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34) Rosse tracce del vero Re

Investendo i Blango che già la stavano caricando, il blocco di ghiaccio ricadde a terra, rotolando e frantumandosi in schegge che corsero verso la cacciatrice, aprendo piccoli tagli come gelidi aghi e inondandola come una valanga che non riuscì a schivare.
Bloccata sotto lo strato di neve, Natalie sentì una presa chiudersi attorno al suo busto, estraendola in un sol movimento prima di stringerla ancor di più mentre la teneva in aria.
Osservandola dal basso verso l'alto, il massiccio e lento Pelagus la analizzò per qualche istante mentre lei provava a liberarsi, tirando qualche punto alle tozze dita. Avvicinandola a sé, però, l'animale ricevette un calcio sul muso, sentendo  il tallone degli schinieri impattare con la ricurva zanna e immediatamente dopo, con la rossa spina che protrudeva dalla sua guancia.
Mentre la giovane veniva lasciata ed il Capobranco indietreggiava di qualche passo, i Blango sommersi dalla neve cominciarono a far capolino, liberandosi il pelo dalla neve e lanciandosi contro la cacciatrice.
Sfoderando il fioretto ed affondandolo nella prima bestiola mentre si rialzava, Natalie proseguì scacciando i due successivi con una serie di fendenti prima di scattare a lato ed evitare la bestia che, con un ovattato impatto, atterrò di fianco a lei, mancandola e colpendo lo strato di neve prima di fermarsi e voltarsi.
Lanciandosi contro il Blangonga tirò un ampio ed impreciso tondo che corse lungo il suo muso, aprendo un taglio superficiale e bruciandone la carne prima di atterrare alla sua destra e continuare attaccando il fianco.
Allontanandosi con un elastico salto all'indietro, aprendo le zampe e facendo cadere la cacciatrice con un lieve colpo, il Pelagus  lanciò un breve ruggito prima di caricarla mentre si rialzava, dandole appena il tempo di lanciarsi di lato e rotolare a terra prima di alzare lo scudo ed assorbire il successivo pugno dell'animale che, attraverso la sua protezione, riverberò attraverso la sua armatura e le sue ossa.
Rispondendo dall'impatto con lo stesso scudo, la giovano colpì l'avversario sul muso, vedendo una zanna scheggiarsi prima di spostare il braccio ed affondare il fioretto nella bianca pelliccia.
Con un secondo salto all'indietro, la ragazza notò l'arma sfiorare ed accendere con minuscole fiammelle solo una parte di pelliccia, facendola cadere in avanti prima di lanciare un fulminante sguardo verso la bestia.
"Dovevi tagliarli il baffo, sicuramente più importante che mirare alle zampe" imprecò con tagliente ironia ricordando le parole del veterano
Rinfoderando la propria arma, la ragazza scattò di lato, avvicinandosi al Capobranco mentre provava a scappare dalla sua linea di tiro. Il Pelagus, difatti, aveva piantato le mani nel manto nevoso, alzando in blocco una lastra di ghiaccio che, istanti dopo, lanciò nel vano tentativo di colpire la piccola, rosea figura.
Sentendo una bruciante fitta farsi largo nel suo costato, la bestia si lasciò cadere a terra cappottandosi mentre la ragazza saltava all'attacco tirando ampi colpi alla bianca pelliccia e aprendo lunghi tagli tra le carni che si cauterizzavano al solo contato con le fiamme.
Tirandole un pugno dopo lunghi istanti per allontanarla, il Blangogna si rialzò guardandosi attorno e lanciando un profondo verso al cielo. Blango accorsero nella zona mentre, con ampi balzi, il Capobranco lasciò la zona, dirigendosi verso la vetta della montagna e lasciando la cacciatrice alle proprie spalle.

Rinfoderando l'arma mentre gli animali si avvicinavano, Natalie prese un lungo sospiro mentre raggiungeva le bisacce, estraendo una Pozione curativa che, con calma, bevve prima di passarsi una mano lungo le labbra.
Schivando una carica di una delle bestiole che oramai aveva imparato a conoscere e prevedere, sfoderò l'arma conficcandola nella schiena del Blango che cadde a terra.
"Posso concedermi un momento di calma" sospirò saltando di lato e affondando il fioretto nel successivo "circa..."
Osservandosi attorno, però, ripose l'arma, saltando di lato per schivare una piccola zolla di ghiaccio che le venne lanciata, scattando poi tra i Blango che, valutò, non porre una minaccia in quella situazione, inseguendo il Blangonga per finire quel che aveva iniziato.

Raggiungendo la vetta della montagna mentre masticava una razione da campo, la ragazza osservò l'animale scavare nella neve, raggiungendo quel che sembrava una carcassa congelata da cui cominciò a strappare ampi morsi.
Avvicinandosi con cautela mentre sfoderava lentamente la propria spada, Natalie esalò un sospiro per scaricare la tensione prima di lanciare un fendente contro la zampa dell'animale e, istantaneamente, affondare la lama tirando lungo i muscoli.
Battendo i pugni a terra, il Pelagus lanciò un ruggito al cielo che costrinse la ragazza a coprirsi le orecchie, tirandole un gancio mentre si girava.
Venendo sospinta per metri mentre assorbiva il colpo con lo scudo, la cacciatrice scattò verso l'animale lasciandosi scivolare sotto il suo ventre dove, alzando la spada, la conficcò tra i muscoli e le costole, vedendo poi la bestia saltare all'indietro, affondare le mani nella neve e sollevare una zolla ghiacciata mentre lei si rialzava.
Un profondo ruggito, freddo nel proprio essere come i venti che correvano tra le montagne, però, costrinse il Blangonga a impuntarsi, lasciando cadere il pezzo di ghiaccio.
Ignorando la ragazza, la bestia abbassò la testa nelle spalle, guardandosi attorno prima di voltarsi e, come se pervaso da una sensazione di terrore, scappare verso uno dei larghi sentieri che scendeva dalla vetta.
Lanciandosi tra lei e il suo avversario, un'ancor più maestosa figura ricadde sul manto nevoso, affondando artigli e spine d'uno sbiadito nero nel ghiaccio ma voltandosi con una leggiadria al pari di pochi.
Alzando l'imponente collo, coperto con larghe corazze bianche, terminante con un largo mento sopra il quale svettavano due zanne arancioni, insolitamente una a sciabola e l'altra spezzata, si voltò verso il Blangonga in fuga, girandosi di scatto pronto a inseguirlo ma, comunque, soffermandosi a guardare la cacciatrice.
In quegli istanti Natalie ricordò entrambi i suoi incontri con quel Barioth; riuscita a scappare solo se non vista o con l'intervento del mentore, sentì le mani tremare ed il suo corpo, automaticamente, vacillare scegliendo se alzare la guardia o voltarsi e scappare di fronte al sottile sguardo dei due piccoli occhi azzurri che risplendevano come due stelle aggiuntesi al cielo notturno.
Tempo che deglutisse, però, l'animale si voltò di scatto caricando il Blangonga, raggiungendolo con un paio di salti prima di scivolare sul ghiaccio, ruotare elegantemente su di una zampa e lanciarsi contro il suo fianco. Buttando di lato l'avversario con un colpo di muso, la Viverna lo bloccò a terra con le possenti zampe, macchiando di rosso i neri artigli e ignorando i pugni del Pelagus sul collo e sul ventre, come se non fossero più che un fastidio.
Alzando il muso e lanciando un ruggito verso il cielo, la bestia si riabbassò di scatto affondando ambedue le zanne nella bianca pelliccia e nelle carni da cui cominciò a sgorgare un rosso intenso, strappando poi carne e ossa in un sol movimento che macchiò la neve sotto di loro.

Riassicurato il proprio dominio e lasciato capire a Natalie chi avesse ferito uno dei due Pelagus in precedenza, il Barioth si voltò osservando la piccola figura rosa nella stessa posizione di prima, pietrificata da una paura che ascoltava nei brevi ma rapidi repspiri.
Vedendo la viverna riazzannare il cadavere e sollevarlo da terra, dandogli qualche morso per assicurarlo tra le zanne, la ragazza venne percorsa da un rapido brivido che, con sè, portava una sensazione che la costrinse a rinfoderare l'arma e girarsi di scatto, cominciando a correre. Dopo una decina di passi, infine, sentì un profondo tonfo, vedendo la neve alzarsi alla sua destra, smossa dalla carcassa del Pelagus che, usato come proiettile, rotolò per metri prima di accasciarsi sullo strapiombo della montagna.
Evitando di saltare per lo spavento ed il panico, vide poi l'elegante figura bianca saltarle di lato, passando alla sua sinistra e, dandosi un colpo contro la parete rocciosa, atterrare lungo la sua strada.
Osservandolo con mano tremanti, Natalie estrasse il fioretto ed alzò lo scudo non appena, con un paio di passi, la bestia non le si lanciò contro, buttandola a terra e passandole sopra.
Voltandosi ed indietreggiando mentre la bestia alzava il collo per osservarla, la cacciatrice vide le bianche ali spinate aprirsi, alzando l'animale che, dopo averla studiata, le si lanciò contro dandole appena il tempo di schivare. Impattando con la neve che si alzò come schegge di ghiaccio, la bestia continuò in una breve carica, voltandosi e lanciandosi contro la ragazza, bloccandola a terra con una zampa.
Guardando pietrificata gli occhietti azzurri che accompagnavano le stelle alle spalle della Viverna, Natalie, infine, vide le arancioni zanne aprirsi nella sua direzione...

Stringendo l'arma per poi alzarla, la cacciatrice conficcò il fioretto nella guancia del Barioth che, saltando indietro alle prime fiamme, schivò il colpo mentre la piccola figura rosa si rialzava, scattando nella sua direzione e superandolo mentre ancora si riprendeva.
Raggiungendo lo scosceso sentiero coperto di neve, come era solita fare prima di arrivare nel Vecchio Mondo, la giovane si lasciò scivolare lungo la discesa. Sentendo la neve alzarsi al suo passaggio prima di appoggiarsi sul suo viso, pungendola come decine di aghi mentre sassi e ghiaccio graffiavano la schiena della sua armatura, scattò su ogni sentiero come se nient'altro avesse importanza, lasciando la cima della montagna e lasciandosi scivolare ad ogni discesa.
Raggiunte le prime macchie di vegetazione, a costo dei graffi lungo l'armatura riparata da poco, affondò una mano nello strato di neve, fermandosi e rialzandosi con uno scatto prima di voltarsi.
Dall'alto della zona pianeggiante, ora decine e decine di metri sopra di lei, il Barioth aveva raggiunto lo strapiombo fissandola coi fini occhi azzurri mentre esalava brevi nuvole di condensa dalle fauci, rimanendo però immobile, allerta e concentrato nell'osservarla.

Scappata dalle Montagne Nevose, tornata a Pokke e raccontato l'accaduto a Shirley e Sasha, la cacciatrice uscì dalla Gilda, percorrendo le strade in terra battuta del villaggio. Giunta di fronte a casa, inserì a fatica la chiave nella serratura mentre le sue mani tremavano in maniera impercettibile, aprendo la porta ed entrando.
Salita in camera sua provando a non farsi sentire, si spogliò vestendo il manichino della sua armatura, fievolmente ammaccata di fronte e abbondantemente graffiata dietro, prima di indossare il pigiama e sedersi a letto, prendendo un lungo respiro per tranquillizzarsi.
"Quarto...Grado...ma sono quasi morta" farfugliò sentendosi quasi portata alle lacrime
Allungando la mano verso il cuscino per sdraiarsi, però, venne alleviata dalla propria ansia non appena toccò quel che le sembrava un pezzo di carta. Accedendo una lampada ad olio, osservò il foglio prima di aprirlo e leggerlo incuriosita.
"Se dormo svegliami" lesse "Penso tu abbia molto da raccontarmi"
Completamente distratta dai propri pensieri, Natalie si alzò, uscendo in corridoio e bussando alla porta del mentore. Senza sentir risposta, abbassò lentamente la maniglia, entrando e vedendo la figura del ragazzo che, nell'aspettarla, si doveva essere addormentato leggendo un libro. Prendendo quest'ultimo, notò la sua collana, munita della classica scaglia nera, far da segnalibro alle consumate pagine che richiuse, appoggiandole sul comodino prima di sedersi sul letto e scuoterlo appena.
"No Cotoletta" si lamentò sfregandosi gli occhi "non voglio ascoltare altre idee..." farfugliò prima di osservare l'allieva e mettere a fuoco la sua immagine "Daymio Porpora" sospirò alzandosi e sedendosi a grande incrociate
"Maestro..."
"Come ti suona l'idea del Quarto Grado?"
"Quarto Grado...lo state dando per scontato o già sapete?" rispose brevemente prima di stringersi nelle spalle
"Sto dando per scontato che tu abbia saputo occuparti di due Blangonga...ma il tuo sguardo dice altro" ammise
"Barioth...ancora"
"Non preoccuparti" sospirò passandole una mano tra i capelli "nessuno pretende che tu abbatta una Viverna di Alto Grado"
"Basso Grado, Alto Grado, alla fine l'unica cosa che abbia mai fatto...è stato scappare" spiegò con sguardo basso "esattamente come sono scappata da casa mia o-"
"Basta così" la interruppe tirandole una schicchera d'emergenza in fronte
"Cosa avrei fatto questa volta?" si lamentò
"Stavi lasciando che la cosa degenerasse" puntualizzò prima di addolcire lo sguardo "Considera che intere carovane sarebbero andate distrutte, compagnie di soldati sarebbero state decimate, altri cacciatori non avrebbero nemmeno fatto ritorno ma, se mi sono fidato a lasciarti andar da sola, è perché ero convinto che avresti saputo gestire la situazione. A riprova, sei qua" affermò dandole un buffetto sulla guancia
"Avete tutta questa fiducia in una novizia?" domandò ironica
"Perché non dovrei?" rise dandole, a sorpresa, una seconda schicchera in fronte "Hai voglia di raccontare del tuo successo al tuo caro, vecchio mentore?"
"Più vecchio che caro" ribatté vendicativa massaggiandosi la fronte
Sospirando, Alexander accese la lampada ad olio poggiandola sul comodino, di fianco a quella dell'allieva che, rannicchiandosi di fianco a lui, cominciò a raccontare ingigantendo ampiamente le proprie gesta. Ammirando la semplice e preoccupata euforia, forse anche frutto della paura, le tremanti mani con cui gesticolava e quell'ansioso sorriso che trapelava sia eccitazione che sconforto, il ragazzo richiamò alla memoria i tempi passati, quando quelle comuni avventure si dimostravano adrenaliniche e quando, ancora, poteva cacciare con la propria Maestra, chiedendosi infine se fosse normale come l'allieva, involontariamente, gli stesse riportando alla memoria tutti questi ricordi.

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