Capitolo XXXII - Luna
"Quel satellite era sempre stato un prezioso alleato del genere umano. La sua luce era un regalo caduto dal cielo. Prima del fuoco, degli attrezzi, del linguaggio, la luna rischiarava il buio del mondo e calmava la paura degli uomini. Le sue fasi avevano insegnato agli umani il concetto di tempo."
(Haruki Marukami)
Sbatté le palpebre e, sorpresa, si accorse che le ciglia erano impregnate di un qualcosa di umido. Mi piace pensare che, il più delle volte, le lacrime abbiano una consistenza tutta loro. Non si tratta solo di acqua salata, in esse è riposto il vostro dolore quanto i nostri sogni. Spezzati e distrutti, che donano un sapore salato alla sofferenza più semplice che il corpo umano possa esprimere. E per Hermione quelle lacrime pesavano più del resto, perché portavano dentro la consistenza di un qualcosa accumulato da tempo. Aveva pianto ininterrottamente, fin da quando erano arrivati in quel boschetto, senza neanche accorgersene. Il vuoto che aveva sentito sotto i piedi nel vedere Malfoy, il suo Draco, con tra le braccia il corpo della signora Cassiegood era stato straziante. E lei si era sentita trafitta come da migliaia di pugnali invisibili, mentre il suo cuore si polverizzava. Cenere, era rimasto solo quello, dopo tanti anni. Dopo Ron, dopo la guerra, dopo i suoi genitori, dopo David e dopo quello. Si sentiva una stupida a singhiozzare come una bambina per quello.
Che sciocchi, non si piange mai per un motivo soltanto.
Hermione si strofinò le mani, cercando di riscaldarsi. Faceva freddo, quella sera, più del solito a dire il vero. Paradossalmente, non volava una mosca nella quiete di una delle prime notti di primavera. Non era stato facile separare Draco dalla signore Cassiegood, convincerlo che non avrebbero potuto portarla con loro. Lui aveva urlato, lei lo aveva schiaffeggiato e si erano fissati, sconvolti, per qualche secondo. Non avevano parlato, non ce l'avrebbero fatta. Hermione aveva parlato con lo sguardo, ditrutta, gli aveva detto "mi dispiace" e si era lasciata abbracciare da lui.
Era ormai scesa la notte quando si erano smaterializzati, senza neanche mettersi d'accordo su dove sarebbero andati: erano tornati nel boschetto dove, qualche settimana prima, li aveva trovati Zabini. Ovviamente, non avevano trovato traccia della loro tenda e, con l'arrivo della stagione mite, la neve si era sciolta. Ninete di reale, insomma, che testimoniasse la loro terribile litigata; il momento esatto in cui si era resa conto di tenere tanto a lui e tutte le sue paure e contraddizioni l'avevano improvvisamente travolta. In quel momento, aveva creduto che fosse tutto finito. Eppure, questo ormai dovreste averlo capito, questa non è una storia triste. A prescinere da come finirà, nessuna storia è mai triste. Perché in ogni tragedia ci sono sempre dei momenti di felicità, come per loro due era stata Marylin. Ma, se tutto ha avuto un inizio, perché allora non dovrebbe avere una fine?
Una traiettoria circolare, è la nostra, ogni traguardo è solo un illusione.
Il crepitio del fuoco distrasse Hermione dai suoi pensieri e, stringendosi le braccia al petto, si avvicinò.
Draco era seduto lì accanto, la stessa camicia bianca leggera di quella mattina e nessuna traccia del freddo che, invece, faceva tremare lei. Hermione fece due passi in avanti, segretamente sollevata dal fatto che lui le desse le spalle e che non l'avesse, evidentemente, sentita arrivare. Si sporse appena, timorosa di avvinarsi ancora. Lo guardò e, impercettibilmente, le si spezzò il cuore.
Non stava piangendo.
In controluce, si intravedeva che avesse gli occhi rossi e la mascella serrata. Ma non stava piangendo, Draco. E lei aveva imparato che il dolore più profondo in lui si esprimeva così, senza lacrime, senza che gli fosse concessa neanche la possibilità di buttare fuori la sofferenza in qualche modo. Tra le mani, Draco stringeva il Libro Luna. La solita copertina blu notte, con le rifiniture dorate e la rilegatura resa debole dal tempo. Non se n'era separato neanche per un secondo, da quando lo aveva raccolto; ed Hermione si chiese cosa mai potesse significare tutto quello per lui. Non avrebbe mai immaginato di vedere Draco Malfoy affezionarsi ad una babbana e, addirittura, stare così male per la sua morte. E vederlo in quello stato, così debole, lo rese ai suoi occhi l'uomo più forte che avesse mai visto. C'è forza anche nel modo in cui si mostra la propria debolezza.
Hermione girò attorno al fuoco, comparendo di fianco a lui. Ma Draco rimase immobile, seduto, a guardare il libro; lei non seppe mai se non volesse guardarla o, più semplicemente, non ne avesse il coraggio. Come un lampo, nella mente della riccia passò il ricordo del loro litigio e registrò distrattamente che, da allora, non avevano più avuto occasione di parlare. Tuttavia, in quel momento, tutti gli insulti che aveva programmato di urlargli contro appena possibile, le si erano congelati sulla punta delle labbra. Le parole stesse sembravano un qualcosa di inconsistente e lontano, inafferrabili eppure disperatamente ricercate dalla ragazza. Merlino, lei non si era mai trovata senza parole.
Lentamente, si lasciò scivolare seduta accanto a lui, stando attenta a non sfiorarlo. Puntò lo sguardo sulle fiamme, osservando con la coda dell'occhio la stretta del ragazzo sul libro farsi più forte e le sue spalle irrigidirsi. Una lacrima le scivolò sulla guancia e, dall'impercettibile movimento del capo, dedusse che lui dovesse averla vista. Ma, questa volta, non si voltò ad asciugargliela. Hermione chiuse gli occhi, mentre le parole le scivolavano dalle labbra come una ninna nanna che non sapeva di ricordare. Che non sapeva di aver sempre conosciuto.
-"Il sole è troppo egoista secondo me: se ne sta lì, fermo ed immobile, mentre tutto un sistema gli gira intorno. La luna invece è affidabile, sincera. Continua a girare, girare... intorno alla Terra ed allo stesso sole. E poi, cosa più importante, è il simbolo dell'amore. Non c'è cosa più fantastica della luna quando si parla di metà. Il sole è sempre integro, la luna quasi mai. è mezza piena, mezza vuota, un po' come sono io senza te."
La voce aveva tremato, stridula per le lacrime trattenute, ma non le era importato. Non con lui, non in quel momento. Ed il modo in cui aveva pronunciato le ultime frasi, l'impercettibile movimento verso di lui, lo sguardo che lo cercava, non lasciavano dubbi. Quella frase, quel messaggio in codice, non si riferiva solo al libro. Non si riferiva a Marylin. Non si riferiva a me.
Si riferiva a loro due.
Perché lei aveva bisogno di lui, gli stava chiedendo di tornare a guardarla e di non chiudersi a riccio in quel modo. Gli stava chiedendo di regalarle un plenilunio, anche solo un secondo in cui avrebbe smesso di sentirsi una stupida metà, la parte incompleta di qualcosa. E solo uno sguardo, anche incerto, avrebbe avuto il potere di tranquillizzarla. Draco se ne accorse, con un sussulto. Ebbe paura di quella consapevolezza nell'istante stesso in cui lo raggiunse, tanto da convincerlo ad alzare lo sguardo su di lei.
E, nel momento in cui i loro occhi si incontrarono, ne furono certi entrambi.
I cuori accelerarono notevolmente, in una corsa sfrenata prossima all'autostrizione. Milioni di stelle gli brillarono nelle iridi, una spenidida eclissi di colori diametralmente opposti. E, al centro della scena, quel satellite che avevano cercato per tutta la vita. Lo avevano trovato.
Si erano trovati.
Non è una cosa qualunque, questa. Avere qualcuno disposto a seguirti nei tuoi pazzi viaggi in un'infinita possibilità di stelle da guardare, di desideri da esprimere e pianeti da esplorare. La forza che attrae due corpi di tale intensità non è meno forte di quella che li divide e, ogni volta che saranno abbastanza vicina da toccarsi, sfiorandosi appena, verranno allontanati bruscamente da qualcosa che è più forte di loro. Il punto è sempre lo stesso, vale la pena tutto questo per sfiorare appena qualcosa che si è sempre desiderata?
Bisogna essere incredibilmente stupidi per essere il satellite di qualcuno, ma anche irrimediabilmente innamorati.
La mano di Hermione cercò quella di Draco e, insieme, si trovarono a mantenere il Libro Luna. Un libro che aveva passato anni sepolto tra la polvere sullo scaffale di una pensione monotona, osservando milioni di vite passargli sotto il naso ed accogliendo tra le sue pagine gli sguardi di chiunque lo accarezzasse con gli occhi. Sguardi di ogni colore esistente, tutti sempre troppo superficiali per toccarlo davvero. E Marylin aveva lasciato che lo prendessero solo loro due, che lo leggessero solo loro due. Non smisero di guardarsi.
-Non è stata colpa tua.- sussurrò Hermione, scuotendo appena il capo, come per ribadire il concetto.
Non voleva che lui si sentisse in colpa, non voleva che si sentisse responsabile della morte di Marylin. Perchè la morte di Marylin Cassiegood, così come quella di Dorothy Pattinson, era stata solo, esclusivamente, colpa di David. E la grifondoro non capiva come lui potesse incolparsi, come potesse reputarsi il responsabile di qualcosa che non lo aveva reso che vittima. E poi, se anche fosse, allora sarebbe stata anche colpa sua: anche lei era rimasta lì, alla pensione, anche lei aveva messo in pericolo la donna.
-Domani torniamo a casa.- sussurrò lui e, prima ancora di finire la frase, il suo sguardo era già tornato sul Libro Luna.
-C.. cosa?- Hermione sobbalzò, sorpresa.
-Domani torniamo a casa.
La durezza della sua voce la travolse, facendola tremare. Sembrava spaventosamente convinto di quello che stava dicendo e, soprattutto, non la stava guardando.
-Ma.. non possiamo tornare adesso!- ribatté Hermione, confusa -Harry ha bisogno di più tempo, ti arresteranno e-
Fu interrotta da due occhi di fuoco, che si fissarono nei suoi. La guardò con rabbia, decisione, paura e con tacita, devastante disperazione. Tanto che le si mozzò il respiro ed il cuore smise di battere per qualche secondo, mentre una consapevolezza amara le faceva esplodere qualcosa di forte nel petto.
-Tu hai.. hai paura per me?- gli chiese, ma sembrava lei stessa non credere alle sue parole -Hai paura che mi succeda la stessa cosa che è successa a lei?
Non aveva avuto il coraggio di pronunciare il suo nome, non ce l'avrebbe fatta.
-No, non è vero.- disse stancamente lui, un sussurro roco. Si arrese in partenza, Draco, nascondere quella verità non serviva a nulla e neanche ne aveva più voglia.
-Draco...- lo sguardo della ragazza si illuminò, quando lui posò a terra il libro e si voltò completamente verso di lei, osservandola in silenzio.
E si sorpresero entrambi di quanto quegli occhi rossi e lucidi, incastrati gli uni negli altri, risplendessero di incredibile speranza. Una cosa fioca, come i lampioni difettosi, quelli più caparbi, che proprio non vogliono saperne di fulminarsi. Come la luna, che brilla nella notte, assieme alle stelle. Perché, quando sembra tutto buio, allora serve qualcosa che possa brillare per le persone. Per le anime perse, solitarie, per i sognatori e i romantici. Per tutti. Ci vuole qualcosa che brilli, nel buio più totale.
-Io non mi perdonerei mai se succedesse qualcosa a te.- disse Hermione, la voce era sicura e lo sguardo sembrò fuggire quello di lui, quasi spaventata da quell'ammissione. Ma durò poco quell'incertezza, l'orgoglio grifondoro le illuminò lo sguardo ancora, mentre tornava a fissarlo con decisione.
Lentamente, la sua mano si posò sul suo cuore, per la terza volta in una sola giornata. Lui non la allontanò, nè sembrò impegnarsi per camuffare i suoi battiti accelerati. Era sicuro che il cuore di lei stesse battendo alla stessa velocità, lo sentiva, ma non se ne spiegava il perché.
La mano di Hermione scese, lentamente, posandosi sul suo avambraccio. Draco sbatté le palpebre, confuso, fino a quando non intravide l'inchiostro nero del suo marchio spuntare sbiadito dalla camicia. Fece per ritrarre il braccio, ma lei lo fermò. Non gli staccò gli occhi di dosso neanche per un secondo.
-Non mi importa.- mormorò, mentre una lacrima le scivolava sulla guancia.
E, questa volta, lui la raccolse. Sapeva che le loro mani intrecciate, gli avambracci che si sfioravano, portavano due marchi opposti. Due cicatrici che li avrebbero accompagnati per sempre, ricordandogli chi fossero e sarebbero stati. Ma lei sembrò lavare l'inchiostro dalla sua pelle con un semplice tocco, facendolo sentire incredibilmente pulito. E lui, allo stesso modo, accarezzò la sua cicatrice attraverso il golfino e la sentì fremere sotto il suo tocco. Era perfetta. Così dannatamente insicura, da non rendersi neanche conto di quanto fosse fantastica. Hermione, credendo che il suo gesto volesse ricordarle, seppure in modo gentile, il suo sangue sporco, fece per ritrarsi dalla sua presa, ma lui le strinse la mano. Con sicurezza, senza esitazioni nel trattenerla e sospingendola verso sè.
Draco si chinò appena, avvicinandosi alle sue labbra. Non sapeva cosa fosse giusto fare, né si pose il problema di individuare le possibili conseguenze di quello che sarebbe stato un gesto avventato. Certe volte, alcune cose vanno semplicemente oltre la linea sottile delle definizioni.
Giusto o sbagliato?
Forse, e molto probabilmente, entrambe le cose.
Ma non gli importava. Aveva dimenticato quella cosa del sangue da tempo, ancora prima della fine della guerra. Tutto quello cui era stato costretto ad assistere gli aveva aperto gli occhi; aveva lasciato perdere le parole di suo padre quell'esatto giorno in cui le sue lettere da Azkaban avevano smesso di arrivare e sua madre aveva pianto tutta la notte. Li aveva dimenticati, aveva perso la memoria per la troppa angoscia. E Draco pensò che, per quanto lo riguardava, neanche Azkaban avrebbe potuto fargli dimenticare Hermione.
A che serviva il sangue puro? Era nocivo quello sporco? O erano solo paranoie nate perchè il mondo e gli esseri umani, fondamentalmente, non sono in grado di accettare la felicità che gli è donata? Si parla tanto di ricerca della felicità quando l'uomo, più che andarne alla ricerca, sembra fuggirne terrorizzato. Draco la guardò, visibilmente spaventato. E quella voglia matta di stringerla a sè, combinata con l'istinto premente di fuggire lontano da lì, gli fecero comprendere ed accettare quello che effettivamente ed irreversibilmente era accaduto.
Si era fatto fregare.
E ne era felice.
Chiuse gli occhi, sfiorandole le labbra con le proprie per lasciarvi un leggero bacio. Intrecciò appena le sue labbra con quelle di lei, prima di ritrarsi lentamente, trovando due iridi ambrate che lo fissavano smarrite. E non ebbe neanche il tempo di scusarsi per quel gesto avventato, che delle mani afferrarono il suo viso e lo avvicinarono di nuovo. Fu quasi un riflesso chiudere gli occhi, mentre questa volta era Hermione a baciarlo. Con irruenza, forse rabbia o passione repressa da sfogare su delle labbra salate almeno quanto le sue. Non fu un bacio come gli altri, per nessuno dei due. Hermione lo strinse a sè, avvertendo il cuore quasi sfondarle il petto.
Era diverso.
Da Krum, dalla rudezza delle sue labbra e dal pungere fastidioso della sua leggera barba. Da Cormac, da quelle mani che vagavano sulla sua schiena avide e dall'irruenza che sentiva nei suoi morsi. Ed era diverso da Ron. Dal modo dolce ed impacciato che aveva di farla intenerire, di stringerla forte a sè e non lasciarla mai andare, dai suoi capelli rossi che le solleticavano il naso.
Draco non era dolce, non era rassciurante e tantomeno buffo. Non era irruento, rude o fastidioso. Semplicemente, non era nessun aggettivo che esistesse. Lui la baciava con disperazione, con forza e determinazione; ma anche con insicurezza, paura e rabbia. E lei aveva imparato a riconoscere il suo tocco delicato, il sapore leggero di menta che avevano sempre le sue labbra e la lentezza con cui si baciavano ogni volta. Coma a volersi assaporare, lentamente, conoscendosi a poco a poco. E poi, le mani di lui correvano sempre fra i suoi capelli, sul suo viso, a cercare le sue mani, come se avesse avuto bisogno di aggrapparsi a lei.
E lui si aggrappava effettivamente a lei, ma sapeva anche essere un appiglio. Draco continuò a baciarla, sentendo che il suo cuore battere tanto forte da voler quasi sfondare la cassa toracica. E quasi non ci credette quando sentì il cuore di lei fare lo stesso, mentre la Granger gli tremava fra le braccia.
La stava baciando.
Di nuovo.
A pensarci qualche anno prima, si sarebbe tagliato le vene. Ma in fondo è proprio questo il potere del tempo, no? Riuscire a cambiare le cose. E se, il più delle volte, questo mutamento si identifica con qualcosa di prettamente negativo, con la distruzione di castelli di sogni e lacrime di ricordi; almeno questa volta, devo congratularmi con lui. Il tempo era stato l'arcobaleno che, dopo una terribile tempesta, aveva colorato i cuori di due ragazzi e lasciato questa storia nelle mie mani inesistenti. Ed è lui il vero scrittore, io non sono che la voce narrante di una storia semplice, struggente e meravigliosa.
Il tempo aveva irrimediabilmente, irreversibilmente cambiato le cose per sempre. Hermione Granger e Draco Malfoy si stavano baciando, sotto un cielo stellato in una splendida notte primaverile. Draco si staccò da lei, sorridendo. Era una consapevolezza amara quella che gli sfiorava gli occhi, quasi incredula. Non seppe come fossero arrivati a tanto, come lui stesso lo avesse capito, ma lo accettò all'istante.
Non le disse che l'amava, certo, sarebbe stato stupido e sbagliato. Ma, adesso, l'errore stava solo nell'essenza concreta delle cose. Perché il cuore la sua decisione l'aveva presa pochi minuti prima, succube di una forza di attrazione contro la quale nulla poteva. La ragazza ebbe un brivido.
-Hai freddo?- le chiese, dandosi dell'idiota per non avere neanche una giacca da offrirle.
Ma Hermione scosse il capo: i brividi erano provocati da altro. Sorridendogli, si alzò. Per un attimo sembrò che se ne stesse andando, che avesse deciso di lasciargli la mano e far sì che precipitasse in quel turbine buio che da sempre era stato il suo destino. Ma poi, dolcemente, gli fece aprire le gambe e vi si sedette in mezzo, poggiando la schiena sul suo torace e prendendogli le mani.
Draco boccheggiò, trovandosi con il naso immerso tra i suoi capelli, stordito dal forte profumo di miele che emanava la Granger. Era una posizione così... intima. E lui si sentì meglio, anche se solo un po'. Cingerla da dietro ed avvicinarla lo faceva stare bene, anche se non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce. Abbassò lo sguardo e, segretamente, arrossì. Lei non avrebbe potuto vederlo e, aggiungerei, era già diventata rossa venti minuti prima.
Hermione gli strinse la mano, alzando lo sguardo ad osservare la bellissima volta celeste. Migliaia di puntini bianchi facevano da cornice al quadro più bello che avessero mai visto.
Cosa rappresentava?
Un cerchio perfetto.
-C'è la luna piena.- constatò Hermione, come se se ne fosse accorta solo in quel momento.
Draco, invece, lo sapeva benissimo.
Ora aveva capito cosa si provasse a sentirsi come la luna, incompleti. Glielo aveva insegnato proprio quella sfera di luce, sopportare ed andare avanti. Perché, prima o poi, troverai quella parte incompleta come te, un pezzo perfetto per riempire il vuoto che ti rende tanto solo.
-Pensi che lei...- continuò Hermione, bloccandosi con un singhiozzo improvviso.
"...La luna è mezza vuota, mezza piena, un po' come sono io senza te."
Quella notte, ora che Marylin aveva raggiunto suo figlio, c'era la luna piena. Ed era vicina alla Terra, sorprendentemente vicina. Emanava una luce molto forte. Sapete, si dice che i sognatori più arditi siano in grado di leggere le emozioni della luna. I suoi crateri sono profondi ed irregolari, talmente tanto che anche a distanza è possibile riconoscerne le concavità sulla faccia pallida del satellite. I più dicono che non significhi nulla, sostengono sia una sciocchezza inventata una notte d'estate, per passare del tempo. Ma la verità è un'altra, profonda e bellissima come poche altre. Osservate la luna, questa sera, e leggete sul suo volto ogni singola emozione. Se sarete bravi, potrete nitidamente distinguere due occhi e delle labbra arricciate, mentre vi osservano con un sorriso enigmatico. E non sentitevi soli. Perchè lei conosce la vostra storia e, magari, l'avra persino raccontata alla stella cadente che qualche anno fa ha esaudito il vostro piccolo, grande desiderio.
-Penso che sarebbe bello.- rispose Draco. Ed Hermione sentì delle lacrime bagnarle il collo, mentre le labbra calde del giovane le sfioravano il lobo.
-Aveva ragione, Marylin.- la grifondoro sorrise, sentendo il serpeverde irrigidirsi a quel nome -Tendiamo sempre a buttare via le cose più belle che abbiamo, a trascurarle... per poi ricordarci della bellezza dei particolari quotidiani solo quando li abbiamo persi. Il tempo cambia irrimediabilmente le cose, ma io non sono mai stata bene come adesso.
Quasi si maledisse per averlo ammesso ad alta voce, per avergli sbattuto in faccia la sua vittoria. E se lui si fosse spaventato, se l'avesse respinta o derisa? Ma Draco si limitò a baciarle il collo, in silenzio e lentamente. Avrebbe voluto risponderle, ma a quelle parole la felicità era stata tale ed inaspettata da congelargli persino la capacità di emettere un qualche suono.
-Non dovresti.- le sussurrò in risposta, quando si fu ripreso.
-Neanche tu.
Draco guardò oltre la spalla della ragazza, il sole stava sorgendo. Una luce calda spuntava dal basso orizzonte, mentre alcune stelle sparivano gradualmente nell'oscurità. Avrebbe voluto prendere quella sfera prepotente e farla tornare indietro con la forza, per poter stringere la Granger ancora un po' e non doverne affrontare le conseguenze. Spostò lo sguardo sulla luna e questa, immobile, lo rassicurò. Lo fece perchè rimase lì, caparbia e coraggiosa, si sarebbe lasciata coprire da una luce più forte della sua, ma non sarebbe andata via.
-Resterai?- chiese, titubante.
Gli aveva promesso che l'avrebbe fatto, qualche settimana prima, qualunque cosa fosse accaduta. Ma, per qualche strana ragione, aveva bisogno di sentirglielo dire. Ed Hermione sapeva benissimo cosa significasse, quando gli rispose. Senza esitazioni, voltandosi a guardarlo ed incrociando il suo sguardo limpido.
-Resterò.
Non è così difficile, dopo tutto, trovare il proprio qualcosa a cui aggrapparsi. Non nego che il mondo sia un gran bastardo, pronto a giocarti brutti tiri, a farti soffrire. Dico soltanto che ognuno deve avere la sua ancora di salvataggio, l'asso nella manica da tirare fuori quando il gioco del destino si fa duro. E non importa chi tu sia o da dove venga, dove tu sia nato o cosa gli altri abbiano scelto per te. No, solo tu puoi decidere come sarà la tua vita. E, quando avrai finalmente trovato il coraggio di essere te stesso, ti guarderai intorno e scoprirai di non essere più solo. Perchè qualcosa, qualcuno, brillerà per te come un faro nella notte più buia. Per sempre.
Ed allora, avrai trovato il satellite della tua vita.
·Spazio Autrice·
Io sono una persona orribile. Una cattivissima persona orribile. Non mi sono fatta minimamente sentire per una settimana intera, non ho potuto rispondere ai vostri commenti e non vi ho avvisati del ritardo dell'aggiornamento. A mia difesa posso dire soltanto che è stata una settimana pienissima, senza un solo attimo di riposo... ma finalmente è finita! Spero il capitolo più lungo del solito vi aiuti a perdonarmi... ):
In compenso, il prossimo capitolo arriverà in anticipo! Venerdì prossimo sarà venerdì santo e non potrò aggiornare, quindi sto già preparando il capitolo che, ve lo prometto, arriverà in settimana!
Per quanto riguarda questo capitolo, invece, credo abbiate compreso sia il più importante della storia: non solo per il titolo e per il fatto che è perfettamente quello centrale, ma per ciò che succede. Draco in particolare subisce un cambiamento verso la fine: esattamente il cambiamento a cui lo ha spinto il legame con Marylin. Voi cosa ne pensate? Ho reso bene l'idea? Vi è piaciuto o vi ha annoiato? Io non sono molto contenta, lo programmavo dall'inizio, ma non mi piace tanto. Vi prometto che nel prossimo saprete qualcosa anche degli altri personaggi: questo doveva per forza essere incentrato sulla dramione.
In ogni caso, vi ringrazio per averlo letto ed essere arrivati fino a questo spazio autrice! Siamo quasi a 5000 stelline e 50.000 visualizzazioni, per non parlare dei commenti *-* ... Non so come ringraziarvi, siete una spinta ad andare avanti e non arrendermi mai, anche attraverso uno schermo.
Avviso importantissimo: l'indovinello per il narratore si chiude a questo capitolo. Ho preso questa decisioni poichè, per forza delle cose, questo capitolo smaschera praticamente tutto, anche se non ancora apertamente. Nella storia ho lasciato indizi graduali, dai più complessi a quelli banali. E molti di voi hanno indovinato! Nessuno ci è riuscito al primo colpo, ma faccio i miei più sinceri complimenti a coloro che sono riusciti a capirlo! Alla fine della storia, vi farò i miei complimenti e saprete che siete stati dei veri Legilimens!
Ho scritto un poema, chiedo scusa anche per questo. Vi lascio con un forte abbraccio, chiedendovi di commentare con le vostre impressioni e dirmi se la storia vi sta piacendo. Avete teorie sul personaggio misterioso comparso nel capitolo precedente?
Noi ci sentiamo presto!
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