1.
"But you didn't have to cut me off
Make out like it never happened and that we were nothing"
~Somebody that i used to know~
Gotye feat. Kimbra
Evelyn
Undici settembre. Tre mesi di vacanze estive, le più belle che ho trascorso da quando ho memoria, sono volati e con questi, le esperienze più impensabili e straordinarie che tanto immaginavo la sera prima di addormentarmi.
Di cosa sto parlando? Del mio primo bacio.
Sì, all'albore dei miei sedici anni, ho dato il mio primo bacio.
Tuttavia, nonostante attendessi questo momento da molto tempo, a causa del paragone che facevo, e tutt'ora faccio, con le altre ragazze, non ne ho un ricordo piacevole.
Non mi piace ritornare a quel momento, perchè quella non era la persona che sognavo, a cui dedicavo tutti i miei pensieri, che cercavo nei silenzi delle notti più buie, i cui ricordi con essa affiorano come stelle nella mia mente, chiedendomi continuamente se anche lui, da qualche, ha pensato a me.
Come sempre mi sono dilungata. Sono già le 7:30 di mattina, quando finalmente prendo coraggio e abbandono il mio letto.
Non posso far a meno di notare il sole radioso e sfolgorante che governa le strade di Los Angeles, e irradia con il suoi raggi la mia piccola stanza, toccando delicatamente la mia chioma castana facendo risaltare dei riverberi color rame, proprio come la mia nonna.
Sorrido lievemente al pensiero di mia nonna, e, dopo questa piccola interruzione, riprendo la mia monotona routine che resterà invariata per i prossimi nove mesi.
Monotona. Così era la mia vita. Eppure, voi direste che a sedici anni dovrebbe essere tutto più frenetico, impulsivo e folle, ma per me non è così.
Non desidero assolutamente lamentarmi, ho una migliore amica fantastica e strepitosa, Avery.
Lei, che probabilmente in questo momento starà imprecando al bar davanti scuola a causa del mio ritardo, è il mio rifugio sicuro in cui il mio cuore ha trovato pace; il suo amore e il suo sostegno sono e sono state le radice profonde che mi hanno tenuto salda anche nelle tempeste.
Poi ci sono le mie altre care amiche, alle quali voglio un bene dell'anima: Mila, Abigail, Grace e Isabela.
Questo è il mio gruppo di amiche, quello con il quale ho condiviso tutte le mie esperienze, quello che mi ha vista nei miei momenti più bui, persa nei meandri del buio della mia mente, ma anche nei momenti più magici.
Loro mi conoscono come se fossero mie sorelle, siamo unite più che mai.
Finisco di prepararmi, e purtroppo il mio sguardo giudicante ricade nuovamente sulle mie gambe robuste. Alzo lentamente la testa e ritrovo a malincuore il mio sguardo deluso e dentro di me ripeto di nuovo " potevi evitare ieri sera, dopo tutto quello sforzo, e poi ti chiedi perchè nessun ragazzo ti degna di uno sguardo.
Mi sposto in modo fulmineo da davanti allo specchio, la mia prigione, il luogo che mi causa asfissia.
Anche oggi, allora, decido di non versare i cereali nella tazza.
Scesa giù in salotto, faccio tutto freneticamente: saluto il mio cagnolino, prendo lo zaino e volo sulla mia bici.
Mamma e papà sono insegnanti, quindi raramente la mattina mi aspettano per darmi un passaggio sino a scuola, siccome non sono molto puntuale come persona.
Zaino in spalla e corro, già pronta a subirmi Avery e le altre per il mio ritardo.
Sono sempre stata così, mi perdo nei miei pensieri, o come mi dice mio padre spesso ho "la testa fra le nuvole".
Non so se sia una qualità, ma sicuramente è una mia caratteristica.
Se dovessi descrivermi con tre aggettivi direi ambiziosa, competitiva...non ne ho idea.
Devo ammettere che però è sempre stato piacevole percorrere la strada per la scuola.
L'aria fresca del mattino mi sfiora delicatamente la punta del naso, e si insidia dispettosamente tra le fessure dei miei occhi.
I capelli, come le onde del mare, si muovono dietro il mio collo in modo disordinato.
La mia felpa oversize aderisce al mio corpo a causa del vento.
Ogni strada, ogni marciapiede, ogni panchina custodisce un ricordo. Di sfuggita, guardo la villa di fronte alla casa di Av, e pedalo istintivamente più veloce.
Alle 8:00 arrivo finalmente davanti al bar, dove già vedo borbottare le mie amiche.
"Evelyn! Anche il primo giorno di scuola!" il rimprovero di Mila fa voltare tutti i clienti, mettendomi un po' a disagio. Ora mai ci sono abituata, Mila è molto diretta, per alcuni potrebbe risultare aggressiva, ma in realtà è molto dolce.
E' ritenuta la più bella, da tutti. Bionda, occhi blu, alta, magra.
Ma sono contenta per lei, sempre, costantemente.
"Scusate ragazze, sapete com'è la sveglia non suona..." dico in modo impacciato, toccandomi i capelli.
"Si, evita le solite scuse Eve" dice Abigail mentre mi abbraccia.
Abigail è solare, la più divertente, insomma quella che smorza sempre le situazioni spiacevoli con le sue battute.
E' quella che conosco da meno tempo, ma si è rivelata davvero speciale per me.
Le ultime che saluto sono Grace, Isabela e Avery.
Grace, la persona più forte che io conosca. Un piccolo angioletto dai capelli castani che considero un po' la mia piccola sorellina, anche se abbiamo la stessa età.
Successivamente c'è Isabela, quella sicura di sè.
Con lei ho un rapporto particolare: indubbiamente è molto importante ma non sono molto in confidenza con lei.
Avery, lei è la mia colonna portante. Lunghi boccoli neri le cadono morbidamente sulla maglietta rossa, il suo colore preferito; gli occhi scuri, in cui facilmente ci si può perdere, che dentro nascondono la sua storia, mi sorridono . Pura. Questo è l'unico modo per descriverla.
Facciamo colazione, o meglio fanno io mi limito a bere un bicchiere d'acqua.
Noto alla velocità della luce che Av guarda con aria malinconica il suo cornetto, subito capisco, ed in un nano secondo la mia mano stringe salda la sua sotto al tavolo.
Era legata a lui. Ero lagata a lui. Eravamo legate a lui.
E io ho rovinato tutto, anche se Av mi afferma che non è stata colpa mia, so che lo pensa.
Nonostante cerchi di nasconderlo a me stessa, tra i miei tanti pensieri c'è ne è uno che mi tormenta: lui che fine ha fatto.
Dov'è il ragazzo che tormenta la mia mente? Dov'è Thomas Davis? Perchè se ne è andato, un anno fa, senza dire niente o avvisare qualcuno?
Mentre queste domande mi affliggono, sento la mano di Av che stringe la mia, e mi obbliga a voltarmi dall'altro lato.
Con sgomento lasciai cadere lo zaino per terra.
Una macchina nera.
Cinque ragazzi.
Non ragazzi normali i 5 della Westlake.
Leo, Xander, Liam e Ethan.
E Thomas Davis.
Avery
La sveglia suona riempiendo la mia camera con quel rumore assordante che perseguita i peggiori dei miei incubi.
Quasi cado dal letto allungandomi per spagnerla e quando lo faccio sbuffo togliendomi le coperte consapevole che mi sarei dovuta alzare per ritornare a scuola.
11 settembre, il giorno che dovrebbero abolire da qualsiasi calendario.
Metto le ciabatte che mi aspettano disordinate alla fine del letto e mi dirigo in bagno. Mi guardo allo specchio e mi spavento. Forse è meglio toglierlo sennò rischio di prendermi i colpi ogni mattina.
Guardo il mio viso gonfio, i miei occhi scuri noiosi e il naso troppo sproporzionato rispetto al resto del mio volto.
Il mio sguardo cade inevitabilmente sulle mie gambe sempre state un pò troppo grandi per i miei gusti.
"Guardate Avery, sembra una balena che lascia i solchi quando cammina" le voci dei miei compagni delle medie risuonano spesso nella mia testa e le caccio lavandomi la faccia con dell'acqua fredda.
Mi cambio mettendomi un paio di jeans larghi con una maglietta rossa, sistemo i miei lunghi boccoli neri con del balsamo e cerco di migliorare la situazione del mio viso con un pò di correttore e mascara.
Dopo 10 minuti esco dal bagno, prendo il mio zaino nero e scendo al piano di sotto verso la porta d'ingresso.
"Av, non fai colazione?" Mia mamma mi blocca prima che io potessi uscire.
Mi giro verso di lei e la guardo preparare la merenda per mio fratello Nathaniel.
Mary è una bella donna, quasi sulla cinquantina, amorevole, dolce, praticamente la mia migliore amica.
Non c'è assolutamente niente che io non dica a mia madre.
"No, vado a fare colazione con le altre. Ci vediamo dopo scuola". Le dico in tono distratto.
"Va bene, amore, a dopo".
Esco di casa e mi metto le cuffie.
Parte la mia playlist mentre il caldo della California si appiccica alla mia pelle.
Ad un certo punto passo davanti ad una casa bianca con le imposte azzurrine e un'altalena in ferro battuto un pò troppo familiare.
La casa dei Devis, un mistero da praticamente un anno.
Nessuno dei componenti di quella famiglia si è più fatto vedere dopo il giugno scorso. Nemmeno Jade. Nemmeno Thomas.
Thomas Davis, il mio migliore amico dalla terza elementare,che dopo 8 anni di amicizia decide di sparire senza lasciare più traccia di sè.
Niente chiamate, niente messaggi, niente letterine nascoste dietro le pietre per non far vedere a suo padre che parlava con me.
Niente di niente.
I pensieri continuano a divagare fino a quando non entro nel nostro solito bar da primo giorno di scuola.
Alla parte destra del tavolo sedeva Grace mentre parlava con Abigail e Mila che si trovavano alla sinistra.
Feci un cenno di saluto.
"Ciao ragazze" dissi io guardandole una per una.
Erano cresciute ed erano tutte bellissime.
La prima che abbraccio è Grace.
Grace è una ragazza dolce e sensibile, con un carattere determinato ma allo stesso tempo viene considerata la più debole tra tutte noi.
È leggermente più bassa di tutte, fisico atletico vista la sua grande passione per il pattinaggio artistico.
Ha dei capelli particolari, a tratti castani e a tratti ramati, occhi quasi sul verde contornati da un paio di occhiali neri.
Poi passo a salutare Abigail.
Abigail è quella con cui ho un rapporto maggiormente conflittuale a causa dei nostri caratteri diversi ma comunque le ho sempre voluto tanto bene.
Lei è quella più attiva tra di noi, le piace cantare e non sta mai ferma.
È alta con un fisico a rettangolo. Ha dei capelli neri e ricci e due occhi scuri.
Poi saluto alla sfuggita Isabela con la quale non ho un grandissimo rapporto.
L'ultima che saluto è Mila.
Ho sempre sofferto di complessi di inferiorità verso tutti gli esseri femminili ma verso Mila soprattutto.
Lei è il canone delle ragazza perfetta.
Quando cammini vicino a lei non puoi nemmeno pensare che un ragazzo che si volta nella tua direzione possa aver notato te.
Mila è un angelo, ha occhi chiari e boccoli dorati.
Un fisico perfetto, asciutto e slanciato, con curve giuste al punto giusto.
Il mio esatto contrario.
L'ultima che arriva come sempre in ritardo è la mia migliore amica Evelyn.
Entra freneticamente e ci cerca con quei suoi grandi occho color nocciola.
Noi la chiamiamo.
"Non è possibile che tu non ce la faccia ad arrivare mai in tempo." Disse Mila mentre la castana poggia lo zaino a terra.
"La sveglia non ha suonato" risponde lei mettendosi seduta.
"Sempre la solita scusa, ormai non ti crede più nessuno" continua Abigail facendoci sorridere.
Mi giro verso Evelyn e la saluto con un bacio sulla guancia.
Lei è la mia migliore amica da sempre. Colei che c'è sempre stata nonostante tutto.
L'unica ragazza che ha sopportato tutte le parti di me e le ha apprezzate per quelle che sono.
È una delle ragazze più belle che io abbia mai visto, nonostante lei non riesca a comprenderlo.
Ha due occhi grandi che nascondono sogni e rimorsi di parole non dette quando era il loro tempo chiusi da ciglia folte e definite.
Labbra carnose al punto giusto, perfette per la sua armonia del viso.
Capelli a caschetto castani, alta, con un corpo che tutti le invidiano.
"Raga a me qua sono cascate le palle, vi sto aspettando dalle 7 del mattino, ho fame, ordianiamo" dice Grace prendendo il menù.
Lo leggiamo nonostante ormai sia il quarto anno che prendiamo le stesse cose.
Io prendo il mio solito cappuccino con il cornetto alla crema che puntualmente non finisco perchè mi sento troppo in colpa a farlo.
"Previsiono per quest'anno?" chiede Evelyn dopo un sorso d'acqua.
"Monotonia, ansia, paura, terrore" rispondo io contando le risposte sulle dita.
"Dai, mi sento che quest'anno qualcosa succede" dice Mila mettendo una forchettata di torta in bocca.
Dò un ultimo morso al cornetto e poi lo poso sul piattino.
Lo guardo e quasi mi scende una lascrima.
Solitamente la restante parte del cornetto che non mangiavo lo finiva Thomas.
Abbiamo sempre condiviso il cibo e da quando non lo vedo più glielo conservo sempre, anche solo idealmente.
Dovrei essere incazzata con lui, ma non riesco, è più forte di me.
Evelyn mi rivolge uno sguardo comprensivo e mi stringe una mano sotto al tavolo.
Lei sa come io sia destabilizzata da questa situazione e io so benissimo quanto lei ne soffra di più.
Eravamo un trio, inseparabili, legati da un legame indissolubile.
Entrembe tenevamo a quel ragazzo, in modi diversi però.
Tutto ciò si spezzò a causa di una brutta discussione che sancì una profonda crepa tra Thomas ed Evelyn. Io rimasi con i piedi in entrmabe le scarpe fino a quando Thomas non sparì.
Finita la colazione pagammo e ci avviammo verso la scuola parlando dei corsi che dovevamo affrontare quella giornata.
Ad in certo punto si fermò davanti al cancello un macchina nera riconoscibile a chilometri di distanza.
Tutti si girarono, sapevamo alla perfezione ci fossero i proprietari.
Leo e Xander, due fratelli gemelli che sono stati adottati dalla famiglia di Grace quando avevano 4 anni, e Liam e Ethan, due migliori amici inseparabili.
In quel momento, però,il tempo si bloccò.
Tutti ci aspettavamo scendere i 4 della Westlake non pensando assolutamente di trovare come conducente il quinto componente mai dimenticato.
Sentì la mia mano stretta in quella di Evelyn e il mio respiro farsi pesante.
Un ragazzo alto, carnagione abbronzata, con i capelli più neri della pece raccolti in riccioli definiti uscì dell'abitacolo con un sorriso decisamente familiare.
Aspirò fumo dalla sua sigaretta per poi ricacciarlo fuori dal naso.
Thomas.
Thomas Davis era tornato nel mondo dei vivi.
ANGOLO AUTRICI:
Ciao carissimi, finalmente abbiamo pubblicato il nostro primo capitolo.
Ci siamo messe veramente di impegno, speriamo vi piaccia e che vi incuriosisca.
Baci baci🫶🏼
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