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Capitolo XXXIV - Errore

"Dimenticare il dolore è difficilissimo, ma ricordare la dolcezza lo è ancora di più. La felicità non ci lascia cicatrici da mostrare.,"
(Chuck Palahniuk)

Una settimana. Soltanto sette giorni, che sarebbero volati altrettanto velocemente delle ultime settimane. Draco strinse la presa sulla ringhiera di ferro, l'unica protezione che lo separava dal vuoto: sospeso ad un'altezza di almeno cento metri. Sotto di lui c'era solo il mare, percosso da onde che, veementi, andavano a sbattere su scogli appuntiti. Sapete, siamo in confidenza, io ed il mare. Ogni notte non facciamo che guardarci ininterrottamente, soli in un universo terribilmente silenzioso. E poi siamo ritenuti entrambi sfondi romantici, milioni di persone ci considerano solo questo. Delle cose da osservare. Ma c'é sempre qualcosa, dietro quello che vedono gli altri. Ed io, allora, vi invito tutti a guardare più a fondo. Perché è così che si trasforma la propria vita in una storia, vivendo delle avventure con la sola forza della nostra incredibile capacità di trovare qualcosa laddove la si era già cercata. E viverla. Come Hermione aveva trovato del bene, come Draco si era innamorato di lei. L'aveva guardata, per la millesima volta e, proprio allora, aveva notato qualcosa di diverso. Di bello. E si era stupito di averla guardata davvero solo in quel momento, quella bellezza che ti colpisce solo se non guardi superficialmente, ma nel profondo.

Da quando si erano smaterializzati in quella radura, Draco si recava in quel posto ogni qual volta avesse bisogno di pensare. Gli sarebbe piaciuto andarci con la Granger, ma lei avrebbe farneticato continuamente, non permettendogli di concentrarsi; o, ancora peggio, come sembrava fare negli ultimi tempi, se ne sarebbe stata in silenzio il più distante possibile da lui. Lo faceva imbestialire il solo pensiero che lei lo evitasse, respingesse o, semplicemente, gli chiedesse gentilmente di starle lontano. Aveva fatto tutte e tre le cose. Più volte. E lui aveva solo una settimana per farle capire che tutto quello non era un errore, o perlomeno sembrava troppo perfetto per esserlo. Tutta la sua codardia ora gli bruciava in petto, come in una reazione nucleare che produce coraggio e determinazione. Non capiva perché non avesse ancora rinunciato a lei, a quel suo carattere insostenibile ed al suo sangue macchiato dalle impurità. Non capiva come mai, come per tutte le altre, non fosse bastato un semplice sguardo per farle buttare tutto all'aria. E, soprattutto, non capiva come, invece, lui sarebbe stato tranquillamente disposto a buttare tutto all'aria per lei.

Semplicemente, Hermione Granger era diversa.

Che fosse più bella delle altre era assodato, più intelligente scontato. Che fosse la più irraggiungibile, l'unica proibita ad uno come lui, lo aveva capito tempo addietro. Ma non era niente di tutto questo a renderla diversa agli occhi di Malfoy, nulla di tangibile od evidente agli occhi di un osservatore superficiale. Ma voi, lettori, non siete affatto superficiali. E non lo sono neanche io. Certe volte, è come se il cuore filtrasse lo sguardo della mente. Ed allora arriva la confusione, la perfezione vista in qualcosa che tutti gli altri definirebbero ordinario. Dunque, cosa le rendeva diversa?

Draco chiuse occhi, cercando di individuare quel particolare dettaglio. Avrebbe voluto liberarsene, convincersi della sua inesistenza o poca importanza. Hermione era onesta, ma aveva ingannato mezzo mondo per salvarlo. Forte, ma insicura. Aveva paura del buio, ma aveva combattuto al buio innumerevoli volte. Lo odiava, ma non faceva che baciarlo.

Forse era proprio questo il punto, lui si era innamorato delle sue contraddizioni. E, se ti innamori delle contraddizioni di qualcuno, è davvero la fine. E faceva male pensare che, magari, lei non avrebbe mai potuto accettare tutte le proprie. Quel marchio, in particolare, bruciava un po' di più. Metaforicamente, è chiaro. Più che altro direi si trattasse di un dolore mentale, sbiadito o invisibile dall'esterno e devastante se osservato con una lente di ingrandimento. I tentativi di Draco si affievolivano, la stanchezza si faceva sentire e la speranza lo abbandonava. Cosa gli diceva, in fondo, che lei avrebbe scelto lui? Lo amava. Era palese, evidente e la Granger non sapeva fingere. Ma sarebbe bastato? Quando avrebbe rivisto Weasley, cosa gli avrebbe detto? Che domanda sciocca... lo avrebbe abbracciato, e magari anche qualcosa in più. E poi, quella era la parte migliore, si sarebbero sposati. E lui avrebbe finalmente capito quanto poco avesse contato nella vita di lei, un piccolo contrattempo, un granello di polvere da rimuovere. E pensare che, un tempo, era lui a considerare lei tale.

Con uno scatto di frustrazione, lasciò la ringhiera ed emise un sospiro stanco. Prese a camminare molto velocemente, diretto verso la tenda, a qualche metro di distanza. Era deciso a non desistere, a provarci un'ultima volta. E, se avesse scoperto che davvero per lei tutto quello era niente, allora avrebbe lasciato perdere. Ma non poteva arrendersi così, non quando aveva visto i suoi occhi bruciare di dolore quando lo allontanava. Lui lo aveva ammesso, almeno a se stesso. Adesso toccava a lei.

Entrò nella tenda come una furia, aveva gli occhi sgranati ed i capelli assolutamente in disordine. Gli sembrò addirittura di sentire i battiti accelerati del suo cuore, mentre si fermava di scatto e cercava qualcosa da dirle.

La Granger se ne stava comodamente seduta a leggere, le gambe accavallate ed i capelli che le ricadevano continuamente sul viso, facendola sbuffare. Quando lo vide sembrò spaventarsi, balzò in piedi ed impugnò la bacchetta. Evidentemente, l'espressione sconvolta di lui doveva averle suggerito che si stesse avvicinando un qualche pericolo. Draco inclinò la testa di lato per un attimo, come se non capisse, prima di avvicinarsi appena.

Hermione rilasciò un sospiro di sollievo, rimettendo la bacchetta nella tasca dei jeans e lanciandogli uno sguardo di severo rimprovero. Eppure, quello sguardo preoccupato e smarrito non accennava a sparire dal viso pallido del giovane; la guardava come se non la vedesse, come se avesse dimenticato il motivo per cui era corso lì, da lei.

-Draco, va tutto bene?- gli chiese Hermione, aggrottando le sopracciglia.

Lui annuì, impercettibilmente. Chiuse gli occhi, stringendo i denti ed aspettando che quelle allucinazioni andassero via. Che il sangue andasse via, insieme al volto incappucciato di una donna dai capelli biondissimi e lo sguardo profondo. E, quando tutto quel dolore andò via, lentamente, riaprì gli occhi. Trovandosele davanti, quasi gli sembrò di essere in paradiso. Perché Hermione non era mai stata così bella, i suoi occhi ardevano e le pagliuzze immerse in quel profondo mare dorato sembrarono straordinarie viste da quella prospettiva. Vide lei, contrapposta a tutta quella sofferenza, a tutto il male ed il dolore che aveva dovuto sopportare. E gli sembrò meravigliosamente imperdibile come spettacolo. Lo aveva trovato, aiutato e salvato. Ed ora si sentiva irradiare da tutta quella luce, da quei sentimenti positivi e magnifici che aveva congelato dentro di sé per troppo tempo. Erano diventati acqua tiepida, adesso. Disciolti, scorrevano nel suo cuore e, chiaramente, nei suoi occhi freddi. Pensò che fosse il momento ideale per baciarla, mandando al diavolo tutti i suoi buoni propositi sul parlarle chiaramente.

E la baciò.
Stop.

La fanno sempre troppo complicata, di solito. Ma io devo mantenermi fedele al nostro patto, raccontarvi tutta questa storia esattamente com'è avvenuta. Poi, ditemi se siete d'accordo con me, le cose semplici hanno il loro fascino. I misteri sono belli, ma anche le cose palesi e scontate non scherzano. E loro erano insieme un mistero ed una cosa palese.

È paradossale quanto si facessero male, ma riuscissero a curare ogni ferita subito dopo. Come se fossero effettivamente la condizione necessaria l'uno dell'altra. Ogni insulto, ogni smorfia o affronto era racchiuso dentro quei sentimenti, ma schiacciato da qualcosa di molto più forte. Hermione sentiva di odiarlo più che mai, mentre lo stringeva a sé ed affondava le mani tra i suoi capelli, scompigliandoglieli. Ma sentiva anche il bisogno constante di averlo accanto, di toccarlo per essere certa che stesse bene. Non sapeva quando Malfoy avesse iniziato a contare tanto per lei, e Ron le parve in quel momento più lontano che mai.

Lontano, proprio ora che si stava avvicinando. Come se il cuore avesse una prospettiva tutta sua, capace di percepire qualcosa di vicinissimo a distanza, lontanissimo quando ce lo abbiamo di fronte. E, ve lo dico io, Ron era più vicino di quanto credessero entrambi.

Dopo un po', come al solito, le mani di Hermione si posarono sul petto di Malfoy per allontanarlo. Aveva recuperato il controllo, aveva ricordato chi e cosa fossero, pronta a recitare ancora una volta la sua tanto odiata parte. Era da copione, oramai. Eppure, quella volta mi parve una straordinaria improvvisazione: perché Draco non si allontanò. La strinse più forte, artigliandole i polsi e stringendole le mani. Forse le fece male, ma credo che in quel momento un vero dolore le servì più di ogni altra cosa al mondo. Sembrò sciogliersi sotto il suo tocco, piangere affinché lui la lasciasse andare, ma continuare a baciarlo con più foga da prima.

-Draco...

Un sussurro che udirono entrambi, una preghiera razionale, lo stava supplicando di fermarsi perché, lo sapeva, lei non ci sarebbe riuscita.

-Draco.- ancora una volta, la frase spezzata da altri baci.

Ma lui non riusciva a fermarsi, a lasciarla andare. Ed Hermione sentiva di annegare tra le sue stesse lacrime, consapevole tuttavia che, se anche lui l'avesse lasciata, sarebbe stata lei ad aggrapparsi. Lo allontanava perché doveva.

Doveva farlo, certo, ma questo non significava che lo volesse.

Dovere e volere.
Troppo spesso questi due verbi non coincidono.

Hermione aveva tutto l'occorrente necessario per una scelta definitiva ed inequivocabile. Saoeva quanto tutto quello fosse sbagliato, era consapevole di doversi sposare, sapeva che lui l'aveva insultata per anni e che aveva sull'avambraccio sinistro un tatuaggio simbolo del male. Se lo ripeteva come una nenia, ogni giorno, per ricordarsi chi e cosa fossero entrambi. E trovò la forza di pensare a Ron persino in quel momento, come un fioco barlume lontano. Draco era lì, invece. Ed era più vicino di tutto il resto, straordinariamente puro ai suoi occhi.

Lo spinse via, con tutte le forze che le restavano, mandandolo a sbattere contro il tavolo. Draco la guardò spaesato per qualche secondo, incapace di articolare parola. La mente rimasta qualche secondo indietro, le labbra ed il cuore che ancora sapevano di lei.

-Mi dispiace,- mormorò lei alla fine -ho perso il controllo.

-Granger...

-Non succederà più, non deve succedere più!- lo interruppe, lo sguardo rigorosamente basso, mentre le parole che il ragazzo stava per rivolgerle gli si congelarono sulle labbra.

Non sapeva neanche più cosa avesse voluto dirle. Si sentì usato, incredibilmente. Assurdamente perché sapeva di non esserlo, sapeva che la sua fosse solo paura. Eppure, quelle frasi lo ferirono in un mondo molto semplice. Si chiese, ironicamente, chi tra i due fosse più debole in quel momento. Se lei, con i capelli in disordine e le lacrime che le riaffollavano il viso smunto, le mani strette a pugno e le sopracciglia aggrottate; oppure lui, immobile come una statua di ghiaccio, la mascella serrata e l'espressione che si sforzava di mantenere indifferente. E decise di essere forte, magari anche per lei. Di affrontarla una volta per tutte, parlando di quell'errore che avrebbe tanto voluto commettere all'infinito.

Gli errori commessi volontariamente prendono un altro nome.
Si chiamano scelte.

Questo Draco l'aveva imparato a sue spese. E, per la prima volta, gli parve di fare la scelta giusta. Necessaria ed inevitabile, ma dedicata a qualcuno che non fosse lui stesso.
Le si avvicinò, minaccioso e rosso di collera.

-Ripetilo.- sussurrò.

Hermione alzò gli occhi di scatto, quasi non si capacitasse della situazione.

-Dillo di nuovo, guardami.- continuò, avvicinandosi ancora. Le prese il viso tra le mani, riducendo gli occhi a due fessure e costringendola a guardarlo -Così.

Ti frega sempre, questa cosa dello sguardo.
Stanno tutti a sottovalutarlo, ma in realtà è la cosa più importante.

Hermione sussultò quando lui le carezzò una guancia, aveva le mani tremendamente fredde, ma il suo tocco era bollente. Draco, invece, si preparò a sferrarle il colpo finale, sperando che lo interrompesse il più presto possibile.

-Dimmi che sono solo un mangiamorte pentito e che non provi nulla per me.- si costrinse a dire, mentre la sola ipotesi che lei potesse dirgli davvero quelle cose gli frantumava il cuore -Che non vorresti baciarmi adesso..- ora le loro labbra si sfioravano -..che devi sposare Weasley e-

Ma non terminò mai quella frase.
Perché lei gli prese il viso tra le mani, spingendolo con rabbia verso di sé.
E, naturalmente, proprio come previsto, lo baciò con tutta se stessa.

Ma non la se stessa contenuta, razionale e logica. Tra le labbra di quel ragazzo maledettamente sbagliato lei ritrovò la vera Hermione Granger, quella che aveva chiuso a chiave dentro di sé, cercando di occupare meno spazio possibile. Quella piccola parte di voi stessi che non potrete mai scoprire da soli. Credete di averla nascosta, al sicuro in un piccolo spazio del vostro cuore; un cassetto avanzato, che siete convinti nessuno andrà mai ad aprire. Ma, quando troverete il vostro satellite, non basterà mai lo spazio per contenere i vostri sentimenti. E, timorosi, dovrete aprire quel cassetto. Io credo che si nasconda sempre qualcosa alle persone a cui si tiene di più, come per paura che un piccolo dettaglio abbia il potere di allontanarle da voi.

È che il vero amore ha il potere di togliere le maschere.

E Draco non perse tempo. Le cinse i fianchi con il braccio sinistro, mentre la mano destra viaggiava in una foresta di ricci indomabili: meta la nuca, da afferrare per poterla spingere ancora di più verso di lui.

Aveva bisogno di lei.
Un bisogno disperato, forte esattamente quanto quello che aveva lei di lui. Due contrari che in comune hanno solo la forza e la pazzia disperata con le quali continuano ad attrarsi e respingersi a vicenda.

Si staccarono ansimanti, ancora stretti l'uno all'altra. Negli occhi pullulava un qualcosa di molto simile al desiderio, le labbra erano gonfie ed i cuori tremavano.

-No...- sussurrò Hermione, mentre il senso di colpa si faceva ancora una volta padrone di lei, ma lui fu pronto.

Immediatamente, la strinse ancora di più e poggiò la fronte sulla sua. Chiuse gli occhi, per impedire che lei vi leggesse paura e dolore.

-Dillo.- sussurrò, pregando Merlino che lei non lo facesse, altrimenti sarebbe morto.

Ma Hermione si dimostrò ancora una volta testarda e razionale, prendendolo per le spalle ed allontanandolo da sé. Aveva ancora gli occhi lucidi quando finalmente parlò, ma il tono era glaciale e mostrava il coraggio fiero tipico di una leonessa.

-Non posso,- rispose fermamente e, quando lui provò a baciarla ancora, lo fermò con un gesto secco della mano -non posso perché non riesco a mentirti: è chiaro cosa proviamo, ma è sbagliato. Non possiamo, Draco! E non per quello che sei tu, o per quello che sono io, ma per ciò che saremmo noi due insieme.

Sospirò.

-Quindi non deve succedere più.- sentenziò, con le lacrime che di nuovo le scivolavano sulle guance.

Lui s'infervorò.

-Non è quello che vuoi!

-È quello che devo volere!

Draco si passò una mano fra i capelli, scompigliandoseli esasperato. Ad Hermione sembrò quasi che le ginocchia non fossero più in grado di reggere tutto il suo peso. Consapevole che avrebbe potuto cedere da un momento all'altro, uscì dalla tenda e cominciò a camminare velocemente, senza effettivamente sapere dove stesse andando.

Neanche si accorse che Draco era uscito dietro di lei, praticamente correndo.

-Tu non lo ami!- le urlò dietro, circondati da null'altro che erba ed alberi -È così difficile accettare che il tempo cambi le cose? Che la felicità si possa guardare da prospettive diverse?!

La grifondoro si girò di scatto, le guance imporporate ed i lieneamenti contratti.

-Questa non è felicità! Questa è accettazione, per Merlino!

-Guardaci...- aggiunse, riferendosi a quella misera tenda che chiamavano casa ed ai loro corpi smessi e smunti -..Ron-

-Weasley può darti di più, è questo che sta dicendo la più coraggiosa dei grifondoro?- la interruppe, in tono sarcastico.

Era inverosimile pensare a Lenticchia come a qualcuno messo meglio di lui.

-No!- ora Hermione stava ancora peggio -Come puoi non capire? Lui.. io lo amo da-

-Da sempre? Oh, bene, congratulazioni!- finì per lei, gesticolando come un matto -Da quando per la prima volta ti ha definita un'insopportabile e petulante bambina?!

Hermione lo fissò per un attimo a bocca aperta, mentre le lacrime le si congelavano sul viso.

-Da quando si è ricordato che sei una ragazza anche tu, bellissima, fra parentesi, e gli si e roso il fegato a vederti ballare con Victor Krum? O magari è stato da quando ha passato un anno intero a pomiciare con quell'oca di Lavanda Brown solo per- ormai aveva perso il controllo di sé, stava urlando come un forsennato e ad interromperlo fu solo il ceffone in pieno viso che gli tirò Hermione.

-Granger...- mormorò appena, ferito e sorpreso.

Avrebbe dovuto arrabbiarsi, ricordarle che lei, una sporca mezzosangue, non poteva osare a quel modo contro il purosangue per eccellenza. Che era lei ad essere sporca, indegna di uno come lui. Qualcosa lo spingeva a ferirla, per restituirla quello sgradevole favore,. che lei gli osava da un mese a quella parte. E si spaventò notevolmente, quando si rese conto di non esserne effettivamente in grado. Non avrebbe fatto mai nulla che avesse potuto farla star male in qualche modo. Non più, almeno.

Troppo occupato a definire patetici i suoi pensieri, non si era accorto che lei, bacchetta alla mano, si stava dirigendo verso la foresta.

-Stai commettendo un errore, lo sai benissimo!- le urlò dietro; senza sapere che quella medesima frase, urlata con tanta veemenza, l'avesse fatta arrivare al limite.

-No, ho già commesso un errore!- tuonò Hermione, le guance e il cuore in fiamme -Venire da te per cercare di aiutarti! Tu sei un errore, noi siamo un errore e tutto.. tutto questo è solo un maledetto errore!- sbraitò, con le lacrime agli occhi.

Quelle parole ferirono Draco come neanche il peggiore dei 'cruciatus' avrebbe potuto fare. Il serpeverde indietreggiò di due passi, sorpreso, quasi Hermione gli avesse appena tirato un pugno molto forte.

-D'accordo!- sussurrò, dopo un silenzio che parve durare ore ad entrambi -Sei.. sei stata abbastanza chiara.- aggiunse, questa volta con un tono normale, imponendosi di non correre mentre le voltava le spalle. Era tutto quello che desiderava, correre via.

***

La rabbia era scemata lentamente, dopo il pugno sferrato con furia contro l'albero più vicino. Si era medicato la mano con sguardo assente, come se quasi non si rendesse conto delle sue azioni. La pozione che aveva trovato nella borsetta a perline della Granger aveva eliminato ogni incrostazione, ma a lui sembrava che le nocche bruciassero ancora.

Tu sei un errore.

Glielo aveva urlato senza alcuna pietà, subito dopo averlo schiaffeggiato. E, per la prima volta in vita sua, non aveva trovato nessun insulto da rivolgerle in risposta. Non ce n'era uno che avrebbe potuto ferirla, non allo stesso modo di come lei aveva ferito lui.

Noi siamo un errore.

Loro erano un errore. Era da matti consolarsi col fatto che, errore o meno, avesse almeno ammesso che fossero qualcosa? Probabilmente sì, era da svitati. Ma lei non era ancora tornata e lui aveva esaurito ogni argomentazioni per maledirla mentalmente, tornando inevitabilmente ad elogiarla nella sua testa per la tanta determinazione.

Draco chiuse gli occhi, uscendo dalla tenda. La sigillò con un incantesimo, deciso ad andare a cercare la Granger. Era via da ore, interminabili e terribili. Ore in cui si era detto che non gli importava nulla di lei, che poteva anche morire in quel bosco intricato e, molto presto, oscuro. Ma aveva ceduto ancora prima di convincersene per davvero.

Tutto questo è solo un maledetto errore.

Il Sole stava per tramontare e presto sarebbe stato così buio che neanche la Luna avrebbe potuto donargli un po' di luce. Avrebbe fatto finta di niente, l'avrebbe trattata con freddezza e scortesia, ma doveva trovarla ed assicurarsi che fosse al sicuro. Lei doveva stare bene.

E, nel momento in cui Draco impugnò la bacchetta e si accinse ad addentrarsi tra i fitti alberi, il suono di una smaterializzazione lo fece congelare sul posto. Il concerto di respiri ansanti, nel più assordante dei silenzi, gli fece intuire che si trattasse di più persone, ma nessuna di esse aveva ancora fiatato. Draco era di spalle e, per un attimo, valutò l'ipotesi si mettersi a correre, o smaterializzarsi, ma non poteva lasciare la Granger lì. Un 'expelliarmus' anticipò sul tempo ogni sua resistenza, mentre lui chiudeva gli occhi e prendeva un respiro profondo. Era pronto ad affrontare David, Anna o chiunque altro. Non gli importava più nulla e, si disse, avrebbe sopportato qualunque cosa.

Fino a quando una voce astiosa non lo raggiunse. Arrochita, pregna dell'odio che l'Auror aveva covato per lui in tanti anni.

-Malfoy.- soffiò Ron, avvicinandosi a grandi passi.

·Spazio Autrice·
Sono tornata!
Okay. Un disastro, I know. Direi, obiettivamente, che le cose non potrebbero andare peggio. Per chi volesse uccidermi, trovate i forconi sulla destra!

È dall'inizio della storia che Draco e Ron non hanno un confronto diretto, spero abbiate notato che non si sono mai rivolti la parola nel corso di ben trentaquattro capitoli. Naturalmente, tutto per arrivare a questo punto! Cosa succederà secondo voi? E dove sarà finita Hermione? Ci sono davvero moltissimi punti interrogativi, ma vi prometto che presto troveranno tutti risposta!

Abbiamo superato le 5000 stelline e le visualizzazioni sono sempre più numerose. Soprattutto, però, mi sento in dovere di ringraziarvi per tutti i commenti che lasciate. Non solo perché mi aiutate e mi fate sapere cosa pensate della storia, ma perché mi fanno sentire quanti siamo e quanto siamo vicini. Per me è davvero bellissimo ed è per questo che vorrei che questa fanfiction non finisse mai. Putroppo però, ogni capitolo ci avvicina alla fine... ):
Spero che queste due settimane sia andato tutto bene, io sono felicissima di essere tornata e mi sono messa subito al lavoro! Il prossimo capitolo è già scritto per metà, proverò a farvelo avere in anticipo!

Un bacio, a prestissimo!

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