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C'è per tutti noi la possibilità di un grande cambiamento nella vita che equivale più o meno a una seconda possibilità di nascere.
(Anonimo)
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Quando quella mattina la sveglia di Star Wars trillò interrompendo il suo delizioso ma ipercalorico sogno - una disgustosa quantità di gelati ricoperti di cioccolato e praline tutti a sua disposizione, o meglio, a disposizione della sua pancia -, Aly si chiese perché la Signora Oscura non l'avesse portata con sé una volta per tutte, trascinandola per sempre all'inferno.

Perché era quello il posto che meritava, e sarebbe stata davvero felice di non doversi mai più risvegliare.

Non che quel giorno sarebbe stato per lei peggiore di altri, ma era dannatamente stanca di dover fare avanti e indietro da una città all'altra, senza mai riuscire a stabilire alcun tipo di vero legame.

Esatto, odiava i traslochi.

Ne aveva già fatti quattro negli ultimi cinque anni e tutte le volte che sembrava essersi ambientata nella nuova scuola e aver trovato nuovi amici, o almeno conoscenti con i quali scambiare quattro chiacchiere e partecipare a qualche assurda festa a casa di sconosciuti, tutto finiva e doveva ricominciare da zero.

Le sembrava di aver vissuto quattro vite differenti per ogni trasloco fatto. Era sempre Aly Roberts, certo, ma un anno era la rivale di Linda, la migliore allieva della squadra di nuoto nel Maine, un altro anno era la teppista della High School di Atlanta insieme alle gemelle Scott, poi la ragazza per bene nonché volontaria nella biblioteca di Relaigh, e fino ad una settimana fa era stata Aly la ragazza fissata col nero e le borchie ma che odiava il rock e tutti i generi musicali simili. Si era perfino fatta sei buchi all'orecchio e il piercing al naso.

Da domani chi sarebbe diventata Allison Lillian Roberts? Una ballerina? Una gelataia? Una prostituta?

Ormai si aspettava di tutto e non si stupiva più di niente.

<<Aly! Sei in piedi? Ho sentito la sveglia suonare cinque minuti fa!>> squittì sua madre salendo le scale.

Sentire alle 8.00 di mattina la voce della donna che aveva provocato in lei più pianti che risate, e che, a causa del suo lavoro, era costretta a trascinarla ovunque andasse, era davvero troppo.

Ma d'altronde viveva con lei e, anche se avrebbe di gran lunga preferito abitare con suo padre e la sua nuova famiglia a Seattle, doveva in qualche modo farci l'abitudine.
Quando avevano divorziato, sua madre lavorava ancora nella piccola libreria del Signor Brown, ma quattro anni fa aveva ricevuto un'offerta di lavoro come rappresentante di vini, e visto l'alto stipendio che avrebbe portato a casa, aveva ben deciso di mollare i polverosi volumi da sistemare negli scaffali giorno per giorno, e dedicarsi ad altro.

E questo 'altro' la portava in giro per tutta l'America, anche se Aly era sicura che di lì a poco anche il resto del pianeta avrebbe avuto bisogno della sua adorabile mammina.

Per tutta risposta, si rigirò nel letto. Non aveva alcuna intenzione di aprire gli occhi e incontrare i raggi solari. Avrebbe significato essere ancora viva e dover partire, tra meno di due ore, per il suo nuovo trasferimento. 

Quando sentì la porta della camera aprirsi, sollevò una palpebra e la figura di una donna sorridente le si parò davanti.

<<Ehi... Star Wars ti ha intrappolato nel suo regno oscuro?>>

Sua madre e il suo pessimo senso dell'umorismo.

Aly sbuffò sonoramente e si decise ad alzarsi con il busto mettendosi seduta sul letto.

<<Te l'ho detto mille volte, quello è il nome del film, non del cattivo>> brontolò per poi scendere dal letto e dirigersi verso il bagno senza nemmeno degnare la donna di uno sguardo, per cominciare così quella già odiosa giornata.

<<Aspetta un attimo signorina!>> la richiamò la voce di sua madre.

La ragazza zombie si voltò, e questa volta i suoi occhi color della primavera incontrarono quelli celesti della persona di fronte a lei. Verde e azzurro. Prato e cielo, troppo lontani per poter mai stare insieme.

<<Che vuoi?>>

Aveva ancora la bocca impastata e fece una smorfia sentendo la lingua attaccarsi al palato. Fece uno sbadiglio aspettando la risposta.

<<Allison... >>

<<Aly!>> la rimbeccò subito lei guardandola trucemente negli zaffiri. Odiava essere chiamata col suo nome completo.

Sua madre roteò gli occhi e fece un sorriso tirato, avvicinandosi a lei per poi posarle le mani su entrambe le spalle.

<<Tesoro, so che sei arrabbiata, ma questa volta sarà diverso. Monterey è vicino a San Francisco, potrai sempre venire a trovare i tuoi amici quando vorrai>> disse sforzando un sorriso per niente convincente.

Come se lei, poi, li avesse gli amici.

Quello a San Francisco era stato l'anno scolastico più brutto di tutti. Andava a scuola, seguiva le lezioni, e tornava a casa, senza mai scambiare qualche parola con i suoi compagni di classe. Forse, aveva pensato, era per il suo colore di capelli -rosso con ciocche rosa sulla punta-, o per il suo abbigliamento. Ma in fin dei conti, a parte per la scuola, San Francisco era una città che le piaceva.

E poi, ora era cambiata.

In una settimana soltanto era andata dal parrucchiere, tornando così al suo castano chiaro e naturale. Aveva ricominciato a vestirsi in modo colorato e più sobrio, riscoprendo quanto abbinare i vari outfits fosse anche divertente.
L'unica cosa che aveva mantenuto di sè, era la ferraglia sui lobi e sul naso. Quella le piaceva. Le dava un'aria più ribelle.

Tornando agli amici, nessuno l'aveva cercata durante l'estate, a parte Garrett, il ragazzo più nerd della scuola che per qualche strana ragione si era preso una cotta per lei, e al quale lei, ovviamente, aveva regalato innumerevoli due di picche.

Aly alzò le spalle, non sapendo cosa rispondere.

<<E poi andrai dai nonni.. >> aggiunse sua madre accarezzandole i capelli con dolcezza.

<<Sì, nonni che non vedo da dieci anni>> sbottò. <<Non capisco perché non puoi venire anche tu>>

Non che le dispiacesse, ma vivere per un anno con gente di cui sapeva solo il nome e nient'altro, forse era peggio dell'avere sua madre tra i piedi.

<<Te l'ho detto, quest'anno dovrò volare da San Francisco a New York in continuazione e non voglio lasciarti a casa da sola per troppo tempo. Non sei ancora maggiorenne e non voglio che ti accada nulla. Se starai dai nonni saremo tutti più tranquilli, sia io che tuo padre. Verrò a trovarti appena mi è possibile>>

<<Non disturbarti>> rispose acida, prima di dirigersi finalmente verso il bagno e darsi una bella rinfrescata rigenerante.

                               **

Il viaggio in macchina durò più del previsto. Contando il fatto che sulla superstrada all'altezza di San Jose c'era un traffico assurdo e si moriva dal caldo, e la donna al volante faceva i 100 km/h quando erano consentiti i 150, il cartello di benvenuto a Monterey comparve davanti a loro dopo circa due ore e quaranta minuti.

<<Eccoci qua!>> esclamò Sophie svoltando a destra ed immettendosi in un vialetto alberato.

Aly si sporse fuori dal finestrino e si guardò intorno. Doveva ammettere che l'aria che si respirava era piuttosto piacevole e il verde che le si parava davanti non era poi così male. Avrebbe anche potuto abituarcisi, ma non avrebbe mai dato soddisfazione a sua madre. Non così presto, almeno.

Una volta fermatesi davanti ad una graziosa villetta gialla dalle persiane blu, la ragazza scese dal veicolo e si legò i capelli in un'alta coda di cavallo. La leggera brezza marina che riempiva l'aria le accarezzò il viso spettinandole i pochi ciuffi di capelli che le erano ricaduti sulla fronte. Poco distante riuscì a percepire il suono delle onde infrangersi sulla riva e un leggero sorriso le dipinse il volto.

<<Non è male vero?>>

Le costava dare ragione a sua madre, ma stavolta non poteva fare altrimenti. Era davvero un posto magnifico, tuttavia la parte più bella di quel posto l'avrebbe vista di lì a poco.

<<Sophie, siete arrivate finalmente! Avete trovato traffico lungo la strada, cara?>>

Una signora sulla settantina con una lunga vestaglia a fiori, seguita da un uomo canuto poco più anziano, fecero il loro ingresso sul portico andandogli incontro.

<<Oddio, ma questa è... Allison come sei cresciuta!>> esclamò l'anziana signora gettando le braccia al collo della giovane.

<<Ciao Nonna Rose>> mormorò la ragazza, cercando di riacquistare un respiro regolare dopo che la donna si staccò dall'abbraccio.

<<Venite, entrate. Mi sono persa dieci anni della vita di mia nipote, dobbiamo assolutamente rimediare! Preparo una tazza di tè>> continuò con voce squillante entrando in casa.

Tè? Il 25 di Agosto con 35 gradi all'esterno? Roba da pazzi.

Avrebbe tanto voluto rifiutare, dicendo che era una follia, ma era appena arrivata, avrebbe dovuto passare un anno intero con quella donna semi sconosciuta e suo marito, tanto valeva restare in silenzio e fare la persona educata.

Così rassegnata, salì gli scalini che portavano all'interno rivolgendo un'occhiata all'uomo in piedi sotto la tettoia, il quale le rivolse un sorriso cordiale. 

Forse non si sarebbe trovata poi così male, pensò, e la sua vita avrebbe anche potuto diventare migliore.

Me:

Ciao ragazze/i!!!!
Immagino abbiate capito che questa è una nuova storia, una teen fiction per la precisione, quindi i personaggi non saranno attori o cantanti famosi, ma semplici ragazzi comuni. (Ovviamente nella mia testa hanno tutti un volto famoso, ma dettagli)

Spero davvero tanto che come primo capitolo vi abbia incuriosito, e che siate curiosi di continuare a leggere anche gli altri.

Vi siete fatti un'idea su Allison, o Aly, come preferisce essere chiamata lei stessa?

Niente, penso di aver detto il necessario, ora sta a voi farmi sapere se inizierete questa nuova avventura con me oppure no :)

Il secondo capitolo, tra una settimana ❤

Chia xx

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