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Rimasi molto confusa quando non vidi nulla.
Per Steven però non sembrava così.
«ODDIO! LO SCIACALLO!» urlò in preda al terrore.
Io e Layla ci guardammo nello stesso momento, entrambe con sguardo interrogativo.
«Quale sciacallo?» gli chiese lei.
Ma Steven era così impaurito che nemmeno le rispose e iniziò a indietreggiare verso la vetrata.
Quello che successe dopo avvenne tutto in un millesimo di secondo: Steven cacciò un potentissimo urlo e subito dopo venne scagliato contro la vetrata che andò in frantumi facendolo cadere di sotto.
In un attimo io e Layla corremmo verso di essa e ci affacciammo.
Avevo un nodo in gola che fortunatamente si sciolse quando lo vidi.
Aveva evocato il costume, anche se era diverso da quello che avevo visto la prima volta.
Sembrava indossare camicia, giacca, cravatta, scarpe e pantaloni tutti interamente bianchi e aveva anche una sorta di tessuto, anch'esso bianco, che gli ricopriva la faccia.
«Forza, raggiungiamolo» Layla aveva già preso a correre verso la porta che era appena stata sfondata.
Ma io rimasi ferma al mio posto «E se ci sono altri seguaci lì sotto pronti a catturarci? Io non so combattere!»
«Dobbiamo pur uscire di qua in qualche modo, no?» uscì dalla stanza e a quel punto fui costretta a seguirla.
Si affacciò dal soppalco e mi diede il via libera quando vide che non c'era nessuno.
«Sai guidare?» mi chiese prima di scendere le scale.
«Più o meno, ho fatto qualche guida prima di essere buttata in quella clinica, ma non lo faccio da mesi e poi non ho la patente...»
«Tieni» mi lanciò le chiavi dell'auto con cui eravamo arrivate che presi al volo «Non me la graffiare»
Scese le scale correndo, si voltò e mi disse «Io recupero Steven e tu recuperi noi con la macchina»
«E dove diavolo dovrei "recuperarvi"?»
«Ah già» si frugò nelle tasche dei pantaloni e uscì il telefono di Marc che mi lanciò come aveva fatto con le chiavi.
«Ti mando un messaggio con la posizione su questo telefono»
Detto ciò corse via lasciandomi lì da sola.
«Ma che ca...» riuscii a sussurrare mentre lei si allontanava sempre di più da me.
Quella donna era incredibile, sembrava avere un piano per tutto.
Mentre correvo verso la macchina avevo sperato con tutto il cuore almeno una decina di volte di non aver sbagliato strada; ricordavo dove l'avevamo posteggiata, ma non ero così tanto sicura di ricordare la strada per arrivarci.
Mi bloccai però quando sentii un rumore assordante, sembrava come se due auto avessero fatto un frontale a tutta velocità.
La mia curiosità non mi diede scampo e mi diressi verso la fonte di quel rumore.
Vidi il costume che aveva indossato Marc, quello con il mantello.
Stava combattendo contro qualcosa, lo sciacallo che solo lui riusciva a vedere.
Poi lo vidi fare diverse acrobazie e saltò sulla sommità di un edificio cominciando a correre da un tetto all'altro e uscendo dal mio campo visivo.
A quel punto mi ripresi e ritornai a seguire il percorso per andare verso la macchina.
Poco dopo, però, fui nuovamente interrotta.
Oltre una stradina vidi qualcosa luccicare e guardando meglio notai che era qualcosa di dorato.
Oh cavolo, è lo scarabeo! Deve essere caduto dalla tasca di Steven mentre combatteva quello sciacallo invisibile.
Non ci pensai due volte e corsi verso quella direzione.
La bussola si trovava in mezzo ad una miriade di schegge di vetro, quindi dovetti fare molta attenzione quando la presi.
«Mi dispiace...» quella voce mi aveva fatto prendere un colpo.
«... ma quello appartiene a me»
Harrow si stava avvicinando a me e il mio cuore, che si era tranquillizzato da poco, riprese a martellarmi nel petto.
Non gli davo un attimo di tregua.
Mi voltai verso di lui, con lo scarabeo stretto nella mano; non glielo avrei lasciato tanto facilmente.
«Non è vero, non ti appartiene»
«Ah, sei l'amica di Steven»
Mi aveva riconosciuta, ovviamente.
«Stà fermo, non avvicinarti»
«Cosa ti hanno promesso qui due? Protezione? Io non mi fiderei così ciecamente, soprattutto con uno come Marc Spector»
«Non mi hanno promesso nulla, nè Marc nè Steven. Sono io che gli ho chiesto di restare»
«Coraggioso da parte tua»
Non capivo se fosse sincero o se stesse prendendo in giro quello che lui sicuramente definiva "sconsideratezza".
«Ora però ti consiglio di essere coscienziosa e di darmi la bussola»
Tese la mano verso di me, con il palmo rivolto verso l'alto.
Non esisteva che gliel'avrei data vinta, ma allo stesso tempo che potevo fare?
Lui era armato di un bastone magico che chissà cosa poteva fare, mentre io non avevo nulla.
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