Capitolo IV - Non è finita
"Sembrava l'inizio di una qualche felicità.
Poi si sa come vanno le cose: scivolano sempre, impercettibili, non c'è verso di fermarle, se ne vanno, semplicemente se ne vanno."
(Alessandro Baricco)
-Non era nei patti.
Draco continuava a ripeterlo, mentre andava avanti e indietro per ciò che rimaneva dell'antico giardino del Manor: quella mattina aveva preferito ricevere lì la Granger.
-Sapevo che non avrei dovuto crederti, maledetta mezzosangue!
Parlava da solo, come se Hermione non fosse a tre metri da lui.
Era davvero preoccupato, stressato. Gli Auror, e il mondo magico in generale, non gli servavano una buona accoglienza negli ultimi tempi; ed in più non sopportava di essere stato persino accusato di non aver parlato prima.
Insomma, cosa diavolo avrebbe dovuto fare?!
Non aveva avuto altra scelta.
-Ma non può succedere nulla di male! Andrà tutto bene, io ti aiuterò e-
-No.- la interruppe brusco, mentre Hermione lo guardava sconcertata.
Andrà tutto bene.
Va tutto bene.
Va tutto...
...male
Si bloccò davanti alla Granger, apparentemente calmo. Prese a guardarla dritta negli occhi, stupendosi di quanto questi risplendessero alla luce del sole.
Poteva quasi intravedere delle paiuzze dorate arricchire le iridi ambrate della grifondoro, mentre lei cercava a sua volta d'interpretare l'espressione concentrata del serpeverde.
Quest'ultimo però non glielo permise, distogliendo subito lo sguardo.
-Tu non capisci.- lo sussurrò appena, non sembrava neanche più arrabbiato.
-Io capisco perfettamente.- ribattè lei, facendo un passo nella sua direzione: si stava innervosendo.
-No! Non capisci invece! Voi dannati grifondoro saccenti, siete convinti di sapere sempre tutto delle persone e invece-
-Di cosa hai paura?- quella domanda fuoriuscì dalle labbra di Hermione in un attimo, senza che lei potesse fermarla; e sembrò quasi dolce, come il sussurro tranquillizzante di una madre.
Draco si fermo a guardarla ancora una volta, incredulo.
Di cosa aveva paura?
Un tempo, la risposta sarebbe stata "di niente", e sarebbe stata la solita, stramaledetta bugia.
Ma adesso era inutile provare a mentire, la Granger sapeva perfettamente di cosa avesse paura.
Di Azkaban.
Delle umiliazioni.
E, questo lei non poteva saperlo, di se stesso. Non sapeva come avrebbe fatto a reggere il disprezzo di tutti, del Ministro in persona addirittura. Dove sarebbe potuto andare? Da nessuna parte, avrebbe dovuto restare lì fino alla fine.
Questo lo terrorizzava più di tutto: non avere una via di fuga, non poter scegliere.
Poi, in un angolino remoto della sua mente, temeva anche che potessero somministrargli il Veritaserum.
In quel caso, come avrebbe potuto nascondere ancora il suo segreto?
Quella notte, forse il giorno più brutto della vita di Draco Malfoy, c'eravamo solo io, lui, una donna in fin di vita e Lord Voldemort. Mentre il corpo addormentato di Narcissa Malfoy giaceva sul pavimento, un serpente pronto ad ucciderla le strisciava attorno.
-Ti prometto che ti porterò via, se e quando me lo chiederai.- fu riportato bruscamente alla realtà dalla mezzosangue, che ora gli parlava quasi con gentilezza.
Davvero era disposta a fare tutto quello per dei babbani imbranati?
A Draco non passò per la testa, neanche per un secondo, che lei potesse essere lì anche per lui.
-Davvero lo farai? Se.. se io-
-Sì.- non lo lasciò neanche finire, aveva capito.
E si rese piacevolmente conto che, per la prima volta, lei e Draco Malfoy si erano parlati in modo dolce, rassicurante.
-Allora andiamo.- sospirò infine il serpeverde, sconfitto.
Hermione gli sorrise, un sorriso che in sei anni Draco non aveva mai visto rivolto a lui. Una curva all'insu che le aveva visto rivolgere ai suoi amici, ai professori, talmente tante volte che, nella maggior parte di esse, si era chiesto cosa si dovesse provare ad essere la causa di quel sorriso. Non aveva mai osato, neanche nei suoi sogni, definirlo un sorriso bellissimo, ma in quel momento non trovava davvero altro modo per descriverlo.
La grifondoro sembrava quasi avere paura di avvicinarsi: lui era senza bacchetta e non poteva smaterializzarsi nei pressi del Ministero, quindi Hermione doveva avvicinarsi e prendergli la mano per smaterializzarlo insieme a lei.
Ma se ne stava lì, imbambolata.
Il serpeverde se ne accorse subito e fu quasi sul punto di ghignare e regalarle una frecciatina gratuita, ma si limitò a fare lui il primo passo.
Le si avvicinò e le si mise di fianco. Era da tempo che non usava la materializzazione, non sarebbe stato facile. Esitante, sfiorò appena la mano di Hermione; ma questo bastò perché lei trovasse il coraggio di trattenerlo, quasi stritolandolo nella sua stretta. Draco chiuse gli occhi, mentre la grifondoro li smaterializzava entrambi al Ministero della Magia.
Pochi secondi dopo, infatti, si ritrovarono davanti l'ascensore che li avrebbe portati all'ufficio del Ministro.
Draco si guardava intorno sorpreso e spaventato, valutando quanto fosse cambiato quel luogo dall'ultima volta che vi era stato.
Il fischio d'arrivo del loro mezzo di spostamento lo distrasse; e riluttante seguì la Granger dentro l'ascensore.
Per fortuna, erano soli.
-Devi solo rispondere alle sue domande, cerca di essere gentile e lui lo sarà con te.- stranamente, Hermione si sentì in dovere di rassicurarlo.
Draco si limitò ad annuire, così come fece per tutto il tempo ai tentativi della mezzosangue di distrarlo, fino a quando non si trovarono davanti l'ufficio del Ministro della Magia.
Hermione stava per bussare, la mano a mezz'aria ed un'espressione concentrata e diplomatica dipinta sul viso, quando il serpeverde le afferrò il polso di scatto.
Non sono sicuro di farcela, significava quel gesto, e lo sapevano entrambi.
La grifondoro si volse a guardarlo e, paradossalmente, gli sorrise di nuovo.
Lui si lasciò riscaldare completamente dal suo sguardo, scoprendo di desiderarne altri perché,
Merlino, era così tanto tempo che non vedeva qualcuno sorridere per lui.
Lentamente, annuì, lasciandole il polso; ma, prima che Hermione potesse bussare, la porta si aprì da sola.
Comodamente seduta alla scrivania del Ministro, c'era la signorina Anna Pattinson.
-Buongiorno, Hermione, suppongo non abbiate notato lo spioncino...- sorrise sarcastica, mentre squadrava Draco da capo a piedi.
-Anna. Dov'è Kingsley?- rispose l'interpellata, sorvolando sulla sua ultima considerazione.
-Mi ha affidato questo caso, non ci vorrà molto.- rispose la donna, sembrava genuina -Prego, accomodatevi!
Lei e Draco presero posto, mentre la segretaria li osservava curiosa. Quello che aveva visto mentre erano ancora fuori la porta le aveva suggerito (in modo errato) che tra loro dovesse esserci un qualche tipo di legame, ora doveva solo capire quanto esso fosse profondo per sfruttarlo a suo vantaggio.
Per il momento però, si limitò a procedere secondo i piani.
-Tu devi essere Draco Malfoy...- constatò, porgendo la mano destra al serpeverde, pronta a sferrare il colpo decisivo -Anna Pattinson, molto piacere.
Se Hermione non fosse stata troppo occupata a fissare con astio la donna, si sarebbe accorta che il serpeverde si era praticamente congelato sul posto.
Pattinson.
La mano della donna era ancora a mezz'aria, in attesa, mentre lui tentava disperatamente di ricordarsi come si facesse a respirare.
"Salutate tutti la nostra ospite, Dorothy Pattinson..."
Draco sussultò, ora anche Hermione lo stava guardando stranita.
Gli costò un grande sforzo stringere la mano di quella donna, quando in realtà tutto quello che avreve voluto fare era sprofondare nel pavimento.
-Molto bene!- esordì la bionda, sembrava soddisfatta della piega favorevole che stavano prendendo le cose.
-Le cito testuali parole del Ministro.- aggiunse, prendendo un foglio ed iniziando a leggere, elencando un'infinita e noiosissima serie di articoli e mancanze che Draco aveva avuto.
L'unica cosa che davvero interessava a Malfoy ed Hermione, era la parte finale.
-A seguito di ciò, è deciso che i provvedimenti da prendere con il signor Malfoy, dipenderanno dalla rilevanza dei nomi che avrà da fornirci.
-E se invece vi desse informazioni sui luoghi?- intervenne Hermione, certa che Draco comunque se ne sarebbe stato muto ed immobile.
-Luoghi?- proprio come la grifondoro si era aspettata, Anna era incuriosita.
-Sì, sostiene di conoscere ben due tenute dove dovrebbero essersi rifugiati i mangiamorte.-
La donna si mostrò perplessa, voltandosi poi verso Draco per chiedere conferma. Lui annuì soltanto, certo che se avesse parlato la voce gli sarebbe uscita roca e stridula.
-Be', questo cambierebbe le cose.
-Abbiamo annotato tutte le informazioni qui.- Hermione le porse il suo preziosissimo taccuino -Il signor Malfoy desidera solo riavere la sua bacchetta e quella della madre Narcissa Malfoy.
Anna sembrò rifletterci, nonostante la consapevolezza dell'inevitabile: se non avesse acconsentito lei, lo avrebbe fatto il Ministro. Mentre ancora fingeva di star prendendo una decisione, con un colpo di bacchetta fece fluttuare una foto che, dalla sua scrivania, si posò su quella del Ministro.
Draco smise di respirare.
Hermione, ignara, sorrise.
-Che donna graziosa,- disse, volendo aggraziarsi la segretaria-vi assomigliate molto, è sua sorella?
In quel momento, accade una cosa che probabilmente nessuna delle tre persone presenti in quella stanza si aspettava.
Draco afferrò la mano di Hermione, sotto la scrivania, dove Anna non poteva vederli. La strinse forte, così tanto che la grifondoro sentì intorpidirsilile tutto il braccio, tuttavia non si strattonò dalla sua presa.
Non capì, non in quel momento almeno, perché Malfoy fosse improvvisamente tanto agitato; si limitò a ricambiare la stretta, avvertendo la mano del serpeverde prendere addirittura a sudare.
-Mia sorella.- aveva risposto, intanto, Anna -Lei che ne pensa, signor Malfoy? So che ha buon gusto in fatto di ragazze...- aggiunse poi, rivolta al serpeverde.
Draco deglutì, mentre sentiva la bile risalire lungo il tubo digerente.
-Io.. io avrei bisogno di andare in bagno.- riuscì a stento a non far tremare la voce, mentre sentiva su di sé lo sguardo preoccupato della Granger
Si sforzò di sorridere quando la donna che gli aveva causato tutto quel turbamento gli indicò il bagno, così come tentò invano di voltarsi a guardare la mezzosangue, solo per leggere nei suoi occhi sincera preoccupazione.
Si chiuse la porta alle spalle e si avvicinò al lavabo color dell'acqua marina, sul quale troneggiava un ampio e decorato specchio che altro non rifletteva che l'immagine di un ragazzo tormentato. Si sciacquò il viso con acqua gelida, mentre tentava di rimuovere quell'insopportabile sensazione di vuoto dentro e fuori di sé. Dentro di lui tutto era arido, consumato, come una città di cenere ormai fresca; ed in quel deserto di fumo, se si aguzzava per bene la vista, si potevano scorgere di tanto in tanto frammenti del suo cuore a pezzi.
Questo vedeva nello specchio, un ragazzo senza cuore. Ma lui lo aveva avuto un cuore, sua madre raccontava fosse stato grande e pieno di cose da donare, prima di essere distrutto da convinzioni troppo rigide. Era scoppiato, definitivamente, quella notte di luna piena.
"Mia sorella."
"Dorothy Pattinson..."
"Scegli."
Improvvisamente prese a tremare, desiderando solo di scoppiare in lacrime.
Ma non poteva.
Non lì, non in quel momento. Non con la Granger che bussava insistentemente alla porta chiedendogli perchè ci stesse mettendo tanto.
A far desistere la riccia, furono le gentili parole di Anna, che giunsero a Draco ovattate dallo spesso legno della porta serrata.
-Non preoccuparti, Hermione. Puoi aspettarlo fuori...- aveva proposto, mentre la Grager si era vista costretta ad acconsentire.
Il serpeverde si asciugò il viso, scompigliandosi i capelli e stringendo ulteriormente il nodo della cravatta. Doveva rimettersi in ordine, cercare di apparire impassibile, sperare con tutto se stesso che Anna Pattinson non sapesse.
Prese un respiro profondo, prima di uscire dal piccolo ma sfarzoso bagno. Si ritrovò davanti, un sorriso a trentadue denti, la segretaria del Ministro della Magia.
-Finalmente quella ragazza è uscita, Malfoy. Puoi parlare liberamente adesso e sputarmi contro quello che ti pare, dalla tua reazione immagino che mi abbia riconosciuta.- disse secca, nella sua voce nessuna traccia del tono reverenziale e cortese di pochi attimi prima.
La gola del ragazzo si seccò all'istante, mentre si ritrovava ammutolito di fronte allo sguardo colmo d'odio di Anna. Gli venne da ridere al pensiero che, messo a confronto con quello della donna, l'odio che la Granger provava per lui appariva decisamente una forma d'affetto.
-Sappi che mi vendicherò.- aggiunse la Pattinson, mentre lo fissava dritto negli occhi, senza esitazione alcuna -Tu hai ucciso mia sorella, verrai punito come tutti gli altri mangiamorte, come tuo padre. Il tempo è una macchina estremamente precisa.
La rabbia che gli montò in quel momento fu masticata dai suoi denti stretti, immobilizzata dalla mascella serrata a forza. Il rimorso però lo costringeva a boccheggiare, a credere di meritare l'odio di quella donna fino in fondo. Avrebbe voluto risponderle, magari con rabbia, ma si ritrovò a sussurrare un insulso, inutile pronome personale.
-Io...
Disse solo quello, prima che Anna scoppiasse a ridere.
Certo, avrebbe potuto dire che non era stato lui, quella notte, ad uccidere Dorothy Pattinson. Avrebbe potuto dire che aveva fatto, anzi, di tutto per mantenere la parola data. Magari, in un attimo di magnanimità non consona ad un Malfoy, avrebbe anche potuto ammettere che gli dispiaceva e che ci stava male ogni notte.
Che era il suo tormento.
Non lo disse. Tutto questo fiume di parole, molto più veritiere di quanto si possa credere (ve lo dico io che quella notte ero presente, come sempre), fu interrotto dalla risata fredda della bionda segretaria.
-Tu sei un assassino e, qualunque sia il motivo per cui una di tanta fama come la Granger stia perdendo tempo con te, sia tu che lei sarete spazzati via.
Quelle parole ebbero il potere di sconfiggerlo definitivamente, come se prima avesse avuto anche solo una piccola speranza di poter rimettere le cose a posto. Le parole della donna erano state chiuse a chiave in un pugno immaginario, prima di abbattersi non sul viso, ma dritto nel punto dove batteva furiosamente il cuore del ragazzo.
Senza degnare di uno sguardo quella donna, Draco si avviò verso la porta ed uscì dall'ufficio del Ministro. Hermione era lì ad aspettarlo.
Non appena lo vide, la grifondoro gli sorrise. E quel sorriso ebbe il potere di rassicurarlo, così come i suoi occhi, inspiegabilmente, gli donarono un po' di calore. Prima della guerra avrebbe senza dubbio potuto dire di detestare la Granger con tutto se stesso, ma ora...
Le cose erano cambiate, per la prima volta e definitivamente, quella notte a Malfoy Manor. Uno dei suoi incubi più ricorrenti era prorprio quello in cui vedeva sua zia Bellatrix china sul corpo della mezzosangue, mentre le urla di quest'ultima sovrastavano le risate della prima. Poi, ancora una volta, si era ritrovato in debito con lei quando insieme a Potter e Weasley lo aveva salvato dalla stanza delle necessità. E, anche se non se ne rendeva conto, stavano cambiando persino in quel momento.
Ma non era un cambiamento drastico, cruciale, come i primi due. Questo sembrava lento, terribile. Come un ciclo che era iniziato con il coraggio di una grifondoro e l'altruismo di aiutare ancora una volta il mondo magico, con la diffidenza di un serpeverde e le parole di lei per convincerlo. Gli uomini sono così sciocchi a volte, non si accorgono di cose che hanno proprio sotto il naso. Draco, ad esempio, si accorse solo in quel momento di quanto quella ragazza fosse... diversa dalle altre.
-Va tutto bene?- gli chiese Hermione, ridestandolo dai suoi pensieri.
Erano soli in un deserto, freddo e spoglio corridoio del Ministero.
-Sì.- rispose, mentendo, ovviamente -Come sei rimasta con quella?
L'aveva chiamata "quella" di proposito, perchè pronunciare il suo cognome sarebbe stato impossibile.
-Che d'ora in poi se la sbrigheranno gli Auror.- la Granger fece spallucce, come se la cosa non la riguardasse minimamente.
Dunque era così, era finita?
"Sappi che mi vendicherò."
"Tu hai ucciso mia sorella, verrai punito come tutti gli altri mangiamorte, come tuo padre."
Che fossero state solo minacce inutili? Tutto fumo e niente arrosto? Draco non si spiegava perchè Anna avesse accolto tutte le loro richieste, alla luce dell'ultima conversazione avuta e degli insulti che gli aveva rivolto.
-Tieni.- la Granger gli porse una scatola: legno, nessuna incisione ad identificarla.
-È.. è quello che penso?- mormorò appena lui, rapito dall'emozione.
Hermione, stupita dall'espressione felice del ragazzo, non volle rovinargli la sorpresa e lo invogliò ad aprire il pacco. Avvertì una morsa al petto osservando il serpeverde sorridere, mentre prendeva tra le mani la sua vecchia bacchetta quasi fosse il più prezioso dei tesori. Lo vide, dopo mesi che ne era stato privato, chiudere gli occhi ed assaporare a pieno il classico formicolio lungo il braccio dato dal contatto con la magia.
Il primo istinto di Draco, non di un Malfoy, di Draco, fu quello di abbracciare la mezzosangue e ringraziarla.
Ma, a quanto pare, quella era la giornate delle intenzioni cadute; perchè non fece neanche questo. Si limitò ad un cenno del capo, sperando che lei capisse.
-Mi dispiace, per tuo padre non si può fare niente, per ora.- aggiunse la ragazza, sembrava quasi dispiaciuta.
Improvvisamente, il serpeverde si sentì di nuovo triste; mentre prendeva un'altra scatola, identica a quella che aveva appena aperto, e se la infilava nella giacca.
-Spero che Narcissa sarà lieta di riavere la sua amata bacchetta.- fu di nuovo Hermione a parlare, tentando in quale modo di rianimarlo. Avrebbe preferito che la insultasse, piuttosto che vederlo ostinatamente chiuso nel suo irritante silenzio.
-Non usa più molto la magia.- Draco sembrò, per la prima volta in vita loro, risponderle in modo educato, senza ignorare ciò che lei gli diceva.
Hermione gli sorrise, ancora una volta. Stava per salutarlo e augurargli buona fortuna per la vita che ora aveva davanti, ma si fermò un istante di troppo a guardarlo negli occhi.
Erano sempre stati strani, gli occhi di Malfoy. Quella sfumatura che va dall'azzurro chiarissimo al grigio scuro, se li studiavi abbastanza riuscivi a leggere nei suoi occhi i sentimenti di Draco. Per quantolo riguardava, gli occhi erano davvero lo specchio dell'anima.
Per chi sapeva guardarli dalla giusta angolazione.
Io, personalmente, posso vantare di essere una delle poche ad aver visto gli occhi di Draco Malfoy da davvero tutti i punti di vista. E vi assicuro, per quanto possiate o no credere alle mie parole, che lì dentro si nascondevano davvero molte cose.
Anche Hermione sembrava saperlo, ma, a differenza mia, lei l'aveva intuito. Era questa la particolarità. Ora era lì, immobile in un freddo corridoio ministeriale, mentre una fastidiosissima vocina nella sua testa le diceva di salutarlo ed andarsene.
Ignorò quella vocina.
-Vorrei offrirti il pranzo.- disse, invece, riavvicinandosi di qualche passo al serpeverde.
Lui, almeno inzialmente, parve incredulo. Era più che comprensibile che credesse di essere vittima di uno scherzo, ma poi sembrò convincersi della veridicità delle parole della mezzosangue, visti i due occhioni speranzosi che sorprese a scrutarlo in una muta richiesta di assecondarla.
-Non sono un pezzente, Granger.- rispose, scocciato.
Hermione sbuffò, spazientita.
-Lo so benissimo, Malfoy.- gli rispose, prendendo ad incamminarsi e stupendosi non poco quando lo sorpresa a seguirla -Mettiamola su questo piano, allora, voglio pranzare insieme a te.
E lo disse con una tale genuinità, che Draco sgranò gli occhi sorpreso. La mezzosangue sembrava essere proprio il suo esatto opposto: trasparente. Era sempre sincera, pura, diceva le cose come stavano e non riusciva mai a nascondere i suoi sentimenti. Si ritrovò ancora una volta a considerare quanto fosse diversa da tutte le altre ragazze.
***
"Be', allora addio, Granger."
L'aveva detto per scherzo, quando, una volta usciti dal locale, avevano preso due strade diverse.
Eppure, era vero.
Non si spiegava neanche perché continuasse a pensare a quelle parole. In fondo, avevano entrambi adibito all'accordo stipulato e, seppur la cosa si era risolta molto prima del previsto (addirittura in pochi giorni), era arrvato finalmente il momento di ricominciare.
A pranzo, con la Granger, avevano persino scherzato insieme. Come due vecchi... due vecchi cosa? Nemici?
Sì, come due vecchi nemici.
Ed ora Draco si trovava lì, immobile, di fronte il maestoso ingresso del Manor, ansioso di riconsegnare la bacchetta anche a sua madre. Già si pregustava l'espressione commossa di Narcissa, mentre lo baciava sulla fronte, proprio in mezzo agli occhi.
Merlino e Morgana! Mi sa che dovrò deludervi tutti adesso, miei poveri e illusi lettori: Draco non consegnò mai quella bacchetta a sua madre.
Una volta entrato, venne aggredito alle spalle e disarmato. Un mangiamorte, maschera compresa, lo spinse, facendolo cadere sul suo preziosissimo tappeto.
-Malfoy, che piacere rivederti, mio vecchio amico!-
Quella voce.
-Dov'è mia madre?-
Per quanto tutti lo abbiano sempre definito egoista e codardo, in quel momento Draco chiese di sua madre. Era a terra in ginocchio, con due mangiamorte che lo tenevano fermo ed un terzo che gli puntava la bacchetta al collo; eppure, chiese di Narcissa Malfoy. L'unica cosa che gli era rimasta era sua madre, non avrebbe lasciato che gliela portassero via.
-Ma sentilo, vuole sapere dove si trova la cara Narcissa.- David scoppiò a ridere, incitando gli altri due mangiamorte a fare lo stesso: era l'unico tra i tre che non portava la maschera.
-Rispondimi.
Era raro che Draco Malfoy, in una posizione di evidente svantaggio, trovasse il coraggio di parlare in quel modo a qualcuno. Di solito si limitava a supplicare di essere lasciato il pace, a scappare come un vigliacco. Ma non l'avrebbe mai fatto con David.
Tentò di ragionare, di trovare una spiegazione a tutto quello. Perchè erano lì? Che volevano da lui? Era impossibile che avessero saputo che aveva fatto la spia al Ministero, la legge magica vietava severamente ai dipendenti di divulgare alcune informazioni. E, per quanto lo riguardava, erano anche informazioni piuttosto pericolose.
-Non mi sembri nella posizione di dare ordini.- ora la bacchetta premeva con più forza contro la sua gola -Ad ogni modo, tua madre è stata trasferita.
A quel punto, Draco scattò in avanti. Non gli importava della bacchetta che David gli puntava contro, né dei due che lo tenevano fermo. Voleva solo uccidere quel maledetto, fargli male, costringerlo a dirgli dove avevano portato sua madre.
Quando i suoi due colleghi riuscirono a tenere fermo il serpeverde per bene, David fece schioccare la lingua e riprese a parlare, con calma e cattiveria.
-Tranquillo, non le abbiamo torto un capello. E te la restituiremo sana e salva, ad alcune condizioni.
Il biondo fremette di rabbia al solo pensiero di essere ricattato ancora, figurarsi come dovette sentirsi alle seguenti parole del mangiamorte.
-Sappiamo che hai.. collaborato con la mezzosangue amica di Potter, che avete giocato agli investigatori.- soggiunse, premendo la bacchetta sulle sue tonzille -Vogliamo che la porti da noi, a questo indirizzo e con una buona dose di Polisucco.- e, a alla parola "questo", gli mise un bigliettino nella tasca anteriore della giacca.
-Dopodomani vi aspetto. Non provare a giocarmi scherzi, lo saprei con abbastanza anticipo...
Furono le ultime parole di David, prima di sfrerrargli un calcio all'altezza dello stomaco; per poi sparire in una nube di fumo nero.
Uno volta solo, Draco si prese la testa tra le mani.
Aveva una sola consapevolezza in quel momento:
No, non è finita.
Non finirà mai.
·Spazio Autrice·
Buonasera!
Perdonate il leggero ritardo, sono stata impegnatissima. Questo capitolo è un po' più lungo del solito, spero di non avervi annoiato, ma dovevo obbligatoriamente finire in questo modo.
Spero vi sia piaciuto il colpo di scena che vi avevo promesso, perchè in realtà è proprio qui che comincia la nostra storia!
Concludo con i consueti ringraziamenti a tutti coloro che stellinano e, soprattutto, commentano: siete davvero fantastici, grazie mille! E grazie anche ai lettori silenziosi, che continuano a seguirmi.
A prestissimo!
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