Capitolo XI - Dolore
Il coraggio è la capacità di resistere alla paura,
di dominare la paura: non è l'assenza di paura.
(Mark Twain)
-Tre giorni.- sospirò Hermione, mentre osservava la direzione da cui proveniva la luce per constatare che ore fossero.
Draco, poggiato al muro accanto a lei, si girò a guardarla.
-Perché non ci uccidono e basta?- chiese, più a se stesso che alla ragazza.
Erano stati tre giorni terribili, nonostante all'inizio del terzo giorno, quando la Granger aveva capito quello che effettivamente avevano usato per ricattarlo, si fosse un po' addolcita nei suoi confronti.
Passavano il tempo nell'angolo più buio della loro cella, con la paura costante che David tornasse a torturarli e la fame che a poco a poco li stava consumando. Faceva sempre più freddo, ogni attimo che passava. Di tanto in tanto si addormentavano, ma durava solo pochi secondi: la paura era troppa, il dolore causato dalle ferite che avevano e la fame erano troppi. Tutto era troppo.
Tanto da portare Draco, che ogni secondo perdeva un po' di speranza in più, a porsi una domanda tanto tragica.
-Io gli servo viva, nel caso avessero bisogno di fabbricare altra Polisucco.- rispose con noncuranza Hermione, che ormai aveva formulato quel pensiero già una decina di volte nella sua testa.
Calò il silenzio, non c'era ragione per quale ragione Draco dovesse restare in vita.
Ogni momento sentiva di più il bisogno di scusarsi, di chiedere perdono a quella ragazza per tutti i guai che le aveva procurato; ma un Malfoy non si scusa, un Malfoy non chiede perdono.
E Draco?
Sono la stessa persona?
-Io- tentò quest'ultimo, ma venne immediatamente interrotto dalla ragazza.
-Usciremo di qui.- sussurrò ancora Hermione, chiudendo gli occhi -Usciremo di qui! Noi-
-Granger...- la interruppe Draco, con voce stanca, sembrava distrutto.
-No! Noi ce la faremo, troveremo un modo per- ma un urlo agghiacciante proveniente dal piano di sopra la fece bloccare a metà discorso, mentre osservava Draco irrigidirsi di scatto.
Poi, fu testimone di una cosa che mai avrebbe immaginato di poter vedere con i suoi occhi, una scena talmente terribile e truce che le si spezzò il cuore. Vide Malfoy scattare verso le sbarre del cancelletto di ferro arrugginito che chiudeva la loro cella, afferrarle tra le mani e stringerle con forza. Tirava calci, pugni, ed urlava come un forsennato.
-Mamma!- lo gridava con tutta la forza rimastagli, la voce roca e spezzata dai singhiozzi -Mamma!
Hermione non esitò oltre. Gli corse dietro e lo afferrò per le braccia, fermandolo prima che venissero a prendere anche lui. Le urla di Narcissa rieccheggiavano fra le pareti della stanza buia, producendo echi terribili. Hermione tentò di abbracciare Malfoy, per fermarlo, per farlo stare zitto, ma lui continuava a dimenarsi come un pazzo e a gridare.
-Lasciatela andare!- continuava, tentando di sfuggire alla presa della grifondoro e raggiungere il cancelletto.
-Malfoy! Allontanati, verranno a prenderci!- continuava a trattenerlo Hermione, strattonandolo con forza.
-Draco, ti prego, non puoi fare niente!- gli urlò ancora, vedendolo bloccarsi di colpo e prendere a fissarla.
Aveva uno sguardo distrutto, come se tutto il mondo gli fosse crollato improvvisamente addosso.
-Non puoi fare niente...- sussurrò di nuovo Hermione, affannando per riprendere fiato.
Ma lui non voleva saperne, quelle urla di terribile agonia lo straziavano, soffrire più di quanto avrebbe patito se tutto quello che stava subendo Narcissa avesse dovuto subirlo lui stesso. Le urla cessarono, il silenzio tornò a regnare sovrano. Draco smise di dimenarsi e si accasciò a terra, scosso dai singhiozzi e dalla disperazione. Hermione gli si inginocchiò accanto, in una specie di abbraccio scomodo, tenendo la testa del ragazzo sul suo petto, la mano a vagare fra i suoi capelli lerci.
Mai che un Malfoy avesse permesso ad una mezzosangue ti toccarlo in quel modo.
-Perché non la lasciano andare?- chiese Draco, la testa immersa fra i ricci di Hermione e la voce arrochita dal dolore -Hanno me, io posso-
Però si interruppe quando Hermione gli carezzò una guancia con fare materno, quando lo strinse ancora di più a sé e gli sussurrò che sarebbero usciti tutti e tre di lì.
È paradossale, quanto la paura possa cambiare gli esseri umani.
Ma... siamo proprio sicuri che li cambi?
La paura smaschera le persone.
E Draco in quel momento non era altro che un ragazzo chiuso in una stanza, costretto a sentire le urla di dolore della madre senza poter fare nulla.
E aveva paura, tanta paura.
Così come Hermione non era altro che una ragazza in procinto di sposarsi, mezzosangue, presa in ostaggio dai seguaci di uomo ormai morto per chissà quale motivo.
Anche lei aveva paura, come lui.
In queste situazioni ci si fa coraggio a vicenda, si ci aiuta.
Ma aiutare non comprendeva di certo quegli atteggiamenti, abbracci e carezze, tanta dolcezza servata ad un traditore e tanta fiducia regalata ingiustamente ad una mezzosangue.
Quello era molto più che farsi coraggio a vicenda.
Loro erano nemici, questo è assodato; si odiavano, certo; erano il bene ed il male, ovvio.
Eppure in quel momento erano solo due semplici, disperati ragazzi, che scoprono di provare qualcosa.
Qualcosa per quella vicinanza, per i singhiozzi disperati di lui ed il modo in cui lei provava a calmarlo.
Qualcosa in tutto, qualcosa in niente.
Hermione, che era la più lucida fra i due, si morse il labbro, rendendosi conto della complicità creatasi fra loro e di quanto quel ragazzo fosse arrivato a farle cambiare idea su di lui.
Draco, dal canto suo, ora aveva la fronte poggiata su quella di Hermione. Le labbra della ragazza erano screpolate dal freddo, secche, ridotte malissimo insomma. Ma lui voleva baciarla, l'unica cosa che desiderava era poterla assaggiare, mordere, conoscere il sapore dell'impossibile.
Perché le cose proibite sono sempre così belle?
Sapeva che era fidanzata con Weasley, sapeva che dopo l'avrebbe spinto via ed avrebbe iniziato ad insultarlo; ma si avvicinò ugualmente a lei.
Le loro labbra arrivarono appena a sfiorarsi.
-Ma bene, bene, bene...
Quella voce ormai la conoscevano, così come la cattiveria intrisa in quelle parole di scherno.
-...che scena toccante...- ghignò David, alla vista pietosa dei due prigionieri che si confortavano a vicenda -Forse hai dimenticato cosa è lei, Malfoy.- si rivolse al giovane -Questo fa di te nulla più che un traditore!
-Sei un mostro!- Hermione non si curò delle circostanze, ruggì fiera come una leonessa pronta all'attacco.
David la ignorò.
-Un ragazzo come te...
Lui alzò la testa di scatto, senza vergogna di mostrare il suo volto incorniciato dalle lacrime.
-Dov'è... dov'è mia madre?
L'ex tassorosso rise.
-Prendete il ragazzo.- ordinò ai mangiamorte alle sue spalle, che si avvicinarono ai due e li staccarono con la forza.
Draco si lasciò trascinare di peso, troppo distrutto per opporsi e desideroso di subire ciò che credeva di meritare per tutto quello che aveva fatto.
Hermione però non sembrava essere dello stesso avviso, in quanto cercò di afferrare il ragazzo prima che fosse portato via, ma il cancelletto arrugginito della loro prigione le fu sbattuto in faccia.
-No!- urlò, battendo con forza i piedi per terra.
La paura la sopraffece, facendosi padrona di lei. Si fece prendere dal panico come poche altre volte in vita sua, rendendosi finalmente conto di una cosa.
Le importava di Draco Malfoy.
Per qualche strana e pericolosa ragione, lui le stava tremendamente a cuore.
***
Il vento quel giorno soffiava forte, gli alberi oscillavano lentamente, come danzando ad una qualche melodia suonata dallo sfregare delle loro foglie le une con le altre. Il sole regnava alto, orgoglioso, egoista sul prato fuori la tana. Lì, bacchetta alla mano, quattro giovani ragazzi erano impegnati in una discussione piuttosto colorita.
-Non possono essere spariti nel nulla!- stava urlando Ron, le orecchie in fiamme e due occhiaie violacee ad appesantirgli lo sguardo.
-In questo modo non aiuti, Weasley.- Zabini non attese altro a richiamarlo, mentre cercava di dispiegare meglio la cartina che stavano analizzando.
-Devono essere per forza in Inghilterra, gli Auror hanno bloccato tutto.- soggiunse Harry, ben informato sulle ultime novità del Ministero.
-Gli Auror sono degli incapaci, Potter.
-Blaise!- Ginny richiamò il moro, che sembrava sull'orlo di una crisi di nervi -Harry ha delle novità interessanti.- gli fece notare con calma, negli occhi una muta richiesta di assecondarla.
-Abbiamo ricevuto delle segnalazioni.- cominciò il ragazzo che è sopravvissuto -Sembra che molti maghi sostengano di aver visto Hermione vagare per Diagon Alley e comprare una dozzina di bacchette, mentre un Auror giura di averla vista all'ufficio Misteri.
-Questo è impossibile!- Ron non esitò a farsi sentire, per poi rabbuiarsi -A meno che..
-A meno che non stiano usando la Polisucco!- concluse per lui Ginny, che dopo tre giorni di perenne preoccupazione sembrava quasi soddisfatta.
-E questo significherebbe che Hermione stia bene...- concluse Harry, decisamente sollevato e rallegrato.
Blaise si morse il labbro, come ogni qual volta era concentrato.
-E Draco?- chiese, quasi speranzoso di udire notizie anche del migliore amico.
I tre grifondoro lo guardarono in modo accusatorio, per ricordargli implicitamente che era stato Malfoy a mettere in pericolo la loro amica (e futura sposa, nel caso di Ron).
-Nulla.- si limitò a rispondere Harry, che però non seppe fingersi rammaricato, perché suscitò la collera del moro.
-Tanto non ve ne importa nulla, non è così? A nessuno di voi interessa!- sbottò, lo sguardo fisso in quello dei due ragazzi, non avendo il coraggio si guardare Ginny -Voi volete solo trovate la Granger, di Draco non vi importa, lui per voi può anche morire.. giusto?!- concluse, gesticolando come un pazzo.
-Se non lo uccidono i mangiamorte,- borbottò indignato Ron -lo uccido io.
Era esattamente la cosa più inopportuna che il rosso avesse potuto dire. Blaise gli fu subito addosso, Harry tentò di dividerli e Ginny iniziò a piangere silenziosamente.
Blaise voleva bene a Draco Malfoy. Certo, non si poteva dire che quest'ultimo fosse tipo da legami di amicizia indissolubili e fiducia assicurata.
Era pur sempre un serpeverde.
Mangiamorte.
Malfoy.
Ma, prima di tutte queste cose, Draco era un essere umano. E gli esseri umani sono fatti per le frasi al plurale, non possono essere creature solitarie, indipendenti entro certi limiti. La solitudine consuma, tortura, uccide.
E Draco e Blaise si erano salvati a vicenda, tenendosi compagnia ed appoggiandosi in quel modo che è un modo discreto, ma forte.
-Pietrifucus totalus!- Ginny sembrò stancarsi, perché immobilizzò i tre ragazzi.
Ora erano tutti e tre per terra, aggrovigliati fra loro e sporchi di fango, che la osservavano con gli occhi sgranati ed incapaci di muoversi.
-Li troveremo, tutti e due.- precisò, fissando lo sguardo in quello di Blaise -L'unica soluzione è aspettare che la nostra "falsa Hermione" ricompaia.. e farla seguire.
***
Il cancello scricchiolò leggermente ed Hermione dovette strizzare bene gli occhi per riuscire a vedere oltre quel velo di oscurità che avvolgeva l'ingresso della sua cella. Quello che riuscì a scorgere fu una sagoma alta, vestita rigorosamente di nero, che ne spingeva un'altra, ricurva e dal passo incerto, dentro la cella. Solo quando quest'ultima persona soffocò un gemito di dolore, Hermione capì di chi si trattava. Una volta che il mangiamorte ebbe chiuso il cancello, ulteriore conferma per la ragazza furono i capelli biondi del giovane, seppur sporchi e bagnati da qualcosa di terribilmente simile al sangue.
La ragazza lo chiamò, prudentemente per cognome, ben due volte. Ma, quando capì che lui non era in grado di risponderle, corse immediatamente verso di lui.
E la vista che le si parò davanti agli occhi si rivelò sconcertante.
I vestiti del ragazzo erano lacerati in più punti, da cui si potevano intravedere dei tagli che gli squarciavano la pelle diafana. Il suo avambraccio sinistro era scoperto, ma al posto del Marchio Nero vi era solo sangue.
Avevano cercato di cancellarlo.
-Draco...- mormorò spaventata, prendendo tra le mani sporche il suo viso, anch'esso pieno di graffi e bagnato dalle lacrime.
Aveva pianto.
-Guardami, guardami!- continuava ad urlargli, troppo spaventata anche solo per pensare.
-Draco, ti prego...- e questa volta non riuscì a fermare le lacrime, questa volta si rese conto che era diverso.
Diverso da Hogwarts.
Diverso dalla guerra.
Questa volta lui avrebbe potuto ferirla davvero, farle del male in modo irreparabile, se solo lo avesse voluto ancora.
Ma lui non lo voleva più, era questo il guaio.
-Granger- il gemito che la ragazza ricevette in risposta la fece sorridere tra le lacrime, sollevata.
Non sembrava neanche lui. Era spaventoso, sconcertante quasi. Il ragazzino che a scuola detestava con tutta se stessa, il primo a sfidarla, ad insultarla, era ora tra le sue braccia. Ferito e delirante, mentre continuava a chiederle perdono. Si rese conto di non averlo mai conosciuto per davvero.
-Va tutto bene, ti tirerò fuori da qui.- provvedé invece a sussurrargli, mentre gli faceva appoggiare la testa sulle sue ginocchia e si strappava un pezzo dei pantaloni logori per fasciargli l'avambraccio, che sembrava riportare le ferite più gravi.
-Mi.. dispiace..- continuava a farfugliare lui, anche se Hermione gl'intimava di non sforzarsi a parlare -Mi dispiace... così tanto-
-Basta, smettila.- gli ordinò, posandogli due dita sulle labbra per farlo smettere di torturarsi in quel modo.
Draco le dette ascolto, prendendo così a fissarla: aveva un'espressione così concentrata mentre gli esaminava le ferite. Era tutta sporca ed aveva un taglietto sulla parte sinistra della fronte, proprio vicino all'attaccatura dei capelli; i vestiti erano logori, così come il pavimento su cui erano quasi distesi.
Sapeva di dover restare sveglio, ma l'unica cosa che voleva in quel momento era dormire. Come se lo avesse letto nel pensiero, Hermione gli accarezzò una guancia con fare materno.
-Riposati un po'.- gli sussurrò; e lui credette di essere in paradiso.
Sì, proprio in paradiso.
Era consapevole di trovarsi in una cella, in balia dei mangiamorte, probabilmente di star rischiando la vita ogni secondo che passava; tuttavia, con lei accanto, si sentì bene. Protetto. Al sicuro. Chiuse gli occhi, lasciandosi cullare da quel bellissimo angelo.
***
-Ehi...- quello che fuoriuscì dalle labbra della grifondoro fu un sussurro appena udibile.
-Malfoy, svegliati dai...- ripeté di nuovo, questa volta un po' più forte.
Ma fu solo quando gli posò una mano sulla guancia e lo scosse leggermente che Draco si disturbò di mugugnare qualcosa d'incomprensibile. Erano ancora immobili, nella stessa posizione in cui lui si era addormentato esattamente due ore prima.
-Ce la fai a metterti seduto?- chiese ancora la ragazza, osservandolo mentre tentava di alzarsi.
Dopo un po' di minuti e fatica, Draco riuscì finalmente a stendere le gambe e stare seduto senza il sostengno della grifondoro.
Tra i due calò un silenzio significativo, opprimente. Avevano bisogno di parlarsi, di rassicurarsi, anche solo d'insultarsi. Ma tutto si riduceva ad uno sguardo. Quattro occhi, quattromila parole. Lei cercava di tranquillizzarlo, lui di scusarsi. Lei provava a sorridere, anche se le veniva da piangere, lui singhiozzava spaventato.
Alla fine, Hermione si arrischiò a porre quella domanda che le premeva da tanto.
-Cosa ti hanno fatto?- gli chiese, in un modo semplice e trasudante ansia.
E solo allora lui notò che la ferita profonda che aveva al ginocchio destro era stata fasciata, per bloccare l'emorragia; e che il suo avambraccio sinistro era stretto fra la stoffa della felpa della Granger.
Abbassò lo sguardo, scoraggiato. Non voleva dirle cose gli avevano fatto, neanche riusciva a ricordarlo a se stesso.
Prese a singhiozzare, ma Hermione subito gli fu accanto e gli prese le mani tremanti.
-No, scusa! Va bene così, sta calmo.- gli sussurrò, a pochi centimetri dalle sue labbra -È finita adesso.
Era una bugia colossale.
Non era finita e probabilmente non sarebbe mai finita.
Ma pronunciate da certe labbra le bugie hanno un sapore dolce, quasi soave. Ti appaiono giuste e tu neanche dubiti della loro veridicità, sono le bugie degli amori.
-Va tutto bene. Ce la faremo.
Fu dopo quelle parole che Draco la baciò. Si buttò su di lei quasi come un animale, coprendo la poca distanza che li separava e stringendola a sé incurante dei dolori che lo sforzo gli propagava in tutto il corpo indolenzito.
Erano sporchi e feriti, se ne stavano accovacciati su un pavimento di pietra fredda e dura, che gli scorticava le ginocchia già provate.
Ma, nel momento esatto in cui le loro labbra arrivarono anche solo a sfiorarsi, tutto svanì. Ora erano puliti, sazi, al calduccio di fronte al camino di casa loro il giorno di Natale.
E non importava chi fosse lui, o cosa fosse lei. Il tempo aveva insegnato a Draco che il sangue non è altro che liquido rosso, incaricato di farci battere il cuore.
E lui si era confuso, decisamente. Perché quello che lui e la Granger avevano diverso non era il sangue, ma il cuore che lo pompava.
Quello di lei era puro, disseminato di buone intenzioni e minato da sentimenti e premura in ogni angolo.
Quello di lui era un cuore abbandonato, di quelli deserti dove non incontri nessuno. Con qualche ammaccatura in giro ed una gran voglia di battere, senza avere effettivamente la forza di farlo.
E faceva male.
Terribilmente male, perché ora aveva preso a tamburellare insistentemente all'improvviso. Al ritmo dei baci ardenti, delle labbra avide e le palpebre serrate.
Ma non importava, a nessuno dei due. Tutto aveva perso d'importanza di fronte alle loro labbra unite, prese e rapite nel divorarsi, nel perdersi e nel rismarrirsi ancora e ancora. Perché ci sono posti in cui, quando si ci perde, si desidera ardentemente non ritrovarsi mai più.
Le labbra di Draco per Hermione erano uno di questi posti.
·Spazio Autrice·
Non ho scusanti, perdonate il ritardo.. ieri sera la stanchezza era troppa e sono letteralmente crollata ): .
Questo è il capitolo più cruento della storia, mi rammarica che la situazione sia tragica in questo momento, ma vedrete che nel prossimo capitolo la scena cambierà!
Piccolo spoiler: presto vedremo anche Narcissa eheh!
Come di consueto vi ringrazio per i numerosi commenti, per tutte le stelline e le ingentissime visualizzazioni. Mi raccomando, fatevi sentire nei commenti!
Un bacio, a prestissimo!
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