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3

Il giorno dopo lo vidi attraversare la porta della sala comune.
Io ero seduta da sola al mio solito tavolo intenta a non fare assolutamente nulla, non ebbi bisogno nemmeno di fargli un cenno con la mano per attirare la sua attenzione.
Mi aveva vista.
Sorrise e mi raggiunse sedendosi di fronte a me.
«Come mai oggi a pranzo c'erano le crocchette di patate? Gli infermieri mi avevano detto che le servivano solo il giovedì»
Oh, bene. Marc gli aveva fatto saltare un giorno intero; pensavo che prima o dopo la sala comune, quando ci eravamo incontrati, avesse lasciato spazio a Steve.
Non potevo mentirgli, non potevo prenderlo totalmente in giro facendogli credere che fosse tutto normale; quindi optai per l'atteggiamento "Ti dirò una semi-verità e farò finta di essere confusa quanto te".
«Perchè oggi è giovedì» sottolineai.
«Come sarebbe a dire che è giovedì se ieri era martedì» disse lui confuso.
«No Steven, ieri era mercoledì e oggi è giovedì. Ci siamo visti ieri e abbiamo parlato, non ricordi?» quest'ultima frase era una bugia bella e buona dal momento che avevo parlato con Marc.
«Oh cavolo, mi è successo di nuovo» la sua voce assunse un tono un pò più triste, ma allo stesso tempo sembrava essere anche un pò in imbarazzo.
«È già successo che avessi questi... episodi?»
«Sì, un sacco di volte»
«Puoi parlarmene?»
A quel punto ero curiosa di sapere ogni quante volte Marc si facesse vivo e soprattutto per quanto tempo.
«Diciamo che solitamente mi succede che vado a dormire un giorno e la mattina, quando mi sveglio, scopro che sono passati un paio di giorni. Proprio come è successo adesso. Altre volte mi è capitato di avere dei veri e propri vuoti, nel senso che mi trovo in un posto ed è come se venissi teletrasportato da tutt'altra parte. Chiudo le palpebre per un secondo e non sono più dov'ero»
«Oh cavolo»
«Già, per questo ho preferito venire qua»
«Aspetta, sei stato tu a farti mettere dentro questo posto? Pensavo che fosse stato qualcun'altro»
«Sì, era da tanto che avevo questi episodi e poi, qualche settimana fa, me ne è successo uno davvero grave»
«Mmh» riuscii solo a mugugnare io senza chiedergli altro al riguardo.
«Comunque mi era già stato consigliato da un paio di miei colleghi al lavoro»
Restammo per un bel minuto in silenzio, non sapevo cosa dirgli.
Alla fine decisi di cambiare discorso perchè mi dispiaceva vederlo così avvilito.
«Uhm, hai parlato di un lavoro, cosa fai?»
Avrei voluto dirgli la verità, se lo meritava.
Ma al momento stesso c'era qualcosa che mi frenava.
La mia coscienza mi diceva: ci dovrà pur essere un motivo valido se Marc ti ha chiesto di non dirglielo. Rispettalo. Magari è questione di tempo e glielo dirà. E poi devi smetterla di immischiarti negli affari degli altri.
La voce di Steven interruppe i miei pensieri.
«...National Gallery, sezione egizia» mi diede quell'informazione anche se non sembrava tanto contento di parlarne.
«Figo! Sei una guida?»
«Ehm, no. Lavoravo al negozio di souvenir»
«Lavoravi?» gli chiesi io notando che avesse usato il passato.
«Ehm sì, sono stato licenziato per un... problema in cui sono stato coinvolto al museo. Il motivo per il quale sono venuto qua che poco fa ti accennavo»
«Oh, è davvero così grave?»
«Se vuoi posso raccontartelo, poi sta a te crederci o meno»
«Perchè dovrei pensare che mi stai dicendo una bugia?»
«Perchè è tutto così assurdo. Qualcuno potrebbe pensare che sia tutto nella mia testa e non potrei dargli torto. Lo penserei anche io se solo non mi sembrasse tutto così reale»
«Tu provaci. Poi ti dirò se hai davvero una grande immaginazione o se potrebbe trattarsi di una cosa fattibile»
Dopo avergli detto ciò Steven prese un bel respiro e cominciò a parlare.
Ora che ci ripenso non ho davvero idea di come sia riuscito a raccontarmi tutta quella storia in meno di un'ora; erano davvero tante informazioni e non so nemmeno come io sia riuscita a ricordare tutto quello che mi aveva detto.

Aveva cominciato dicendomi di avere sempre avuto un disturbo del sonno, oltre ai vuoti mentre era vigile, e che si ritrovava in posti lontani da casa sua; solo che la settimana prima che venisse quì si era ritrovato in Austria.
Lì aveva cominciato a sentire una voce profonda nella sua testa anche se non ricordava di preciso cosa gli avesse detto.
Sempre in quel posto aveva poi assistito ad una sorta di riunione di fanatici il cui capo sembrava essere un uomo con dei capelli lunghi che faceva qualche strano incantesimo con il suo bastone che si illuminava.
Mi aveva anche detto che aveva ucciso una donna con esso.
Successivamente Steven fu notato da questo strano uomo che gli chiese di dargli lo scarabeo.
Ma lui non aveva idea di cosa parlasse; solo che ai suoi seguaci non sembrava importare, così lo attaccarono.
Da quì Steven mi disse di aver avuto numerosi vuoti in cui si ritrovava in situazioni davvero assurde.
Era come se qualcuno si fosse impossessato di lui e avesse massacrato quegli uomini.
È stata colpa di Marc. Pensai senza però dirglielo.
Ricorda che stava scappando, poi ha avuto un altro vuoto e si è svegliato la mattina successiva di nuovo nel suo letto.
Seguendo una serie di strani indizi nel suo appartamento mi disse di aver trovato un telefono nascosto nei condotti dell'aria dove il numero più frequente nel registro era di una certa "Layla".
E la cosa ancora più assurda era che poco dopo averlo acceso il telefono squillò e la persona che lo stava chiamando era proprio quella donna che gli disse che era preoccupata per lui e che lo aveva chiamato "Marc".
Oh cavolo. Riuscii a pensare solo quello.
Quel giorno era comunque andato a lavoro e mi disse di aver incontrato quello strano tizio dai capelli lunghi che gli rivelò di essere un servo della dea egizia Ammit e gli chiese nuovamente lo scarabeo.
Steven lo evitò fino a quando, all'orario di chiusura, non fu attaccato da uno sciacallo, animale legato al dio egizio Anubis.
Mi raccontò di essere spacciato, fino a quando il suo riflesso non gli parlò attraverso uno specchio chiedendogli di prendere il controllo del suo corpo.
Dopo aver acconsentito mi disse di aver avuto un altro vuoto e che, come al solito, si risvegliò il giorno dopo nel suo appartamento.
Quello stesso giorno venne licenziato perchè dalle telecamere di sicurezza non si vedeva alcuno sciacallo ma solo uno Steven spaventato e in preda al panico che scappava per tutto il museo.
Per questo motivo era stato ritenuto il principale sospettato della distruzione dei bagni in cui sembrava essere avvenuto uno scontro tra non si sa cosa.

«Wow»
Non riuscii a dire altro, non sapevo con che altre parole riassumere tutto ciò che Steven mi aveva appena rivelato.
«Già, è assurdo. Lo capirò se non mi crederai»
«Hai ragione, è tutto così assurdo e surreale. Però qualcosa mi dice che non può essere tutto frutto della tua immaginazione»
«Quindi la tua supposizione quale sarebbe? Che un demone si sia impossessato del mio corpo e che riesca a parlarmi attraverso gli specchi?»
«Sinceramente? Non mi sento di fare delle supposizioni. Penso che la verità arriverà con il tempo»
Steven non sembrava tanto contendo di quella mia risposta, ma stava provando a farsela andare bene.
Stava per aggiungere altro, ma fu interrotto dal suono della campanella che segnava la fine dell'ora.
«Continuiamo questo discorso domani, d'accordo?» gli dissi io sorridendogli.
«Okay, a domani»

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