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Capitolo XIII - La fuga

"Niente, era per dirti che gli amori che sembrano assurdi certe volte sono i migliori."
(Margaret Mazzantini)

Hermione fece passare più volte la mano sul pavimento, per mascherare con la sporcizia i graffiti del piano che avevano escogitato per scappare da lì. Draco, pochi metri più distante, combatteva contro il sonno e la stanchezza: erano rimasti rinchiusi lì per cinque giorni e le sue ferite si stavano infettando, avrebbe avuto bisogno di medicarsi il prima possibile.

Una volta che ebbe finito il suo lavoro, Hermione lo raggiunse e si sedette accanto a lui. Avrebbe voluto dirgli qualcosa, magari per tranquillizarlo, ma neanche lei stava tanto bene. Aveva una gamba ferita e probabilmente un polso rotto, moriva di fame e di sonno. Ma dentro di lei, nascosta sotto strati e strati di ordinarietà, c'era quella scintilla di forza e coraggio che da sempre l'aveva contraddistinta.

Si girò a guardare Malfoy.
Teneva gli occhi chiusi e la testa poggiata al muro freddo, il torace si alzava ed abbassava molto velocemente, come se facesse fatica a respirare ed annaspasse nel tentativo di prendere aria.

-Come stai?- gli sussurrò, vedendolo schiudere gli occhi e voltarsi verso di lei.

Non le rispose, semplicemente cercò la sua mano. Quasi disperatamente, tastando con foga tutto intorno fino a trovare delle dita esili e stritolarle fra le sue. Si rendeva conto del fatto che non avesse senso, che fosse sbagliato e probabilmente solo pochi giorni prima al sentir solo nominare la Granger gli sarebbero venuti i conati di vomito.

Ma ora aveva bisogno di lei.

Un bisgono disperato, di quelli che ti scavano un buco dentro, vuoto, profondo, che può colmare solo qualcosa che non avrai mai.

Come lui non avrebbe mai potuto avere lei.

Forse però avrebbe voluto. La Granger non era brutta e, sia dopo che durante la guerra, Draco si era reso conto di quanto potesse essere bella ed intelligente.

E stupida.
Come quando si era buttata su David per evitargli di torturarlo ancora. Per lui.

Quando era l'ultima volta che qualcuno aveva fatto qualcosa per lui?

A detta di suo padre, anche farlo marchiare era stato un gesto d'affetto.

-Draco?- Hermione gli parlò ancora una volta, mentre lui chiudeva gli occhi e si tratteneva dal chiederle di ripetere il suo nome di nuovo. Era così bello pronunciato da lei, sembrava quasi.. giusto.

-Sto bene.- si sforzò di dire, ma tutto quello che fuoriuscì dalle sue labbra fu un sussurro roco. La grifondoro gli tocco la fronte con premura, facendolo sobbalzare, per poi ritrarre di scatto la mano.

-Ma scotti! Hai la febbre alta!- disse tutta allarmata, prendendolo per le spalle e constatando che stava rabbrividendo -Dobbiamo.. devo.. devo fare qualcosa! Noi-

-Granger!- la interruppe, sembrava esasperato; poi, vedendola bloccarsi di colpo e guardarlo disperata, si addolcì -Potresti.. magari..- e, non trovando le parole giuste, fece un cenno del capo per indicare il suo petto e tornò a guardarla.

Temeva di leggere nei suoi occhi scherno e rifiuto, ma Hermione non fece obiezioni e si avvicinò a lui, poggiandosi sul suo petto e lasciandosi abbracciare. I brividi sparirono ed uno strano senso di calore e pace pervase entrambi.

-È solo per il freddo.- precisò Draco, prendendo tuttavia ad accarezzarle i capelli. Lei, in tutta risposta, lo strinse ancora di più a sè ed iniziò a giocherellare con i brandelli della sua camicia.

Era sbagliato stare lì, stretti in quel modo, un abbraccio scomodo che gli aggiustava le ossa, ma sarebbe stato un errore madornale anche solo tentare di stare lontani. A volte non si ha la forza di respingere ciò che si vuole tanto ardentemente.

Hermione chiuse gli occhi, serrò le palpebre il più forte possibile pur di estraniarsi dalla realtà, di fuggire anche solo con la mente da quella cella buia e fredda.

E si rese spaventosamente conto che avrebbe tanto voluto portare Draco con sé.

Fuggire insieme magari, senza una meta ma con un sogno. Andare lontano e stare sempre allo stesso posto. Perché il tempo e lo spazio, in certi casi rarissimi, si annullano.
E non è importante dove ci si trova e per quanto tempo, ma con chi. Tutto ciò che conta sono due braccia che ti stringono forte, per quanto deboli esse possano essere, pur di non lasciarti andare mai.
E loro si sentivano così.
Bene, male, ma insieme.

-Draco..- mormorò Hermione contro il suo petto, facendolo sospirare pesantemente.

-Sì?

-Ho paura.

Lui fece un sorriso sarcastico, una specie di smorfia storta ed emise un lieve sbuffo dal naso.

-Credevo che quelli come te non avessero paura..- le rispose, allontanando la mano dai suoi capelli.

-I mezzosangue?- fece automaticamente lei, la voce apparentemente annoiata.
Sapeva che prima o poi lui avrebbe fatto riferimento al suo stato di sangue, insultandola senza neanche accorgersene.

-No.- rispose invece Draco, più serio che mai -I grifondoro.

La ragazza spalancò gli occhi, aveva una gran voglia di guardarlo negli occhi, ma per farlo avrebbe dovuto staccarsi da lui. Ed in quel momento era l'ultima cosa che voleva fare, per questo chiuse gli occhi e si concentrò sul battito regolare del cuore di Malfoy.

-Tutti hanno paura di qualcosa.- disse, maledicendosi subito dopo per aver ribadito una cosa tanto ovvia.

-Come il buio?- e, proprio come lui aveva previsto, la grifondoro colse in quella parole il velato riferimento alla loro conversazione di qualche giorno prima.

-Le cose stupide sono le più pericolose, certe volte.- Hermione quasi rise di se stessa -Ho la stessa paura che probabilmente hanno i bambini..

A sentirla parlare così, aprirsi con lui, fra le sue braccia, a Draco si scaldò il cuore. C'erano così tante cose che avrebbe voluto dirle, al di là del fatto che fosse una mezzosangue o che fosse bellissima.

-Non hai paura del buio.- mormorò alla fine, chiudendo gli occhi -Tu hai paura di quello che si nasconde nel buio.

Lo disse in modo dolce, comprensibile, come se volesse trasmetterle una sicurezza che di fatto non possedeva neanche lui.

-Comunque non avrei mai pensato che qualcosa potesse spaventarti.. la mente brillante del trio d'oro..- la schernì, più che altro prendendo in giro se stesso.

-È così che ci chiamano adesso?- chiese Hermione, mordendosi la lingua subito dopo.

-Sì.- ribattè acido -Praticamente tutto il mondo magico non fa che parlare di voi..

-Non è colpa nostra se-

-Weasley e Potter ti staranno cercando.- la interruppe, la voce sempre roca a causa del dolore -Saranno preoccupati.

-Ron starà diventando pazzo.- concordò lei, staccandosi immediatamente da lui e trovando due occhi di ghiaccio a scrutarla indignati.

-State insieme, non è vero?- sussurrò Draco, mentre nella mente di entrambi vorticavani immagini pericolose relative al loro bacio di quella notte -Al Paiolo Magico.. Si vede da come ti guarda, come se fossi..- si interruppe, la guardò ancora una volta e poi proseguì -..come se fossi la cosa più bella e pura che possa esistere.

Lo sguardo del serpeverde era intenso, tanto che avrebbe potuto leggerle l'anima senza difficoltà alcuna. Le labbra erano schiuse e gli occhi incatenati a quelli di Hermione, nessuno dei due sbatteva le palpebre.

Hermione non seppe cosa dire, sarebbe stato prudente avvertirlo del loro matrimonio?
Anche involontariamente, non faceva che pensare al bacio con Draco e sentirsi in colpa. Era una situazione particolare, certo, ma aveva pur sempre baciato il suo peggior nemico e tradito il suo promesso sposo.

-Sì, stiamo insieme.- decise per una mezza verità, perché qualcosa doveva pur dirla.

-Immagino voglia farmi a pezzi, allora.- mormorò ancora lui -Ti ho trascinata in tutto questo casino, vorrà uccidermi.

-È probabile.- sorrise Hermione, ancora occhi negli occhi con lui.

-Beh, dovrà mettersi in fila allora! David per ora sembra essere in netto vantaggio!

Per quanto lui fosse ironico, Hermione colse nelle sue parole un retrogusto amaro. Come se Draco avesse fatto la verità in tanti pezzettini, per poi nasconderla fra le lettere delle sue parole strozzate.

-Non lo permetterò.- disse allora, avvicinandosi a lui per farsi sentire meglio. Sembrava determinata.

-Granger, io ti ho-

-Non mi interessa.- lo interruppe -Lo hai fatto per un motivo e non permetterò che ti facciano ancora del male, questo te lo prometto.

E parlò con tanto calore, con tanta passione e sincerità, che al serpeverde tornarono i brividi.

-E salveremo tua madre, ti prometto anche questo.

Gli occhi di lui si fecero lucidi e per un attimo, un brevissimo istante, Hermione credette che di lì a poco sarebbe scoppiato in lacrime.
Tuttavia, ovviamente, questo non accadde.

-Come?- chiese invece il serpeverde.

-Non lo so, non ho un piano.- poi fece un sorriso storto -Se c'è una cosa che ho imparato in tanti anni con Harry e Ron, è che fare piani in questi casi è totalmente inutile.

Malfoy grugnì a sentir nominare di nuovo quei due nomi, ma poi si rilassò e nei suoi occhi luccicò un piccolo barlume di speranza.

-David non ci lascerà andare così facilmente..

-Lo conosci bene?

Il serpeverde strinse le labbra in una linea sottile e la guardò di traverso. Tutti i suoi incubi gli tornarono improvvisamente in mente, insieme alle torture del giorno prima ed al volto scuro di Dorothy Pattinson.
Avrebbe solo voluto sfogarsi, che fosse con la Granger ormai neanche gli importava più. Ma, naturalmente, le mentì.

-No, io.. non lo avevo mai visto di persona prima di quando siamo venuti qui.

-Eppure da come ti rivolgi a lui sembra che siate abbastanza in confidenza..- indagò ancora Hermione, gli occhi ridotti a due fessure taglienti.

-E invece non ci conosciamo!- ribattè esasperato Draco, alzando la voce e  gemendo subito dopo a causa del dolore provocato dallo sforzo.

Hermione capì che le stava mentendo dal suo tono di voce e dal fatto che non l'aveva guardata negli occhi (ormai stava imparando a conoscerlo bene), ma non volle insistere.

Stava per tranquillizzarlo, magari per chiedergli se ricordava quello che avrebbero dovuto fare non appena fosse arrivato qualcuno; ma il cancelletto della cella scricchiolò, mentre un'ombra, solitaria, entrava.

Hermione si avvicinò all'orecchio di Draco e gli prese una mano fra le sue.

-Adesso.- sussurrò soltanto, e lui annuì impercettibilmente.

Non sapevano chi fosse entrato, essendo piena notte, era buio pesto.
Ma non faceva differenza, tutto quello che occorreva fare era metterlo fuori gioco.
Hermione si allontanò furtivamente da dove Draco era seduto, senza fare rumore, cercando di appiattirsi al muro il più possibile. Il ragazzo invece si distese a terra, cercando di soffocare i gemiti di dolore e di calmare il respiro irregolare.
Spalancò gli occhi più che poté, distese le braccia (compreso quello ferito, che gli faceva parecchio male) e cercò di assomigliare quanto più possibile ad un morto.

Il maghetto appena entrato, il solito ragazzino che gli portava la cena, strizzò gli occhi nell'oscurità per vedere meglio.

-Oh, voi due.- provò a chiamarli, dal tono traspariva chiaramente terrore -Lumos!

Quando la sua bacchetta in legno di vite illuminò l'ambiente circostante, tutto quello che vide il novello mangiamorte fu Draco.
Pallido, insanguinato ed immobile.

-Oh!- il ragazzino si coprì la bocca con entrambe le mani, tutto tremante.

Poi, saggiamente, decise di andare a chiamare qualcuno. David era uscito per delle commissioni, così la cosa migliore era tirarsene fuori e non assumersi troppe responsabilità. Ma, proprio quando aveva quasi raggiunto l'uscita della cella, Hermione saltò da dietro di lui e lo trascinò a terra.
La prima cosa che fece fu mettergli una mano sulla bocca, per impedirgli di urlare; poi gli assestò qualche pugno sufficiente a fargli perdere i sensi.
Draco, intanto, cercò di alzarsi e, seppure a tentoni, riuscì a raggiungerla.

Hermione prese la bacchetta del mangiamorte e si voltò verso di lui, entrambi tremavano.

-Sei sicura?

-No,- ribattè lei -ma questo non mi fermerà.

Il serpeverde annuì, ammirandola segretamente per tutto quel coraggio e quella determinazione tipici dei grifondoro. Degli eroi. Qualità che lui non avrebbe mai potuto avere.
Lentamente, uscirono dalla loro cella e presero a salire le scale che si trovarono davanti. Era buio pesto anche nella stanza dove giunsero.

Hermione strinse la presa sulla bacchetta, pronta a colpire. Con l'altro braccio sorreggeva Draco, il quale faceva un'enorme fatica anche solo a stare in piedi.

-Dove può essere tua madre?- gli bisbgliò, era notte fonda ed il salone ove erano giunti sembrava tetro e deserto.

-Non lo so.- ribattè Draco, stringendo i denti quando per sbaglio urtò con la ferita contro il muro -Se non era nei sotterranei con noi.. devono averla messa in qualche stanza..

Proprio mentre Hermione rifletteva su cosa fosse più prudente fare, tutte le candele si accesero e la stanza venne improvvisamente illuminata.
Nella sala avanzarono Greyback ed un altro mangiamorte sulla trentina, questo ultimo teneva per un braccio Narcissa, la bacchetta puntata alla sua gola.

-Draco!- urlò la donna non appena li vide, osservando inorridita le condizioni dei due ragazzi.

Il serpeverde guardò la scena terrorizzato.

-Granger..- mormorò appena, in quell'unica parola era chiaro ciò che il ragazzo voleva dirle.

Non colpire.
O le faranno del male.

Ma colpire era l'unico modo per fuggire, per non morire lì dentro.
Greyback ghignò, fissando Hermione.

-Coraggio, mezzosangue, che aspetti?- ringhiò tra i denti, alzando a sua volta la bacchetta e puntandola contro i due ragazzi.

-Colpisci!- le intimò Narcissa, guadagnandosi uno strattone dal mangiamorte che la teneva ferma.

Hermione la squadrò da capo a piedi, non sembrava messa come loro. Era più magra, decisamente, ma i vestiti erano tutti interi. Il volto scavato, le righe profonde, gli occhi lucidi che non lasciavano Draco neanche per un secondo.

Doveva scegliere tra la morte certa ed il rischio.

-Expelliarmus!- scelse il rischio con quell'urlo, e il mangiamorte che teneva Narcissa venne scaraventato all'indietro, trascinando la donna con lui.
Draco vide che la bacchetta era caduta a pochi metri da lui, così tentò di raggiungerla; cadde, inevitabilmente, ma continuò a trascinarsi in quella direzione per afferrarla.

Intanto, Hermione e Greyback avevano iniziato a duellare. La ragazza incespicava nei suoi stessi passi, la caviglia ferita ed il corpo stanco e provato; mentre il mangiamorte smebrava essere piuttosto in forma. Non poteva ucciderla, ordini di David; quindi era costretto a prevalere su di lei in quel modo.

Intanto Narcissa, appena ripresasi dalla caduta, provò a raggiungere anche lei la bacchetta cui Draco era ormai vicino; ma venne afferrata dal suo detentore e scaraventata indietro, mentre questo ultimo ora si stava lanciando verso Draco.

Il serpeverde riuscì appena ad afferrare la bacchetta, che il mangiamorte gli fu addosso. Si rotolarono sul pavimento per un po' lasciando ovunque strisciate di sangue.
Draco non sapeva che fare, era da dopo la guerra che non lanciava incantesimi e quasi non ricordava più come si facesse.

L'insicurezza e la paura si fecero padrone di lui, tutto era sfocato ed il mangiamorte gli stringeva forte il collo fra le mani. Aveva paura, ma non di morire, quello non più ormai. Ciò che più temeva era un qualcosa di indefinito, un tarlo che aveva tana dentro di lui.

Poi, però, qualcosa si mosse.

Vide Hermione venire scaraventata contro il muro e sua madre a terra, che provava ad alzarsi e non faceva che fissarlo e mormorare il suo nome. Tutto questo, paradossalmente e come mai prima di allora, gli diede forza. Una forza incontrollabile ed improvvisa, che assomigliava tanto al coraggio. Pensandoci, forse il coraggio è proprio questo: energia, e forza di combattere quando, effettivamente, si ha un motivo valido per farlo.

-Stupeficium!- urlò, ed il mangiamorte venne nuovamente scaraventato all'indietro.
Intanto, Hermione aveva stordito Greyback e si era avvicinata a lui per aiutarlo ad alzarsi.

-Mia madre..- le disse Draco, ansante, non appena furono nuovamente in piedi.

Hermione si stava avvicinando alla donna per aiutare anche lei, quando si sentirono scendere le scale e, subito dopo, una decina di mangiamorte, bacchette puntate contro di loro, fecero il loro ingresso nella stanza.

Draco indicò ad Hermione il portone di ingresso, unica via di salvezza; lei guardò prima lui e poi Narcissa: un mangiamorte l'aveva già schiantata nuovamente.

Di lì in poi, tutto accadde tanto in fretta che è difficile renderne l'idea in un racconto.
I due ragazzi corsero verso l'uscita, un fascio blu colpì Draco, ferendolo alla schiena, ma il ragazzo, sorretto da Hermione, era ormai quasi fuori di lì.

-Uccideteli.- gridò Greyback, che doveva essersi appena ripreso.
Un'anatema quasi li colpì, ma Hermione si scansò in tempo.

-Bombarda Maxima!- urlò subito dopo, facendo andare il portone di ingresso in mille pezzi e trascinando Draco con lei.

Altri fasci di luce verde, portatori dell'anatema che uccide, continuavano a saettare intono a loro mentre correvano affondando nella neve candida.

-Avada Kedavra!- e, questa volta, parve andare a segno. Poiché, sotto gli occhi di Draco, il corpo di Narcissa Malfoy si afflosciò a terra in un tonfo sordo.

-No..- Draco si fermò di colpo e cadde in ginocchio, mentre Hermione li riparava con un "protego" -No! No!

Tutto era confuso, tutto era panico e terrore. La grifondoro ruppe l'incantesimo di protezione.

-Expecto Patronum!- urlò, e la sua lotra d'argento investì un paio di mangiamorte -Reducto! Alimentes Flames!

Poi, repentina, si voltò verso Draco, ora sconvolto e tremante, e gli prese il viso fra le mani.

-Draco, ascoltami..- mormorò, ma lui a stento a sentiva -Dobbiamo andare.. ti prego, Draco!

Il serpeverde la guardò. Aveva gli occhi gonfi, ma sempre luminosi ed accesi di coraggio. Avrebbe tanto voluto essere come lei, si disse, coraggioso e tanto dannatamente perfetto. Ma non lo era.
Lui era l'esatto contrario, e sua madre era appena morta proprio per questo motivo.

-Dobbiamo andare, adesso.- gli ribadì Hermione, mentre un fascio di luce la colpiva alle spalle, facendogliela cadere fra le braccia.

Ormai erano fuori nella neve, esposti al freddo pungente del mese di novembre. Draco, terrorizzato, la strattonò più volte, pregando che si svegliasse.

Poi le prese la bacchetta e mandò in cielo qualche "periculum". Infine, puntò la bacchetta verso i due mangiamorte che li stavano ancora inseguendo.

-Expelliarmus!- urlò, disarmandone uno.

-Avada Kedavra!- urlò intanto l'altro, mentre Draco era distratto.

E l'avrebbe certamente colpito, se qualcosa non si fosse interposto fra lui e la morte.

·Spazio Autrice·
Eccomi qui! Spero perdonerete il leggero ritardo, ma in compenso il capitolo è più lungo del solito!
Ora vorrete tutti uccidermi, immagino.. Ma ehi ehi, calma! Vengo in pace!

Aggiornerò in settimana, essendoci le vacanze, e quandi non dovrete stare troppo tempo sulle spine!
Volevo anche dirvi che ho pubblicato una nuova storia, a cui tengo davvero molto. Si tratta della mia prima storia inedita, basata su fatti realmente accaduti.. Se vi andrà di passare si chiama "On fire.. like shooting stars" e la trovate sul mio profilo!
Grazie per tutte le stelline in continuo aumento e, naturalmente, per i meravigliosi e talvolta divertentissimi commenti.
Un bacio, davvero a prestissimo!

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