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Capitolo XVIII - L'incubo pt.3

"Il dolore ha radici profonde, l'unico modo per estirparle è perdonare e perdonarsi."
(Il meglio di me)

-Scegli.
Il serpente strisciava, viscido, familiare, a pochi centimetri dal corpo inerme di sua madre.

Scegli.
Tra due vite.

Una bacchetta premeva con forza contro la sua nuca, una risata malvagia proveniva da proprio dietro di lui.

L'Oscuro Signore sorrideva maligno, mentre uno dei suoi servitori esitava.

La sua mano, tremante, puntava un'altra bacchetta, verso il viso scarno di una donna..

-Nagini..

Era un richiamo, un ordine perentorio ed inequivocabile. Eppure, nella voce era velato l'invito a togliere la vita, a masticarla come fosse la cena più prelibata.
Voldemort lo lasciò e si avvicinò a Narcissa, prendendo ad accarezzare la testa al suo velenosissimo e crudele serpente.

-No!- quello di Draco fu un sussurro arrochito, prese a tremare da capo a piedi -Aspettate, io..-

-Tu?- la voce gelida precedette il suo signore, che gli si avvicinava di nuovo, mentre lui chinava capo e sguardo in segno di sottomissione -Tu hai ricevuto un ordine dal tuo Signore.- proseguì, perfido, costringendolo ad alzare il capo spingendo da sotto il mento con la bacchetta di Sambuco -Te lo ripeterò un'ultima volta, ragazzo.. uccidi.

Draco si lasciò sfuggire un singhiozzo, Dorothy Pattinson urlò, Voldemort sorrise e Narcissa non si mosse.
Poi una voce fece eco nella stanza, aveva parlato molto velocemente, urlando, ma le parole eranostrozzate quando quelle di chi trattiene un pianto disperato.

Due parole, una vita.
-Avada Kedavra!

Aprì gli occhi di scatto, le ciglia impregnate di lacrime e i denti che battevano dal freddo. La prima cosa che vide, l'unico appiglio al quale potette aggrapparsi, fu lo sguardo preoccupato della Granger, che era curva sulla brandina. Hermione aveva un volto cereo, negli occhi ancora lo spettro della paura e le labbra calde, le stesse labbra che avevano appena terminato di pronunciare ininterrottamente il suo nome. Le stesse labbra che lo avevano tirato fuori dal suo incubo.

Il respiro era fortemente irregolare, ma Draco tentò di riprendere in mano la situazione: cercò di calmarsi, chiuse gli occhi e li strizzò forte, per rimandare indietro le lacrime, ma spezzoni del suo incubo gli ritornarono in mente e cacciò un urletto. Una sorta di verso stridulo e roco, prima che il ragazzo si passasse una mano sul viso sudato, per accorgersi che non era riuscito a fermare del tutto le lacrime.

Allora guardò la Granger, intensamente, come a comunicarle la vergogna e l'umiliazione che sentiva nel farsi vedere in quello stato da lei. Ma non aveva alcun motivo di sentirsi così, perchè Hermione ora aveva uno sguardo rilassato, ora gli stava passando con dolcezza una mano sulla fronte, per controllargli la temperatura; e lui, troppo scosso, non riuscì a trovare la forza di allontanarla. E, quando lei parlò, i tremiti invece che fermarsi aumentarono, facendo tremare con lui anche la brandina.

-Mi sono spaventata.- ammise, quasi in un sussurro -Cosa hai sognato? Potrebbero non essere solo incubi, Harry-

-Sono solo incubi.- la interruppe duramente, la voce sussultava con lui.

Hermione gli lanciò un'occhiata in truce, poi, raccolte le coperte da terra, lo ricoprì lentamente. Ovviamente Draco provò ad alzarsi, ad opporre una debole resistenza, ma Hermione lo indusse a restare lì.

-Ti prendo dell'acqua.- e, dicendo questo, Hermione si allontanò.

Draco si raggomitolò su se stesso, le labbra tra i denti, unico modo per frenare le lacrime.

Questa volta era stato diverso. Forse per un insieme eterogeneo di cose: aver perso sua madre, aver rivisto David o essere sfuggito ancora una volta alla morte; non lo sapeva neanche lui. Ma, per la prima volta dopo tanto tempo, quella tremenda sensazione era tornata. Era arrivato fino alla fine dell'incubo, era stato come essere rinchiusi in una prigione senza poterne uscire, come subire un Cruciatus al cuore.

Quella notte gli era tornata in mente per intero, come non succedeva da anni. Si era sentito come se fosse stato esattamente lì, con in mano la bacchetta, Voldemort che lo minacciava e sua madre che rischiava di morire in ogni istante. E quella donna.. Dorothy Pattinson.. era come se ce l'avesse ancora davanti agli occhi.

Le sue urla atroci, le lacrime che gli bagnavano le scarpe e le sue sudice mani da mezzosangue che gli afferravano il mantello. Ma non erano poi tanto sudice. Perchè anche la Granger era una mezzosangue, ma le sue mani lui le aveva strette con tutto se stesso, aveva desiderato che lo accarezzassero e tramato anche solo sfiorandole.

Quella donna non era colpevole.
David era il colpevole.
E lui era stato uno stupido.

Hermione tornò. Aveva in mano una bottiglietta d'acqua, che gli porse, esitante. Lui scosse il capo, anche solo bere avrebbe potuto farlo vomitare in quel momento. Allora la Granger si sedette sul letto, sorprendendo il serpeverde: lui avrebbe voluto cacciarla, ma riuscì solo a farsi un po' da parte per lasciarle spazio.

-Urlavi.- disse lei, lo sguardo fisso nel vuoto -Urlavi e io ti chiamavo, ti ho anche scosso, ma non ti svegliavi.

Sembrava profondamente turbata dall'accaduto, se si notava bene, anche le mani di lei avevano dei piccoli tremori. Lo guardò. Neanche Harry stava mai così, dopo un po' si riprendeva, ma Malfoy sembrava essere ancora in quell'incubo. In quel maledetto incubo.

-Parlami..- disse, ma suonava più come una supplica.

Lui chiuse gli occhi, come un riflesso, non poteva più sopportare il peso e la sofferenza in quelle due pozze ambrate. Ma i ricordi, gli incubi, il dolore, ci inseguono e nel buio tornano sempre. E vide ancora una volta una luce verde, le due parole dell'anatema che uccide, tutto fu talmente reale che credette di starlo vedendo davvero. Spalancò gli occhi e saltò giù dalla brandina, si mise in piedi a stento, con la Granger che lo fissava sempre più confusa e preoccupata.

-Draco..- disse, alzandosi e provando a fare due passi verso di lui.

-No.- affannò in risposta lui -Ho.. ho bisogno di uscire di qui.

Si avviò fuori dalla tenda, con Hermione che lo seguiva.

-Malfoy! Piove.. Malfoy?!

Ma lui era già uscito. Lo intravedeva attraverso le fitte gocce di pioggia, con addosso solo un maglione e dei pantaloni leggeri, i suoi capelli risplendevano nella notte. Si guardava freneticamente intorno, sembrava terrorizzato, poi prese a correre. Lontano, o forse da nessuna parte. Non sempre si corre per raggiungere una meta, a volte si scappa e basta.

Hermione non sapeva cosa fare, erano in pieno inverno ed anche lei stava morendo di freddo, certamente si sarebbe presa un brutto raffreddore. Ma non le importò. Prese al volo una coperta ed uscì anche lei sotto la pioggia, affondava nel fango ed incespicava nell'erba fradicia, i denti battevano dal freddo e le sue labbra pronunciavano un solo nome.

Lo chiamava.
Per nome, esclusivamente per nome.

Lo cercava nel buio, con i tuoni che urlavano forte ed il vento che ululava.

-Draco! Dove sei?!

Lo trovò sotto un albero, i cui rami scricchiolavano pericolosamente. Colpiva forte la corteccia, sembrava sconvolto, i sussulti incontrollabili. Bagnato fradicio, proprio come lei.

-Draco..- gli corse incontro, lo coprì con la coperta (molto probabilmente più bagnata di lui) e provò a soprastare con la sua voce il frastuono del temporale.

-Andiamo, dai.

Tuono.

-Coraggio..

Lampo.

Ma il serpeverde sembrava non sentirla, continuava a colpire l'albero ed ignorarla, quasi come se lei non fosse uscita a cercarlo nel bel mezzo di una bruttissima tempesta. Hermione si stufò. Lo afferrò per le spalle, con decisione, e lo strattonò fino a farlo voltare verso di lei,

-Malfoy!- strillò, allarmata -Gelerai! Geleremo!

Forse è difficile interpretarne il perchè, ma fu soltanto al suono dell'ultimo verbo che lui alzò di scatto la testa e prese a guardarla. Sembrò rendersi conto solo in quel momento che la Granger fosse lì per lui, si accorse improvvisamente di quanto fosse bagnata.

-Che ci fai qui?- fu la cosa più intelligente che riuscì a dire.

-Io?! Ma sei pazzo?- sbraitò infuriata, afferrandolo per un braccio e spingendolo nella direzione dove si trovava la tenda -Per Merlino, muoviti! Dobbiamo asciugarci subito!

***

Odore di gelsomino aleggiava nell'aria. Era buono, piacevole da sentire. Così come la ragazza che ne era proprietaria, ora adagiata comodamente sul divano di Zabini Maior.

Blaise le si sedette accanto, lo sguardo preoccupato e le mani che si torcevano pur di bloccare la tentazione di prendere quella ragazza dolce e forte insieme e stringerla a sè, prendersi tutte le sue lacrime e vederla sorridere. Sorridere. Di quel suo sorriso birichino e dolce, quel sorriso che tante altre volte avrebbe voluto baciare.

Ma non poteva.
No, lui non poteva competere con il grande Harry Potter.

-Gli ho mentito ancora.- disse Ginny fra un singhiozzo e l'altro -Gli ho detto che non lo sapevo, come se non ti avessi proposto io di portare ad Hermione la sua borsa!

Blaise le si avvicinò, esitante, e le posò una mano sul braccio, come a tranquillizzarla.

-Lo hai fatto perché ti sei fidata di me.- disse, il tono deciso -Se non fosse stato per noi e per la Granger, Draco ora sarebbe ad Azkaban. Tu hai contribuito a salvarlo.

-E se non lo meritasse? Se avessero ragione Harry e Ron?!- sbottò lei, che non ne poteva più di girarci intorno.

Il viso di Blaise si indurì e lui le lanciò un'occhiata in truce. Tuttavia, tralasciò di risponderle in modo diretto.

-Quando la smetterai di piangere per lui?- le chiese invece, avvicinandosi a lei ed asciugandole delle lacrime che non facevano che renderla più bella ai suoi occhi.

-Blaise..

-Non meriti questo, Ginny.- aggiunse ancora -Hai sofferto abbastanza, non credi sia arrivato il momento di prendere una decisione, che non sia correre per raggiungere qualcuno che non si ferma ad aspettarti?

Ginny abbassò lo sguardo, turbata. Aveva fatto centro, aveva compreso il vero motivo per cui piangeva; ma, del resto, Blaise ci riusciva sempre. Lui era lì. Ad aspettarla. Ed era un paradosso per un serpeverde, uno scandalo per una grifondoro. La loro amicizia era un fiore sbocciato di nascosto, un fiore bellissimo che Ginny custodiva nel cuore, forse più profondamente di quanto si fosse aspettata.

-Ci sono troppi misteri in questa storia, ma io mi fido Draco.- visto che non ricevette risposta, Blaise cambiò discorso.

-Narcissa Malfoy sembra scomparsa.- concordò Ginny, rifacendosi a quello che le aveva raccontato Harry.

E queste parole ci portano ad una conclusione fondamentale, miei cari lettori. Vi chiedo di avere ancora un po' di pazianza, di prestare attenzione ai dettagli che vi rivelerò, questa storia è fatta di segreti che si susseguono.

Ecco il primo.
Il cadavere di Narcissa Malfoy non è mai stato trovato dagli Auror.

***

Un incantesimo aveva ripulito i vestiti dal fango, il freddo scemava pian piano. Ora Draco era seduto su uno sgabello in legno consumato, che reggeva a malapena il suo peso, le mani e lo sguardo immobili, rivolti verso il fuoco portatile di Hermione.

Con un "Engorgio" avevano alimentato la fiamma, in modo che potesse riscaldarli di più. Ma la sensazione non era andata via con l'acqua: ora, se anche asciutto e al caldo, Draco gelava dentro.

Il thè che gli aveva preparato Hermione era finito in pochi secondi, le parole sembravano non esistere, essere superflue ed inutili fra loro. Lei aveva paura di chiedere, lui di rispondere. Eppure, il silenzio sembrava unirli più di qualsiasi frase, i loro verbi erano gli sguardi.

Ma il serpeverde sapeva che glielo avrebbe chiesto, prima o poi, che anche lei avrebbe insistito per conoscere il segreto che fino a quel momento era stato solo mio e suo. Ed, infatti, presto l'innata curiosità della grifondorò non poté più venire trattenuta.

-Mentre.. mentre sognavi hai nominato il cognome di Anna Pattinson.. e David e.. e sì, hai anche detto più volte.. Voldemort.

Draco trasalì. Fin da quando era piccolo mai aveva osato chiamare Voldemort con il suo nome, per lui era sempre stato "Il Mio Signore" "L'Oscuro" o, in caso fosse a scuola, "Tu-Sai-Chi", ma non aveva mai avuto il coraggio di pronunciare il suo nome. Per questo rimase sconcertato quando la Granger gli disse che lo aveva detto in sogno, chissà quante volte e chissà con quale terrore.

-Era solo un incubo.- si costrinse a rispondere, stringendosi forte la coperta addosso.

-Allora raccontamelo.- insistette lei -Fa bene parlare delle proprie paure, condividerle le rende meno spaventose.

Draco fece una smorfia storta, quasi sarcastica.

-Tutto questo non potrà mai essere meno spaventoso.

Fu allora che Hermione collegò, parole, spezzoni, situazioni.. tutti pezzi volti alla formazione di un mosaico incredibile. Draco una volta le aveva detto di avere paura dei ricordi, le aveva confessato, forse in un attimo di debolezza, che questi lo seguivano ogni notte e che gli tormentavano il sonno. Sembrava assurdo, ma vista la reazione del ragazzo fu l'unica conclusione che ritenne attendibile.

-Ti ho detto che passato è una parola,- disse a voce bassa -forse mi sono sbagliata. Passato sono ricordi, pensieri che ti rimangono incastrati in testa. Lo so perché anche io ci combatto, anche io faccio brutti sogni che non ho mai inventato, mi sveglio di colpo e ci metto un po' per capire di essere al sicuro. Di non essere ferita, di non star subendo nessun "Crucio", di non essere sola..- si interruppe, lui ora la fissava in modo strano -Quindi no, non è solo una parola.

-E' come un marchio,- aggiunse, scoprendosi l'avambraccio e mostrando la cicatrice "mezzosangue" infertale da Bellatrix Lestrange -come questa. Eppure, dopo un po' smette di bruciare. Deve smettere di bruciare, perché il dolore non può durare per sempre, prima o poi arriverà qualcosa, o qualcuno, che riuscirà a guarirti.

A quelle parole tanto sagge e sincere, Draco non riuscì a non rispondere con veridicità.

-Weasley allora ti ha guarita.- disse, e quelle parole gli lasciarono in bocca un retrogusto amaro.

Hermione sorrise tristemente, le guance le si imporporarono. Ron le era stato accanto, ma, più che salvarla, l'aveva solo distratta.

Dopo un incubo la baciava, le accarezzava i capelli e le diceva che era tutto finito, che non era successo niente.

Non era vero. Perché stava succedendo di tutto e non sarebbe mai finita, perché il dolore esiste e i cattivi a volte saltano fuori dai libri delle favole, mentre i buoni non si scomodano troppo a venire a riprenderseli. Perché c'era stata una guerra, che avevano vinto a costi troppo alti. Perché aveva perso i suoi genitori per sempre e molti dei suoi amici. Perché aveva visto in faccia la morte ed aveva lottato fino all'ultimo minuto. Perché aveva vinto, ma ne era uscita distrutta.

E tutto questo era di quanto più lontano potesse esserci da "niente".

Ma lei desiderava qualcuno che le si sedesse accanto, che la stringesse forte a sè, e le dicesse.. "Racconta..". Che affrontasse con lei tutto quello da cui da sola non faceva che fuggire, una volta per tutte. Non importava che questa persona fosse distrutta quanto lei, avrebbero rimesso insieme i pezzi aiutandosi l'un l'altra.

Hermione ci rifletté, sembrava che anche Malfoy cercasse quella persona. Lui, eternamente arrogante ed egoista, che, senza saperlo, non ha bisogno d'altro che ti qualcuno che gli stia accanto.

-Forse sto ancora aspettando che qualcuno venga a guarirmi.- rispose dopo un po', sembrava averci riflettuto molto.

Draco strinse con forza i denti, per evitare ai pensieri di diventare parole senza il suo permesso. Qualcosa dentro di lui desiderava urlare, dirle che la avrebbe salvata lui, che avrebbe guarito tutte le sue ferite e che l'avrebbe portata in salvo. Ma come può guarirti la stessa persona che ti ha ferito? E, se anche fosse, come può chi sta tanto male guarire un altro?

Era inutile provarci, inutile quanto sfregare con forza il marchio che gli macchiava la pelle, perchè questo sarebbe rimasto sempre lì.

Decise però di parlare, di raccontarle qualcosa che nessuno sapeva e che, nelle mani sbagliate, avrebbe potuto fargli ancora più male di quanto non gliene facesse già. Buttò fuori il suo incubo, i dettagli venivano da loro, prima che lui potesse anche solo pensare di ometterli. E la Granger lo seguì, passo passo, attentamente, quasi lui le stesse raccontando una favola. Una favola di quelle che finiscono male.

Male come finì il racconto e come, secondo molti, sarebbero finiti loro due. Lo raccontò esattamente come lo aveva sognato, con quelle due parole micidiali pronunciate da un uomo che urla.

Hermione aveva le lacrime agli occhi e le sopracciglia aggrottate, un puzzle si era completato nella sua mente ed ora aveva una visione più chiara d tutto quello che stava accadendo.

-Non l'hai uccisa tu.- disse, commossa -Sei innocente! Non sei stato tu ad uccidere quella donna!

Guardò Malfoy, lo sguardo puntato al fuoco e la mascella serrata, come se si stesse tratenendo dal fare qualcosa. E le lacrime, a quella vista, sgorgarono fuori. Non piangeva per lui, o per lei, piangeva per le storie tristi. Quelle tanto belle che qualcuno te le rovina, per le persone sole e per il dolore ingiusto che quel ragazzo aveva dovuto sopportare.

-Invece sì.- rispose Draco tra i denti, sorprendendola.

Poi fece un respiro profondo, deciso ad andare fino in fondo.

-Era una notte d'inverno, gelida. Il mio.. Il Signore Oscuro si era stabilito a casa mia, in quel periodo avevo conosciuto David. Avevamo fatto amicizia, mi aveva insegnato molto, anche se con i suoi metodi non proprio.. insomma, brutali. Un giorno l'Oscuro mi fece chiamare, iniziò a farmi delle domande su David, sembrava turbato. Potter sembrava avesse trovato un.. il medaglione e lui era furioso.- si bloccò, constatando che la Granger pendeva letteralmente dalle sue labbra -Mi tenne con lui un pomeriggio intero, mi terrorizzò. Diceva che avevo fallito ancora, che fallivo sempre, che doveva punirmi perché gli avevo tenute nascoste delle informazioni.

-Quali informazioni?

-Quelle sulla famiglia di David Mattwes Pattinson.- rispose con calma lui.

E quel cognome parlò da solo, rivelò verità scomode e dolorose. Quel cognome era il risultato di un'equazione complessa, la conclusione.

La sorpresa paralizzò Hermione.

-David me ne aveva parlato, ero l'unico a saperlo.- proseguì Draco -Non parlai.

E quelle due ultime paroline scaldarono il cuore di Hermione perchè, lei lo sapeva, lui non era cattivo.

-Quella notte ricevetti la mia prima maledizione senza perdono.- e lì Hermione capì che anche lui sapeva cosa significasse, che aveva sbagliato ad accusarlo -Ma non ho tradito David.. ho fatto di tutto, lo giuro! Ma alla fine ero troppo debole per resistere ad un Legilimens! Per punirmi mi fu ordinato di uccidere quella donna e.. se io.. mia madre sarebbe..

-Dorothy?

-Somigliava molto ad.. ad Anna, capelli biondi, volto dolce e occhi neri come la pece. La sorella babbana di David. Il Signore Oscuro-

-Voldemort..

-Lui.. Lui la fece trovare e portare al Manor. Il sogno è il ricordo autentico, esattamente quello che accadde. David piombò nella stanza all'ultimo momento ed uccise Dorothy, sua sorella, non poteva fare altro per riconquistae la fiducia di Lui. Ingannò nuovamente L'Oscuro, non so come, e ritornò tra i mangiamorte. Mia madre fu salva, per quella notte, ma David iniziò a fare di tutto per farmi assegnare delle missioni impossibili. Iniziò ad odiarmi. E non lo biasimo..

-Beh.. dovresti.- Hermione si era alzata, le lacrime che scorrevano, e lo aveva raggiunto, posandogli una mano sulla spalla -Quello che ha fatto è stato terribile.

Draco scosse il capo e lei aggrottò le sopracciglia. Possibile che fosse tanto stupido e masochista? Merlino, lui non aveva nessuna colpa! Quell'uomo gli aveva anche ucciso la madre!

-Avrei potuto uccidere Silente.. così Lui non mi avrebbe letto la mente, o.. o mentirgli.. o uccidere quella donna, così che almeno non sarebbe stato costretto a farlo David. Avrei potuto-

Ma Hermione gli prese il viso tra le mani, in un gesto istintivo, facendolo bloccare dalla sorpresa. Anche lei rimase stupita però. Perché vide delle gocce trasparenti che calavano giù, rapide e testarde, anche il principe delle serpi quindi sapeva piangere. Le cacciò via con i pollici, accarezzandolo lentamente, temendo ogni istante di essere allontanata.

-Mi dispiace,- disse, ingoiando il groppo che le impediva di parlare -ma non ti lascerò continuare ad incolparti. Sei stato coraggioso, Draco. Più di quanto molti altri avrebbe fatto al tuo posto, sei stato.. tu sei.. forte.

Lui aggrottò le sopracciglia, come se non si capacitasse che lei stesse rivolgendo quelle parole proprio a lui.

-E non è colpa tua.- concluse Hermione, con le mani che gli sfioravano le labbra nel modo più innocente possibile, per raccogliere una lacrima ribelle.

-Non capisci.- sussurrò lui, strattonandosi da lei ed alzandosi in piedi per fronteggiarla -Io lo avrei fatto.. se David non fosse arrivato io-

-Non è un crimine amare la propria madre.

-Per quelli come me lo è.

Un passo avanti, insieme. Troppo vicini. Un altro passo, questa volta indietro, contemporaneamente, spaventati da quella vicinanza pericolosa. E poi, improvvisa, impicciona maledetta, l'alba.

·Spazio Autrice·
Ci siamo! Ecco qui il capitolo rivelatore!
Certo, rimane ancora la questione del narratore, ma per ora si sono risolte già molte cose!
Molti di voi avevano ipotizzato che Dorothy fosse l'amore di David.. vi aspettavate invece quello che avete scoperto? Sono curiosa!

Vi prometto che entro domani sera finirò anche di rispondere a tutti i vostri commenti sotto il capitolo precedente, spero perdonerete il ritardo, am è stata davvero una settimana pienissima!Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ci ho messo davvero tutto il cuore. Vi ringrazio per tutti i commenti, le stelline e le visualizzazione, vi prego letteralmente di commentare anche e soprattutto questo capitolo per farmi sapere cosa ne state pensando della storia. Io vi risponderò al più presto!
Un abbraccio grande, a venerdì!







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