Capitolo XII - Scelte
"Non pentitevi troppo delle scelte che avete fatto in passato.
Semplicemente fate quelle giuste in futuro. Siamo sempre capaci di cambiare e di dare il meglio di noi stessi."
(Shadowhunters)
La coesistenza è uno degli aspetti fondamentali della vita. Sta alla base delle questioni fisiche, umane ed universali. Coesistere ha un duplice significato di fondo: esistere ed allo stesso tempo farlo insieme a qualcuno o qualcosa.
Il fuoco brucia e l'acqua scorre, la notte è buia ed il dì luminoso; si tratta di esistere.
Ora date sfogo alla vostra immaginazione, figuratevi il fuoco e l'acqua che continuano a scontrarsi, particelle nelle particelle, senza che nessuno dei due prevalga sull'altro. E il giorno e la notte che si fondono.
Parliamo della coesistenza dei contrari.
Una cosa rara e bellissima, da vedere e da vivere. Le cose opposte si respingono, si attraggono, si contrastano, ma quasi mai arrivano ad una condizione di pace e stabilità in cui gli sia concesso fondersi.
Non in fisica, almeno.
Ma qui si parla di chimica. E di magia.
E, naturalmente, di due ragazzi aggrappati l'uno a l'altra come fossero due ancore di salvezza.
Peccato che, senza un fondale o una nave, due ancora non fanno che incagliarsi fra loro.
E così era accaduto: le mani erano ovunque. Ora sui fianchi, sulle guance umide, intricate fra i capelli sporchi. Le labbra, invece, erano le une nelle altre, un posto unico ed il migliore di tutti, indivisibili ed unite da un legame debolissimo al tempo stesso.
Draco l'aveva baciata per puro istinto, per disperazione. Non aveva nulla da perdere e si era mentalmente presupposto che, prima di morire in quella cella sporca, avrebbe voluto baciare la mezzosangue.
Hermione aveva risposto al bacio dopo un po', anche lei guidata dall'istinto, perchè la mente le avrebbe di certo riportato alla memoria Ron ed il loro matrimonio imminente.
La grifondoro non era certamente il tipo di persona da fare una cosa del genere al suo fidanzato, ma il lettore concorderà con me che si trattava di una situazione molto particolare.
Malfoy era ferito e debole, allontanarlo avrebbe peggiorato le sue condizioni e lui non le avrebbe detto cose c'era fuori, o magari se aveva individuato qualche modo per fuggire.
O almeno, questo era ciò che continuava a ripetersi la grifona.
La verità è che anche lei trovava conforto in quella vicinanza, nel poter stringere qualcuno a sè e nell'essere stretta a sua volta.
E così continuavanto a stringersi l'un l'altra forte, forse anche troppo; biaciandosi con una foga tale che, visti dall'esterno, appariva chiaro ed inconfondibile il desiderio che avevano l'uno dell'altra.
Quando il bacio terminò, Draco poggiò la sua fronte su quella di Hermione, entrambi ancora con gli occhi chiusi.
-Mi dispiace..- mormorò, mentre i suoi sussurri andavano a sbattere contro le labbra serrate della grifondoro.
Hermione si accorse dal suo tono di voce che aveva ancora qualcosa da dire, così rimase immobile ad ascoltarlo, nonostante il senso di colpa si stesse già facendo strada in lei.
-È solo che.. questa situazione.. io- s'interruppe, fece un respiro profondo e staccò la fronte da quella di lei per poterla guardare negli occhi -Io non ce la faccio più.. Non.. non riesco a sopportare di averti portata qui, Granger..
-Draco..
-Non dirlo!
-Ci verranno a prendere.- constatò decisa la ragazza, fissando gli occhi lucidi in quelli di lui.
-E se non venissero?
-Verranno.
Draco abbassò il capo e prese a singhiozzare nuovamente.
-Dra- s'interruppe, prima che lui potesse urlarle nuovamente in faccia -Malfoy, vedrai che usciremo da qui. Devi solo dirmi cos'hai visto lì fuori, se hai idea di dove ci troviamo.
Il serpeverde annuì lentamente, si asciugò le lacrime e tornò a guardarla. Probabilmente stava facendo giorno, perchè un po' di luce aveva invaso la piccola stanza ed ora i ragazzi potevano guardarsi per bene.
Lui era messo male, aveva ferite un po' ovunque e quella principale all'avambraccio sinistro; lei aveva una gamba ferita e dei taglietti sulla faccia, che aveva sbattuto per terra quando David l'aveva colpita due giorni prima.
-Non ci siamo spostati, il castello dove ti ho portata. Ci sono due uscite. Se usciamo da qua dentro saprei trovarne almeno una.- disse, la voce abbastanza ferma e gli occhi ridotti a due fessure per scorgere lo sguardo di Hermione nell'oscurità.
-Pensi di riuscire a camminare?- Hermione fece un cenno alle condizioni del ragazzo, che si trovava ancora seduto a terra con lei.
Draco si morse le labbra, abbassò lo sguardo e poi lo rialzò deciso.
-Ci proverò.
La grifondoro gli restituì un sorriso stanco, per poi prendere la solita pietra ed iniziare a graffiare il pavimento per ideare un qualche piano.
L'unica possibilità che avevano era impadronirsi della bacchetta di qualche mangiamorte ed utilizzarla per schiantare o aggiarare tutti gli ostacoli che li separavano dall'uscita. Ma, nelle loro condizioni, come avrebbero potuto farlo?
La grifondoro potè scarabocchiare in pace solo per cinque minuti, perchè fu presto interrotta dalla voce spezzata del ragazzo.
-Salveremo anche mia madre, vero?
-Se la troveremo subito sì, altrimenti dovremo scappare o sarà tutto inutile.- gli rispose con calma Hermione.
Conoscendo Malfoy ed il suo egoismo, si aspettava di vederlo annuire e fingere semplicemente un po' di rammarico di circostanza, ma il ragazzo aggrottò le sopracciglia e, stupendola, le ringhiò contro.
-Io non me ne vado senza di lei.
Era andato lì per sua madre, aveva subito tutto quello solo per Narcissa, la sola idea di mettersi in salvo e lasciare lei in pericolo lo ripugnava e preoccupava al tempo stesso.
-Se scappiamo potremo avvertire gli Auror!
-No! Quando si accorgeranno che siamo fuggiti, credi che David non ucciderà mia madre?!
-Non lo farebbe mai.- la grifondoro lo guardò dispiaciuta -Sarebbe l'unica cosa che gli rimarrebbe per ricattarci.
Draco battè un pugno sul pavimento, esasperato e frustrato. Hermione, vedendolo in quello stato, si sentì in dovere di dire qualcos'altro. Eppure, non avrebbe potuto dire nulla di più sbagliato.
-Harry e Ron mi staranno cercando, avranno sicuramente capito a quest'ora..- disse con tono allegro, aspettandosi di vederlo almeno rilassarsi un po' -Non ci metteranno molto a trovarci e a quel punto..-
"Mi sbatteranno ad Azkaban." concluse mentalmente il ragazzo. Non lo disse ad alta voce, sapeva di meritarlo, credeva che non ci fosse soluzione migliore. Il cattivo in prgione e la principessa che torna al castello, gli venne da ridere al pensiero che prima era lui quello col castello e Weasley e Potter i pezzenti.
Ma in quel momento era troppo stanco anche solo per disprezzarli, quasi sperava che arrivassero.
In realtà non sapeva spiegarselo neanche lui, ma voleva che la Granger fosse salva. Voleva vederla fuori di lì; e si spaventò seriamente, quando si rese conto che avrebbe dato qualsiasi cosa pur di liberarla.
-..a quel punto saremo salvi.- concluse Hermione, posando una mano sulla sua, adagiata sul pavimento.
Al contatto Draco sussultò, per poi alzare di scatto lo sguardo ed incatenarlo a quello di lei.
-Va bene?- lo incalzò, con una smorfia storta che doveva essere un sorriso.
-Va bene.- l'assecondò lui, fingendo di essere più tranquillo.
-Coraggio, ora prova ad alzarti e camminare.- sentenziò Hermione, rimettendosi in piedi e porgendogli la mano -Chiunque potrebbe entrare ed il momento giusto potrebbe essere ora come fra tre giorni, dobbiamo tenerci pronti.
Il serpeverde le afferrò la mano con il braccio non ferito e fece leva sul ginocchio buono per provare a mettersi in piedi. Le gambe lo reggevano a malapena, in un tremolio incerto, ogni secondo in più gli procurava fitte di dolore in tutto il corpo.
-Draco..- Hermione, preoccupata, lo sorresse per un braccio -..se non-
-Ce la faccio.- la interruppe, stringendo forte i denti e provando, sempre appoggiandosi a lei, a fare qualche passo -Ce la faccio.
Camminarono avanti e indietro, sostenendosi a vicenda, per qualche minuto; prima che Hermione incespicasse con la caviglia ferita e trascinasse Draco con sè.
Caddero una sull'altro, come in quei classici film romantici e ripetitivi. Ma non si baciarono, nè si scansarono subito; semplicmente rimasero a fissarsi, entrambi stupiti dalla complicità che stavano dimostrando e dagli avvenimenti di quell'ulteriore giorno di prigionia.
Alla vista delle labbra dell'altro, così invitanti e vicine, entrambi pensarono al bacio di poco prima , argomento che non avevano più toccato ed all'eventuale quanto errata possibilità di ripeterlo.
Ma Draco la spostò da sopra di sè prima che l'istinto prevalesse ancora una volta sulla ragione.
***
Avanti, indietro.
Indietro, avanti.
Ron non faceva altro che camminare per la cucina della Tana da quelli che ormai erano dieci minuti buoni.
Non appena sentì il cigolio della porta di ingresso, vi si precipitò subito, per poi rimanere enormemente deluso nel trovarsi davanti Harry e non gli Auror con notizie della sua ragazza o, meglio ancora, anche se impossibile, Hermione stessa.
-Novità?- chiese, agitado la bacchetta per far sì che un po' di caffè si mettesse a fare da solo: ormai non dormiva più da quando la grifondoro era sparita.
-Forse una pista da seguire.- ribattè Harry, entrando alla svelta e chiudendosi la porta alle spalle.
Ron si sedette, si prese la testa fra le mani ed iniziò a scuoterla forte, come disperato.
Harry gli si avvicnò e gli diede una pacca amichevole sulla spalla, mentre nella sua testa cercava disperatamente le parole giuste per consolarlo.
Il problema di fondo era che non le aveva.
Perchè lui si sentiva esattamente come Ron. Hermione per lui era sempre stata una sorella, dal carattere di una madre. Gli venne quasi da sorridere al ricordo del carattere perfettino e fin troppo maturo della migliore amica, la sua sola consolazione era che le sue abilità magiche e la sua intelligenza l'avrebbero tenuta al sicuro almeno per un po', ovunque si trovasse.
Era questo che continuavano a ripersi lui e Ron, credendoci ogni giorno sempre meno.
Lei è in gamba.
-Neville se ne sta occupando di persona.- si costrinse a parlare il ragazzo che è sopravvissuto -Non appena tornerà la.. "finta Hermione".. la seguiranno in cinque e mi contatteranno immediatamente.
-Non è abbastanza.- sbottò Ron, scattando in piedi e facendo cadere la sedia -Dobbiamo cercarla anche noi.. magari avremo fortuna.. potremmo-
-Ron!- Harry lo interruppe severo, assottigliando lo sguardo e guardandolo con un misto di comprensione e severità -Devi riposarti, così non concluderemo niente.
-Non capisci!- il rosso scattò, la mano alla bacchetta -Io non posso riposare! Non ti importa niente di lei?! Dobbiamo trovarla!
Harry fece un respiro profondo, prima di prendere la bacchetta dell'amico e sfilargliela lentamente di mano.
-E la troveremo. Ma dobbiamo agire con calma ed astuzia, come farebbe lei.- strinse le labbra e guardò l'amico dritto negli occhi -So che tieni a lei-
-Io la amo, Harry!
-D'accordo.- il grifondoro alzò le mani, come per difendersi -So che ami Hermione, ma il tuo pensare continuamente a lei senza concentrarti su dove potrebbe essere non ci aiuterà a salvarla.- disse con calma, sempre mantenendo il contatto visivo con Ron -Se tieni davvero a lei, devi impegnarti come tutti noi e non stare qui a deprimerti e pensare a lei e al tuo cuore che-
-Il deluminatore!- lo interruppe incurante Ron, improvvisamente con lo sguardo luminoso.
-Cosa?- fece Harry, perplesso.
-Come ho fatto a non pensarci prima!- Ron si battè con forza una mano sulla fronte -Il deluminatore! Pensare a lei è proprio quello che ci aiuterà a trovarla! Sei un genio, Harry!
***
"Sii coraggioso, Dav. Il coraggio è un requisito fondamentale in questo mondo. Dovrai affrontare numerose sfide, e probabilmente fallirai nella maggior parte di esse. Ma ciò che conta veramente.. sono quelle che supererai, tutti i successi che riuscirai ad ottenere! Per essere coraggioso, piccolo David, non devi essere altro che te stesso."
infuriato, David tirò un calcio al tavolo, ottenendo l'unico risultato di un dolore sordo propagatosi per tutto il piede.
"Tassorosso!"
Era finito in tassorosso, all'età di undici anni. In realtà a quel tempo ne era stato sollevato. La sola idea di finire tra i serpeverde o tra i grifondoro lo spaventava, dover reggere tutta quella competizione non faceva per lui. Era sempre stato un tipo calmo, di quelli che se ne stanno in disparte a studiare la situazione, che intervengono solo ed unicamente se interpellati.
"La paura..
La paura è un sentimento fortissimo, quasi invincibile Dav. La paura è più forte del coraggio.. esso non è un'arma contro la paura, ma solo l'illusione di sconfiggerla."
Le parole di sua madre continuavano a ronzargli nella testa, seguite poi da quelle di suo padre.
Sua madre aveva sempre creduto nel coraggio, da grifondoro quale era.
Suo padre invece era finito fra i corvonero, era un tipo tutto affari e lavoro.
Aveva vissuto una vita tranquilla, nell'ombra, con la costante convinzione di non essere nessuno e l'irreprimibile desiderio di dimostrare il contrario.
"Sii coraggioso."
"Il coraggio è un illusione."
Succube da una vita di dubbi e contraddizioni, aveva stretto le amicizie sbagliate. Al suo primo anno aveva conosciuto un ragazzo del sesto, si vedeva lontano un miglio che era diverso dagli altri. David provava curiosità (certamente ereditata dal padre) di conoscerlo e scoprire chi fosse, ma quest'ultimo sembrava ignorarlo volutamente.
Tom Marvolo Riddle.
Così si chiamò il primo amico di David. Il tassorosso cominciò a fare delle commissioni per lui, emozionato e senza fare mai troppe domande. Si limitava a rubare ingredienti dalle scorte di Lumacorno, di sostenerlo in ogni discussione e di parlare bene di lui in giro.
"Non che la parola di un perdente come te conti qualcosa," gli aveva detto un giorno il Voldemort ragazzo "ma tu va in giro a dire della mia grandezza."
Riddle gli aveva presto inculcato tutte le sue idee, il sangue puro, il sangue sporco.
E, inutile dire, David ci aveva creduto.
Immaginate il trauma quando aveva scoperto di essere stato adottato.
Quelli che credeva essere i suoi genitori, in realtà non erano che dei parenti lontani. I suoi erano due senza poteri magici, gli unici in una stirpe intera di tutti i maghi. Il padre un magonò piuttosto orgoglioso di se stesso e la madre una babbana.
E questo faceva di lui, del fedele "secondo" (come amava definirsi) di Voldemort, un babbano di nascita.
Non l'aveva mai detto a Riddle.
Nè a scuola, nè quando si era unito ai mangiamorte.
Ed era rimasto in silenzio, ancora una volta nell'ombra, ad osservare e pianificare una vendetta che fosse solo sua.
Il tempo poi aveva completato il lavoro, cambiandolo. L'aveva trasformato nel mangiamorte perfetto, che alla morte del suo padrone porta avanti gli ideali di una guerra durata anni ed anni di storia.
In realtà quello che pochi sanno è che a David, essendo lui stesso un babbano, non interessavano per niente gli ideali di Voldemort: si stava semplicemente servendo dei suoi seguaci per una vendetta personale.
E quel ragazzo doveva pagare.
-Draco..- ghignò a voce alta, nella sua smorfia sadica c'erano promesse crudeli.
Doveva pagare per aver ucciso Dorothy o, forse, per non averlo fatto.
Ma chi era per lui Dorothy Pattinson, grifondoro?
Dall'ultimo aggettivo, per chi avesse conosciuto David solo superficialmente, la risposta sarebbe stata "assolutamente nulla". Ma per me, che conosco tutto e tutti meglio di chiunque altro, la risposta è ovvia e palese.
Perchè, vedete, Dorothy era l'unico tassello fuori posto del puzzle perfetto di David. Tutto era stato pianificato, prestabilito, tutto stava andando secondo i piani.
La vita di David Mattwes era stata piena zeppa di scelte, al contrario di quella di Draco.
E il David di cui vi racconto io è l'uomo che, pur avendo sbagliato forse ogni singola cosa, reputava di aver fatto tutte le scelte giuste.
È sempre una questione di scelte, dalle cose più stupide a quelle fondamentali.
·Spazio Autrice·
Spero mi perdonerete, venerdì non sono riuscita a postare e così ho postecipato ad oggi l'aggiornamento. Vi ho avvisati sia qui su wattpad (mandando la notifica a tutti i seguaci), sia su instagram; se non mi seguite ancora, lì mi chiamo _pagine_ed_avventure!
Come avrete notato in questa storia Ron non è stupido, anzi è addirittura lui a pensare al deluminatore! E voi? C'è qualcuno che l'aveva intuito/supposto?
Inoltre in questo capitolo nasce anche un altro interrogativo: chi era Dorothy per David? Il collegamento fra questi due personaggi spiegherebbe anche quello fra Anna (che per ora abbiamo lasciato al suo lavoro da segretaria del ministro) e lo stesso David. Commentate con le vostre idee!
Nelle mie dramione mi piace dipingere Ron per quello che è nella saga, un ragazzo coraggioso e, in alcuni casi, anche brillante. Io credo che, per quanto Draco possa essere un disastro e Ron il miglior partito per lei, non è detto che Hermione scelga lui.
L'amore è imperfetto. Ed è per questo che sono una fan della dramione.
Bene hahah, dopo questo momento filosofico, passo a ringraziarvi per tutte le stelline, le visualizzazioni ed i commenti. Stiamo aumentando in fretta e non può farmi che piacere! Ormai abbiamo un posto fisso che va dal 300# posto della classifica in poi e non immaginate quanto sia felice! Mi raccomando, commentate e fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo!
Oddio questo spazio autrice è venuto lunghissimo, ma avevo troppe cose da dirvi!
Un bacio, a venerdì!
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