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17

Marc, nei panni del guerriero mascherato, colpì Harrow che si trovava proprio in cima alla piramide.
Il resto non riuscii a vederlo visto il punto in cui ci trovavamo.
Poco dopo vidi Marc volare via con Harrow aggrappato addosso che cercava di colpirlo.
Si stavano dirigendo verso il Cairo.
«Dobbiamo seguirli» disse Layla pronta a spiccare il volo.
«Aspetta, sai già come si vola?»
«No, ma non credo che sia così difficile»
«Tu resta qua» mi disse subito dopo.
«Come sarebbe a dire "resta qua"? Io voglio dare una mano»
«Ma non hai nessun potere, rischieresti solo di farti ammazzare»
Detto ciò fece un salto e spiccò il volo.
Non potevo credere che mi aveva abbandonata lì.
«Okay, vorrà dire che vi raggiungerò da sola»
Ci misi un pò ad arrivare in città.
Layla non solo mi aveva lasciata in cima ad una piramide, dalla quale avevo dovuto scendere da sola, ma mi aveva anche costretta a camminare per non so quanti chilometri prima di incontrare qualcuno da cui mi feci dare un passaggio.
Avevo perso un sacco di tempo, ma la mia gola richiedeva urgentemente dell'acqua.
Entrai velocemente in un piccolo bar e dopo essermi dissetata uscii dalla porta.
Ma prima che potessi prendere una qualsiasi direzione sentii chiamare il mio nome.
«Mavis!»

No, non poteva essere.
Mi voltai solo perchè sentire quella voce, in quel posto, mi sembrava talmente assurdo che pensai di essermela immaginata.
Invece era vero, era tutto vero.
Di fronte a me c'erano i miei genitori che mi guardavano preoccupati, espressione che gli avevo visto fare solo un paio di volte in tutta la mia vita.
«Mamma? Papà? Che cosa ci fate quì?»
«La domanda più pertinente sarebbe "cosa ci fai tu quì"» disse mio padre.
«È una storia davvero troppo lunga. Voi come...»
«Un signore molto gentile ci ha detto che ti avremmo trovata quì»
«Harrow» bisbigliai furiosa.
«Lo conosci?» mi chiese mia madre.
«Non ha importanza. Voi... voi mi stavate cercando?»
«Ci hanno informati della tua fuga dalla clinica qualche giorno dopo che sei scappata» fu mio padre a parlare.
«Ci racconteremo tutto dopo, adesso dobbiamo andare» disse mia madre con tono supponente, come se non me lo stesse chiedendo ma ordinando.
«Così mi rinchiuderete di nuovo in quel posto?!» sbottai io.
«No, non in quello. Abbiamo trovato un'altro posto dove la sicurezza è migliore»
«No» affermai secca io.
«No?» mio padre sembrava davvero sconcertato per quella mia opposizione.
In tutta la mia vita non mi ero mai permessa di rispondergli in quel modo.
Ero sempre stata la figlia ubbidiente che non rispondeva mai, che faceva tutto quello che i genitori le dicevano di fare.
Ma adesso mi ero stufata.
«Hai sentito bene. Non verrò. Non lascerò che mi rinchiudiate di nuovo in un posto come quello solo perchè non avete voglia di prendervi cura di me»
«Senti signorina, non accetto questo tuo modo irrispettoso di rivolgerti a noi»
«Ah, io sarei irrispettosa? Bella questa. Siete voi quelli che non avete avuto rispetto per me e per la mia vita. Avete preferito sbattermi dentro una clinica per non dover pensare a me»
Buttai fuori quelle parole con così tanta rabbia che fu una liberazione.
Erano anni che avrei voluto ribellarmi in quel modo.
«È stato quel pazzo con cui sei scappata che ti ha fatta diventare così» affermò mia mamma.
«È vero, quel "pazzo" mi ha cambiata. Ma in senso positivo, non negativo. Mi ha dato la forza di dirvi queste cose che in passato non avrei mai osato dirvi»
«Mavis, non voglio ripetertelo più. Vieni con noi senza fare storie»
Mio padre stava perdendo la pazienza, lo capii perchè aveva cominciato a darsi colpi veloci sulla gamba con la mano.
«Non posso, devo aiutare i miei amici»
A quel punto mi voltai e prima di iniziare a correre dissi a entrambi «Non vi conviene rimanere quà, è pericoloso»
Avrei anche voluto aggiungere che sarei tornata a casa quando tutto quello sarebbe finito, ma non ero sicura che avrei potuto mantenere quella promessa.
Poi presi a correre senza voltarmi per vedere le loro facce.

Sfrecciai lungo le stradine della città, facendomi largo tra le persone.
Non sapevo di preciso dove andare, erano i rumori del combattimento a farmi da guida.
Finalmente, dopo aver svoltato una decina di volte a destra e altrettante volte a sinistra arrivai.
Era tutto un disastro: macchine capovolte, negozietti distrutti, persone a terra.
Poi lo vidi.
Marc teneva Harrow per il colletto della maglietta e gli aveva puntato una versione avanzata del suo bastone luminescente sulla fronte che ora aveva una parte affilata che ricordava molto un'accetta.
«Marc? Che diavolo era quello?» gli chiese Layla.
Lui lasciò la presa e Harrow finì per terra senza dare segni di vita.
«Ho perso conoscenza»
«Marc...» dissi incredula.
Era lì.
Era proprio davanti a me.
Lui si voltò verso di me.
Io gli sorrisi e compii delle grosse falcate per arrivare da lui nel più breve tempo possibile.
Lo strinsi in un abbraccio.
«Sono così felice che tu sia quì» gli dissi.
Lui mi strinse a sè, poi però mi allontanò leggermente.
«Pensavo che non ti piacessero... gli abbracci»
Ero sorpresa quanto lui, ma avevo reagito d'istinto.
«È vero, ma quando mi ricapita di poter abbracciare una persona tornata dall'aldilà?»
A riesarci quello era uno dei primi abbracci che davo a qualuno dopo non so quanto tempo.
Avevo dimenticato cosa si provasse ad abbracciare qualcuno a cui volevi veramente bene e non soltanto per compiere quel gesto che per me, nel corso degli anni, era diventato sinonimo di fastidio e futilità.
Lui sorrise.
Poi il suo costume cambiò.
«Hei Mav! È bello vederti!» mi disse Steven.
«Anche per me lò è» gli dissi sorridendogli mentre Layla si avvicinava a noi.
«Ti avevo detto di restare dov'eri» mi disse lei scontrosa.
«Tu e Marc dovete smettere di dirmi cosa fare, non sono una bambina»
«Già, dovreste darle più indipendenza» Steven era palesemente dalla mia parte e subito dopo mi fece un occhiolino; purtroppo, però, un forte rumore ci fece voltare tutti e tre contemporaneamente.
Vedemmo Ammit trascinare via Khonshu che non faceva nulla per desistere.
«Prendi Harrow, so come fermare Ammit» disse Layla a Steven mentre lei afferrava i pezzi del bastone di Harrow ormai in pezzi a causa, supposi, della battaglia.
«Marc, questa la lascio a te»
«Uhh, adesso collaborate?» chiesi a Marc.
«Sì, nell'aldilà abbiamo avuto modo di avvicinarci»
«Veloci, dobbiamo ritornare alla piramide di Giza» ci rimproverò Layla.

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