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Capitolo XXVI - Bellezza

"Come due pezzi di carbone trasformati in perle dalla pressione della nostra esistenza. Bellezza che nasce dal dolore."
(Hunger Games)


Non erano scesi per cena. La promessa che Hermione aveva fatto alla signora Cassiegood era stata completamente dimenticata, assieme a tutte le loro intenzioni di averla vinta in quel piccolo battibecco nato. Avevano preferito fare... altro.
Non fraintendete, se ne stavano semplicemente sdraiati sul letto l'uno accanto all'altra, evitando accuratamente di sfiorarsi anche solo per sbaglio. Era stata una decisione presa con calma, che aveva prodotto brividi in entrambi. Dopo il bacio, ancora occhi negli occhi e cuore impazzito, lui aveva abbassato lo sguardo e lei aveva completamente, definitivamente perso la testa. Aveva fatto qualcosa di completamente inaspettato, sorprendendo Draco.

A dirla tutta, aveva sorpreso anche se stessa. Quando gli aveva preso la mano il suo cuore era impazzito ed Hermione aveva cercato di fare una smorfia simile ad un sorriso, per mascherare il leggero tremolio delle sue labbra.

Si era scusata, di nuovo, e Draco era quasi scoppiato a ridere.
Insomma, lo avrebbe fatto sicuramente se la sua mano non fosse stata ancora fra quelle della ragazza.

Hermione aveva riflettuto, il labbro fra i denti e gli occhi che rifuggivano quelli di lui. Pensava, immancabilmente, a Ron. Non sapeva se, in effetti, il loro fidanzamento fosse ancora valido, visto che lui le stava praticamente dando la caccia. E, nonostante questo, non poteva fare a meno di sentirsi in colpa.

Lei si stava innamorando di Malfoy.

Pensava che, stando così a stretto contatto con lui, conoscendolo per davvero, avrebbe ricominciato a disprezzarlo. Invece, aveva finito per accorgersi di quanto fosse diverso da come lo aveva sempre immaginato. In senso positivo, naturalmente. Ed, ancora una volta, vi chiedo di non fraintendere. Draco Malfoy era sempre lo stesso. La sua arroganza le faceva saltare i nervi, le battutine sarcastiche e gli epiteti poco carini non mancavano e più di una volta Hermione era stata tentata di tirargli l'ennesimo pugno. Tuttavia, c'era una strana ed inconsapevole bellezza in lui. Le si stringeva il cuore senza motivo, le veniva da trattenere il respiro ed i brividi arrivavano indesiderati.

E non c'è modo di amare più sincero, che innamorarsi dei difetti. Di quella parte di una persona che si dovrebbe odiare, delle storture. Nessun bravo scrittore si affeziona agli errori di battitura, nessun uomo sano di mente s'invaghisce dell'impossibile. Ma, ragazzi, chi ama non è mai sano di mente e ci si innamora sempre delle imperfezioni.

-Sarà meglio andare a dormire.- aveva detto subito dopo il loro bacio, osservando Draco riabbassare lo sguardo, la luce nei suoi occhi si era spenta e lui aveva appena annuito. Le sembrava buffo che, davanti a lei, ormai non fosse neanche più capace di rindossare quella sua solita maschera.

-Certo,- aveva risposto, sarcastico -Buonanotte allora.- ed aveva provato a farla da parte, per passare e raggiungere il suo materasso, sistemato a terra. Distante da lei.

Ma subito una mano si era posata sulla sua spalla e, voltandosi, si era trovato il sorriso incerto della mezzosangue a poca distanza dalle sue labbra dischiuse per la sorpresa. Aveva accennato al letto matrimoniale e, senza dire una sola parola, si erano distesi insieme.

Decisa, Hermione si voltò verso di lui.

-Hai ragione, prima o poi dovremo parlarne.- soffiò, sospirando.

Draco rimase a pancia in su, non aveva il coraggio di guardarla negli occhi, non sapeva quando avrebbe smesso di provare quella terribile ed opprimente sensazione di inadeguatezza con lei.

Annuì.

Hermione si mosse appena, a disagio; poi la sentì tirare un respiro più pesante dei precedenti e prepararsi a parlare.

-È sbagliato per te?- gli chiese, e lui serrò gli occhi. Chiudendoli non avrebbe avuto la tentazione continua ed irreprimibile di voltarsi a guardarla, sarebbe stato circondato solo dall'oscurità che da sempre aveva avvolto la sua vita.

La risposta?
No.

Per lui quella era la cosa più giusta del mondo. Merlino solo sa quanto tutto il suo mondo avesse finito per rovesciarsi; e Draco in quel momento avrebbe voluto solo prendere la Granger fra le braccia e stringerla sé, anche fingendo di essere qualcun'altro, se necessario. Quindi no, per lui in tutto quello non c'era niente di sbagliato. Eppure, non poté fare a meno di chiedersi se quell'aggettivo non si riferisse soltanto a lei.

Se non fosse per lei un errore stare con uno come lui.
E sentì il cuore versare un'altra, consistente, goccia di sangue.

-Per te lo è?- chiese, in risposta.

Sapeva che gli avrebbe mentito, ne era sicuro. Così, quasi miracolosamente, trovò il coraggio di voltarsi verso di lei. Di colpo, tanto da farla sobbalzare, ma Hermione non si ritrasse. Gli occhi, inevitabilmente, si erano incastrati gli uni negli altri in una catena di opposti, mentre le labbra, a soli pochi centimetri le une dalle altre, fremevano per potersi anche solo sfiorare. Hermione provò a distogliere lo sguardo, ma questo tornò immediatamente in quello di lui, come attratto da un qualcosa di magnetico e forte.

Non avrebbe potuto mentirgli in quel modo.

Dannazione! Lei doveva mentirgli. Doveva ripetergli la medesima, falsissima frase. Errore, errore, errore. E quel suono nella sua testa già si affievoliva, mentre osservava gli occhi di Malfoy, a partire dal grigio di un temporale, rasserenarsi mentre guardavano lei.

Come poteva essere sbagliato?

Una lacrima scese lungo la sua guancia, senza che la ragazza neanche se ne accorgesse. Ormai, aveva anche dimenticato cosa significasse piangere. Accadeva sovente che qualche lacrima sfuggisse al controllo rigido della mente sul cuore, ma si trattava sempre e solo di poche ribelli, che Hermione aveva preso ad asciugarsi quasi automaticamente.

Ci fai l'abitudine, al dolore... e quello diventa una stupida quotidianità.

Si accorse di star piangendo solo quando vide la mano di lui protesa verso il suo viso e percepì il tocco delicato della sua carezza, mentre raccoglieva una lacrima. Sembrava concentrato, Draco, come se guardandola negli occhi le stesse leggendo l'anima.

-Hai paura?- le chiese, abbassando la mano e constatando contrariato che non sarebbe mai riuscito a vedere il suo viso completamente rasserenato. Puoi asciugare quante lacrime ti pare, ma queste continueranno sempre a scendere.

Hermione, dapprima, scosse la testa con decisione, mentre qualche ricciolo ribelle le finiva sugli occhi. Lui sorrise divertito e, subito dopo, lei chiuse gli occhi ed ammise una triste verità.

-Sì, io ho paura.- mormorò, le palpebre frementi e le sopracciglia aggrottate.

I grifondoro hanno paura.
I coraggiosi hanno paura.
I forti hanno paura.
E allora, forse, anche Hermione Granger può avere paura.

Perché ciò che mostri non implica quello che sei, le maschere il più delle volte sono dure a cadere e facili da indossare.

Draco la fissò, mentre si avvicinava a lei, fino a sfiorarle le labbra.

-Anche io.- mormorò, catturandole le labbra con timida dolcezza.

Vedete, la paura è un sentimento molto forte. Ve lo dico io, non potrete mai cancellarla dalla faccia della Terra. Però, in piccoli attimi di gloria, potreste riuscire a sconfiggerla. Si tratta di una guerra infinita, della quale potreste riuscire a vincere delle piccole battaglie.

Come Draco ed Hermione, che, lentamente, stavano cancellando la paura con un coraggio che, da soli, non avrebbero mai avuto. Se hai paura di qualcosa, basta chiudere gli occhi e cercare un appiglio, un punto fermo che ti faccia ritrovare dentro di te il coraggio. Qualcuno che ti accompagni nella tua traiettoria, che ruoti intorno a te e ti protegga.

La tua luce nell'oscurità, un "lumos" che illumina il cuore.

***

Anna Pattinson aveva sei anni ai tempi della sua prima magia, per l'esattezza quando Dorothy ne aveva soltanto due. Stavano leggendo un libro delle favole, il principe aveva finito per sposare la principessa e le due sorelle avevano ingaggiato una lite sul finale. Dorothy sosteneva che fosse giusto così, che tutte le favole dovessero finire bene, con le streghe cattive che vengono sconfitte e le principesse che vivono per sempre felici e contente. Anna, invece, si chiedeva se questa fosse anche la realtà, se fosse giusto illudere i bambini con delle favole non veritiere. Non le erano mai piaciuti troppo i principi azzurri. Così, chiuse gli occhi e cambiò il finale. Immaginò che il principe si innamorasse della strega e che la povera principessa finisse per essere per sempre succube di una matrigna cattiva, che il garzone del villaggio, innamorato della protagonista, avesse anche lui una possibilità di stare con lei.

E, quando aprì gli occhi, la storia era cambiata.

Dorothy era scoppiata a piangere ed i loro genitori le avevano preparato una torta, era stato uno dei pomeriggi più strani di tutta la sua vita. Sarebbe finita in corvonero, mentre Dorothy era sempre stata una perfetta tassorosso. La loro diversità le aveva unite come non mai, un legame indistruttibile, immune a tutto. Tutto, tranne la morte.

Quando Anna aveva ritrovato suo fratello David, tra di loro era stato odio a prima vista. Lui era crudele, faceva spesso degli scherzi meschini e discuteva di strani ideali loschi. Non parlavano molto, anche a causa dell'abnorme differenza di età. Questo, fino alla morte di Dorothy. Da lì in poi, erano diventati una sottospecie di complici assetati di vendetta.

Le parole di Harry Potter le tornarono alla mente.
"E se la storia non fosse come pensi tu?"

Come poteva credergli? Lui era l'eroe, il principe azzurro della favola. E lei, nei principi, non aveva mai creduto.

-Scusami, hai visto Cho?- lo ricordava ancora, sembrava nervoso quella volta.
-No.- aveva risposto, imbarazzata. Conosceva Harry Potter solo di fama, non si erano mai rivolti la parola, neanche a lezione.

Le era sembrato bello, ma non troppo. Il tuo ragazzo di allora, Andrew, era oggettivamente molto più carino.

-Scusa.
-No, emh.. sono stato io a venirti addosso.- era arrossito appena.

In cinque anni, gli aveva parlato solo due volte.

-Buona fortuna, Harry Potter.- aveva pronunciato il suo cognome in modo strano, come per sottolinerarne il valore. Un valore, però, che non era quello attribuitogli da tutto il resto del mondo.
-Farò del mio meglio.

E, dopo quella frase, era riuscito a salvare il mondo intero.
Anna ricordò che, dopo aver assistito così da vicino alla guerra, aveva cambiato idea. Forse, i principi azzurri esistevano davvero ed Harry Potter era proprio uno di loro. Solo, non il suo.

***

Uccidi, Draco.

Il medesimo incubo lo fece destare in piena notte, la sensazione di sudore freddo ed ansia crescente orami rientrava nell'abitudine, così come respiro pesante ed i pochi secondi di disorientamento che seguivano il risveglio. Non rientrava nelle consuetudini, invece, il calore emanato dal corpo esile della Granger, che si intravedeva appena attraverso l'ammasso di coperte giacente alla periferia del letto.

Ma certo, si erano allontanati il più possibile prima di dormire.

Salutate tutti la nostra ospite...

Draco chiuse gli occhi, tentando di riprendere sonno, ma Morfeo sembrava giocare con lui e le immagini dell'incubo appena fatto gli tornavano in mente ogni volta che riabbassava le palpebre.

Draco...
No.

Draco..
No.

Draco.
No, no, no!

Uccidi.

Con uno scatto fulmineo, il serpeverde si alzò dal letto. Barcollò leggermente, tenendosi saldo al legno del baldacchino, prima di avviarsi verso la porta. I piedi si muovevano in modo assolutamente scoordinato fra loro, Draco sentiva appena le guance umide ed il cuore sembrava volergli schizzare fuori dal petto.

Che fosse un attacco di panico? Per cosa, poi?

Scese le scale, tenendosi saldamente al corrimano; i piedi nudi tremarono al contatto con la superficie gelida del soggiorno. Non seppe come riuscì ad arrivare fino alla cucina, con il corpo tremante e le gambe che a malapena reggevano il suo peso. Probabilmente, non si era neanche accorto di essere scoppiato in lacrime.

Afferrò un bicchiere e lo riempì d'acqua, con movimenti goffi, finendo per inzupparsi quasi completamente la manica destra del pigiama. Proprio mentre portava il bicchiere alle labbra, un ulteriore brivido lo fece tremare da capo a piedi e l'unica cosa che udì, sobbalzando, fu il suono di vetri infranti.

Il buio lo aveva circondato. Un'oscurtità assordante, che aveva le voci di Lord Voldemort.

Draco.

Le mani tremarono mentre si accingeva a raccogliere i cocci del bicchiere, i pezzi di vetro gli scivolavano tra le mani bagnate e le lacrime rendevano la sua visuale sfocata. Tra i denti teneva la lingua, mordendosela a sangue pur di trattenere i singhiozzi. Alla fine, non emetteva che suoni strozzati ed acuti, il respiro che tentava disperatamente di tornare regolare.

Uccidi.

-Cosa fai, caro?- la voce della signora Cassiegood lo fece sobbalzare, aveva parlato in modo dolce ed allo stesso tempo incerto.

Draco si accorse solo in quel momento che un pezzettino di vetro gli si era conficcato nella mano e che, se fosse stato lucido, gli sarebbe bastato prendere la bacchetta per rimediare a quel brutto pasticcio. Maledicendosi, puntò gli occhi colmi di lacrime in direzione di Marylin: si vergognava così tanto. Per una settimana aveva evitato quella donna il più possibile, con la costante paura di poter leggere nei suoi occhi un dolore sordo ed un forte risentimento nei suoi confronti per la morte del figlio. Certo, lei non sapeva che la sua famiglia era stata uccisa dai mangiamorte, nè tantomeno che lui era uno di loro. Ma, in tutti quegli anni, una cosa Draco la aveva imparata. Le cicatrici non le cancelli con tempo, non esiste un incantesimo che rimetta al loro pozzo i pezzi del cuore. E, ad un certo punto, si perde la capacità di sorridere con gli occhi. Ti si spegne lo sguardo e, da lì in poi, vivrai con la consapevolezza di essere morto molto tempo prima.

Perché questa donna sembra... diversa?

Marylin se ne stava ancora immobile, in piedi. Guardava il ragazzo inginocchiato per terra preoccupata, triste, dispiaciuta, tutto fuorché risentita. Nel suo sguardo sembrava esserci sincera preoccupazione, mentre si avvicinava a lui con l'intento di aiutarlo.

-Io...- la voce del serpeverde era strozzata, le parole spezzate -Mi dispiace... rimetterò a posto.- poi, distolse lo sguardo da quello della donna e sussurrò più piano -Mi dispiace.

Mi dispiace.
Mi dispiace.
Mi dispiace.

Marylin si chinò verso di lui, confusa, e gli porse la mano. C'era una scintilla quasi sorprendente nel sorriso rassicurante che gli stava rivolgendo, come se il dolore, la cattiveria, tutto le scivolasse addosso senza intaccare minimamente la sua infinità bontà.

-Forza, medichiamo quel brutto taglio.- gli intimò dolcemente, mentre gli prendeva tra le sue la mano ferita -Ora ti metti seduto e mi racconti cosa è successo, che ne dici?

Tali parole rivolte da una babbana in persona a Draco Malfoy avrebbero sconvolto chiunque. Eppure, docilmente, il ragazzo si lasciò condurre verso il tavolo e si sedette in silenzio. Non oppose resistenza alla donna come a se stesso, ignorò i pregiudizi di una vita e capì che, in fondo, non era poi così difficile.

Marylin si chinò su di lui e, di scatto estrasse il pezzo di vetro dalla sua mano. Senza dire una parola, prese delle bende e gli fasciò la ferita. Quando ebbe finito, andò verso i fornelli e continuò a brontolare su cose futili, come sul fatto che quella sera ci fosse la luna piena e che quella circostanza fosse considerata di buon auspicio.

-Ne faccio una tazza anche per me.- aggiunse allegra, mentre trafficava con delle bustine per il thè.

Draco provò più volte l'irrefrenabile impulso di alzarsi e correre di sopra, continuando ad evitare quella strana babbana. Era la prima a cui rivolgesse la parola ed era rimasto sorpreso nello scoprire che il suo modo di parlare non fosse diverso da quello dei maghi.

Era... gentile. Non che questo fosse mai stato un requisito importante per Draco, ma lo faceva sentire bene e, stranamente, a suo agio.

Mentre la signora Cassiegood era ancora voltata, si alzò la manica del pigiama e scoprì il marchio nero. Era ancora vivido sulla sua pelle, il nero di un serpente sulla sua pelle chiarissima.
Magari, se la signora Cassiegood avesse saputo la verità, non lo starebbe trattando in quel modo.
Fece appena in tempo a coprire il suo tatuaggio, prima che Marylin si sedesse di fianco a lui, porgendogli una tazza fumante piena zeppa di uno strano liquido arancione scuro.

-Be', sputa il rospo!- berciò la donna, mentre già portava alle labbra arricciate la sua bevanda.

Titubante, Draco si bagnò appena le labbra con il thè, incerto su se fosse o no del veleno.
Insomma, doveva essere velenoso. Quella situazione era troppo assurda e, cosa ancora più strana, quasi piacevole.

-Ho.. ho solo avuto un incubo.- si sorprese della sua voce fioca, si vergognò della debolezza del sangue puro a confronto con quello sporco.

-Capisco.- borbottò Marylin, anche se in realtà non aveva capito come mai quella reazione esagerata da parte del ragazzo -Non ti chiederò di raccontarmelo,- aggiunse, leggendo chiaro sollievo nello sguardo del suo interlocutore -ma ho voglia di leggerti io una storia.

Si alzò, zoppicando leggermente, e raggiunse la piccola libreria posta in soggiorno. Quando tornò, aveva fra le mani un libricino sottile, che Draco riconobbe come il libro che stava leggendo la Granger qualche giorno prima. La voglia di scappare si fece più forte, ma le sue gambe avevano ormai perso ogni forza.

Come se niente fosse, Marylin cominciò a leggere pagina dodici.

-"'C'è bellezza in certe cose', si usa dire. Eppure, alla luce dei recenti avvenimenti, vorrei modificare la precedente affermazione in... 'C'è bellezza in tutte le cose.' Anche quelle più oscure e terribili, che vediamo come la fine di ogni cosa. E, sotto sotto, c'è bellezza anche nella fine. Nelle lacrime se qualcuno te le asciuga, nel dolore quando capisci che puoi farcela comunque, nei brutti sogni quando ti svegli e nella paura se riesci a vincerla. Ma, soprattutto, c'è bellezza in te. Chiunque tu sia e qualsiasi cosa ti abbia spinto ad aprire questo libro. Lascia che le parole ti portino lontano, immagina che con esse tu possa costruire un universo, credi, vivi, leggi. I punti di riferimento non sono importanti solo in matematica, certe volte è da lontano che si notano i particolari più preziosi. Come la Luna, che girando intorno al mondo, coglie la bellezza nelle cose più assurde. In te. Nei tuoi fallimenti, nei tuoi rimorsi, nelle tue paure... E la sua luce ti raggiungerà sempre, assieme a quella delle stelle, tirandoti fuori dai tuoi incubi. Semplicemente, ti leggerà come fossi un libro per lei. Il libro della Luna, il libro Luna.
Se non lo avessi ancora capito, te lo ripeto... Devi trovare il satellite della tua vita."

Marylin chiuse il libro e lo poggiò sul tavolo con calma maniacale, mentre alzava soddisfatta lo sguardo sul ragazzo. Draco, dal canto suo, era rimasto immobile, non sbatteva neanche le palpebre. Non tanto per la bellezza stessa di quelle parole, ma per tutti i significati nascosti in esse, quelle piccole paroline equivoche che non poteva non associare a lui.

C'è bellezza in tutte le cose.
Anche in te, anche se credi di essere sbagliato.

Lacrime. Dolore. Incubi. Paura.
Puoi sconfiggerli.

La luce della Luna ti salverà, devi trovare il satellite della tua vita.
O, forse, lo hai già trovato e stretto tra le braccia.

La signora Cassiegood ridacchiò fra sé, domandandogli se quelle parole non lo avessero incantato. Erano molto belle oggettivamente, ma per lui avevano un significato davvero speciale. Così, la donna si alzò per riporre il libro al suo posto.

Al suo ritorno, dopo pochi secondi, Draco sembrava essersi ripreso. Sorseggiava lentamente il thè (che sembrava addirittura piacergli!) e teneva lo sguardo fisso nel vuoto. Marylin sorrise.

-Il libro Luna contiene dodici storie diverse, una per pagina.- gli occhi le brillarono -Semplici, brevi e significative. Lo regalai a mio figlio perché gli sarebbe piaciuto fare lo scrittore, pianse leggendo la dedica che gli avevo scritto alla prima pagina.

Draco si ricordò di qualche giorno prima, quando Hermione era andata a fare la doccia ed aveva lasciato il libro indisturbato sulla scrivania. Rammentò di come avesse resistito a dare una sbirciatina veloce, ma al momento non aveva dato molta importanza ai brividi che lo avevano attraversato leggendone le prime parole.

-È una dedica molto bella.- disse e, per la prima volta in quella sera, la voce suonò sicura e lo sguardo si fissò sincero in quello di Marylin.

-Ti ringrazio, caro.- rispose quest'ultima -Vedi, mio figlio è morto il 12 di dicembre; ma il libro conteneva solo undici storie, così l'ultima la ho aggiunta io.- la voce le si incrinò -Hermione dice che secondo lei è la più bella.

-Hermione ha ragione.- rispose Draco, mentre le parole quasi gli scivolavano fuori insieme ad altre lacrime.

-Non dovrei immischiarmi,- cominciò la signora Cassiegood -ma credo che tra voi ci sia qualcosa di molto speciale. Lo vedo da come vi respingiate ed attiriate esattamente come farebbero due satelliti. Mi ricordate questo libro, non ho potuto fare a meno di rileggerlo ed osservare voi due che-

-Si sbaglia.- la interruppe, scuotendo con decisione il capo ed alzandosi da tavola.

-Ne sei sicuro, Draco?- rispose allegra Marylin, mettendosi in piedi a sua volta: il suo perenne buon umore continuava a confonderlo.

-Non mi chiami così...

-È il tuo nome.

-Lei non capisce!- sbottò lui e, di scatto, si scoprì l'avambraccio, mostrando alla padrona di casa il suo tatuaggio -Si ricorda di questo?!

E, ancora una volta, la signora Cassiegood non si scompose. Mise un mano sul braccio del ragazzo, facendogli lentamente abbassare il braccio proteso.

-Sì, non potrei mai dimenticarlo.- disse, improvvisamente seria -Non ti conosco, Draco, ma i tuoi occhi mi dicono che non avresti mai ucciso la mia famiglia. Quel brutto disegno non dice nulla su di te che i tuoi occhi non abbiano già smentito.

-Lei non sa-

-Hermione sa?- lo interruppe.

-Sì, la Granger sa.

-Ed è ancora qui, con te?

Draco ammutolì. La signora Cassiegood, invece, si aprì in un sorriso davvero molto dolce e, improvvisamente, senza che lui avesse il tempo di rendersene conto o allontanarla, avvolse il serpeverde in un forte abbraccio.


.Spazio Autrice.

Capitolo confuso, I know. Davvero, ci ho pensato parecchio tempo e non sono riuscita a sbrogliare la situazione. Ho tagliato parecchie parti ed invertito l'ordine degli avvenimenti (un casino assurdo, vi giuro?, ma niente da fare.
Chiedo infinitamente venia, il solito ritardo è stato inevitabile anche questa volta. Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto, perché ho una domanda importante da porvi: quanto rilievo volete che dia ad Harry ed Anna, o a Blaise e Ginny?
Siamo in una dramione, me ne rendo conto. Per questo motivo, attendo le vostre risposte e mi regolerò di conseguenza.

Siamo fissi da due giorni al 62° posto in fan fiction, vi ringrazio davvero di cuore. Le vostre stelline sono tante e luminose, i commenti continuano a riempirmi di gioia... Ragazzi, siete fantastici e continuerò a vita ad annoiarvi con i miei ringraziamenti.
A venerdì!

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