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Capitolo XXI - Restare

"Non ti innamori delle cose perfette, senza segni. Le cose perfette sono di tutti. Ti innamori delle zone d'ombra, delle crepe, delle storture che vedi e senti dentro, che ti appartengono. Ti innamori di chi è riuscito a sopravvivere."
(Valentina D'Urbano)

-Togli quelle mani luride da mio figlio.- ordinò freddamente la donna, la bacchetta tenuta rigida davanti a sé.

David aggrottò le sopracciglia, prendendosi chiaramente una pausa per riflettere. Poi, come al solito, fece elegantemente schioccare la lingua e sorrise in direzione della donna.

-Mi avevano dato la bella notizia della tua morte, Narcissa..- sussurrò pensieroso; e, a quelle parole, Draco comprese di non star avendo un'allucinazione.

Si irrigidì, i pugni serrati e gli occhi ancora iniettati di lacrime cristalline. Aprì la bocca, per poi richiuderla subito dopo: voleva chiamarla, nonostante sapesse che la voce gli sarebbe uscita strozzata, roca. Voleva dire solamente "mamma", ma la bacchetta di David premette ancora di più sulla sua gola ed il tassorosso lo spinse contro l'albero.

-Lascialo immediatamente!- scattò subito Narcissa, avvicinandosi di un passo.

-Oppure, potrei ucciderlo..- disse l'altro uomo, con voce suadente -In fondo, sono qui per questo.

La sicurezza della donna parve vacillare a quelle parole, ma la bacchetta rimase puntata verso il mangiamorte più grande. Da quando era arrivata, non aveva ancora posato lo sguardo su Draco; e questo a lui aveva fatto male.

Salazar, credeva che fosse morta!

Ed ora invece era lì, davanti a lui, sana e salva. Avrebbe voluto correre fra le sue braccia e stringerla forte, come aveva sempre temuto di fare. Con Lucius presente non poteva e, quando suo padre se n'era finalmente andato, la paura e la vergogna nei confronti del passato l'avevano spinto ad allontanarsi sempre più da lei.

-Abbassa la bacchetta, signora Black.- disse duramente David.

Lei non se lo fece ripetere due volte, lasciò cadere la bacchetta per terra ed alzò le mani, tentando ancora di fare un passo avanti.

-David..- mormorò appena, quando lui la fermò con un rigido gesto del capo -Ti prego..

E, per la prima volta dopo tanto tempo, Narcissa Malfoy Black pianse. Non disperatamente, come accade sovente in certe situazioni. Il suo era un pianto senza urla, silenzioso e struggente. Le lacrime scivolarono sulle sue guance in un modo quasi orgoglioso, elegante, come tutto in lei. Se mai ne avesse avuto motivo, una regina avrebbe versato le sue lacrime esattamente in quel modo.

A quella vista straziante, Draco chiuse gli occhi, nascondendo al mondo ed alla sua stessa madre il suo dolore e la sua paura. Sentiva David ridere, mentre la pressione contro la sua gola aumentava, rabbiosamente, quasi togliendogli il respiro.

Non aveva paura di morire. No, quello ormai non lo spaventava più. Lui con la morte aveva fatto amicizia, ci era andato a braccetto quando, per casa, tutto odorava di essa. Ogni stanza era la tomba di qualcuno, ogni riunione un omicidio ed ogni pavimento una tortura. E a lui andava bene così, morire in quel modo, tremendamente doloroso eppure rapido.

Sentì distintamente sua madre singhiozzare ancora, mentre uno dei due mangiamorte arrivati con David si riprendeva e le puntava la bacchetta contro. Avrebbe voluto essere stato abbastanza. Per lei. Per loro.

Abbastanza coraggioso da rifiutare un destino già scritto.
Abbastanza forte da rialzarsi.
Abbastanza intrepido da salvare sua madre.

Ma non lo era stato. Perchè, semplicemente, lui non era più niente. Non era ricco, non era in gamba, non era temuto.. e non era neanche più un vero e proprio mago, umiliato e ripudiato dal suo stesso mondo.

Ho una domanda per voi, adesso.
Perché mai questo dovrebbe essere un male?

Insomma, tutti noi siamo nulla agli occhi di alcuni e tutto agli occhi di altri. E allora, che importa essere qualcuno in modo schifosamente oggettivo? Soli, magari in un castello enorme. È meglio essere nulla e tutto insieme, qualcuno per chi ci ama, speciali eppure noi stessi. Devi trovare qualcuno che si innamori del tuo nulla, di te stesso in una stanza bianca e spoglia, dove il mondo non può entrare.

E, se trovi questo qualcuno, hai trovato la tua Luna. Bellissima, luminosa e circondata da stelle brillanti. Trova qualcuno che ti segua sempre, ininterrottamente, nonostante tu sia un disastro. Riconosci il satellite della tua vita.

E vedrai che la fine, non sarà mai la fine. Perché qualcosa sfugge sempre alla penna prima che questa lasci il foglio, c'è sempre un particolare incompiuto, solo, che resterà eterno.

Aggrappati ad esso.

Disperatamente, con tutte le forze che hai. Lascia che ti riporti in una storia che avevi chiuso, un capitolo finito, accorgiti di quella pagina che avevi sbadatamente saltato. E, se si parla del libro della tua vita, scrivila. Una pagina lasciata bianca è tempo sprecato, oppure il destino che ti permette di riempirla in ritardo.

Solo una cosa, una promessa.
Non lasciarti ingannare dalla parola "fine".

E la voce di una ragazza, pura, semplice e vivace, risuonò nell'oblio di una morte ormai quasi certa. Non disse niente di particolare, anzi, non la vide nemmeno.

Ma Draco fu certo che lei fosse lì.
Per lui.

Era folle, bizzarro, impossibile, ma era così. L'aggettivo impossibile non sarebbe mai stato inventato, se le cose impossibili non fossero esistite.

Aprì gli occhi, di scatto, per vedere Hermione Granger che si smaterializzava davanti a loro, la bacchetta pronta. Disarmò David ancora prima che questo ultimo potesse accorgersi di lei.

Tutto accadde molto velocemente.

Il tassorosso cadde al suolo, disarmato, mentre Narcissa raccoglieva la sua bacchetta. Hermione neanche si era accorta di questa ultima, aveva fissato Draco per tutto il tempo.

E lui aveva notato le pesanti borse sotto gli occhi arrossati, sintomi di lacrime appena versate e dolore soppresso. E poi i capelli, più disordinati del solito e le mani tremanti.

Lo fissava con rabbia, quasi avesse temuto di non rivederlo più. E, Draco poté giurarci, se non fosse stata così dannatamente orgogliosa, gli si sarebbe gettata tra le braccia.

Fece, invece, solo un passo verso di lui, quando Draco vide uno dei mangiamorte che stava per attaccarla alle spalle. Rapidamente, estrasse la sua bacchetta da sotto il mantello e lo schiantò, facendo voltare di scatto la ragazza.

Solo allora Hermione capì che non erano soli e si guardò intorno, quasi stordita. Vide David e gli altri due mangiamorte che si smaterializzavano via, in una corsa disperata e stizzita. Poi, con un sussulto e le mani a coprirsi la bocca per non urlare, notò anche Narcissa Malfoy. Immobile, che li fissava attonita.

Rimasero in silenzio.
Un assenza di suono quasi religiosa, dove il linguaggio del cuore erano gli sguardi. Indecifrabili e chiarissimi insieme, che ci impazzisci a tentare di comprenderli.

-Credo di dover..- fu Hermione a parlare, la voce spezzata, gli occhi lucidi fissi su madre e figlio -Aspetterò lì.

E si allontanò, andando a sedersi su un tronco tagliato, poco più avanti.

Draco si accertò che fosse abbastanza lontana e che non li stesse guardando, prima di fare una cosa a mio parere intimamente meravigliosa.
Così intima ed intoccabile, che non vi racconterò di come, quel giorno, Draco Malfoy si gettò disperatamente tra le braccia di sua madre. Né vi rivelerò quante furono le sue lacirme, che contai una per una, o il modo disperato in cui la strinse a sé.

No, è giusto che alcuni segreti rimangano ancora tra me e lui.

-Io credevo.. ho creduto..- mormorò sulla sua spalla, profumata di menta e tabacco.
Le frasi si accavallavano nella sua mente, nel mentre che scavava dentro di sé alla ricerca dell'ultima volta in cui l'aveva potuta abbracciare.

Non la ricordò.

Forse era ancora un bambino, il mondo era fatto d'altro piuttosto che degli abbracci di una madre. Al di fuori di quella stretta calda avrebbe trovato la magia, la gloria, se stesso..
Adesso, invece, avrebbe voluto restare per sempre tra le sue braccia. Al sicuro, dove nessuno avrebbe potuto fargli del male.

E Narcissa lo strinse a sé, delicatamente, intimamente, come non aveva mai fatto in tanti anni.

-Lo so.- disse soltanto, stringendo forte tra le sue dita i capelli del biondo.

Stettero così per un paio di minuti, un tempi che assomigliò molto a dei secondi scarsi e che, per Draco, doveva essere l'eternità.
Il tempo scivola fra le mani dei distratti, come granelli di sabbia trasportati dal vento.

Poi, finalmente, Draco trovò il coraggio di guardarla negli occhi.

-È bastato seguire Blaise,- la donna gli sorrise furbamente -sapevo che mi avrebbe portata da te.

Lui ricambiò il sorriso e, in un eccesso di emozione, le prese le mani. Si ritrasse immediatamente, quasi spaventato da quel gesto tanto confidenziale che, in tanti anni, mai gli era stato concesso.
Ma Narcissa, ancora una volta, gli scaldò il cuore.
Gli carezzò con delicatezza una guancia e gli riprese le mani fra le sue, costringendole fra le sue con forza e sicurezza.

-Tu non hai colpe per la morte di quella povera donna, Draco.- disse duramente -Smettila di punirti. L'assassino di Dorothy è stato David.. Tutto ciò che tu hai fatto, è stato per proteggere me. Ed è giusto che me ne prenda io le responsabilità.

-Io-

-Fammi finire.- lo interrupe, con una traccia della severità che un tempo l'aveva tanto caratterizzata.

Poi, notò un gesto strano. Quelle cose che ogni madre nota in un figlio, semplicemente intuizioni di una donna che impara ad interpretare gli sguardi. E, dopo averlo visto voltarsi nella direzione dove era seduta la Granger, tornò a sorridergli, quasi con dolcezza.

-Quella ragazza- cominciò, ma venne repentinamente interrotta.

-Posso spiegarti tutto!- si affrettò a dire lui -Lei..

Si bloccò, mentre le parole gli inciampavano sulle labbra. Non poteva definire quello che provava. Non poteva mentire, né chiamarla mezzosangue.

-Non voglio spiegazioni.- gli corse in aiuto Narcissa -Stavo dicendo, quella ragazza.. è estremamente coraggiosa. Oltre che straordinariamente abile e bella. Ero certa che un'intelligenza tale avrebbe attirato la tua attenzione, prima o poi.

Draco rimase di sasso, la bocca (molto poco elegantemente) spalancata e le palpebre che continuavano a sbattere forte. Narcissa ridacchiò.

-In poche parole, credo che Hermione Granger vada bene. In qualsiasi senso tu lo intenda.- gli disse, ammiccando in direzione della ragazza.

Draco strabuzzò gli occhi, sul punto di strozzarsi. Poi, dolorosamente, lo colse una stretta al petto.

-No, ti sbagli.- rispose, fissando la ragazza -È fidanzata. E tra noi non potrebbe esserci niente di diverso da quello che c'è stato per anni.

La donna, ancora una volta, gli carezzò la guancia e gli sorrise intenerita. Era così naturale nei gesti, ora che le catene di un marchio sbagliato non la braccavano più.

-Non credo sarebbe qui, in quel caso.- disse semplicemente.

Lui si voltò ancora una volta verso Hermione, tenendosi il labbro fra i denti. Avrebbe voluto correre da lei e chiederle perché fosse lì, aveva bisogno di sapere perché fosse lì.

-Si vede da come la guardi.. e da come lei guarda te. Sei innamorato di lei?

Draco tornò di scatto a guardare la madre, negli occhi terrore puro. Non lo sapeva, non sapeva se "innamorato" andava bene.. forse, semplicemente, l'aveva conosciuta meglio.

Non doveva per forza dare ai suoi sentimenti un nome tanto pericoloso e sbagliato, poteva benissimo nasconderli. Era bravo a fingere, anche se sua madre lo conosceva bene.

-No.- rispose seccamente, abbassando lo sguardo.

-Draco-

-No,- ribattè, più forte, interrompendola prima che potesse finire la frase -non c'è niente.

Narcissa lo sguardò con tenerezza, per poi baciargli elegantemente la fronte.

-Devo andare adesso.- esordì; poi, vedendo l'espressione allarmata del figlio e la mano che già aveva raggiunto la sua per trattenerla, parlò ancora -Tornerò, te lo prometto. Ma devo rimediare ad un paio di errori fatti in passato, da questo momento in poi intendo proteggere mio figlio.

-Voglio solo che resti con me..- piagnucolò lui, perdendo improvvisamente ogni traccia di freddezza o dignità.

-Staremo insieme presto..- sussurrò Narcissa, che ora si era ricomposta e stava impugnando la bacchetta -Non appena le cose si saranno sistemate.

-Non andare di nuovo..- disse ancora lui, pregando in cuor suo che la Granger non li stesse ascoltando.

-Draco, ascoltami bene.- disse la donna -Devi restare al sicuro, fino a quando non sarà tutto apposto.

Lui annuì tristemente, consapevole che, in ogni caso, non le avrebbe fatto cambiare idea.

-Ti lascio in buone mani..- gli sorrise, indicandogli la ragazza con un docile ed allegro cenno del capo.

Poi, senza dire un'altra parola soltanto, o lasciarsi stringere e tentare dalle braccia protese del figlio, si smaterializzò.

***

Solo quando Narcissa fu andata via, Draco si riavvicinò a lei. Cautamente, con le parole della madre che ancora gli ronzavano nella testa.
Hermione gli sorrise timidamente, come a volerlo rassicurare, nonostante era chiaro che fra i due fosse lei quella più tesa.

-Cosa.. cosa ci fai qui?- le chiese, la voce incrinata da un qualcosa di indefinito e gli occhi sorpresi fissi nei suoi.

Hermione fece un passo avanti, incerta. Come ogni qual volta era in difficoltà, si morse il labbro inferiore e fu in procinto di parlare un paio di volte, ma fece solo uscire delle nuvolette di fumo, date dall'incontro del fiato caldo con il freddo dell'inverno gelido che li circondava.

Draco la guardò ancora, per la millesima prima volta.. Era bellissima.

Di quella bellezza particolare, che se la guardi superficialmente non ci trovi nulla di speciale. E poi, se ti avvicini, cominci a notare gli spruzzi di dolci ed infantili lentigini, le pozze d'ambra dorata ed il luccichio racchiusi negli occhi; vedi che i ricci non sono dati da nodi, ma somigliano molto all'edera che si arrampica.

E, soprattutto, ti accorgi che non vi è niente di banale, di semplice o noioso. Ma che ogni dettaglio, anche il più insignificante, era incastrato in lei in un modo bizzarro, che ti faceva credere di non averlo mai visto in nessun'altra.

Tutto era perfetto in lei.

La borsa gli cadde. Ma, mentre correva verso di lei, neanche se ne accorse.

Si fermò giusto in tempo, prima di non poter più resistere all'impulso di stringerla fra le braccia. Ora li separavano solo pochi centimetri: da lontano sembrava tutto come era un tempo, loro due che si fronteggiavano faccia a faccia.

Ma le cose, viste da lontano, sono sempre aspre e diverse, anche agli occhi del migliore tra gli osservatori.

E, se ci si metteva ad osservare, si capiva benissimo che niente era come un tempo.

I pugni serrati di lui, le palpebre frementi di lei; il respiro pesante e le labbra dischiuse, come se temessero di parlare ed allo stesso tempo volessero dirsi tante, troppe cose.

-Cosa ci fai qui, Hermione?- le chiese ancora Draco, la voce tremante. Era la prima volta che la chiamava per nome, dopo la loro prigionia presso David.
Era una di quelle domande che fai tanto per farle, per dire qualcosa, quando invece sai già la risposta. E, anchel se incerta, dolorosa, tu desideri sentirla dalle sue labbra.

Ed il suo nome gli era scivolato dalle labbra come scivola una saponetta fra le mani di un bambino, mentre questo ultimo gioca ad afferrarla. E, come tutte le cose che scappano fuori prima che il cervello se ne accorga, lui non era riuscito a fermarlo.

Temeva parole che avrebbero potuto non spezzargli il cuore, ma letteralmente frantumarglielo.

Farne dei pezzetti tanto minuti da diventare più piccoli della polvere, da esser soffiati lontano e dimenticati. Per poter finalmente ammettere che quelli come lui, un cuore, non ce l'hanno.

Tutto si aspettava, tranne che di parole non ce ne fossero. Tranne delle labbra irruenti, calde, che si posavano frettolose sulle sue. Non ci si aspetta mai esattamente quello che si desidera.

E mentirei, se vi dicessi che quello fu un bacio e basta. Perché mai vi fu cosa più lontana e meravigliosa, la stessa differenza che passa fra una stella cadente ed un aereo e basta.

Draco la strinse a sé, le mani immerse fra quei capelli che per tanto aveva sognato di accarezzare. Hermione gli teneva una mano sulla guancia e l'altra dietro la nuca, spingendolo verso di sé in modo quasi disperato.

Ma, ancora una volta, non ce n'era bisogno.

No, assolutamente. Perché lui non l'avrebbe mai lasciata, non avrebbe mai smesso di baciarla, neanche solo per respirare qualche secondo.

Ed era come se il mondo si fosse fermato solo per loro, solo per concedergli qualche attimo in più.

Non ce l'avrebbe fatta a lasciarla andare.
Non sarebbe riuscito a vederla correre via di nuovo.


E smise di avere paura, smise di tremare, solo quando udì le sue successive parole.

-Per restare.- sussurrò Hermione sulle sue labbra -Sono qui per restare.


·Spazio Autrice·
Per una strana coincidenza, il capitolo centrale della storia è il XXI, proprio come in "She" (anche se in realtà questa doveva essere la seconda parte del capitolo precedente)!

Che dire ragazzi, domani sarà l'ultimo giorno di questo anno bellissimo.
Dico bellissimo, anche se in realtà è stato un vero disastro. Sono successe moltissime cose, il mio mondo è cambiato drasticamente e più di una volta ho sentito la terra mancarmi sotto i piedi. Sono successe davvero moltissime cose, molte anche positive.

È per questo che wattpad, e soprattutto voi, siete stati così importanti. Esattamente a gennaio di quest'anno avevo pochissimi seguaci ed avevo appena iniziato a pubblicare la mia storia, certa che non avrebbe avuto successo, ma comunque determinata a presentarvela.

Ed ora, eccoci qui..
Quando si guarda indietro, accade di rimere sbalorditi dalla strada che si è fatta.

Quindi, questa volta non vi ringrazierò solo per i vostri commenti e voti su questa storia, ma anche per essere qui in generale. Per avermi seguita, supportata, letta e capita. Grazie a tutti i lettori, dal primo all'ultimo, anche a quelli invisibili e a coloro che hanno deciso di andarsene. Grazie ai libri, grazie alla Rowling, grazie alla magia, che per noi continuerà sempre ad esistere.

Vi auguro di conservare quest'anno trascorso nei vostri cuori, custodirlo e ricordarlo. Guardate al futuro, ma fatelo con la consapevolezza del passato.
Buon 2017, ragazzi.

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