7
L'attesa fu veramente snervante.
Mentre che c'ero aprii il borsone e guardando all'interno vidi che c'erano un sacco di soldi, un passaporto con la foto di Steven ma il nome che vi era accanto era "Marc Spector" e infine... lo scarabeo.
Lo scarabeo che cercava quel tizio, Harrow, e che era una sorta di bussola per la tomba di qualcuno di cui al momento non ricordavo il nome.
Poco dopo sentii bussare alla porta, due colpi.
«Mavis Wright? Sono Layla»
Io mi avvicinai alla porta e prima di aprirla riprodussi gli stessi colpi che Layla aveva usato per bussare.
Subito dopo le aprii.
Aveva ovviamente un enorme punto di domanda stampato in faccia, non capiva perchè avevo fatto quella cosa.
«Oh, non preoccuparti. È una cosa mia»
Speravo che non avrebbe fatto altre domande.
«Puoi spiegarmi cosa cavolo sta succedendo?»
Non aspettò nemmeno che le dicessi di accomodarsi che entrò in casa in fretta e furia.
«Chi ha rapito Marc? E chi diavolo sei tu? Lavori con lui?»
«Ehm, diciamo... no no, io non lavoro assolutamente con lui»
«E poi di chi è questo appartamento?»
Non mi dava nemmeno il tempo di rispondere a una domanda che me ne faceva subito un'altra.
«Di... Steven»
«Aspetta... ho già sentito questo nome» disse cominciando a camminare in tondo come se l'aiutasse a ricordare.
«Ah sì! Il tizio che ha risposto al telefono di Marc!»
«STA UN ATTIMO ZITTA!» sbottai io alla fine.
Lei si bloccò e mi guardò stupita.
«Non so se possiamo permetterci di perdere tutto questo tempo. Ma mi serve il tuo aiuto e ho bisogno che tu ti sieda e stia ad ascoltarmi. D'accordo?»
Lei annuì e si sedette «Okay»
Le raccontai di come io e Steven ci eravamo conosciuti, che avevo incontrato anche Marc e di come eravamo fuggiti dalla clinica.
«Quindi Marc e Steven...» fece una pausa, come se tutto le sembrava esageratamente assurdo «... sono la stessa persona?»
«Si chiama disturbo dissociativo d'identità se non sbaglio»
«Oh...»
«Comunque, quando sono venuti quei tizi per prendere Steven, Marc ha detto che questo borsone doveva essere nascosto»
«Perchè, cosa c'è?»
«Guarda tu stessa» le dissi indicandoglielo.
Lei allora si alzò e aprì la zip, tirando fuori lo scarabeo.
«Questo è lo scarabeo che punta alla tomba di Ammit, quello per cui io e Marc abbiamo combattuto fianco a fianco. Non posso credere che se lo sia tenuto tutto per sè»
«Credo che lo abbia fatto per proteggerti, Harrow e i suoi seguaci lo vogliono a tutti i costi»
«Ma avrebbe comunque dovuto dirmelo! Abbiamo fatto i salti mortali per averlo e poi lui decide di non dirmi più nulla e proseguire la missione da solo»
«Quindi voi siete... dei mercenari?»
«Sì, ma non in senso cattivo. Noi non rubiamo. Si tratta di cose già rubate, la gente lo dimentica. Le sottraiamo al mercato nero e le restituiamo ai legittimi proprietari. Comunque, stiamo divagando»
«Già, scusa. Allora, come troviamo Steven?»
Fortunatamente Layla aveva trovato ben presto la soluzione.
Suggerì di scoprire se Harrow avesse creato un posto nel quale i suoi seguaci potessero riunirsi o addirittura vivere in una sorta di comunità; mi spiegò che era una cosa che le sette facevano molto spesso.
Grazie al caro buon vecchio internet le ricerche durarono una decina di minuti soltanto.
Prendemmo la sua auto, portando con noi anche lo scarabeo, il passaporto di Marc e il suo telefono e in poco tempo fummo sul posto.
Come aveva detto Layla quella sembrava più una città che altro.
C'erano bambini che giocavano allegramente, alcune persone che lavoravano fuori dalle loro botteghe e altre che ci salutavamo mentre passavamo in mezzo a loro.
«Dove cavolo avranno portato Steven?» chiesi io mentre non smettevo di guardarmi attorno.
«Non lo so, continuiamo a camminare»
Alla fine, dopo dei giri interminabili in quel posto che sembrava un groviglio infinito di stradine, arrivammo in un grande spazio che assomigliava a una mensa.
Lo capii perchè c'erano dei grandi tavoli con le panchine e della gente camminava con dei vassoi in mano.
Non appena vidi Steven il cuore mi si riempì di gioia, ma quando mi accorsi che Harrow era di fronte a lui con sguardo minaccioso e che era circondato da persone che sembravano altrettanto minacciose mi irriggidii.
«Dov'è lo scarabeo Steven?» gli chiese Harrow avvicinandosi lentamente a lui.
Con la coda dell'occhio vidi Layla che frugava nella tasca dei suoi pantaloni.
Ti prego, non dirmi che stai per fare quello che penso tu stia per fare.
Naturalmente era come pensavo.
«Ce l'ho io» urlò Layla abbastanza forte per farsi sentire da tutti e alzando la bussola in aria.
Tutte le persone presenti si voltarono verso noi due e io mi sentii un pò troppo esposta per i miei gusti.
Poi Layla cominciò ad avanzare verso Steven e io seguii, un pò in ritardo, i suoi esatti movimenti.
Avevo paura che qualcuno dei seguaci ci bloccasse, ma mi sbagliavo; anzi, si spostarono per farci passare.
Ci avvicinammo a Steven e lui sembrava abbastanza sconvolto di vederci lì.
«Evoca il costume» gli sussurrò lei.
«Cosa? Scusa come?»
Probabilmente si riferiva a quel costume che Marc aveva indossato quando eravamo scappati dalla clinica. Ma non sapevo se Steven ne era capace.
«Evoca il costume? Ma che dici?»
«Fallo e tieni al sicuro questo»
Layla gli passò lo scarabeo e Steven se lo infilò nella tasca della giacca con mano tremante.
Harrow ovviamente non aveva intenzione di stare lì a guardare, sembrava abbastanza seccato di tutto ciò.
«E va bene...» disse afferrando saldamente il suo bastone e alzandolo in alto.
«Ehm, ragazzi... non credo che si stia mettendo bene» gli suggerii.
«Andiamo, andiamo!» Layla prese a correre e noi la seguimmo.
Questa volta quei tizi non stettero fermi e si avventarono su di noi.
Ma Layla ne respinse uno con un calcio ben piazzato sullo stomaco facendolo cadere contro degli scaffali.
Salimmo di corsa delle scale che portavano a un soppalco di legno e ci fermammo quando il pavimento cominciò a tremare; affacciandomi riuscii a vedere Harrow che aveva preso a recitare una sorta di cantilena in una strana lingua e il suo bastone aveva cominciato a illuminarsi di viola.
Dopo aver finito con la cantilena piantò il bastone nel pavimento e da esso cominciarono a diradarsi delle crepe anche esse viola.
Fui distratta da Layla che buttava giù un altro tizio che ci aveva raggiunti.
«Forza! Di quà!»
La seguimmo in una grande stanza attraversando una porta altrettanto grande in legno che Layla chiuse prontamente a chiave.
All'interno era piena di impalcature, forse era ancora in costruzione, con una grandissima vetrata che prendeva tutta la parete di fronte.
Il cuore mi batteva a mille, avevo sinceramente paura che potesse farmi un buco nel petto.
«Oh mio Dio, moriremo quì dentro» Steven sembrava più nel panico di me.
«No no no no, ascolta» disse Layla prendendolo dalle spalle «Marc è in grado di evocare un costume, dovresti riuscirci pure tu»
«Ancora con questo costume? Ma di che diavolo stai parlando?»
«Steven, è vero. L'ho visto anche io»
Non credevo che quell'affermazione sarebbe servita a qualcosa e non sapevo nemmeno se anche lui era in grado di farlo, ma tentare non costava nulla.
Poi fummo interrotti da un forte botto che fece tremare la porta, come se qualcuno stesse tentando di buttarla giù.
Avevo come la sensazione che non si trattasse di una persona, ma di qualcos'altro poichè il botto era stato davvero troppo forte.
«Marc! Dove diavolo sei! Devi combattere!» gli urlò Layla mentre Steven continuava a mugugnare dei "No, non ci riesco".
«È tutto apposto. Okay, cerchiamo una via d'uscita»
Layla sembrava essersi arresa.
«Non ce ne sono!» urlai io.
Poi successe quello che temevo di più: la porta si spalancò.
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