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Capitolo III - L'incubo pt.1

"L'unica persona che sei destinato a diventare è la persona che decidi di essere."
(Ralph Waldo Emerson)


Due mattine dopo, Draco stava aspettando la mezzosangue comodamente seduto in casa sua. Alla fine, non senza aver prima aver battibbeccato un po', avevano concordato di incontrarsi lì fino a quando non avrebbero trovato un posto migliore.

Sua madre non era un problema: il Manor era enorme e Narcissa se ne stava sempre chiusa in camera sua.

Il serpeverde aveva preparato il salotto, ripulendolo da cima a fondo aveva persino preparato due tazze di thè, mai che si potesse dubitare dell'ospitalità dei Malfoy.

Il tutto rigorosamente senza magia, poiché erano mesi che non vedeva una bacchetta neppure da lontano.

Per ultimo, aveva cercato i vecchi album di suo padre. Gli Auror non erano stati in grado di trovarli, o forse Lucius li aveva nascosti in modo che solo chi conoscesse bene il Manor avrebbe potuto trovarli.

Ad ogni modo, sarebbero comunque finiti tra i documenti del Ministero.

Alle sedici in punto il suono tetro del campanello si fece sentire, giungendo come un eco alle orecchie di Draco. Il ragazzo fece un grosso respiro e si preparò ad andare ad aprire.
La ragazza era, come sempre, puntuale.

-Buon pomeriggio, Malfoy.- lo salutò Hermione, mentre lui si limitava ad un cenno annoiato.

-Da questa parte, Granger.

Pochi minuti dopo erano entrambi seduti in salotto, armati di matita stregata e determinazione. Era strano come fossero riusciti, in così poco tempo, a mettere da parte tutto quello che erano stati (o avevano fatto), per un fine più grande. Il tempo era passato, lento ed inesorabile, e loro erano cambiati in modo impercettibile. Un lieve mutare che determina, effettivamente, uno sconvolgimento inconcepibile.

-Allora, Malfoy, faremo in questo modo.- proruppe Hermione, con quell'aria da maestrina che lui tanto detestava -Io ti mostro delle foto di dispersi e tu mi dici cosa hanno fatto e-

-Passa ai fatti, mezzosangue, non ho tutta la giornata.- la interruppe, visibilmente annoiato.

-Senti, non ti ho offerto questa opportunità per-

-No, certo, hai ragione!- saltò su lui, improvvisamente arrabbiato -Tu me l'hai offerta perché hai paura per i tuoi genitori, perché hai bisogno di non sentirti completamente inutile. Di accettare che il mondo magico ha ancora bisogno di te! È per questo che sei qui, non venirmi a dire cazzate.

Lei, colpa sul fatto, arrossì. Non per la vergona o altro, più per la rabbia. Come osava parlarle in quel modo? Lui, Malfoy, dopo tutto quello che aveva fatto?!

O forse a farla arrabbiare fu il fatto che lui le avesse letto dentro, come nessun altro aveva mai fatto.

-Non vedo cosa ci sia di male. Tu mi stai assecondando solo per salvarti la pelle, neanche te ne importa di quei babbani.- ribattè decisa, con disprezzo.

-Almeno io lo dico chiaramente...

Hermione prese un grosso respiro, per poi tornare calma e fissare gli occhi in quelli di lui. Se continuavano così, non sarebbero mai riusciti a raggiungere dei risultati.

-Bene, va bene, hai ragione.- provò a parlargli gentilmente, cercando di trasmettergli un po' della sua determinazione -Ma, in un modo o nell'altro, questo accordo andrà a beneficio di entrambi. Quindi ora proviamo a metterci a lavoro senza aggredirci.

Draco la squadrò da capo a piedi come se fosse lì solo per farle un piacere, ma alla fine annuì e prese dei fogli che teneva sul tavolino.

-È una foto di qualche anno fa, quelli che ho cerchiato sono mangiamorte.

Lei prese il fascicolo e studiò brevemente la foto, per poi mettersi a frugare nella sua borsetta di perline. Da dopo la guerra, non se n'era mai separata, ancora non era certa di poter stare tranquilla.

-Incantesimo Estensivo Irriconoscibile?- la voce strascicata del serpeverde la raggiunse in fretta; e lei rimase sinceramente sorpresa dalle sue parole.

-Lo conosci?- chiese, ma non ricevette alcuna risposta.

Dopo ancora qualche secondo di ricerca, estrasse dalla borsa un taccuino color rosso oro ed una piuma, preparandosi ad appuntare i nomi di quei mangiamorte.

-I primi tre sono già ad Azkaban, ieri sera ho studiato l'elenco dei detenuti attuali, gentile prestito di Neville. Mi serve il nome degli altri quattro.

Draco stava per dirle il nome del primo uomo a sinistra, quello con i capelli biondo scuro e le labbra talmente sottili da essere invisibili; ma si fermò.

-Cosa dirai al Ministro?- le chiese, sulla difensiva.

Ancora non poteva permettersi il lusso di fidarsi, tutti gli insegnamenti di suo padre glielo impedivano. La fiducia, si dice, è una sola. Se la doni e te la distruggono, l'hai persa per sempre.

Hermione sbuffò.

-Tu cosa vuoi che gli dica?-

-Che Draco Malfoy ti ha fornito quei nomi e che, se vogliono altre informazioni, devono restituire le bacchette a me e mia madre.

La grifondoro spalancò gli occhi sorpresa e, solo allora, lui si accorse di aver commesso un irrimediabile sbaglio.

-Ti.. ti hanno tolto la bacchetta?!- gli chiese, improvvisamente più remissiva -Con tutti i maghi che ti vorrebbero morto?

-Sei davvero incoraggiante, Granger.- ghignò il serpeverde, tentando di fingersi indifferente.

-D'accordo.- soggiunse la riccia -Proverò a parlare con Shacklebolt, ma non posso assicurarti nulla per adesso.

-Digli che ho altri nomi, se servono. E che conosco numerose tenute dove potrebbero essere in questo momento.

La Granger annuì, rendendosi finalmente conto della reale posizione di Draco nella comunità magica. Quello che Malfoy lesse nei suoi occhi non gli piacque per niente: era un sentimento che conosceva bene. Ormai il mondo intero era diviso in due categorie: chi lo odiava, e chi provava pena per lui. La Granger stava esattamente nel mezzo, un piede per parte.

***

Quella sera Hermione tornò a casa con una lista di nove nomi, tutti assolutamente pericolosi e da consegnare agli Auror il prima possibile.

La Tana si rivelò accogliente, così come il bagno caldo che la stava aspettando. Nella vasca, in un mondo di bolle di sapone, Hermione ripensò a Malfoy e a cosa dovesse star passando. Gli avevano tolto la bacchetta e, stando alle parole di Neville, continuavano a portargli via di tutto. Pensò a suo padre, rinchiuso ad Azkaban, e allo sguardo disperato e perso del ragazzo. Per un attimo, un brevissimo ma comunque rilevante istante, pensò di star facendo tutto quello anche per lui. Per aiutarlo ad evitare la prigione, a salvare la sua famiglia e rifarsi una reputazione.

Scosse la testa, decisa a lasciar perdere il biondo serpeverde almeno per quella notte. Doveva calmarsi e, come diceva sempre Ron, godersi il successo.

Avevano appena vinto una guerra e lei già voleva buttarsi in altre battaglie.

Uscì dalla vasca, avvolgendosi intorno al corpo un asciugamano tiepido. Si asciugò i capelli con un colpo di bacchetta e s'infilò la camicia da notte. Si accorse di aver fatto tardi, era già la mezza: era rimasta immersa nell'acqua (e nei suoi pensieri) per due ore buone. Socchiuse lentamente la porta per non farla scricchiolare, dirigendosi verso il letto in punta di piedi. Ma, non appena si distese, due forti braccia l'avvolsero da dietro.

-Ehi.- Ron era accanto a lei, doveva averla aspettata.

-Ehi.- sorrise.

-Dove sei stata oggi pomeriggio?- glielo chiese dolcemente, ma con non velata preoccupazione.

Hermione avrebbe voluto dirgli di Malfoy e dell'impegno che aveva preso, ma si limitò ad alzare le spalle noncurante. Aveva a lungo valutato l'idea di parlarne con Ron, di farsi consigliare e, magari, sostenere; ma alla fine aveva deciso di tacergli quella novità. Insomma, un altro pomeriggio con Malfoy (più l'andata al Ministero) dovevano bastare, poi la cosa non l'avrebbe più riguardata. Insomma, non c'era motivo di far preoccupare Ron e tantomeno Harry.

-A fare una passeggiata.- mentì, sentendosi tremendamente in colpa.

Si voltò verso il suo ragazzo, trovandolo goffamente addormentato. Ultimamente si dava molto da fare, era a due passi dal diventare Auror e passava le sue giornate tra studi ed allenamenti. La grifondoro sorrise intenerita, dandogli un leggero e dolce bacio a stampo.

Avrebbe voluto parlare un altro po', ma si limitò a sistemarsi fra le sue braccia, addormentandosi quasi subito nonostante l'ansia dell'indomani, quando si sarebbe recata da Kingsley.

***

-Scegli.-

Il serpente strisciava, viscido, familiare, a pochi centimetri dal corpo inerme di sua madre.

Scegli.
Tra due vite.

Una bacchetta premeva con forza contro la sua nuca, una risata malvagia risuanava proprio dietro di lui. L'Oscuro Signore sorrideva maligno, mentre uno dei suoi servitori esitava.

La sua mano, tremante, puntava un'altra bacchetta, verso il viso scarno di una donna.

-Nagini...

-No!

Draco si svegliò urlando nel cuore della notte, le mani stringevano con forza i capelli sudati. Prese a mordersi con forza le labbra, tentando di reprimere i singhiozzi e calmare il respiro accelerato.

-Va tutto bene.- continuava a ripetersi, sussurrando, come una nenia.

-Va tutto...

...male.

Strizzò gli occhi, accorgendosi solo in quel momento di essere scoppiato in lacrime. Come un bambino.

Un bambino che piange per un brutto sogno, ma che non vedrà mai sua madre o suo padre venire a consolarlo; un bambino che rivive ogni notte lo stesso incubo, che si sveglia urlando. Una sola notte di una vita tanto perfetta, che stona terribilmente con tutto il resto. Non si dimenticano avvenimenti di tale importanza, non si lasciano indietro emozioni così intense. Un sogno. Un ricordo. Un uomo. La chiave di tutto.

Si vergognava così tanto, nonostante fosse solo. Si vergonava di se stesso, con se stesso. Un ragazzo di appena diciassette anni non dovrebbe odiarsi, ma ogni notte Draco doveva affrontare i suoi ricordi. Per quanto ci impegnamo, il passato non si può seppellire. E, per quanto questa cosa sia crudele o ingiusta, dimenticheremo ogni cosa bella, fino a quando ce ne sarà una brutta a sostituirla.

Draco aveva ricominciato ad avere paura del buio, come se al suo interno si nascondessero tutti i suoi brutti sogni; come se questi avessero preso forma, per fargli del male anche nella vita reale.

Io sono testimone dei suoi incubi, delle sue lunghe notti insonni.

***

L'indomani mattina Hermione si recò al Ministero per fare rapporto, sperava davvero che il Kingsley accettasse le condizioni (per altro ragionevoli) di Malfoy e non si lasciasse accecare dal risentimento verso il suo cognome.

Bussò delicatamente alla porta dell'ufficio di Kingsley Shacklebolt, fino a quando non fu invitata ad entrare.

Kingsley era comodamente seduto dietro la sua scrivania, sorridente, preso dalla lettura di una strana rivista.

Alla sua destra stava una ragazza giovane, doveva avere più o meno l'età di Hermione. Aveva lunghi capelli biondi legati in una coda alta, neanche un capello fuori posto. Era molto alta, snella e sembrava abbastanza rigida; ma la cosa che più colpiva erano i suoi occhi, nerissimi quanto una notte senza stelle.

-Buongiorno, Hermione!- il Ministro l'accolse educatamente, alzandosi dalla sua sedia per andarle incontro.

-Salve, S. Ministro.- rispose lei, a disagio.

-Oh, andiamo! Quante volte ti ho detto di chiamarmi Kingsley?- le sorrise l'uomo -Ah, quasi dimenticavo, questa è Anna Pattinson: la mia segretaria.

La donna sorrise calorosamente, porgendo la mano alla nuova arrivata.

-Molto piacere!- la salutò la riccia, ricambiando la stretta decisa della bionda.

-Piacere mio, un'eroina come lei, Hermione.- replicò la donna, come se stesse recitando un copione a memoria.

-Cosa ti porta qui?- irruppe ancora l'unico uomo della stanza, riprendendo posto.

-A dire il vero, dovrei parlarle per conto di una persona.- cominciò Hermione, prendendo posto -Da soli.

-Anna è fidata, te lo assicuro.

Kingsley sembrava quasi offeso, così Hermione non potè far altro che annuire, le pareva scortese insistere; e poi quella era pur sempre la segretaria del Ministro della Magia, doveva per forza essere affidabile.

-Molto bene,- decise di parlare con calma e risolutezza -le chiedo di ascoltarmi fino alla fine, prima di giungere ad eventuali conclusioni.- precisò, in una richiesta.

Kingsley annuì in modo gentile e comprensivo, prestandole tutta la sua attenzione.

-C'è un ragazzo, mangiamorte pentito e momentaneamente assolto, che lei conosce molto bene. Lui potrebbe aiutare a scovare molti mangiamorte latitanti, mi ha già fornito alcuni nomi (che in questo momento ho con me).- fece una pausa, scrutando l'espressione corrucciata del suo interlocutore.

-In cambio lui chiederebbe solo alcune cose, come di riavere la sua bacchetta... e magari rianalizzare il caso di-

-Sta parlando di Draco Malfoy?- la voce pacata della signorina Pattinson sorprese molto Hermione.

-Sì, sto parlando del signor Malfoy.- riuscì a rispondere.

-E come mai, se posso chiedere, sarebbe qui in suo nome?- chiese ancora la donna, mentre Hermione guardava sconcertata un Ministro della Magia impassibile.

-Sono andata io da lui, giorni fa. Volevo fare qualcosa per evitare altre vittime fra i babbani, gli ho promesso che avrebbe avuto anche lui dei vantaggi e ci siamo messi d'accordo. Ho già dei nomi certi.- ripetè.

Quando terminò quel discorso, Hermione si sentì fiera di se stessa. Credeva di aver vinto, o almeno così sembrava, fino a quando Anna non parlò di nuovo.

-Mi scusi, ma stando alla legge magica il signor Malfoy ha commesso un reato.- la grifondoro strabuzzò gli occhi, ma la segretaria non se ne curò e riprese a parlare -Era in possesso di informazioni utili agli Auror, ma le ha tentute per sè per ben sei mesi...- sottolineò, sembrava quasi divertita dalla cosa.

-Anna ha ragione.- intervenne il Ministro, finalmente.

-Ma... Kingsley?- Hermione strabbuzzò gli occhi stupefatta.

-Niente ma, Hermione, il signor Malfoy ha tenuto segrete al Ministero informazioni molto preziose. Pertanto, mi rincresce non poter acconsentire alla sua richiesta.

-Non aveva altra scelta!- Hermione scattò in piedi, irritata da tutta quella saccenza-Era senza bacchetta e gli Auror, lo sa bene, non danno credito agli indagati. Cosa avrebbe dovuto fare?!

-Si calmi, signorina Granger, sembra quasi che le importi di quel.. del signor Malfoy.- intervenne Anna, sorridendo in modo davvero odioso in direzione della riccia -Se posso suggerirle, signor Ministro, io riceverei Malfoy qui, domani.

Quella donna, notò subito Hermione, sembrava molto astuta e determinata. Ma la grifondoro non ne comprendeva il motivo, sembrava quasi che ce l'avesse con Draco.

-Non può venire qui, sarebbe pericoloso se qualcuno venisse a sapere che ha informazioni rilevanti a disposizione.- cercò di parlare con la dovuta calma, per far capire al Ministro che Draco non si trovava certamente nella posizione di potersene andare in giro liberamente per il mondo magico.

Alle parole di Hermione, infatti, Kingsley quasi si convinse. Assunse un'espressuone pensierosa, perplessa, non sapeva che decisione prendere. Ma doveva anche avere molta fiducia nella sua segretaria, perché, quando questa parlò, ogni traccia di dubbio svanì dal suo viso risoluto.

-Io credo che non rischi certo la vita a venire qui una sola volta.- disse semplicemente la bionda, ma dal suo tono traspariva chiaro disprezzo.

-Ed io sono d'accordo con lei, Hermione.- si risolse anche l'unico uomo di quella concersazione, fissando dispiaciuto la riccia.

A quel punto, Hermione sbottò. Sapendo che non era conveniente, nella sua situazione, invenire contro il Ministro della Magia, si limitò ad uscire dall'ufficio senza salutare, sbattendosi la porta alle spalle. Kingsley la conosceva abbastanza da capire che l'indomani sarebbe tornata, magari in compagnia di Malfoy.

Mentre si avviava spedita per il corridoio, Hermione davvero non riusciva a non pensare. Insomma, forse per la prima volta in vita sua, Malfoy aveva ragione. Non potevano accusarlo di non aver parlato prima: con i mangiamorte ancora in libertà e senza una bacchetta era a rischio troppo alto, per non parlare poi delle decisioni degli Auror. La grifondoro aveva seguito molto i giornali in quel periodo; e sapeva che il Manor veniva perquisito ogni giorno e che sia Draco che sua madre erano stati portati al Ministero due volte, per poi essere rilasciati. Draco, come lei e tutti gli altri ragazzi che si erano trovati a dover affrontare una guerra, era troppo giovane e spaventato per sapere cosa fare. Tutti loro erano così. Non avrebbero dovuto sostenere tutti quei pesi, vedere la morte così presto. E, Godric perdonala, Hermione pensava che non fosse giusto che dei genitori avessero venduto a Voldemort il proprio figlio. Proprio non riusciva a credere che un ragazzo di soli sedici anni fosse stato marchiato e minacciato dal mago più oscuro di tutti i tempi. Per la prima volta in vita sua, la grifondoro si trovò a provare pena per il giovane Malfoy.

Ad interrompere il flusso inarrestabile dei suoi pensieri, fu il rumore rapido di tacchetti che correvano sul pavimento di pietra fredda del corridoio ministeriale.

-Signorina Granger!- la voce acuta di Anna la raggiunse in fretta, così Hermione si voltò ed incontrò gli occhi nerissimi della donna.

-Ha dimenticato di consegnarmi i nomi dei mangiamorte.- disse ancora quest'ultima, fingendo un sorriso professionale.

Hermione, che non era affatto stupida, capì che non era prudente consegnare i nomi a quella donna. Così le restituì un sorriso freddo, prima di cominciare a parlare.

-Mi dispiace signorina Pattinson, ma non l'ho dimenticato.- si premurò di parlare con calma e gentilezza, così che la bionda non potesse avere pretesti per attaccarla -Potrà portarglieli domani mattina il signor Malfoy, quando verrà al Ministero. Non credo che poche ore possano fare la differenza.

La donna incassò il colpo in silenzio, senza darlo a vedere. Invece, si limitò ad annuire e contrattaccare a sua volta.

-Sai, Hermione... posso chiamarti così, vero?- ci fu una breve pausa, nella quale Hermione nè acconsentì nè dissentì -Ecco, mi stavo chiedendo come mai la salvatrice del mondo magico si prenda tutto questo disturbo per un ragazzo quasi completamente andato...- concluse quella domanda implicita con un colpetto di tosse, assolutamente irritante.

Hermione rimase perplessa, cosa importava a quella bisbetica?

Sembrava quasi essere lei il capo, mentre il povero Kingsley appariva come la sua segrearia!

-Se lei ritiene che evitare altri attacchi fra i babbani sia perdere tempo, sto decisamnete buttando al vento la mia vita di strega.- ribattè, determinata -Così come, in base a quello che ha appena detto, ho perso tempo ad aiutare Harry Potter nella caccia agli Horcrux.- concluse, con un sorriso vittorioso.

-Oh, non intendevo affatto questo.- ritirò, infatti, la donna -Mi scusi, signorina Granger, e buona giornata.- la salutò poi, avviandosi di nuovo verso l'ufficio del Ministro.

Hermione la osservò allontanarsi perplessa, chiedendosi, dentro di sè, come mai quella donna continuasse a voler immischiarsi in affari che non la riguardano. Si ripromise che avrebbe indagato, per ora però, doveva trovare il modo di convincere Malfoy a recarsi al Ministero.

·Spazio Autrice·
Perdonate il ritardo, ho avuto un piccolo contrattempo.
So che la storia, in questi primi tre capitoli, può sembrare noiosa. Ma io vi chiedo di non arrendervi e di andare avanti, perchè in realtà quello che sta succedendo fino ad adesso è una sorta di "prologo": la vera ambientazione della storia sarà tutt'altra. Ed i veri problemi non sono ancora arrivati.. un consiglio, ricordatevi dell'incubo di Draco..
A questo proposito, nel prossimo capitolo ci sarà un vero colpo di scena!
Detto questo, possiamo passare ai ringraziamenti. Devo sul serio dirvi grazie, perchè in soli due capitoli siamo già arrivati a 71 stelline! Mi fa davvero piacere aver ritrovato molte delle lettrici di She, così come mi rallegra conoscere nuovi lettori! Sono contentissima di essere tornata, spero davvero che la storia vi stia piacendo. Vi ringrazio anche per i commenti nei capitoli precedenti, chiedendovi di commentare anche questo capitolo. Le critiche sono ben accette come i complimenti, scrivo principalmente per svago, ma migliorare è pur sempre uno dei miei obiettivi.
Grazie ancora a tutti, un bacione.

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