedendo te e Tor nei paraggi, Declan mi ha tempestata di domande. Soprattutto mentre mi riportava a casa. Non è stata divertente questa parte, dato che ero brilla». Un sorriso sembra aprirle in due la faccia.
«Fammi indovinate», fingo di riflettere massaggiandomi la fronte, sedando sul nascere l'irritazione. «Hai detto qualcosa di compromettente a Declan».
«Forse», mostra i denti bianchi e dritti. «Volevo solo vederlo geloso. Sai quanto mi diverte».
Arriccio il naso. L'improvvisa furia che mi si innalza dentro, per poco non rischia di farmi scattare e dire la cosa sbagliata. «Ho bisogno di zuccheri per reggere la tua felicità e questa notizia che con molta probabilità farà piovere merda sulla mia vita. Dammi un paio d'ore e forse riuscirò a perdonarti».
Ride. La fisso interdetta e incasso una lunga scossa di odio. «Cosa c'è?»
«Non mi ha insultata solo perché voleva sapere se tra te e Tor ci fosse qualcosa. Poi però l'ha visto con Foxy ed è tornato il solito Declan. Ha capito il mio giochetto».
Che cosa significa che ha visto Tor con Foxy?
Potrei porle la domanda, ma dal modo in cui mi guarda, come un gatto che ha messo all'angolo il topolino, fingo di non essere toccata dalla notizia.
Scendiamo al piano di sotto, dove Kellie ha già servito la colazione. Sul bancone ha lasciato quintali di cibo. Presumo si trovi in lavanderia ad assicurarsi che le camicie di mio padre siano stirate alla perfezione.
Ector Maddox non sopporta le pieghe. Potrebbe avere una crisi isterica.
Prendo un piatto mettendoci sopra un mini plum-cake farcito con crema al cioccolato, una tazza di caffè con panna e delle fette di anguria su un piattino, decorato con il bordo floreale, andandomi a sedere in giardino, con il mare di fronte.
L'aria è già calda e non si muove un filo di vento. Nel cielo non scorrazza nessuna nuvola e sembra che il temporale sia solo un lontano ricordo.
Alissa mi raggiunge con una tazza di caffè e un piattino con due toast. Sta già mangiando il terzo. «Allora? Non mi dici niente? So che mi perdonerai, ma non hai avuto la reazione che mi aspettavo».
«Che cosa dovrei dire? So che sarebbe inutile fermarti quando sei ubriaca. Non è certo la prima volta che succede».
Mastica lentamente e riflette. «Ha iniziato in spiaggia, ha smesso subito dopo, quando ha notato quei due. Poi mi ha tempestata di nuovo di domande mentre eravamo in auto. Sai che sotto pressione io non resisto e parlo a raffica. Alla fine gli ho solo detto che non vuoi avere a che fare con lui perché è appiccicoso».
Gonfio il petto. «Sul serio, Ali?», strillo. «Sai, se non ti conoscessi potrei pensare che usi quello che prova per distruggermi ai suoi occhi perché ti piace».
Ride bevendo un sorso di caffè. «Hai una fervida immaginazione. Ad ogni modo non cambierebbe niente tra voi. Lui ti starà sempre attaccato come una cozza perché si adagia sulla decisione presa dai tuoi. Certo, non era contento di sapere la verità dalla sottoscritta e non da te».
Bevo un generoso sorso nonostante la nausea, avvertendo l'arrivo di un altro messaggio. Non riesco a resistere e lo leggo. Ho bisogno di una distrazione. A breve potrei farei fuori la mia unica amica. Non posso credere che sia stata tanto stronza.
Terminator la minaccia: "Sto rimettendo in piedi la tua costosa auto. Ehm... (colpo di tosse), per essere più preciso: quel catorcio della tua costosa auto."
Segue l'arrivo di una foto.
Sorrido incredula. Tor si è fatto un selfie, di fianco all'auto.
Il telefono mi viene strappato dalle mani e caccio una sorta di urletto strozzato. «Non mi stai ascoltando. Chi è che ti scrive?»
Alissa s'interrompe immediatamente, evitando la sua raffica di domande perché guarda la foto da ogni angolazione possibile, sgranando sempre di più gli occhi. Solleva appena lo sguardo dallo schermo e chiede: «Da quando Toren Connor ti invia messaggi e foto sexy?»
Alissa ha sempre avuto la tendenza a prendermi in giro per qualsiasi cosa dandomi della verginella. Ha la boccaccia larga in determinate circostante e non vorrei che si lasciasse sfuggire qualcos'altro, soprattutto su Tor e me.
Con il passare del tempo è diventato un giochetto fastidioso il suo. Decido di mentire. «Mi ha solo fatto vedere come procedono i lavori, visto che oggi non andrò in officina».
Assottiglia gli occhi. «Come mai? Vuoi evitare Foxy? Non credo sia lì con lui. Avranno scopato e poi lei sarà corsa altrove».
Il commento mirato mi ferisce e fa sorgere in me una profonda paranoia. Possibile che lui mi abbia mentito per tutto il tempo?
«In realtà ho delle cose da sbrigare per i miei».
«Cazzate!»
Stringo i denti. «Mi hai beccata. Non voglio andare lì perché vorrei passare del tempo insieme alla mia amica che mi deve ancora una spiegazione e delle scuse».
Si addolcisce. «Me lo merito. Ho sbagliato, mi dispiace», ammette priva di entusiasmo. «Adesso dimmi che cosa ha davvero in mente Tor, perché ti scrive?»
«Mi ha minacciata. Dirà a tutti che abbiamo passato la notte insieme».
«Non sei stata con lui, vero?»
«Certo che no!», sbotto incredula di fronte alla sua espressione. Non posso però raccontarle tutto quello che ho vissuto a contatto con lui per qualche ora.
«Vero o meno, se diffonde la notizia, passerai dei guai. I tuoi e Peter non la prenderebbero bene. Declan poi...»
«Okay, grazie per il conforto».
«Dico solo ciò che è ovvio. Stai giocando con il fuoco, Luna».
«Non sto affatto giocando. Me lo aspettavo da lui».
«Questo però non ti ha impedito di parlargli o di lasciargli la tua auto. Visto che stai rischiando, chiedigli una foto a petto nudo. Almeno dentro la tua gabbia, quando sgancerà la bomba e verrai rinchiusa, potrai ammirare un bell'orizzonte», mi punzecchia. Per fortuna non chiede e non aggiunge nient'altro sull'argomento.
Mastica rumorosamente. «Sai cosa facciamo? Andiamo al centro estetico. Ti serve un bel massaggio». Sorride radiosa. «Che ne dici?»
«Oggi passo. Non mi rilasserei e sarei di pessimo umore per gran parte del tempo. Possiamo andare in spiaggia», la guardo speranzosa.
Alza gli occhi al cielo. «Accetto, ma dovrai scattarmi delle foto!»
***
Luna: "Dovresti aggiornarti un po' di più sui selfie. Il prossimo dovrebbe essere meno attillato."
Alissa, tutta eccitata per lo shooting fotografico che sto per farle, scende in spiaggia elettrizzata. La seguo distratta dopo avere indossato il costume e avere recuperato le tavole da surf in garage.
Terminator la minaccia: "Una foto per una foto. Non fare la furba e mostrarmi cosa stai facendo. Dovresti essere qui."
Posiziono la fotocamera dietro la borsa da mare con gli occhiali da sole sul telo, un libro aperto, la sabbia in bella mostra e l'oceano. Scatto e invio senza pensarci un secondo in più.
Alissa, la tavola sotto il braccio, muove due passi verso il via vai pigro delle onde che raggiungono la riva. «Non metterci troppo», mi dice beccandomi con le mani nel sacco. «Ho bisogno di quelle foto per il mio profilo entro stasera. Adesso è il momento migliore per la luce».
«Sai, non dovrei nemmeno farti da fotografa e lasciarti perdere follower come punizione».
Infilo il telefono nella tasca della borsa.
Quando la raggiungo fissa la spiaggia, le ville. «Ho intenzione di invitarli alla festa di stasera. Pensi che verranno?»
«Quale festa?»
Sfodera uno di quei sorrisi terribili. So già cosa farà e non mi piace per niente. È una trappola e io ci sto cadendo dentro. «Saremo in pochi, rilassati», gioca con un dito del piede nell'acqua. «Pensavo di dirlo a Summer, Rio, JonD... e Toren», solleva gli occhi. «Sempre se accetterà. Staremo nella seconda villa. Un piccolo falò, le pizze, un po' di musica. Cosa vuoi che succeda?»
Avvisto un'onda e il desiderio di cavalcarla diventa improvvisamente una necessità. Alissa ha appena organizzato tutto alle mie spalle. Non comprendo a quale scopo, dato che non sopporta nessuno degli invitati.
«Fammici pensare».
«Tu sei la mia migliore amica, devi esserci. Volevo fare qualcosa insieme. Poi ho pensato che sarebbe stato triste passare la serata come due adolescenti in pigiama», ci tiene a precisare.
«Non penso di essere obbligata a partecipare. Soprattutto se mi ammazzerò o finirò in ospedale», ghigno lanciandomi in acqua.
Alissa scuote la testa. «Ti farò trascinare lì in barella se necessario», urla tenendo la macchia fotografia in mano.
***
Dopo circa un paio d'ore, tra onde, battute, foto e pessime decisioni; passeggiate e ancora surf, ci fermiamo.
«Devo fare un paio di chiamate».
Alissa mi lascia sola. Recupero una barretta ai cereali e cioccolato, indosso gli occhiali da sole e controllo il telefono.
Terminator la minaccia: "Ti stai godendo le ultime ore di libertà?"
Luna: "Tanto non lo farai. La risposta è sì. Mi sto godendo la giornata. Le onde sono meravigliose oggi."
Terminator la minaccia: "Ne sei così sicura? Non sai cosa sono disposto a fare, Miele."
Sbuffo. «Idiota!»
Terminator la minaccia: "Smettila di borbottare e inviami almeno una foto di te in costume."
Luna: "Scordalo, maniaco!"
Terminator la minaccia: "sta scrivendo..."
Quei tre puntini di sospensione mi fanno attorcigliare lo stomaco.
Di seguito invia un'altra foto e questa volta non so come interpretare questa nuova mossa.
Il petto nudo, la mano sul bordo dei boxer come se volesse tirarli giù. Il sorriso sfacciato e l'occhio strizzato a causa del fumo della sigaretta. Si trova dentro la doccia.
L'arroganza sul suo bellissimo viso mi fa un certo effetto. È come se da lontano riuscisse ad assaporare la mia paura, a percepire ogni mio pensiero, e ad assorbirlo fino all'ultima goccia per consumarmi.
Mi sta decisamente invitando a peccare.
Buon Dio!
Luna: "Mi piacerebbe conoscere il tuo personal trainer."
Terminator la minaccia: "Ce l'hai davanti. Sbava pure su questo ben di Dio, te lo concedo. Ma inviami una tua foto."
Luna: "Quanto sei sbruffone?"
Terminator la minaccia: "Quanto sei pudica? Scommetto che ti imbarazza perché non lo hai mai fatto. La piccola bacchettona!"
Invia un'altra foto. I boxer sono sempre più abbassati.
«Merda!», tappo gli occhi con la mano. Poi però le mie dita di aprono e sbircio.
Ha un corpo straordinario. Tonico. Forte. Quei tatuaggi intrecciati e particolari rendono il tutto ancora più attraente.
Ogni muscolo del mio corpo sincronizzato al battito del mio cuore, si tende.
Pur essendo un gioco sporco il suo, è riuscito a corrompermi. Sto cedendo e non voglio smettere.
Controllo che Alissa non sia nei paraggi e mi scatto una foto dall'alto facendogli la linguaccia, inviandola senza tante cerimonie.
La sua risposta arriva immediata.
Terminator la minaccia: "Cazzo! Questa sì che mi servirà tra poco. Grazie per il materiale!"
Avvampo e sorrido. Perché continuo a mettermi nei guai?
Luna: "Sei proprio un pervertito! Non usare la mia foto per gingillarti."
Terminator la minaccia: "Disse quella maliziosa. Ti proporrei di unirti, ma so già che non accetteresti. Se ti serve un personal trainer, conosco qualche esercizio che potrebbe piacerti e farti sciogliere. Forse anche gemere."
Luna: "Sei consapevole di essere sotto la doccia con un cellulare in carica? Il rischio di morte per elettrocuzione è alto, attento!"
Terminator la minaccia: "Mi ha folgorato ben altro pochi istanti fa, fidati."
Segue una faccina ammiccante.
Ficco il cellulare nella borsa con una certa forza quando Alissa ritorna con aria serafica. Continua a non abbandonare quel sorrisetto.
Tento di apparire più naturale possibile, ma sento formicolare la pelle. Si fanno strada in me emozioni mai provate, simili a una palla di demolizione. Combattono per dominare la mia mente. La verità è che sono stanca delle stronzate di Alissa. Il suo tradimento è come una lama affilata che ha trafitto il suo bersaglio: il mio cuore.
Fa male, ed è logorante la consapevolezza di essere stata presa in giro un'altra volta. Ma imparerà presto che non può trattare le persone come se fossero niente.
«Ho sistemato tutto per stasera. Ci divertiremo», esclama ignara dei miei pensieri.
Guardo lontano. «Immagino quanto», replico a denti stretti.
Alissa piega la testa di lato assottigliando le palpebre. «Tutto bene?»
Annuisco, raccolgo le mie cose e mi preparo a una serata disastrosa.
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